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Maldicenze infondate sul Papato
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Sui libri di storia o semplicemente navigando su internet, è possibile imbattersi in alcune false informazioni, volte faziosamente a dimostrare la fallibilità della Chiesa cattolica, e quindi la sua totale alterità rispetto alla volontà salvifica di Cristo ed alla sua permanente operazione e presenza in essa.
Se la Chiesa sbaglia e si contraddice non è credibile né ora né mai e l’istituzione ecclesiastica è solo un grosso «baraccone spillasoldi».
Ma le cose stanno proprio così?
E’ proprio vero che la Chiesa cattolica ha truffato per secoli, tanto da essere additata dai più «sfacciati» tra i «mondialisti» come una delle fautrici del Nuovo Ordine Mondiale (1)?
Esaminiamo alcune delle maldicenze più «diffuse».
Parliamo di infallibilità papale.

Premesso che essa operi soltanto in presenza dei requisiti indicato dal Concilio Vaticano I - qualora cioè il Pontefice, solennemente, nell’atto di custodire e spiegare il dogma della Fede (non per inventarne di nuovi), abbia l’intenzione manifesta di insegnare a tutto il popolo cristiano una verità immutabile in materia di credo o di costume, oppure, a seguito dell’approvazione di un Concilio Ecumenico (dogmatico! (2)) - prendiamo in considerazione alcuni casi: Papa Liberio, santo (352-366) avrebbe aderito all’eresia ariana, arrivando addirittura a scomunicare il suo principale oppositore, Sant’Atanasio.
In realtà Papa Liberio fu obbligato all’esilio dall’imperatore ariano Costanzo e, catturato, fu costretto a sottoscrivere asserzioni molto vicine all’eresia ariana.
Le fonti in tal senso sono autorevoli; anche San Girolamo ne parla (lo stesso Sant’Atanasio).
Ma il punto non è tanto discutere sul fatto (la sottoscrizione dell’eresia, cosa che peraltro può essere dibattuta), ma sull’esistenza dei requisiti della medesima infallibilità.
La domanda è: può ritenersi formalmente libera la volontà di un Pontefice in simili condizioni?
Ricordiamo che Papa Liberio, terminata la minaccia (Tomus Damasi), non esitò a condannare l’arianesimo e a sostenere Atanasio.
Ad avviso di chi scrive sembra evidente che nel caso di specie, il Papa non abbia potuto e voluto esercitare pienamente la propria autorità, proprio perché non totalmente libero.
Fu assistito dallo Spirito Santo nella sottoscrizione dell’eresia ariana?
Volle impegnare la volontà della Chiesa o piuttosto, soltanto (se fu così), salvare la pelle?
Credo che siano domande retoriche.

Innocenzo I (401-412), santo, viene invece accusato di aver addirittura ritenuta impossibile la salvezza dei bambini, che, pur battezzati, non avessero ricevuto la Santissima Eucaristia.
Questo assunto sarebbe stato contenuto nel sinodo di Milevi.
In realtà tale diceria non risponde a verità; leggendo gli atti del menzionato sinodo, è agevole rendersi conto della infondatezza di quanto sostenuto.
Innocenzo I non affermò mai nulla del genere.

Abbiamo poi il caso del Pontefice Giovanni II (533-535), il quale, contrariamente ad un suo predecessore, Ormisda, avrebbe assolto da eresia alcuni monaci, che sostenevano per Dio la possibilità di soffrire (una sorta di teopaschismo); possibilità resa attuale dal martirio della croce.
Anche in questa ipotesi si tratta di una maldicenza diffamatoria: nell’Olim quidem si legge, al contrario, che uno della Santissima Trinità, il Figlio, soffrì nella sua natura umana, restando intatta ed intangibile la propria natura divina.
Passiamo allo scisma dei «Tre capitoli».

