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Lettera ad una professoressa che sgobba
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Ricevo questa mail:
«Gent.mo Direttore, concordo sempre su quello che Lei scrive in materia di politica, di storia, di economia e così via. Però, mi scusi, ma quando scrive di scuola mi fa imbestialire.  Lei riversa le colpe dei fallimenti della scuola esclusivamente sulle spalle, ahimè mai difese da nessuno, degli insegnanti. Dovremmo processare i ministri della Pubblica Istruzione che ci hanno obbligati ad ubbidire, nostro malgrado, a direttive che hanno annullato i nostri sforzi e la nostra dignità. Complici grancasse giornalistiche che invece di denunziare l'imbecillità delle norme, hanno demonizzato gli insegnanti. Insegno, effettivamente, da 32 anni, nella scuola media, e il mio disgusto, e quello dei colleghi è ormai ai limiti della sopportabilità. Ci auguriamo che con i voti e il voto di condotta si riesca a dare ai nostri alunni un modo per avere una idea meno vaga di autovalutazione. Alla Media ci arriva il 50% dei ragazzi che non sanno leggere e sono stati promossi ogni anno. Tanti bambini non studiano perchè sanno che la promozione è comunque assicurata. Io sarei d'accordo col maestro unico, a patto però che le classi abbiano un massimo di 15 alunni.  Solo in questo modo i bambini potrebbero essere seguiti e, soprattutto, i bambini extracomunitari e intracomunitari. Io ho 58 anni, insegno materie letterarie alla ex Scuola Media. Ho sempre fatto il mio dovere, mi sono assentata pochissimo (mi sposai il 30 giugno per non danneggiare gli alunni!), non ho avuto gravidanze, non ho fregato soldi allo Stato. Ora mi tolgono parte dello stipendio se mi assento un giorno! A cosa è servito il mio impegno? A cosa gli abituali e ormai insostenibili pomeriggi trascorsi a preparare lezioni, a correggere compiti, ricerche e riassunti? A cosa è servita una vita dedicata alla scuola? A SENTIRMI UNA PROFESSIONISTA SENZA DIGNITA', per i media e per il Direttore Blondet. Per anni abbiamo denunziato il degrado in cui le riforme stavano trascinando la Scuola, ma nessuno ci ha ascoltati. Meno che mai i sindacalisti, conniventi. Quest'anno, grazie alla "razionalizzazione" che avanza, ho due classi, una prima di 27 alunni e una seconda di 25.  Nella prima ho due bimbe H, tre bambini rumeni che non conoscono l'italiano (e li seguirò con tutta l'attenzione e l'impegno possibile), tre ripetenti caratteriali, un camminante, un iperattivo molto intelligente, cinque bambini che hanno problemi di lettura e di comprensione. A che Santo devo votarmi? Preciso che, essendo io Superwomen, non devo avere nessun acciacco: niente cervicale, niente dolori alla schiena, niente problemi di memoria, niente problemi di vista, niente problemi di vampate e tachicardia, niente sonnolenza da saturazione (scusi, gli effetti dell'età non riesco a bloccarli!), niente problemi di assistenza a una madre anziana, niente problemi personali... Ha mai provato a mantenere l'attenzione di 27 bambini in età evolutiva per 6 ore e a farli stare seduti in banchi fatiscenti, (vintage?) come quelli del mio Istituto? Voglio chiudere qui. Perchè so che le mie sono parole buttate al vento. Fra un mese presenterò domanda di pensionamento, uscendomene dalla Scuola con tanta amarezza e con 1.450 euro al mese. La saluto Santina S. . Caltanissetta»

Io le credo, professoressa Santina, e mi scuso in anticipo se ho offeso i suoi sentimenti. Credo a tutto quel che mi dice della sua vita di insegnante, della sua dedizione, dei suoi sacrifici; sono sicuro che in lei parlano tanti altri insegnanti sinceramente dedicati alla loro vocazione, affaticati e frustrati.

Ma proprio per questo le chiedo: visto che lei lavora e sgobba ed è sicura di far più del proprio dovere, perchè si deve sentire chiamata in causa quando si denuncia il disastro-scuola? Lei non è in causa.

