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Chiederanno perdono per la verità sul limbo?
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Battesimo di Cristo, Verrocchio, Leonardo, realizzato tra il 1475 ed il 1478.

«Aboliamo il Limbo: tutti i bambini vanno in Paradiso».
Ma se è vero, come vorrebbero, che «Gesù li salva anche senza battesimo», perché avrebbe istituito la Sua Chiesa, con la missione di battezzare?
Il cardinale Ratzinger, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva detto che il «Limbo» era soltanto un'ipotesi teologica di secondaria importanza per quanto riguarda la salvezza.
E ciò seguiva quanto aveva detto in precedenza Giovanni Paolo II, che aveva praticamente cancellato la verità sul Limbo.
Ora una commissione teologica ha preparato il documento dove questa abolizione del Limbo è giustificata, non solo perché sarebbe una dottrina di origine «medioevale», ma perché l'immensa bontà divina salva tutti e tanto più i bambini, anche se non battezzati.
L'«unico» imbarazzo per questa «revisione» risiede nel fatto della necessità del Battesimo per la salvezza, secondo la parola di Gesù.
Inoltre, tutto nella Sua Chiesa, dal sacerdozio alla gerarchia, dalla missione ai sacramenti, deriva ed è ordinato giustamente a questa istituzione della misericordia divina racchiudente il potere di salvezza del sangue del Salvatore.
La verità sul Limbo implica princìpi negati dal modernismo, e cioè:
- la volontà di salvezza divina, che si manifesta e si esplica secondo la rivelazione e perciò nei modi condizionati dai precetti che sono predicati dalla Chiesa nel nome di Dio;
- la gratuità assoluta del dono della visione beatifica nella gloria di Dio.
La grazia soprannaturale non è «dovuta» all'uomo perché necessaria al perfezionamento della sua natura.
La natura umana è superata infinitamente dalla grazia che è sproporzionata alla capacità dell'uomo di averla se non per dono gratuito di Dio.
La visione beatifica è una grazia meritata dal sangue di Cristo, mai un «diritto» come insinua il modernismo.
Giovanni Paolo II ha ignorato l'esistenza del Limbo come non facente parte della fede cattolica.
Prima di lui il de Lubac, autore di «Surnaturel», opera condannata da Pio XII nella «Humani Generis»: «Alcuni deformano la vera nozione della gratuità dell'ordine soprannaturale, quando pretendono che Dio non può creare esseri dotati di intelligenza senza chiamarli ed ordinarli alla visione beatifica» (Denzinger 3891).

Sul soprannaturale implicito nella natura umana, non come gratuità ma come necessità, il cardinale Siri vedeva l'apertura «ad una specie di monismo cosmico, ad un idealismo antropocentrico» («Getsemani», Roma, 1980, pagine 54-58).
Si vorrebbe la «riduzione» della trascendenza, un «addomesticamento» del soprannaturale, contiguo al naturale, per passare dal Dio fatto uomo all'uomo che si fa dio.
Il germe dell'aggiornamento dottrinale nella questione del Battesimo è stato coltivato tra altri dalla «mente teologica» di Maritain.
Jacques Maritain fu uno degli autori venerati da Paolo VI, che tradusse il suo «Cristianesimo Integrale» e lo invitò come unico consulente laico del Vaticano II.
Tra le idee ambigue di questo pensatore francese, convertito alla fede dall'esaltato Léon Bloy, spuntò quel buonismo umanitaristico, di modernistica memoria, che ispirò l'immensa «simpatia e comprensione» per le altre religioni, specialmente quella dell'uomo che si fa dio, come assicurò Paolo VI alla chiusura del Vaticano II
(7 dicembre '65).
Quale altra mentalità lo può aver portato perfino a lamentarsi davanti al mondo politico italiano perché Dio ha ignorato la sua preghiera di salvare Moro?
Quale idea porta oggi i preti televisivi, come don Mazzi, a dire d'essere spesso arrabbiati con Dio che permette certe nefandezze?
Non è forse in questa stessa linea di idee, secondo il mondo, che si manifestò anche l'origenismo di Giovanni Paolo II, che vedeva l'inferno vuoto e chiese perdono per il passato della Chiesa?
In questi pensieri «buonisti e perdonisti» si palesa quell'«orgoglio di bontà» intento a correggere le cose in cui, secondo l'evoluto modo di sentire dell'uomo moderno, la giustizia divina si dimostrerebbe scarsa!
Sono le idee anticristiane di radice gnostica che caratterizzano tanto il mondialismo massonico quanto le sue manovre ecumeniste.
In nome del primo furono scatenate le guerre e le rivoluzioni, causando molti milioni di morti.
La seconda, l'operazione ecumenista, fu promossa inoculando in nome della stessa Chiesa quel «buonismo perdonista» che soffoca la fede dell'uomo spirituale, come Dio lo ha creato.
Ciò è molto ben spiegato nel capitolo «Maritain, buonista metafisico», di Maurizio BlondetIl Collasso», Il Minotauro, 1999, pagine 121-127).
Esso aiuta a scavare sulle radici infette del Vaticano II che, come si vede ora, continuano a contaminare la vita del mondo contemporaneo.

