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E brava Merkel
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Non so valutare, confesso. La situazione della finanza mondiale è caotica e cambia di ora in ora, e mentre scrivo sta precipitando. La finanza di Londra Wall Street e i suoi maggiordomi (vedi  La Voce.info che risponde a De Benedetti), sono tutti a dire che la decisione della Merkel di vietare le vendite allo scoperto «nude» è una pessima idea, che nel miglior dei casi non serve a nulla perchè  sui titoli tedeschi «vietati» in patria si può giocare comunque a Londra; che il blitz unilaterale ha disseccato la liquidità, provocato una fuga di capitali enorme dalla Germania alla Svizzera, fatto cadere le Borse... Tutto vero.

Non capisco abbastanza per indovinare tutte le conseguenze dell’azione tedesca. Ma qualunque prezzo merita di esser pagato, per vedere la scena descritta a caldo alla Reuter da Johan Kindermann, della finanziaria Simmons & Simmons a Francoforte: «Non puoi immaginare il putiferio che è scoppiato qui dopo l’annuncio della BaFin (l’ente di controllo tedesco) a mezzanotte.  I venditori allo scoperto devono adesso, anche stanotte stessa, cercar di chiudere le loro posizioni finchè possono ancora farlo – ammesso che sia rimasta loro ancora una possibilità. (Germany to Ban Naked Short-Selling at Midnight)

Dev’essere stato molto divertente vedere il terrore di questi venditori allo scoperto, che si sono indebitati all’inverosimile per prendere a prestito azioni e titoli che non possiedono (pagando un interesse) per venderli nella speranza che i prezzi cadano, e comprare poi le azioni al prezzo ridotto – restituendole al prestatore e intascando la differenza.

In quest’acrobazia senza rete, distruttiva per l’economia, che provoca i ribassi dei debiti pubblici e i rincari degli interessi che gli Stati devono pagarci, di colpo gli speculatori si sono accorti di essere nel vuoto, senza  il paracadute, e col macigno dei loro ultimi debiti in più.

Fino al giorno prima, a Wal Street ridacchiavano: «L’Europa stampi pure moneta a rompicollo, non sarà mai così rapida come Goldman Sachs nel creare i Credit Default Swaps nudi» (nudi, ossia senza possedere il bene assicurato).

Almeno per quanto riguarda la Germania, Goldman Sachs può creare tutti i CDS che vuole, ma poi farà fatica a trovare controparti in Europa a cui rifilarli. E se qualcuno li compra, lo fa a suo totale rischio.

Perchè i Credit Default Swap o CDS sono stati dichiarati illegali sul mercato tedesco: sicchè quando Goldman Sachs, le altre grandi banche e gli hedge funds chiederanno alle dieci finanziarie tedesche contro cui hanno puntato, e agli Stati europei sui cui titoli di debito hanno giocato al ribasso, di pagare i loro CDS, questi ultimi potranno rispondere picche. Si può fare default sui CDS, con l’appoggio del governo germanico. In ogni caso, i tedeschi potranno negoziare i termini tenendo dietro la schiena, ben in vista però, il grosso bastone che si chiama Frau Merkel. Pensiamo se un tal bastone l’avessero il Comune di Milano e gli altri enti locali che, guidati da idioti, incompetenti e disonesti, hanno triliardi di derivati da pagare alle banche americane, tanto da ridursi (e ridurci) allo stato greco. (Derivati Milano, pm Robledo: Italia più a rischio di Grecia)

E’ logico che i «mercati» siano crollati, che i capitali siano fuggiti dalla Germania per rifugiarsi in Svizzera, e che da Londra si prevedano disastrosi attacchi speculativi contro l’Europa tutta. E’ che adesso esiste uno spazio dove la finanza sregolata non può fare esattamente tutto ciò che vuole, e perciò si ritira. Meglio: domani, fra qualche mese, magari alle imprese che vanno in Borsa per trovare capitali da mettere al lavoro, e non per farsi spolpare da Goldman Sachs e Soros, l’idea di avere a Francoforte una piazza regolata, senza rischi indebiti, potrà finir per piacere. In questi ultimi mesi, non si vede più in giro tanta di quella «propensione al rischio» di cui si vantavano i leoni di Wall Steet, volevo dire i lenoni. Difatti, già il parlamento olandese ha chiesto al suo governo di adottare lo stesso divieto tedesco del «naked short selling», perchè il fatto che sia in vigore solo in Germania «crea il pericolo che la speculazione sia sviata in Olanda».