Quando io sento dire che i giornalisti come corporazione sono dei superficiali, dei venduti e dei servili, io personalmente non mi sento chiamato in causa; anzi, accetto la critica alla categoria, e se è il caso, ce ne aggiungo del mio. Soprattutto, non balzo a cavallo a difendere la corporazione in blocco, non vado in piazza a gridare «nessuno ci deve giudicare», «stiamo già facendo anche troppo», «dei nostri metodi non deve cambiare nulla».

Perchè lei sì? Perchè voi statali o pubblici dipendenti agite costantemente così? Non si rende conto che così saltando in sella lei, signora Santina che sgobba da una vita, di fatto difende tutti i fannulloni, i furboni e i disonesti e gli incapaci della sua categoria? Che permette loro di farsi scudo della sua dignità e del suo serio lavoro? Si dissoci da loro, la prego.

Lei stessa ammette che questi fannulloni o inadeguati (ad esser buoni) ci sono: «Alla Media - scrive - ci arriva il 50% dei ragazzi che non sanno leggere e sono stati promossi ogni anno. Tanti bambini non studiano perchè sanno che la promozione è comunque assicurata».

Chiaramente, lei sta parlando dei maestri delle elementari; di quelli che - al Sud - sono saltati su in massa a difendere il loro onore ferito quando la Gelmini, citando statistiche internazionali e ovvii dati nazionali, ha detto che preparano gli alunni male, peggio che nel nord, anche perchè sono essi stessi impreparati. Apriti cielo.

Ma perchè, se lavora bene, lei li difende? Ah già, lei dice che gli insegnanti, «ahimè, non li difende mai nessuno». Ma come? In questi giorni, noi comuni cittadini abbiamo visti scendere a vostra difesa, «right or wrong», la CIGL-CISL-Uil, gli SNALS e i vari vostri sindacati potentissimi, l’intera «sinistra» dal Pd agli extraparlamentari, l’intera intellettualità che si autodefinisce progressista e illuminata, i tre quarti dei giornali e delle TV che contano.

Del resto, dal nostro punto di vista di cittadini, vi difendete benissimo da soli: scendete in piazza voi con milioni di estremi mobilitati (da sindacati e «sinistre»), e in più con gli alunni e i bambini e le loro mamme (che cosa disgustosa, portare in piazza i propri scolari, farsi difendere da loro); per difendere voi - e lo status quo immobilista contro la Gelimini - CGIL-CISL-UIL stanno dichiarando lo sciopero generale. E vi sentite pure indifesi? Ammàppete gli indifesi, come dicono a Roma.

Sono trent’anni che noi cittadini vi vediamo scendere in piazza, massicciamente come un sol uomo, ad ogni riforma o pseudo-riforma scolastica, ad ogni minimo tentativo di valutare il lavoro, i risultati del corpo insegnante. Contro Berlinguer, contro la Moratti, ora contro la Gelmini.

Sostanzialmente, a difesa di posti di lavoro pletorici (i tre insegnanti per due classi hanno questo solo scopo, non lo neghi), contro ogni tentativo di valutazione dei vostri risultati. Mai un esame di coscienza come categoria, mai una presa d’atto del fatto oggettivo: che una scuola che costa tantissimo ed è piena di docenti, sforna analfabeti (lo dice lei) e bulletti.

Certo, è colpa anche delle famiglie e peggio, delle altre «agenzie dis-educative», TV e pubblicità (cosa che non ho mai negato). Ma come mai non fate mai un’analisi anche sulle vostre eventuali mancanze e inadempienze? Sempre «no», in piazza, sempre «no» sui vostri cartelli; mai una proposta che non sia «dateci più soldi», «assumete i precari» e simili.

Lei scrive: «Dovremmo processare i ministri della Pubblica Istruzione che ci hanno obbligati ad ubbidire, nostro malgrado, a direttive che hanno annullato i nostri sforzi e la nostra dignità».

