La guerra è cominciata. E non ve lo dicono.
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«Nonostante la posizione UE non-costruttiva, la Russia continuerà a fare tutto per contribuire ad applicare il piano di pace nel sud-est dell’Ucraina». Così il Cremlino ha risposto alle stupide sanzioni nuove che l’Europa ha imposto – soprattutto punitive per tre grandi banche russe, a cui è vietato raccogliere prestiti sui mercati occidentali. Nonostante la tregua regga, gli USA hanno anch’essi aggravato le sanzioni con una vera messa al bando della Russia dai mercati finanziari.

Delle sanzioni, i nostri media vi hanno detto qualcosa. Ciò che tacciono, è la fitta serie di manovre militari in rapida successione che l’America e i suoi servi europei stanno conducendo, provocatoriamente, a ridosso delle frontiere russe. Insieme al boicottaggio economico, le azioni militari assumono la forma di una vera e propria guerra d’aggressione.

«Steadfast Javelin II» è cominciata quando i Paesi Nato erano riuniti a Newport ed è continuata fino all’11 settembre. Con centinaia di veicoli, aerei e duemila soldati di nove nazioni (fra cui l’Italia), la manovra ha avuto inizio in Germania, dalla base Usa di Ramstein, per poi lanciarsi attraverso cinque Paesi dell’Alleanza – Germania, Estonia, Lituania, Lettonia e Polonia – in un’evidente simulazione di un avvicinamento aggressivo («creare una punta di lancia» - spearhead - puntata alla Russia, aveva detto Rasmussen). Nel fine settimana 500 paracadutisti sono stati lanciati in un campo della Lettonia a poco più di cento chilometri dalla frontiera russa. I comandi americani l’hanno spiegata come «un punto di transizione da esercizi di addestramento per interventi di combattimento tipo Afghanistan, ad addestramenti al combattimento contro Stati militarmente potenti», come appunto la Russia.



«Sea Breeze» è il nome dato a tutta una serie di manovre navali in corso da anni praticamente senza interruzione contro la Russia (la prima è stata tenuta nel 1997 davanti alla Crimea) il cui scopo è il controllo americano sul Mar Nero, l’ultima (terminata per il momento il 10 settembre) è stata dedicata specificamente alle missioni di intercezione – l’intercettazione di forze nemiche – nonché «all’addestramento per la presa di possesso di regioni marittime in situazioni di crisi». Vi partecipano oltre a navi di Paesi europei NATO rivieraschi, come Turchia e Romania, anche marine di Paesi non-NATO satelliti degli USA, come Ucraina e Georgia, e Paesi che non si affacciano sul Mar Nero, come Germania e Italia.

Vi partecipa anche il Canada, i cui interessi nulla hanno a che vedere con il Mar Nero, e il suo ministero della Difesa ha avuto la faccia di protestare con Mosca perché la sua nave da guerra Toronto è stata sorvolata da due caccia Su-24 e da un ricognitore An-26. I russi hanno risposto: «È pratica corrente quando navi da guerra straniere si trovano in prossimità delle acque territoriali di un Paese estero».

Il continuo svolgimento delle manovre navali Sea Breeze può aver avuto una parte nel timore di Mosca, al momento del putsch di Kiev del febbraio scorso, che il nuovo regime ucraino avrebbe sloggiato la flotta russa dalla sua base in Crimea, per cederla alla NATO; da qui la presa di possesso della Crimea, poi approvata da un referendum della popolazione.

Fatto rilevante, «l’esercitazione NATO nel Mar Nero era in corso durante l’abbattimento del volo MH17 delle Malaysian Airlines nella parte orientale dell’Ucraina, a 40 miglia dal confine russo. Le manovre, comprendevano l’uso di velivoli da guerra ed intelligence elettronica quali il Boeing EA-18G Growler ed il Boeing E-3 Sentry, Airborne Warning and Control System (AWACS) (...) Durante l’esercitazione Black Sea Breeze, le unità di superficie ed i velivoli della NATO avevano posto sotto totale sorveglianza radar ed elettronica le regioni di Donetsk e Lugansk, e l’esercito statunitense ha dichiarato che nei 10 giorni ha monitorato anche il traffico aereo commerciale; si potrebbe dunque desumere che includesse il volo MH-17. È dunque credibile che i sistemi elettronici di sorveglianza e scoperta della NATO, abbiano registrato quanto accaduto al volo MH17» (MH17 e l’esercitazione Nato black sea breeze).