«Il 'buonismo' prevarrà sulle porte degl'inferi?
C'è da chiederselo - non per ridere, ma con inquietudine - nel leggere 'Le Cose del Cielo', un volumetto che accoglie certi testi senili di Jacques Maritain, a cura di Nora Possenti figlia (editore Massimo).
II sottotitolo suona : 'Riflessioni sulla vita eterna'.
In realtà, Maritain vi fantastica sul come sia l'aldilà.
Ovviamente, é l'inferno a interessarlo di più, per un motivo che sarà poi chiaro.
L'inferno di Maritain può sembrare ortodosso: v'è l'esclusione eterna dalla visione di Dio (la 'pena del danno'), e la 'pena del senso': 'una giusta pena naturalmente determinata; naturalmente generata dalla colpa' (pagina 74).
'Vi è anche il fuoco' (pagina 75).
D'accordo, Maritain s'immagina che i dannati siano 'degli attivi: lavorano tutto il tempo, hanno la religione del lavoro. Costruiscono e i loro edifici crollano a causa delle loro divisioni e dei loro odii ... essi faranno delle città nell'inferno, delle torri, dei ponti, vi condurranno battaglie ... nel male stesso manifestano i doni e le energie ontologiche di cui la creatura non sarebbe sprovvista se non quando cessasse di essere' (pagina 77).
Ciò assimila i dannati agli Alsura della tradizione indo-tibetana, ai Titani.
Ma quello che conta è che, 'poiché l'anima resta rivolta contro Dio e fissata nell'odio, il fuoco non le serve a nulla e la brucia eternamente' (pagina 75).
'Eternamente, però, non proprio'.
Per Maritain - ecco il punto che gli sta a cuore - le anime sante protestano contro l'eternità dell'inferno: 'Il nostro amore, questo amore che [Dio] ci ha dato, come potrebbe essere soddisfatto di vedere Dio odiato senza fine, e senza fine bestemmiato da esseri usciti dalle sue mani? Vedere il crimine aggiungersi al crimine? E tra i maledetti ce n'è di quelli che amiamo [...] No, noi non cesseremo mai, continueremo a pregare e a gridare per il sangue del Salvatore, ah!, senza avere, lo sappiamo bene, il minimo diritto di essere esauditi, e lasciando solamente la follia dell'amore esalare da noi liberamente, gratuitamente' (pagina 78).

Il 'Limbo' secondo Maritain e compagni

Citata questa frase (che è di 'Ernst Hello, e che Bloy ha ripreso e orchestrato'), Maritain si permette di 'sperare' che Dio cambi la volontà dei dannati, 'fissata nel male in virtù dell'ordine della natura in maniera assoluta e immutabile', con un 'miracolo'.
Per farla breve: ogni dannato viene 'perdonato (sempre dannato ma perdonato)' (sic) e cosí 'lascia i luoghi bassi, viene fuori dal fuoco, è trasportato nel limbo. Egli gioirà, benché rimanga ferito, di quella felicità naturale' di cui godono i bimbi morti senza battesimo, 'e che è ancora un inferno rispetto alla gloria' (pagina 79).
'Il fuoco dell'inferno resta eterno in se stesso, continua a bruciare senza fine […]. Ma coloro che vi erano stati immessi ne sono stati tratti fuori - per miracolo' (pagina 80).
Resta, per Maritain, che 'questi perdonati sono dei perduti. Non sono stati salvati, non sono riscattati'; solo, 'la loro anima è tratta fuori dalla pena del senso in quanto causata dal fuoco' (ibidem).
Spero si capisca l'enormità di quel che viene qui elucubrato.
E che si veda la radice torbida di quella malattia del cattolicesimo che - in mancanza di migliori approfondimenti - s'è chiamata 'buonismo', e di cui Maritain è stato uno dei massimi diffusori.
Il 'buonismo', che è una forma del sentimentalismo, rivela qui che la radice di ogni sentimentalismo è la sensualità, il materialismo sensuale.
Maritain infatti suppone che il destino dei dannati possa essere migliorato sottraendoli al fuoco; è il dolore fisico, la 'pena del senso', quello che per lui pesa davvero.
La pena del danno, l'esclusione da Dio, è qualcosa che si può sopportare, non è vero?
Tutto ciò è ovviamente insensato.
Se, come dice Maritain, 'la giustizia di Dio è la sua pazienza' (pagina 74), ossia se fosse vero che Dio 'soffre che delle creature formate a sua immagine lo rifiutino ... eternamente', sarebbe piú coerente ipotizzare che, per por fine alla propria sofferenza, Dio concedesse anche ai dannati la salvazione, ossia la visione di Sé; perché il 'fuoco' non è che un 'simbolo' del dolore della mancata visione: anche se un simbolo radicalmente concreto, che realmente brucia ogni fibra dell'essere umano, anima-e-corpo.
Ma pretendere la salvazione finale dei dannati è palesemente eretico, e Maritain se ne astiene.
I 'buonisti' infatti amano le vie oblique.