D’accordo, le «riforme» ministeriali hanno fatto per lo più schifo. Ma sapete benissimo da chi vengono queste «riforme»: da docenti distaccati al ministero, da gente della vostra corporazione. Come quei furbastri insopportabili presidi delle Facoltà di Scienze della Formazione (gli insegnanti di voi insegnanti) del cui gergo burocratico, supponente e banale, riporto di nuovo qualche riga:

«Il modulo organizzativo della scuola primaria, sancito dalla legge numero 148/1990, prevedendo tre docenti su due classi, ha consentito ai docenti stessi un progressivo approfondimento dell’ambito disciplinare insegnato, ed è stata dunque una misura che è andata nella direzione di un irrobustimento dell’alfabetizzazione di base, oltre a garantire una pluralità di punti di vista preziosa per sviluppare l’intelligenza nella molteplicità delle sue forme. Un solo maestro può limitare l’esperienza socio-affettiva degli alunni, che risulta invece arricchita dall’attuale pluralità di figure».

Non c’è niente da cambiare nemmeno per loro. Anzi soprattutto per loro. La «loro» università è una pacchia così com’è: con 5.500 corsi di laurea, 170 mila materie inventate, anche se poi, come risultato di questo «modulo organizzativo», tutto questo «approfondimento dell’ambito disciplinare», di «sviluppo dell’intelligenza nella molteplicità delle sue forme», questa università italiana diploma meno laureati di ogni altro Paese europeo. Ma con 170 mila stipendi, uno per neo-materia o pseudo-scienza (della formazione, della comunicazione, eccetera) insegnata.

Vorrei si rendesse conto che questo modo d’agire, questa difesa corporativa ed immobilista di ogni minima inadempienza e di ogni privilegio, questo rifiuto di ogni valutazione esterna, fa di voi una Casta.

D’accordo, siete una casta scalcagnata e malpagata, ma sotto il profilo sociale vi comportate esattamente come i piloti-urlatori e le hostess di Alitalia. Anche loro, non li possiamo giudicare, altrimenti fanno le scenate che abbiamo visto a Fiumicino, bloccando il traffico e insultando i viaggiatori.

Ho ricevuto decine di mail che dicono: ma lo sa che Lufthansa ha il doppio del personale Alitalia, e British Airways il triplo? Sarà. Ma non mi importa un fico: mi importa sapere come mai, con il doppio e il triplo del personale, British e Lufthansa sono in attivo ed offrono servizi eccellenti, mentre Alitalia si fa mantenere da noi contribuenti?

E’ una costante. Ogni Casta statale esiste soprattutto per difendere se stessa, e per auto-assolversi, e impedire ogni riforma.

In tutti i Paesi europei c’è la separazione delle carriere, essendo l’accusatore pubblico un funzionario, distinto dal giudicante-membro dell’ordine giudiziario; solo da noi questa riforma elementare è resa impossibile dal potere della Casta giudiziaria. Difesa, come al solito, dalle «sinistre», dai media, dalla intellettualità «progressista»: sicchè alla fine, «sinistra» in Italia significa «Casta» e difesa delle caste pubbliche che campano coi soldi dei contribuenti, senza dover dimostrare che a quegli emolumenti corrisponde una utilità resa.

Ora, da ultimo, il ministro Brunetta ha criticato la gestione pubblica della cosiddetta «cultura». Ha parlato dei «polverosi musei-depositi, dove l’assenteismo arriva al 50%». E degli enti lirici come «centri di spesa inefficenti e clientelari, nei quali non c’è trasparenza e non si giustificano gli occupati».

Brunetta ha nominato come esempio «Il Carlo Felice di Napoli, ente lirico commissariato» che ha aperto la stagione «con Parsifal, l’opera più costosa, per un pubblico ignorante e dedito alla rappresentazione di sè». Ci ha rivelato, il ministro, che la «borghesia paga il 20% del costo dell’opera», e l’80% gliela paghiamo noi contribuenti; mentre l’operaio, se vuole andare alla partita, almeno se la paga tutta lui.

«Prima che una scuola, chiuderei il FUS», ha detto il ministro. Il FUS, Fondo Unico dello Spettacolo, è l’ente che sovvenziona gli enti lirici. «Questa cultura attualmente è un pannolone un po’ indecente», ha concluso Brunetta, «con la quale si coprono rendite personali»; il che impedisce che dalla cultura nasca «una buona economia, un centro attrattore di flussi economici».