«Rapid Trident»: anche questa è una manovra che viene tenuta regolarmente dal 1997, ed ha avuto luogo giorni orsono in concomitanza con la «Sea Breeze» che deve aver visto quel che è successo davvero al MH17. Rapid Trident è un’operazione ucraina, formalmente diretta dal Ministero della Difesa ucraino, ma integra e si connette con Sea Breeze, e comprende anche 200 effettivi americani venuti dalle basi tedesche, oltre ad alcune importanti navi della US Navy. Ciò può spiegare la presenza ipotizzata di un Sukhoi ucraino che abbia mitragliato l’aereo malaysiano, durante l’esercitazione stessa. «Alla Sea Breeze partecipava l’incrociatore lanciamissili USS Vella Gulf, in navigazione nel Mar Nero dallo scorso maggio. Il Vella Gulf è parte della classe di incrociatori Aegis. Il radar AEGIS AN/SPY1 è in grado di sorvegliare continuamente lo spazio aereo su 360 gradi senza i tempi morti dovuti alla rotazione di un’antenna meccanica; può inseguire e gestire l’ingaggio di numerosi bersagli multipli contemporaneamente» (Giovanni Caprara). Del tutto incredibile dunque che a questo apparato sia sfuggito lo sciagurato aereo malaysiano, e la ragione del suo abbattimento.

Interessante apprendere che Rapid Trident ha fra l’altro lo scopo di addestrare i soldati ucraini «ai tipici compiti di stabilizzazione, come quelli che erano fino a poco fa comuni in Afghanistan, per esempio dare alle pattuglie militari sicurezza contro mine ed imboscate». Ciò indica quali compiti la NATO conti di affidare agli ucraini: carne da cannone per le occupazioni militari future in Paesi lontani. Del resto già contingenti ucraini partecipano all’occupazione dell’Iraq. Dal 2003 al 2008, sotto il presidente Leonid Kuchma, l’Ucraina ha spedito fino a 1650 uomini in Iraq sotto il comando USA. Adesso la guerra civile ha fatto diminuire questo contributo...

Senza elevarla formalmente dallo status di membro della NATO, Washington e Bruxelles hanno integrato surrettiziamente il Paese nelle strutture militari comuni, e già da tempo. Kiev partecipa dal 2011 allo EU Battlegroup, diciotto battaglioni multinazionali (ciascuno di 1500 uomini) alle dipendenze del Consiglio dell’Unione Europea, e ha preso parte a una missione non meglio precisata di forze germaniche ed europee. Dal gennaio al marzo 2014, la fregata ucraina Hetman Sagaydachnyi ha preso parte alla missione «EU NAVFOR Atalanta», l’intervento nel Corno d’Africa ufficialmente contro la pirateria somala.

Manovre in Georgia. Il 4 settembre è atterrato a Tbilisi il Generale dei Marines James F. Amos, seguito l’8 settembre da Chuck Hagel, il Ministro della Difesa (Pentagono): il quale da questa sede ha ingiunto pubblicamente alla Russia di «ritirare le sue truppe dal territorio della Georgia». Grossi progetti di riaddestramento ed armamento sono in corso in Georgia da parte degli USA, anche se la NATO esita a dare al Paese lo stato di membro a pieno titolo. Gli americani cederanno alla Georgia il materiale bellico che riusciranno a ritirare dall’Afghanistan, veicoli portatruppe corazzati e il resto. Un «Basic Combat Training Center» (sic) gestito da istruttori americani è in allestimento ad Akhalkali, vicino al confine con l’Armenia.

Un piano per smembrare la Russia?

