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Alimenti: danni da «ingredienti»
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Riprendiamo da internet questa notizia:

«I dolcificanti si suddividono essenzialmente in due tipi: sintetici o naturali. Tra i dolcificanti naturali ci sono il sorbitolo, lo xilitolo e in mannitolo che forniscono 2/4 calorie per ogni grammo di prodotto a dispetto di 4 calorie per grammo del saccarosio. Il fruttosio, può essere una valida alternativa poiché possiede un alto potere dolcificante, ma con le stesse calorie per grammo del saccarosio. Unica controindicazione dei dolcificanti naturali è leffetto lassativo, perciò è bene non eccedere nelle dosi consigliate. I dolcificanti sintetici hanno un alto potere dolcificante e tra quelli più utilizzati rientrano laspartame, il ciclamato e lacesulfame saccarina. Questo tipo di dolcificanti viene spesso assunto da persone che devono seguire una dieta dimagrante o per prevenire le carie, ma alcuni studi ritengono che siano dannosi per la salute. Anche se, secondo lAgenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, se non si assumono più di 40 mg/kg di edulcoranti sintetici al giorno non si incorre in alcun pericolo. Secondo lIstituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, inoltre, è opportuno non somministrare dolcificanti sintetici ai bambini sotto i 3 anni e alle donne in gravidanza perché contengono una fonte di fenilalanina che può provocare ritardo mentale con varie manifestazioni neurologiche» (1).

L’aspartame (nome in codice E951) è un’eccitotossina molto pericolosa. Entrato in commercio soltanto all’inizio degli anni ‘80 (in USA, grazie al presidente Reagan) perché precedentemente bandito a causa dei terrificanti effetti collaterali (tumori, convulsioni e malattie neurologiche) provocati sulle cavie da laboratorio, è ora uno dei dolcificanti più utilizzati, in luogo dello zucchero, dato il suo scarso apporto calorico. Se è vero, come dimostrato, che lo zucchero raffinato, oltre ad ingrassare (in eccesso forma infatti strati adiposi) provoca un innalzamento dei livelli di colesterolo cattivo (LDL) con tutti i rischi che ciò comporta, infarti, trombi, ictus, ecc…, questa non è certamente una buona ragione per avvelenarsi con aspartame. Abbiamo numerosi studi che ne dimostrano l’incredibile dannosità. E pensare che si trova in quasi tutti i chewingum senza zucchero, pubblicizzati per la salute dei denti!

L’Unione Europea, imbarazzata (ma neanche tanto!) ha cercato di porre riparo, autorizzando, nella produzione degli alimenti e delle bevande ipo-caloriche e dietetiche, un nuovo edulcorante, Neotame, con un potere dolcificante circa 7.000-13.000 volte superiore a quello del saccarosio e dolcifica da 30 a 60 volte in più rispetto all’aspartame. Su questo nuovo edulcorante non ho ancora sufficienti informazioni, salvo il sospetto che si tratti di una nuova frode alimentare, considerato il fatto che la sua immissione è stata determinata non tanto dalla necessità di soppiantare il terribile aspartame, quanto dal fatto che i costi di produzione siano esigui. Del resto c’è chi sostiene che si tratti di un perfetto equivalente dell’aspartame stesso, essendo composto dai medesimi amminoacidi: l’acido aspartico e la fenilalanina, responsabili dell’intossicazione del nostro corpo.

L’aspartame, come detto, è composto da due amminoacidi, l’acido aspartico e la fenilalanina esterificata con metanolo 200 volte più dolce (E 951) 40mg/kg. All’interno del corpo, l’aspartame è convertito in acido aspartico, fenilalanina e metanolo, che vengono successivamente metabolizzati. Questi si comportano come neurotossine, tanto che esiste sui prodotti contenenti tale dolcificante un’avvertenza per la Fenilchetonuria (sindrome fenilchetonurica o PKU, colpisce circa il 2% della popolazione) malattia pediatrica genetica, che è caratterizzata da un’aumentata concentrazione ematica di fenilalanina, da aumentate concentrazioni urinarie di fenilalanina e dei suoi derivati (particolarmente fenilpiruvato, fenilacetato, fenillattato e fenilacetilglutamina) e, purtroppo, da grave ritardo mentale, malattia dovuta a diversi tipi di mutazioni recessive di un gene localizzato sul cromosoma 12 (locus 12q24.1). Alla fine, la fenilalanina si trasforma in DKP (dichetopiperazina), una sostanza che provoca il tumore del cervello.

Le intossicazioni croniche causate da un eccesso di metanolo (ingerito con aspartame) all’interno del nostro organismo sono numerose e molto dannose: alterazioni della personalità, deterioramento intellettuale conclamato, disturbi nell’ambito affettivo, labilità dell’umore, inadeguatezza del comportamento sociale, riduzione delle capacita mestiche, danni dell’apparato gastroenterico, alterazioni del tono muscolare ed altro ancora. Si tratta, tuttavia, di intossicazioni croniche.

