Marciamo contro la pax bioetica
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Domenica 4 maggio si terrà a Roma la IV Marcia nazionale per la Vita. Per chi non lo sapesse, si tratta del più grande evento Pro-Life d’Europa, secondo solo alle March for Life americane come quella di Washington e di San Francisco.

La prima Marcia per la Vita fu nel 2011 a Desenzano, arrivarono sì e no 700 persone. Gli interventi che seguirono nel Convento che era la destinazione della parata, parlavano chiaro: il Movimento per la Vita – che in larghissima parte difende la 194 come «buona legge se applicata» e nulla, proprio nulla fa con i tanti danari di cui dispone – e la sua linea morbida (quindi cripto-genocida) dovevano cessare, essere sostituiti da un vero movimento pro-life. Il popolo della Marcia, da sùbito, dimostrava il suo denominatore comune: nessun compromesso con l’abortismo.

Seguirono, a Roma, le Marce del 2012 e del 2013. Si raggiunsero, dissero i media, le 40.000 persone. Un successo insperato, del tutto spontaneo: dietro alla Marcia, posso assicurare, non c’è la CEI, non ci sono partiti (che ovviamente invece vorrebbero mettervi il cappello), non ci sono le mobilitazione titaniche di ACLI, CISL etc. che si videro per il Family Day del 2007, quello sì evento programmato a tavolino dalla Curia con sfoggio di potenza senza precedenti.

Nella cornice romana la Marcia usualmente era preceduta da un convegno al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, l’unico specializzato in Bioetica. È da qui che, quest’anno, sono partiti i problemi: gli organizzatori del Convegno che solitamente precede la Marcia, qualche mese fa cominciarono a parlare in vari articoli di «abortismo umanitario». A quanto è dato di capire, era un modo per iniziare il lavoro di «normalizzazione» di quella massa pro-life che invece graniticamente si oppone a qualsiasi compromesso (trascinando nell’equivoco – va detto – perfino Mario Palmaro, morto da poche ore, dipingendolo come un sostenitore di questo «abortismo umanitario», cosa ovviamente non vera).

Risultò infatti incredibile la lista di relatori che gli organizzatori del Convegno avevano pensato: in essa figuravano persone pubblicamente abortiste, personaggi per cui l’abolizione dell’aborto è una chimera, per cui vale la pena di tenerci la 194 (avete presente: la politica riduzione del danno, un classico democristiano). Suscitò scalpore la presenza al Convegno del ginecologo patavino Bruno Mozzanega, che oltre che ritenere non fattibile l’abrogazione della 194 scivola spesso nella grande apologia dei contraccettivi. Parimenti, destò scandalo presso alcuni attivisti la presenza tra i relatori del Convegno di Assuntina Morresi, membra dell’ente governativo chiamato Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) per cui la «194 è una buona legge, una delle migliori al mondo», così come la legge 40. La Morresi, del resto, è solo la faccia intercambiabile dell’altra grande domina della Pax Bioetica scoppiata in Italia: Eugenia Roccella. L’impenitente parlamentare NCD ex radicale (potete leggere il suo manuale per fare l’aborto in casa) che due mesi fa, da vicepresidente della XII Commissione parlamentare per gli Affari Sociali, impegnò il governo per distribuire la pasticca abortiva  RU486 (la pillola della morte per la quale è morta poco tempo fa a Torino una donna, assieme al figlio che portava in grembo) in tutte le regioni italiane. L’unta dei Vescovi Eugenia Roccella, ricordo en passant, dovrebbe rappresentare il riferimento parlamentare per i cattolici italiani – invece, è di sicuro la deputata che cura gli interessi dei topi di fogna, poiché – il lettore ne prenda coscienza – i feti abortiti nel water con la RU486 finiscono poi nelle fogne dove il popolo roditore può banchettare allegramente con prelibata e giovanissima carne umana.

Completano il quadro della line up del Convegno le ridde di personaggi derivati da CL, come il direttore della Nuova Bussola Quotidiana Riccardo Cascioli (che conduce una battaglia quotidiana per dimostrare al mondo la cattiveria di Putin il Tiranno), il direttore di Tempi Luigi Amicone (che spesso ospita peana a Dolce&Gabbana, nonostante il mezzo-desiderio espresso più volte da questi di affitarsi un bell’utero per la bisogna), la giornalista Benedetta Frigerio (che al Convegno verrà premiata, spero non per l’articolo in cui annunciava che in Crimea erano ripartire le persecuzioni anticattoliche), il furbo europarlamentare UDC Luca Volonté, l’uomo dietro a manifestazione pilotate come Manif Pour Tous Italia.

Per questi motivi, credo, agli organizzatori del Convegno – evidentemente sfiduciati dalla direzione della Marcia – fu proibito l’uso del logo della Marcia per la Vita per il Convegno.