L’8 settembre, il sito di Radio Free Europe/Radio Liberty in ucraino ha pubblicato una articolo a firma Dmytro Sinchenko dal titolo: «Aspettando la terza guerra mondiale: come il mondo cambierà». Il personaggio propone l’iscrizione della Russia nell’Asse del Male, la lista che, come l’Iraq di Saddam Hussein o la Siria di Assad, contempla l’invasione e disarticolazione per linee etnico-religiose di detti Stati. Se a questo scopo occorre una guerra mondiale, ben venga, teorizza il personaggio: la seconda guerra mondiale s’è fermata troppo preso ed ha portato all’antagonismo USA-URSS. Occorre completare l’opera e rendere il mondo veramente multipolare: cosa che si ottiene solo con la distruzione dell’immenso corpo russo. L’articolo è corredato da mappe. Eccone una:



Ed ecco come avverrebbe l’auspicata spoliazione:

La Karelia orientale, la città di San Pietroburgo, l’oblast di Leningrado e Novgorod sarebbero assegnate alla Finlandia, che diverrebbe una Grande Finlandia.

L’Ucraina si annetterebbe l’intero distretto meridionale della Federazione russa (Astrakhan Oblast, Volgograd Oblast, Repubblica di Kalmykia, Krasnodar Krai, e Rostov Oblast) , tagliando la Russia (o ciò che ne rimane) dal Caspio ricco di petrolio e dalla frontiera con l’Iran. L’Ucraina si annetterebbe anche Kursk, Voronez, Belgorod e Briansk, le zone più popolate della Russia, il distretto federale centrale.

Il distretto federale Nord (Ingushezia, la Kabardino-Balkaria, il North Ossetia, Stavropol, e la Cecenia), amputati dalla Russia, dovrebbero costituire una «federazione caucasica» sotto protezione (o protettorato) dell’Unione Europea.

L’intera Siberia e l’estremo Oriente russo (Novosibirsk, Krasnoyark, Tomsk) nella mappa vengono tout-court assegnate alla Cina.

Ovviamente la Russia perde le isole Sakhalin, riassegnate al Giappone, e l’enclave di Kaliningrad, riassorbita dalla Polonia (o dalla Germania).

Chi è Dimitro Sinchenko, l’autore dell’articolo? È un’esponente della rivoluzione di Maidan, con un suo movimento «Ukrainian Initiative» «Statesmen Movement» (Всеукраїнської ініціативи «Рух державотворців»), che proclama di espandere l’Ucraina a spese dei suoi vicini, all’interno di una organizzazione «per la pace e la democrazia» che comprenda la Georgia, l’Ucraina, l’Azerbaijan e la Moldavia che dovrà, secondo lui, entrare nella NATO e sotto la protezione americana, scatenare la terza guerra mondiale.

Di per sé, la mappa potrebbe solo testimoniare il delirio imperialista e l’ingordigia territoriale di certi ambienti del nazionalismo ucraino. Il fatto però è che il delirio di Sinchenko è stato pubblicato da Radio Free Europe, che è una emanazione diretta della CIA e del Dipartimento di Stato, dunque un organo ufficiale degli USA. Come minimo, è un atto di provocazione inaudita; il fatto che sia in lingua ucraina significa che non vuol essere reso noto agli «alleati europei» (che son ben lieti di esser ciechi e sordi).

Da dove sia ispirata l’idea, è ben noto: il progetto di smembramento applica alla Russia il medesimo piano di smembramento degli Stati islamici secondo linee di frattura etnico-religiose, preconizzato nel 1992 dalla rivista ebraica Kivunim («Direttive»), organo ufficiale del Congresso Sionista Mondiale, in un saggio a firma Oded Ynon, analista vicino allo spionaggio militare israeliano. Nel 1992, anche questo progetto poteva sembrare teorico e orse delirante: invece lo vediamo attuare da un decennio contro Iraq, Siria, Libia, e Libano, e recentemente ha subìto un’accelerazione. L’improvvisa comparsa dell’IS serve perfettamente allo scopo di completare la disarticolazione dell’Iraq (che andava per le lunghe) nelle tre componenti: ai kurdi il Nord ricco di petrolio, ai sunniti il centro, agli sciiti il Sud. Anche la Siria attende il suo smembramento, che sarà reso possibile dai bombardamenti mirati americani contro l’IS, senza il consenso del Governo Assad, e che sicuramente colpirà basi di Assad.