E cosí Maritain, piú 'buono' di Dio, fantastica che i dannati siano portati al cerchio piú alto dell'inferno, il limbo.
Anche qui un segno della misera idea della giustizia che hanno i buonisti: la giustizia - che è esatto calcolo della relazione per cui si dà 'a ciascuno il suo' - vorrebbe allora un altro miracolo: se i dannati per 'miracolo' godono la felicità naturale del limbo, allora i bambini morti senza battesimo, cioè senza colpe attuali e personali, penano come i dannati.
Non sarebbe ciò ingiusto?
Ma questa è evidentemente una domanda che i 'buonisti' non si pongono nemmeno quando si tratta dell'aldiquà, della giustizia penale terrestre ed umana.
Non a caso gran parte della 'politica' buonista verte sulla sentimentale voglia di alleviare le pene dei condannati: no alla pena di morte, poi no all'ergastolo, poi pene 'rieducative' piuttosto che 'afflittive'… tutto ciò senza considerare che le vittime dei condannati omicidi hanno subìto, loro sì, la pena di morte, l'afflizione, il dolore.
Maritain innalza questo buonismo piccinamente terrestre a metafisica: anche nell'aldilà, suppone, non deve esistere più giustizia penale.
E le vittime saranno confuse coi colpevoli.
Nel limbo di Maritain, riempito di dannati 'perdonati', ogni infanticida sarà eternamente a fianco della sua piccola vittima, penando (mitemente) e godendo (naturalmente) né più né meno che essa.

Il 'revisionismo' buonista (e conciliare) dell'amore di Dio

Tutto nasce, credo, dal presupporre che 'la giustizia di Dio è là sua pazienza'.
Invece, la giustizia penale di Dio è il suo amore stesso, la faccia del suo amore che rivolge ai peccatori non pentiti.
Nulla nei testi evangelici autorizza il sospetto che la gloria di Dio, la carità di Dio, sia diminuita dalla presenza eterna dei malvagi; men che meno che Dio 'soffra' delle loro sofferenze, del loro rifiuto, della loro eterna bestemmia.
La parabola delle vergini stolte è spaventosamente chiara.
Esse dal loro orribile 'fuori', nella notte, bussano contro la porta chiusa;ma non turbano la festa dello Sposo che ha luogo dentro.
Del resto nessuna delle parole di Gesù sull'inferno autorizza minimamente le speranze di Maritain.
Al contrario tutte dicono che la minaccia della pena, che la giustizia penale metafisica, è qualcosa di così reale sul suo indicibile piano di realtà, che non può neppure esser detto con parole umane.
Gesù allude all'inferno con due metafore.
La piú popolare, quella del 'fuoco', in realtà parla di un fuoco che arde in eterno qualcosa come spazzatura, residui che non servono e non sono piú nulla.
Ai dannati è minacciata la Geenna - la discarica dei rifiuti di Gerusalemme, dove irriconoscibili resti della vita, sporcizie della vita, bruciavano tra fumi maleodoranti; al loglio è promesso che sarà 'gettato nel fuoco' (o nel forno).
Ma piú agghiacciante, piú disperata, è la metafora del 'fuori'.
Gesù, quando allude a 'le tenebre esteriori dove non è che pianto e stridor di denti', deve ricorrere a 'parole scelte da una zona estrema del linguaggio', come fa dire Thomas Mann al suo diavolo, che con il nome di Sammael ('angelo del veleno') si presenta al musicista Leverkhun per comprargli l'anima.
Perché 'si possono usare molte parole, ma tutte stanno soltanto per nomi che non esistono. Questa è precisamente la gioia segreta, la sicurezza dell'inferno: che non è enunciabile, che è salva dal linguaggio. Che esiste semplicemente, ma non la si può mettere nel giornale, non la si può rendere pubblica, non se ne può dare una nozione critica con parole [...] Di simboli bisogna accontentarsi mio caro, perché là tutto finisce, non solo la parola indicatrice, ma tutto [...]ogni pietà, ogni grazia, ogni riguardo, e fino all'ultima traccia di comprensione per l'obiezione incredula e scongiurante: questo voi potete, eppure non potete fare di un'anima. Invece sí, lo si fa, e avviene senza il controllo della parola [...] Incontrollato, nell'oblio, fra spesse mura'.