Alle polemiche che sono seguite a questa evidente frattura del mondo pro-vita, ha certamente contribuito anche chi scrive, subendo la sua razione di insulti e minacce di querele. Di queste beghe non vorrei mettere a parte il lettore, ma è necessario. Perché da questi elementi si può capire la risposta che dare all’immane tragedia dell’aborto: «Sì» o «No».

La Democrazia Cristiana, il Movimento per la Vita, la CEI hanno risposto per decenni «Nì» che vuol dire, in breve, «OK all’aborto». E cioè, la risposta del Male. Ora la nuova democrazia cristiana, il grande occulto progetto vescovile che vuole riassorbire tutti i vaghi residui del Cattolicesimo politico (NCD, SC, PI, UDC, un domani anche i transfughi catto-comunisti del PD) sotto lo stesso manto curiale, agglutinando il tutto con gli squilli di tromba dei movimenti come CL, Alleanza Cattolica, Focolarini, Neocatecumenali, RnS, etc.

La grande ammucchiata neodemocristiana di cattolico, ovviamente, non ha nulla: tutte le formazioni citate sono abortiste e divorziste. Le stesse persone, con il plauso di Avvenire, istituirono la legge 40, per la quale è consentita in Italia la fecondazione in vitro e la distruzione degli embrioni (due su tre, magico paletto di compromesso). La legge 40, che passa da legge cattolica ma in realtà diede cittadinanza e timbro episcopale all’eugenetica hitlerista in Italia, è stata testé smontata dalla Corte Costituzionale: i neoDC, oltre che perversamente in commercio con il demonio, sono anche politicamente perdenti. Sempre. Perché chi cede ai compromessi sulla Vita – unico tema sul quale la politica giammai deve negoziare – non ha la forza, la dignità, l’umanità necessaria a produrre guide solide, che resistano al rinculo del mondo, oltre che alle lusinghe della Cultura della Morte. Chi governa avendo fatto il compromesso con Erode è quindi illegittimo. Come è illegittimo lo Stato-Moloch, e cioè l’Italia che galleggia su questo oceano di morte dove affonda ogni giorno di più.

Lo stratega Hermann Kahn coniò durante la guerra fredda il termine megadeath, a significare il danno di un milione di morti in un conflitto termonucleare. Ebbene,  senza che venisse sganciata una sola bomba, l’Italia si trova con un disastro da 6 megadeath: sei milioni di morti, più di 50 Nagasaki, un bombardamento di decine di ordigni di morte radioattiva. Immaginate un attacco atomico che spazza via tutto il Triveneto, o la Sicilia e la Calabria assieme, o l’Emilia-Romagna con l’Umbria e le Marche, o tutto il Lazio e zone limitrofe, o due terzi della Lombardia. Ecco, la 194 ha fatto questo. La 194 è una strage di magnitudine termonucleare che l’Italia opera nel suo stesso grembo. L’autogenocidio atomico perpetrato sugli innocenti, gli indifesi, i senza colpa, sugli ultimi degli ultimi.

6 milioni di morti, 6 milioni di medici, operai, musicisti, calciatori, ingegneri, commercianti, avvocati, artisti, i ricambi della nostra società costretta ora a subire queste mostruose ondate immigratorie. 6 milioni di bambini, 6 milioni di figli, 6 milioni di fratelli, 6 milioni di anime sacrificate al Nulla, o per chi ancora ci crede, a Satana. Perché esattamente questo sono gli aborti: alte offerte alla genìa degli Immondi. L’alimento dei diavoli e delle loro schiere, il nutrimento primo dei nemici di Cristo e dell’umanità, della Vita e del creato. Chi si compromette con l’abortismo, commercia con l’Inferno. E con la distruzione della propria terra.

Nonostante quanto scrivo sopra, nonostante le polemiche, i tradimenti, le minacce, la folle disperazione apocalittica in cui versa oramai questo angolo del creato, io andrò a marciare.

Io domenica mattina sarò alla Marcia per la Vita – e come sempre, ho organizzato una corriera dal Veneto – perché credo sia necessario essere presente assieme a tutti coloro che si sono svegliati, a coloro che hanno aperto gli occhi sull’Ecatombe. Sarò in piazza per loro, e per tutti coloro che come me vogliono distruggere la Pax Bioetica, il silenzio assordante che lo Stato, la Chiesa ed i loro lacchè hanno fatto calare su questa catastrofe assoluta. Sarò in piazza per dare il mio microscopico, insignificante contributo alla difesa della Nazione Non Nata, a quei milioni di fratelli che sono stati frullati nel ventre delle loro madri, o avvelenati, o espulsi e divorati dai topi. Sarò in piazza perché, quanto è vero che io sono vivo, tanto è vero che io voglio – io devo – combattere per la Vita.

La Pax Bioetica deve finire, una volta per tutte. Costi quello che costi.

Roberto Dal Bosco




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