Papa Vigilio viene accusato di non aver condannato espressamente tali «capitoli», approvati dal Concilio Costantinopolitano, condanna fortemente voluta dall’imperatore Giustiniano, il quale, nel 544, pubblicò un Editto, costituito da Tre anatemi contro i tre autori incriminati: onde il nome dato all’editto di Chefàlaia - Capitula in latino - nome che poi designò il contenuto delle scomuniche.
In Esso si condannavano: la persona e gli scritti di Teodoro di Mopsuestia; gli scritti di Teodoreto di Cirro in favore di Nestorio e contro Cirillo ed il Concilio di Efeso; le lettere di Iba di Edessa inviate a Mari, vescovo di Ardashir dopo il 433.
Si trattava di scritti certamente non immuni da errori; ma veniva riesumata una questione vecchia di circa cento venti anni e ormai sorpassata, come notò il vescovo Facondo.
Proprio per tale ragione l’atteggiamento di Papa Vigilio fu inizialmente contrario alla condanna in blocco delle persone e degli scritti; egli cercava, pur aderendo alla dottrina cattolica esposta a Calcedonia, di non accusare persone ormai defunte; inviò quindi a Giustiniano il cosiddetto Constitutum Vigilii papae de tribus capitulis, ove si rifiutavano gli errori di Teodoro e di Teodoreto, ma non le persone stesse, per il principio  canonico che evitava di emettere sentenza su una persona morta nella comunione  ecclesiastica; per Iba accettava la giustificazione presentata al concilio di Calcedonia.
Questo gesto non fu digerito da parte dell’imperatore, il quale, invece avrebbe voluto piena approvazione della condanna, così come da lui formulata.
Giustiniano non si fece impressionare, anzi ordinò di arrestare i diaconi del Papa, isolandolo moralmente e fisicamente e minacciandolo di deposizione.
Vigilio ritrattò il precedente Constitutum e ne emise uno nuovo, con il quale sostanzialmente aderì alla tesi dell’imperatore ed approvando il Concilio di Costantinopoli, ecumenico.
Di fatto, dall’esame degli atti non è possibile riscontrare un errore dottrinale nell’operato del Papa; si può parlare, al contrario, di prudenza e di rispetto nei confronti dei teologi defunti.

San Gregorio Magno, Papa, (590-604), avrebbe affermato che i bambini non battezzati finiscono all’inferno.
In realtà questa fu davvero una opinione di San Gregorio, tuttavia, non in quanto Pontefice, ma come dottore privato.
Perché il Pontefice possa dirsi infallibile deve voler impegnare tutta l’autorità di cui dispone, obbligando a credere quanto afferma.
Tale fattispecie restringe di molto le ipotesi dell’uso dell’infallibilità nel corso della storia.

Caso eclatante fu quello di Papa Onorio I (625-638); scrivendo a Sergio, patriarca, (dilectissimi filii), peccò certamente di leggerezza, consigliando il medesimo patriarca di soprassedere sulla questione delle «due operazioni»; la formulazione del suo pensiero poteva effettivamente prestarsi ad interpretazioni ambigue, ma non rappresenta né una pronuncia vincolante né un assioma completamente erroneo, tanto che il successivo Pontefice, Giovanni IV (640-642), ebbe modo di precisarne con esattezza significato e contenuto (Dominus qui dixit).

Altri esempi vengono citati e tirati in ballo dai detrattori della Chiesa, ma alcuni di essi sono veramente ridicoli: si cerca addirittura di tacciare di fallibilità i Pontefici che regnarono al tempo di Galilei, semplicemente perché «ebbero ragione di condannarlo»!
Lo scienziato infatti, padre del metodo sperimentale, non adduceva prove delle sue audaci affermazioni, che soltanto poi si provarono e rivelarono «vere», ma tra virgolette, considerate le riflessioni e le argomentazioni contro, addotte anche dal nostro professor Infante.
In realtà dalla storia non è possibile individuare un caso di palese affermazione eretica di un Papa.
Potranno appurarsi errori dottrinali seri, come il caso, per esempio di Giovanni XXII (che poi ritrattò solennemente prima di morire), ma si tratta sempre ed in ogni circostanza di accadimenti che non sono configurabili come ipotesi di esercizio dell’infallibilità, mancandone tutte le circostanze necessarie.
Cristo munì la sua Chiesa di tale dono, preservando la Fede dell’immutabile integrità che le deriva dalla stessa imperturbabilità divina.

Il Magistero perenne e costante della Chiesa, quello per il quale vi è certamente l’assistenza del Divino Spirito, è infatti il Magistero solenne (del Pontefice ex cathedra o del Concilio Ecumenico, che intenda definire qualcosa), oppure il Magistero ordinario (insegnamento del Pontefice), se è «collegato» e ripreso nella storia dall’insegnamento costante della Chiesa; se è universale!
Queste sono «garanzie» certe per il fedele che sa sempre quel che deve credere e sperare, e quel che deve fare per ottenere la vita eterna, al di là ed indipendentemente dalla santità dell’uomo o dalla sua volubilità ed inettezza.

Stefano Maria Chiari



1) Nuovo Ordine Mondiale (NWO). In realtà che molti ecclesiastici, ai più alti livelli, siano ad esso favorevole e siano di esso promotore, è cosa indubbia; ma la Chiesa, grazie a Dio, è un’altra cosa; è una realtà soprannaturale e spirituale, la cui essenza non può essere toccata dall’uomo, neppure Papa (ma di questo, un’altra volta, a Dio piacendo). Si specifica, visto che il Concilio Vaticano II rifiutò tale definizione proprio per volontà dei suoi promulgatori (Giovanni XXIII e Paolo VI).


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