Quando si fa spesa, dunque, occhio all’etichetta; l’aspartame non è l’unico nemico da cui guardarsi! Cercate di evitare anche un famoso esaltatore di sapidità: il glutammato, neurotrasmettitore eccitatorio. In realtà si tratta di un amminoacido non essenziale, sintetizzabile quindi all’interno del nostro corpo, utile per il metabolismo cellulare, in particolare per il metabolismo del cervello.



aspartame



Tale amminoacido è naturalmente presente negli alimenti (perfino il latte materno ne contiene); tuttavia nella sua forma glutammato monosodico risulta essere uno dei più comuni additivi (lo trovate anche sotto la sigla E621 (2) dell’industria alimentare; si può rinvenire facilmente in:

dadi da brodo

prodotti da gastronomia

primi, secondi e contorni surgelati

salse

prodotti in scatola

salumi

liofilizzati

estratti di soia! (contrariamente a quel che si crede, essa possiede alti livelli di glutammato!).

In Giappone, il dottor Kikunae Ikeda dell’Università di Tokyo, nel 1908, lo estrasse da un’alga marina (kombu); la sostanza, venne chiamata umami (o umai) che tradotto sta per saporito, delizioso: il sapore ricorda altri alimenti particolarmente ricchi di proteine (carne e formaggio in particolare).

In Occidente (USA, 1925) si riuscì a ricavare dalla fermentazione di melasse o di altri sciroppi di glucosio (per esempio dalla lavorazione della barbabietola da zucchero); nel giro di pochi anni fu assoldato dall’industria alimentare americana, che lo esportò con successo nella sua colonizzazione dei costumi europei; anche se oggi è noto soprattutto nella cucina dei ristoranti cinesi occidentali.

Il glutammato fa male? Troverete molti pareri divergenti; tuttavia la comunità scientifica ufficiale sentenzia in maniera lapidaria la assoluta non tossicità. Ma non siamo sicuri che sia proprio la verità. Evidenze scientifiche a parte, ci si domanda: ma quale cultura vuole un cibo necessariamente saporito, se tale non è senza additivi?

Solo una cultura consumistica, i cui esiti sono tragicamente subordinati al prevalere di istanze plutocratiche. Sappiamo per certo che un’alterazione del livello di glutammato nell’organismo può essere critica (guarda caso nella terapia della sclerosi laterale amiotrofica viene utilizzato infatti il riluzolo, farmaco contrastante l’azione del glutammato). Esistono nel nostro corpo numerosissimi recettori del glutammato. Essi possono considerarsi una specie di serrature, le cui chiavi sarebbero alcune sostanze chimiche, quali ad esempio le eccitotossine, in grado di valicare la barriera emato-encefalica, altrimenti insuperabile, schiudendo pericolosamente la porta a qualsivoglia sostanza tossica come i metalli pesanti ed oltre.

Numerosi ricettori del glutammato esistono in tutto il nostro organismo: nel tratto gastro-intestinale, nel sistema di conduzione del cuore, nei polmoni, nelle ovaie, negli apparati di riproduzione e nello stesso sperma, nelle ghiandole adrenaliniche, nelle ossa e nel pancreas. L’assunzione eccessiva del glutammato, provoca un innalzamento dei livelli dello stesso nel sangue fino a 20 volte maggiori, determinando, per la esagerata stimolazione dei ricettori dell’esofago e dell’intestino, delle micro-intossicazioni: dispepsia o diarrea esplosiva, colon irritabile. Un eccesso eccitossico provoca inoltre spiazzamento degli antagonisti di tipo inibitorio o sedativo; quando ciò si verifica a livello cerebrale possono verificarsi segni e sintomi che vanno dalla incapacità di sostenere a lungo la concentrazione al deperimento delle capacità mnemoniche, e non solo.

A livello cardiovascolare, abbiamo altre paventate, drammatiche conseguenze: sproporzionata presenza di glutammato nel sistema cardiocircolatorio sarebbe addirittura la causa dell’aumento di infarti letali. Il cocktail sarebbe mortale se combinato con scarsa presenza di magnesio.

Il consumo eccessivo di glutammato è stato tra l’altro collegato a diverse patologie degenerative (morbo di Parkinson, Huntington e Alzheimer, atrofia cerebrale) o comportamentali (A.D.D., A.D.H.D., sclerosi laterale).

Il business del cronico è quello che più conviene a Big Pharma. La medicina ufficiale, completamente allopatica, è essenzialmente sintomatologica, specie per infermità complesse per le quali dichiara non sussistere una cura (di solito tutti i morbi o le sindromi, sempre più numerosi!). Sembra ardito pensare ad una sorta di «accordo» commerciale tra industria alimentare e quella farmaceutica?

Stefano Maria Chiari



1) www.tantobenessere.com/zucchero-e-dolcificanti-i-pro-e-i-contro/994
2)
Elenco di alcune sigle rinvenibili in commercio

Numeri E

Nome

E620

Acido glutammico

E621

Glutammato monosodico

E622

Glutammato monopotassico

E623

Glutammato di calcio

E624

Glutammato monoammonico

E625

Di-glutammato di magnesio

E626

Acido guanilico

E627

Guanilato disodico

E628

Guanilato dipotassico

E629

Guanilato di calcio

E630

Acido inosinico

E631

Inosinato disodico

E632

Inosinato di potassico

E633

Inosinato di calcio

E634

Calcio 5'-ribonucleotidico

E635

5'-ribonucleotidico disodico

E636

Maltolo

E637

Maltolto etilico

E640

Glicine e suoi sali sodici



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