Il punto è che gli altri Paesi, segnatamente la Francia, non hanno seguito la Merkel. Eppure l’Europa e Bruxelles ronzava di truculente proposte di riforma e regolamentazione dei «mercati», fra cui brillava il proposito di vietare le vendite allo scoperto. Parigi e Bruxelles hanno detto che Berlino «doveva concordare», e concertarsi.

A parte che la misura  presa dal governo Merkel ha probabilmente prevenuto una speculazione al ribasso contro le sue banche esposte al debito greco forse già in corso, e che la «democrazia» in queste cose deve cedere al sistema autoritario per non mettere sull’avviso i nemici (specie se tra coloro con cui concertarsi ci sono le spie di Londra), forse non è chiaro a Sarkozy – e nemmeno ai nostri commentatori economici – che il mega-piano da quasi mille miliardi per salvare la Grecia, e che la Merkel ha accettato obtorto collo, è ben lungi dal funzionare. Le vendite allo scoperto sui titoli sovrani, attraverso i CDS stampati a manetta da Goldman Sachs, lo dimostrano.

Ora, quel migliaio di miliardi sono oggi teorici: ma se crolla uno dei Paesi deboli (Grecia, Spagna, Portogallo), bisogna cacciarli davvero. E la Germania dovrebbe sborsare di tasca sua 169 miliardi di euro, la Francia 127. Quanto all’Italia, se dovesse davvero sborsare la sua parte, il suo debito sovrano si alzerebbe di colpo al 125% del prodotto interno lordo, e diverrebbe un’altra Grecia da salvare, dieci volte più grossa.

I «mercati» speculativi hanno ben visto il bluff, e puntano alla catastrofe dell’euro. Non a caso Madrid ha appena ritirato la vendita di 8 miliardi di suoi titoli sovrani a 1 anno e 18 mesi per mancanza di compratori. Dopo il pugno sul tavolo tedesco, invece, i titoli spagnoli sono stati comprati. E a tassi più bassi, 2,06 contro il 2,61 del 6 maggio precedente. Stessa avventura dei titoli portoghesi: il 6 maggio la speculazione, per comprarli, ha preteso il 5,5,  il 20 maggio si contenta del 2,61. E la Grecia? I suoi BOT a due anni sono passati dal 14,9% al 7,24%.

La ministra francese Christine Lagarde ha giustificato così la sua diserzione: ha ricordato che anche in Francia è già in vigore un divieto di vendite allo scoperto «per una decina di titoli francesi», ma «la Francia non segue la Germania nel divieto (di vendere allo scoperto e nudo) i debiti sovrani».

In chiaro: il governo francese ha scelto di proteggere dagli speculatori le banche, ma non di proteggere se stesso e gli altri Stati europei sulla piazza di Parigi. Se c’è una logica in questo, o se questa non sia una confessione di essere nelle mani della banche, giudichi il lettore.

William Boykin
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E’ questo tipo di divergenze esibite allo scoperto che ha provocato il crollo delle Borse del mondo di venerdì: è una delle bellezze della globalizzazione, anche Cina e Giappone risentono della crisi dell’euro. Vi ha contribuito anche il varo al Senato USA della «riforma» e «regolamentazione» finanziaria firmata da Barak Obama. E’, secondo Nouriel Roubini e tutti gli esperti, una riforma «cosmetica» che non affronta le magagne dell’azzardo finanziario e non scongiurerà la prossima crisi. Non occorre leggere le sue 500 pagine – basta soppesarle, per una vera regolamentazione bastando quattro o cinque articoli di legge incisivi – per capire che sarà esattamente come la riforma sanitaria di Obama, una «riforma» che non intacca gli interessi dei poteri forti. E tuttavia, in questo clima, è bastata a mettere i brividi alla speculazione, come dice il Financial Times, spaventata da «una stretta regolamentatrice disordinata», non coordinata che possa anche solo limare i propri profitti.

