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There’s Probably No God. Now Quit Worrying And Enjoy Your Life
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Un breve ma doveroso commento al fatto che l’iniziativa polemica e provocatoria delle associazioni atee londinesi, risalente all’autunno scorso, trova ampia eco internazionale. Poco originali, gli italiani tengono dietro ad americani ed australiani; il Comune che si distingue per la campagna dell’ateismo è Genova.

Riporto di seguito la notizia a cui L’Unità ha dato respiro (mi permetto di inserire la maiuscola nella «D» di Dio, assente nel titolo dell’articolo «linkato»):

«‘Di Dio non hai bisogno’, campagna per l’ateismo anche a Genova. Dopo gli Stati Uniti, l’Australia, l’Inghilterra e la Spagna, anche in Italia arrivano i ‘bus atei’. Precisamente - e non a caso - a Genova, sede arcivescovile del capo dei vescovi italiani Angelo Bagnasco. Dal prossimo 4 febbraio nel capoluogo ligure lo slogan ‘La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno’, firmata Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaas), farà bella mostra su due bus, al posto delle tradizionali insegne pubblicitarie. ‘La campagna è una specie di sfida atea in casa di Bagnasco’, ha dichiarato Raffaele Carcano, segretario generale Uaar: ‘Dopo le polemiche sul gay pride di Genova, reo di essere stato fissato per il 13 giugno, giorno del Corpus Domini, e dopo le parole di Bagnasco per ostacolare lo svolgimento della manifestazione, dopo le frequenti uscite del cardinale in materia di scienza, diritti, riproduzione, l’Uaar ha deciso di riprendersi un po’ di par condicio. E di fare pubblicità all'incredulità’» (1).

Commentare forse è superfluo. Questa iniziativa costituisce un altro capitolo della liberazione dall’opprimente dogma cattolico di cui sovente ci si lamenta in musica leggera, dalle invadenti ingerenze della Chiesa nel mondo della politica o dell’etica scientifica; dalla stucchevole bigotta morale, intralcio di utopistiche fecondazioni assistite, o di inesorabili eutanasie senza pietà; dallo scrupolo, mai sopito nell’oblio, di quella vita che non sarà mai, perché soppressa nel silenzio rumoroso e rutinario di corsie d’ospedali sempre uguali; dalla condanna di Sodomia e Gomorra, delle perversioni sessuali di ogni tipo, che, oggi, più di allora devastano l’uomo ed il suo cuore, gridano vendetta all’Altissimo e preparano fuoco dal cielo; dalla devastazione di guerre ed invasioni, pulizie etniche e genocidi senza storia né ragioni vere; dall’incredibile susseguirsi di lutti famigliari, per decessi sciocchi per una bevuta di troppo o una pasticca sbagliata, bombardata nel caos di una musica infernale o per follie omicide di satanica ispirazione; da tutto quel che costituisce un freno all’uomo, incapace di autogovernarsi, autodominarsi, incapace di essere felice, se Qualcuno non soltanto gli dice come, ma anche perché deve esserlo.

La Chiesa (sempre Lei in se stessa, anche se, specie ultimamente, poco gli uomini di Chiesa), nella sua essenza divina, in ciò che è in sé ed in ciò che rappresenta davanti all’umanità, sta esortando ed ammonendo, istruendo ed insegnando la luce della verità e la via della felicità: Cristo Gesù.

La leggera incertezza, quella «probabilità» minima (There’s Probably No God), neppure nascosta, che i gli atei londinesi si stiano sbagliando, vizia tutto il discorso da capo a piedi; lo rende infantile e sciocco.

La posizione dell’ateo è un insulto alla ragione prima che alla fede. Non esiste un argomento razionale che deponga a favore dell’ideologia atea, tanto meno un altro che supporti l’opzione agnostica. In entrambi i casi si tratta di una scelta senza evidenze, quando dell’evidenza si fa l’argomento forte della negazione. Si crede solo in quel che si vede, come insegnerebbe tra le righe il Piero Angela di turno; eppure dice san Giovanni: «Dio nessuno l’ha mai visto».

Proprio il Verbo eterno del Padre, il Figlio diletto, che dimora nel Seno del Padre, Lui lo ha rivelato. La Fede suppone un «salto» di qualità, un’opzione ad aprirsi ad una dimensione altra, che non è concessa se non a chi voglia abbandonare la schiavitù delle proprie passioni (proprio quelle che sarebbero messe in discussione dalla scelta seria di Fede) e lanciarsi nella meravigliosa della vita vera, l’unica che valga davvero una felicità eterna.

Stefano Maria Chiari



1) Da http://www.unita.it/index.php?section=news&idNotizia=75110


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