E infatti ciò che piú colpisce è come Gesù, nell'alludere a ciò che avviene nelle tenebre esteriori, ricorra a una frase di impersonalità inaudita, una impersonalità di secondo grado.
Non dice che 'nelle tenebre esteriori' si piange e si stridono i denti.
Non dice nemmeno che 'non c'è altro' che pianto e stridore; già quell''altro' è di troppo, perché non c'è più, forse, nemmeno la minima traccia di 'altro'.
Tutto ciò che c'è, là 'fuori' 'non è che pianto e stridor di denti'.
Lungi dall'esserci i dannati che costruiscono torri e ponti e battaglie, come immagina Maritain: non ci sono più, 'i doni e le virtù ontologiche delle creature'.
Potremmo addirittura sospettare che non esistano nemmeno più esseri umani nel senso proprio, ma solo residui.
C'è infatti là fuori qualcuno che piange e stride?
A prender le parole di Cristo nel senso letterale, non c'è che 'pianto e stridore'.
E taccio su quello stridere di denti: noi abbiamo esperienza del battere di denti, nel gelo estremo, o del digrignare i denti, nella rabbia umana; ma lo stridere dei denti allude a un dolore, un gelo e una rabbia stritolatori, di cui non c'è esperienza possibile nell'aldiquà.
In questa prospettiva, la fantasia di Maritain appare come una frivola svalutazione della terribile serietà di Gesù.
Non è difficile scoprire da quali suggestioni Maritain si sia indotto a tanto.
Egli stesso ci mette sulla strada, con la sua citazione di Hernst Hello e di Léon Bloy.
Come ho altrove raccontato, Bloy ed Hello, furono travolti da una frenesia messianica sui generis: suggestionati dalle speculazioni attorno alle visioni di La Salette, e ancor piú dalle 'voci' e 'visioni' che visitavano Anne Marie Roulé, la prostituta di cui Bloy aveva fatto la sua amante mistico-carnale, essi aspettavano l'imminente Secondo Avvento.
Non il ritorno di Gesù tuttavia, ma del 'Paraclito', della Terza Persona; che avrebbe, secondo loro, abrogato la legge di Gesù, proclamando 'bene' ciò che Gesù aveva dichiarato 'male'.

