In ricordo di Mario Palmaro
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EFFEDIEFFE, con queste righe di chi lo conosceva bene, si unisce al cordoglio per la perdita di un cattolico fedelissimo alla Chiesa ma altrettanto coraggioso ed onesto fino all’ultimo istante. Maurizio Blondet partecipa a questo ricordo dall’Argentina, dove si è recato per indagare di persona sul milagro eucaristico di Buenos Aires di cui ci darà presto notizia. (Lorenzo de Vita)

Ieri sera, attorno alle 22, è mancato Mario Palmaro. Giurista, professore, scrittore, attivista pro-life, è stato per decenni uno dei protagonisti della buona battaglia nel nostro Paese. Il vuoto che lascia – un vuoto umano, prima ancora che intellettuale e spirituale – è immenso.

Mario è salito alla casa del Padre dopo una lunga malattia. Negli ultimi mesi aveva comunque trovato la forza per scrivere, assieme all’amico inseparabile Alessandro Gnocchi, una serie di articoli critici sull’attuale pontificato. Qualcuno vide nelle parole del Papa a Santa Marta dello scorso 17 ottobre una reazione ai pezzo di Gnocchi e Palmaro pubblicati su Il Foglio: si tratta dell’omelia sui «cristiani ideologici» che «perdono la fede e preferiscono le ideologie. Il loro atteggiamento è: diventare rigidi, moralisti, eticisti, ma senza bontà».

Saputo delle condizioni di salute di Mario, Papa Francesco gli telefonò. Mario, di questo imprevisto colloquio con il Papa, non desiderava si parlasse. Essendo un eroe – Mario Giovanni Palmaro lo era – sapeva rinunciare alla pubblicità perché perseguiva la rettitudine. A causa di alcuni pettegoli, purtroppo, la notizia dopo qualche settimana trapelò, ma lui non se la prese. Continuò a manifestare con sincerità e franchezza le sue idee su questo Papato. Continuò a partecipare attivamente, sino agli ultimi giorni, alla preparazione della prossima Marcia per la Vita.

Il testo qui sotto è scritto dall’avv. Elisabetta Bortoletto Frezza, sua collega nella battaglia per la Vita e amica personale della sua famiglia. Per la Signora Frezza, come molti altri, è chiarissimo quello che Mario Palmaro ha rappresentato e rappresenterà per sempre: un esempio.

Roberto Dal Bosco


«Andando a Roma per la Marcia per la vita ho potuto visitare la Galleria Borghese. Fra le molte cose meravigliose, ho ammirato da vicino “La Verità svelata dal Tempo”, opera scolpita da Gian Lorenzo Bernini. Vedere quella statua mi ha commosso: ho pensato che dovremmo eleggerla a simbolo del nostro Comitato Verità e Vita. Una piccola compagnia di gente che non si prefigge di cambiare il mondo a colpi di “male minore” e di compromessi, ma affermando qui e ora tutta la verità, pur sapendo che è messa in minoranza dall’opinione pubblica. Nella speranza che il tempo la vedrà trionfare. Il fatto interessante è che Bernini, quell’opera non ha mai potuto terminarla. Proprio come accade spesso a ciascuno di noi, quando ci accorgiamo che non avremo abbastanza tempo per adempiere al nostro compito, perché il termine di questa vita si avvicina a grandi passi. Altri, però, continueranno il lavoro iniziato. E non taceranno». (Dalla lettera a Carlo Casini, 15 maggio 2013)

Queste poche righe riassumono una intera vita, un orizzonte morale e spirituale, una sensibilità che sapeva esprimersi nei toni giocosi così come in quelli dolenti, cogliendo appieno lo spirito del reale e il significato delle cose. Ieri sera è morto Mario Palmaro.

Figlio di una madre che ha dato la vita per lui, morendo alla sua nascita, Mario ha perpetuato il senso di questo sacrificio estremo, fertile per sua stessa natura. Insieme alla Sua Annamaria e a Giacomo, Giuseppe, Giovanna e Benedetto, ha scalato il calvario della malattia con speranza inesausta, ma sempre con abbandono fiducioso e sereno alla volontà di Dio.

Me lo scrisse un paio di anni fa quando ebbe in mano la diagnosi: mi affido, come fa un bambino tra le braccia di suo Padre. Me lo ripeté poco tempo or sono: il Signore sa quello che fa. In un tempo in cui il pensiero si è ritirato nelle formule e ha rinunciato alla ricerca della Verità, Mario ci ha donato la ricchezza di spirito e di cuore dell’uomo giusto, la luce di una intelligenza tanto acuta e profonda, quanto votata a trovare sempre e senza esitazioni la via del Bene, quella che viene indicata, soprattutto, da una radicata e autentica coscienza cristiana.

Il Signore ce lo ha donato, ci ha regalato il suo esempio e la sua amicizia. Ci ha messo davanti agli occhi la storia della sua vita, cominciata e conclusa sotto il Segno della Croce.E pur con forze che sappiamo inadeguate e di sicuro non paragonabili alle Sue, ci sentiamo di raccogliere il compito affidatoci, pronti a combattere la sua stessa battaglia. Anche se privati da oggi di una guida e di un modello fondamentali, siamo certi che l’amore di Mario per la Verità e per la Vita porterà quei frutti per cui egli ha pregato e offerto l’esistenza.

Elisabetta Bortoletto Frezza