La risposta russa

Si aggiunga la creazione di una «forza d’intervento rapido» insediata in modo permanente in Polonia e nei Paesi baltici, di almeno 10 mila uomini. Si aggiungano le dichiarazioni di Obama a Tallin: «La NATO deve prendere concreti impegni per aiutare l’Ucraina a modernizzare e rafforzare le sue forze armate. Dobbiamo fare di più per sostenere altri partner della NATO, come Georgia e Moldavia, a rafforzare le loro difese». Si aggiunga che un ex alto dirigente della CIA, Herbert E. Meyer, ha invocato apertamente l’assassinio di Putin: «Farlo uscire dal Cremlino coi piedi davanti e un buco in testa sarebbe bene per noi».

Si aggiunga la presenza di sei ufficiali della NATO nella città di Mariupol assediata dai ribelli del Donbass, che quindi prendono parte alle operazioni belliche di Kiev. Si aggiungano le foto dei satelliti spia diramate dalla stessa NATO per «dimostrare» l’invasione di forze armate russe in Ucraina: foto dove non compaiono i dati che vengono automaticamente impressi in questo genere di immagini-spia: data esatta fino al secondo, coordinate geografiche in gradi, minuti, secondi e decimi di secondo di grado della verticale al suolo sorvolata — elementi essenziali, senza i quali nessun controllore di centro spaziale può avere la minima idea di quale zona è stata fotografata e quando, sicché quelle «prove» che mostrano cingolati possono essere vecchie di dieci anni, e scattate sopra la Cambogia...



Di fronte a tali minacce e menzogne, Putin ha creato la Commissione militare-industriale che risponde direttamente a lui, il cui scopo è il rammodernamento dell’armamento russo e, «in parte significativa, la sostituzione delle fonti d’importazione» (ciò ricalca il piano di produzione di «ersatzen» del Reich, risposta agli embarghi di materiali strategici); per questo sono stanziati 20 trilioni di rubli fino al 2020.

Tale concentrazione di risorse «non ha nulla a che fare con una corsa agli armamenti», ha detto il presidente: «Dobbiamo recuperare il tempo perduto negli anni scorsi, quando la nuova tecnologia passava a produzioni ridotte, le fabbriche perdevano la loro capacità di produzione e i loro quadri».

«Come si sa (ha continuato Putin), da qualche anno gli USA hanno rotto unilateralmente il trattato ABM, per lanciare attivamente il loro sistema di scudo antimissile. I colloqui a tal proposito non hanno dato alcun risultato, al punto che questo sistema viene sviluppato in Europa, in Alaska, ossia in prossimità alle nostre frontiere. L’espansione della NATO verso Est suscita un’inquietudine crescente. La crisi ucraina, che è stata provocata e creata da certi nostri partners occidentali, è attualmente utilizzata per rianimare il blocco militare NATO. Voglio sottolineare che tutto ciò che noi facciamo, è fatto in risposta».

«E una minaccia potenziale in più per la Russia è un sistema di attacco planetario rapido (Prompt Global Strike), che gli USA stanno attivamente sviluppando e dovrebbe esser capace di annichilire tutti i centro di comando delle (nostre) forze strategiche. La Russia non resterà semplice spettatore di questa situazione».

L’ultimo passo accenna al sistema che può consentire agli USA – almeno secondo i suoi progettisti – di assestare il «primo colpo nucleare» senza dover temere la ritorsione nucleare automatica della Russia, essendo stati distrutti preventivamente tutti i centri di comando della rappresaglia. Ciò avvicina negli ambienti neocon la tentazione di «cominciare e vincere la guerra atomica», una tentazione agghiacciante che è già stata espressa in varie sedi.

È anche evidente dal suo discorso che Putin è acutamente cosciente dell’enorme disparità di forze in campo. Tuttavia, ha voluto far sapere che la Russia non contempla la resa. In questi giorni un missile balistico intercontinentale Bulava è stato lanciato con successo dal sottomarino Vladimir Monomaco dal fondo del Mar Bianco.




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