Basti dire che i «mercati» hanno una paura terribile di quel che sarà del loro mercato dei derivati fuori-bilancio, che «vale» nominalmente 615 trilioni di dollari (una dozzina di volte il PIL mondiale), e che la falsa riforma di Obama minaccia di rendere più trasparenti. Solo minaccia, sia chiaro.

Una proposta di Blanche Lincoln, presidente della Commissione Agricoltura del Senato, era di obbligare le banche a separare dall’attività bancaria i loro uffici di spaccio dei derivati (swap trading units). I senatori, istigati dalle banche che li pagano, hanno proposto la sospensione della proposta Lincoln per due anni, con la promessa di eliminarla dopo «studi» biennali. E’ la soluzione tipicamente peggiore, per condanna a due anni di incertezza questi mercati, altamente opachi, pericolosissimi.

Ecco un esempio di «giro di vite disordinato». Per una volta ha ragione Wolfgang Schauble, il ministro economico della Merkel, che ha commentato: «Quando vuoi bonificare una palude, non devi chiedere alle rane la loro oggettiva valutazione». Invece si continua a chiedere ai mercati la «valutazione». E quelli sono prontissimi a trascinare giù il mondo con sè.

Sicchè fanno un po’ ridere le accuse di Londra e dei suoi camerieri sulla «mossa irresponsabile» della Merkel: i mercati, nevvero, sono altamente responsabili, e sul «caos» e la «fuga di capitali» che avrebbe causato, come se i mercati speculativi fossero ordinati e privi di capitali-lampo in giro per il pianeta.

«Se non si possono vendere allo scoperto le obbligazioni delle dieci banche tedesche, vendiamo allo scoperto l’euro», minacciava Brown Brothers Harriman, colma di virtuoso senso di responsabilità. E il Wall Street Journal annunciava, ipocrita: «L’euro è di nuovo sotto pressione a causa del sentimento del mercato che la repressione delle vendite allo scoperto su scala Unione Europea potrebbe trasformare la moneta comune nel principale mezzo, per gli investitori, di esprimere la loro opinione negativa sul debito della regione».

Ah, ecco. E pensare, commenta l’economista Paul Jorion, che si aveva l’impressione che gli speculatori (pardon, investitori) volessero precipitare il collasso di interi Paesi, Stati e società, per estrarne quanti più profitti possibili; ora invece sappiamo che volevano solo esprimere un’opinione. Insomma bisogna lasciarli speculare coi CDS perchè è libertà di espressione. Si proteggono sotto la tutela costituzionale della libertà di stampa e di pensiero.

Sempre il Wall Street Journal s’è detto preoccupato che «il divieto della Germania di vendere allo scoperto potrebbe indebolire l’economia mondiale». Quell’economia mondiale che loro hanno tanto a cuore, e che hanno tanto irrobustito con le loro iniziative.

Paul Jorion indica una conseguenza possibile, se i Paesi europei non si uniscono alla Germania. Proprio perchè Francoforte può diventare una piazza protetta dagli squali per le imprese che hanno bisogno di capitali reali per l’economia reale, «si rischia di veder nascere una zona euro vitaminizzata, equivalente ad un marco ricostituito, dove attorno alla Germania si stringerà la sua zona d’influenza in Europa; non solo il Benelux e l’Austria, ma magari anche gran parte, o tutti, i Paesi ex comunisti dell’Europa centrale».

Perchè dopotutto, aver sottratto alle follie londinesi la Germania significa aver sottratto una delle tre  o quattro prime economie mondiali, e la seconda esportatrice: la sua «legge» protettiva ha una certa forza di attrazione per vicini che già hanno fitti rapporti con essa. E’ in vista un sacro romano impero finanziario, circondato da territori che, nel sistema imperiale, si chiamavano «le marche», zone di confine tra due dominazioni egemoniche. (Vers un «mark reconstitué»?)