Parole sante, da scolpire nel bronzo. E’ a tutti noto che l’Italia è ricchissima di quel che a sinistra chiamano «giacimenti culturali», miniere di bellezza e storia che potrebbero essere sfruttate economicamente, e invece sono un peso morto e gravissimo per lo Stato e il contribuente.

Di recente s’è saputo che restano aperti, con personale e tutto, centinaia di musei che hanno 30-40 visitatori l’anno; tutti sappiamo per esperienza che i musei sono polverosi depositi, mentre solo con le opere tenute nei sotterranei si potrebbero organizzare decine di mostre itineranti internazionali. Pompei è stata lasciata nelle mani della camorra. Quando agli enti lirici, centri clientelari, è inutile dilungarsi.

Ebbene, queste sante parole del ministro hanno ricevuto «immediate e durissime reazioni». Maurizio Roi, presidente della Fondazione Toscanini e vicepresidente dell’AGIS: «Brunetta spara nel mucchio. Il FUS oggi è quasi inesistente, con 379 milioni di euro» (inesistenti , 379 milioni di euro? oltre 700 miliardi di vecchie lire per pagare l’80% del biglietto a chi va all’opera? Ecco come la casta considera i soldi nostri: «inesistenti», sotto il miliardo di euro). Francesco Giambrone, sovrintendente del suddetto Maggio: «Il melodramma è un fattore di identità nazionale vivo e imprescindibile, al quale lo Stato non può far mancare il proprio sostegno» (ma se il melodramma è «vivo», allora il suo pubblico sarà disposto a pagare il biglietto pieno, senza farselo regalare da contribuenti per cui il melodramma è morto e stramorto?). Walter Vergano, sovrintendente del Regio di Torino: «Siamo il Paese dov’è nata l’opera e a dispetto di ciò i contributi statali sono inferiori a quelli di tutti i Paesi che ci circondando» (è l’argomento dei fancazzisti Alitalia: Lufthansa ha più personale).

Vergano ancora: «Chiudiamo pure i teatri, gli Uffizi e Pompei, ma non lamentiamoci se i nostri giovani vogliono andare a vivere all’estero» (Brunetta non vuole chiudere gli Uffizi, vuole che il personale li spolveri). Gianfranco Cerasoli, segretario della UIL-Beni culturali, vuole addirittura che Brunetta chieda scusa: «Straparla, con l’aggravante di offese a un sistema museale e a lavoratori che rappresentano una delle eccellenze del Paese: colpa della gestione Bondi-Brunetta-Tremonti se, con i tagli, ora i musei italiani praticheranno orari da terzo mondo».

Vede da lei, signora Santina, come agisce la Casta. Questi qui sono tutti tipi che dal sistema attuale ricavano i loro emolumenti, e che difendono lo status quo, le loro inadempienze e i loro fancazzismi. Esiste persino una UIL-Beni-Culturali per cui il «sistema museale e i suoi lavoratori» sono addirittura «eccellenze» (non hanno mai visto il British Museum, il Louvre, lo Smithsonian: tutti in attivo, fra l’altro).

Ed esattamente come la corporazione degli insegnanti, come i magistrati e come i fancazzisti di Alitalia, sostengono che se qualcosa non funziona è colpa dei «tagli», e mai un po’ anche loro; anzi, le cose stanno benissimo così come stanno, polvere sui quadri, visite di 40 turisti l’anno e assenteismi del 50% compresi.

Tutti rifiutano di essere soggetti al giudizio del pubblico, dei cittadini che li pagano. Senza la minima vergogna: perchè già ora i musei italiani, come tutti sanno tranne la UIL-Beni Culturali, praticano «orari da terzo mondo».

Insomma, prof, lei che lavora, non si metta in questo mucchio di furbastri arroganti. Non si senta impegnata a difenderli. Si dissoci. Solo se tutti quelli che lavorano bene come lei si dissociano da queste caste, in questo Paese si potrà migliorare qualcosa.


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