Non sono un vero esperto, dunque non  riesco a prevedere se questo accelererà la nascita dei due euro raccomandata da Zingales, quello forte del Nord, quello deboluccio del Club Med. E nemmeno, come conseguenza della conseguenza, se il doppio euro renderà irresisibile la secessione delle tre regioni del Nord Italia in mani leghiste, che già formano una continuità territoriale e un formidabile complesso industriale. Per quelle regioni, che si confrontano con la Baviera per produttività, l’euro Club Med è troppo debole, e se lo adottassero si riempirebbero di bolle speculative. Invece, senza la palla al piede dei 55 miliardi annui che devono pagare alle regioni meridionali (che i soldi allo Stato li prendono, e non ne danno), potrebbero competere alla pari con i membri dell’impero germanico, a cui sono già legate da tanti rapporti, anche con l’euro forte o fortissimo. La tentazione di andare sotto Berlino, alla lunga, può diventare irresistibile.

Ora le rane nello stagno stanno strillando che la crisi del debito europeo innescherà la «Grande Depressione II», ed hanno pure un’apparenza di ragione.

Vediamo: la Grecia pesa solo il 2,5% del PIL europeo, e il suo debito pubblico, il 3,8% del debito pubblico totale della zona euro. L’errore iniziale della Merkel è stato quello della maestrina che ha voluto punire la Grecia: invece di darle sottobanco i mezzi per onorare il suo debito, la crisi greca è stata proclamata urbi et orbi. A questo punto gli europei, anzichè impegnare il 2,5% del PIL che bastava prima, hanno impegnato un inverosimile 30% del PIL europeo, con il mega-piano da 750 miliardi. E, per far credere ai mercati che erano in grado di sostenere l’inverosimile impegno, hanno annunciato tutti insieme (stavolta si sono coordinati) una raffica di piani di austerità nazionali: ossia hanno fatto esattamente ciò che i «mercati» pretendevano.

Il fatto è che l’austerità coordinata di Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda e necessariamente della Gran Bretagna, innescherà un rallentamento dell’economia reale di un’intensità e di un’estensione mai vista nella storia. L’idea geniale della Merkel nella prima fase, è stata quella suggerita da Mario Monti: «La disinflazione competitiva: più crisi? Allora più concorrenza», insomma sempre più «mercato».

«Una gigantesca sinergia negativa s’è messa in opera su scala europea, dove ciascun Paese contribuisce a creare per gli altri un effetto depressivo supprementare, cosicchè l’uno trascina l’altro nella discesa... Come sempre, ci vuole tempo perchè la recessione mai vista si concretizzi, il peggio è da attendersi nel giro di due anni». (En route vers la Grande Dépression?)

Hanno dato ai «mercati» ciò che volevano, ed ecco la Grande Depressione.

La Merkel ha solo cominciato, nella seconda fase, a negare qualcosina ai mercati speculativi. Se la mossa ha un difetto, è che si tratta di una mezza misura. La soluzione radicale sarebbe la nazionalizzazione delle banche per confisca. E sarà adottata – quando a fare default non sarà solo la Grecia, ma tre o quattro Stati europei insieme – ma non prima di aver sperimentato tutte le  mezze misure peggiori.

PUNTUALIZZAZIONE NECESSARIA – Pochi di quelli che gridano di scandalo contro la Merkel, sanno, men che meno La Voce.info, che la vendita allo scoperto «nuda» (ossia da parte di chi non possiede i titoli sul cui ribasso punta) è già formalmente illegale negli Stati Uniti. Solo che i cosiddetti «regolatori» pubblici non hanno applicato il divieto: dopotutto, Goldman Sachs «è» il governo. Sulla larghissima scala in cui è praticato il «naked short selling» serve a manipolare i prezzi da parte dei soliti noti: più e peggio che una distorsione fraudolenta del mercato, è un equivalente della contraffazione.



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