Difatti, secondo le 'rivelazioni' ricevute, essi credevano che il 'Paraclito' fosse 'identico a Lucifero'.
Prefigurato da tutti i rifiutati della Scrittura - da Caino, dal Figliol Prodigo, dal Cattivo Ladrone - l'ultimo 'segreto' che il Padre aveva in serbo per l'umanità stava per essere rivelato: Lucifero il Rifiutato sarebbe stato alfine manifestato come Spirito Santo, il Nemico come vero e definitivo Salvatore.
Colui che era stato relegato nei 'luoghi lontani' sarebbe stato riassunto nel piú alto dei cieli.
Solo pochi comprendono che la nuova rivelazione negherà e abrogherà la vecchia, la legge di Gesù, e instaurerà la libertà di Lucifero-Liberatore: di fatto solo Bloy (che si considerava l'Elia dell'imminente rivelazione) ed Hello.
A questa visione luciferina Bloy rimase fedele.
Anche quando la sua ispiratrice, la bella Anne Marie Roulé, fini in manicomio ormai del tutto demente.
Di fatto Bloy oserà rivelare il gran segreto rovesciato nel suo 'Dagli Ebrei la salvezza': la cui edizione fu curata, nel 1905, da Jacques e Raissa Maritain.
Cosí è senza stupore che ritroviamo nell'operetta senile di Maritain, nella sua fantasticheria sul riscatto buonistico dei dannati dall'inferno al limbo, una gentile attenzione speciale per Lucifero.
'Lucifero senza dubbio sarà l'ultimo a cambiare. Durante un certo tempo egli sarà solo nell'abisso, si crederà il solo condannato ai tormenti senza fine, e il suo orgoglio sarà senza confini. Ma anche per lui si pregherà, si griderà. E alla fine, anche lui sarà restituito al bene, nell'ordine della sola natura, reso suo malgrado all'amore naturale di Dio, portato per miracolo nel limbo in cui la notte brilla di stelle. Vi riprenderà il suo ufficio di principe - riprovato sempre, riguardo alla gloria; amato di nuovo, riguardo alla natura [...]. Umiliato sempre ; ma umile ora' (pagina 81).
Anche Lucifero tra i bambini innocenti, e come loro principe.
Anche lui buonisticamente 'restituito al bene', anche se solo 'naturale', come preme al sentimentalismo.
Certo, è solo una forma attenuata dell'annunciazione satanica di Bloy, che voleva Lucifero assunto nella Trinità, banditore della nuova legge che dice bene il male e male il bene.
Maritain era troppo letto dagli ecclesiastici per farsene banditore, senza rischio di un anatema.
Ma, confondendo in un'infantile indistinzione 'limbica' il bene e il male, mostrando la giustizia come opposta all'amore, già la sua attenuazione non prepara la via alla venerazione di Lucifero, a cui Bloy voleva si volgessero i 'veri spirituali'?».

La verità sul Limbo dimostra essere la carta da tornasole dell'inversione conciliare poiché palesa, contro ogni elucubrazione gnostica, l'abisso esistente tra gli esseri umani redenti dal sangue del Salvatore e quelli che per volontà umana, propria o altrui, non lo hanno desiderato, cercando di meritarselo, ma lo hanno ignorato o rifiutato.
L'aggiornamento dottrinale nella questione del Battesimo da parte di certi vescovi e dei loro periti, seguì le idee del teologo tedesco Karl Rahner, S.J., che fu l'eminenza grigia del Vaticano II e che, in seguito, ha diffuso le sue idee sulla salvezza universale con rinnovata autorità.
Ecco quanto dice nel suo libro «Il Cristiano Anonimo»: «Ci possono essere, e in effetti ci sono, degli individui che sono effettivamente giustificati nella grazia di Dio che conseguono la salvezza sovrannaturale alla vista di Dio... anche se non appartengono alla Chiesa [...] come una realtà storica visibile.[…] Nessuna dimostrazione veramente teologica di tale tesi può qui essere fornita attraverso le scritture o la tradizione.
Tale dimostrazione non sarebbe facile, perché l'ottimismo che questa tesi comporta si è solo chiarito ed asserito gradualmente nella fede consapevole riguardo alla salvezza per i catecumeni non battezzati in Ambrogio, attraverso la dottrina del baptismus flaminis e il votum ecclesiae del Medio Evo e al Concilio di Trento, fino all'insegnamento esplicito negli scritti di Pio XII che affermano che anche un semplice votum implicito per la Chiesa e il battesimo possono essere sufficienti.
E' stato dichiarato al Vaticano II che nemmeno gli atei sono esclusi da questa possibilità di salvezza...
La sola condizione necessaria che si riconosce su questo punto è la necessità di fedeltà ed obbedienza dell'individuo alla sua propria coscienza personale.
Quest'ottimismo riguardo alla salvezza mi sembra uno dei più notevoli risultati del Vaticano II.
Infatti, quando consideriamo la teologia ufficialmente accettata riguardo a tutte queste questioni che, fino al... Concilio è stata quella più o meno tradizionale, possiamo solo meravigliarci a quanto poche controversie siano sorte durante il Concilio riguardo a tali asserzioni di ottimismo circa la salvezza, e meravigliarci anche a quanto poca opposizione l'ala conservatrice del Concilio abbia portato su questo punto, a come tutto ciò abbia avuto luogo senza preparazione di scenario o grande scompiglio anche se questa dottrina ha segnato, nello sviluppo della consapevolezza della Chiesa riguardo alla sua fede, una fase molto più decisiva che, per esempio, la dottrina della collegialità nella Chiesa, la relazione fra le scritture e la tradizione, l'accettazione della nuova esegesi, ecc
».

L'esistenza del Limbo non è forse conseguenza della necessità della Redenzione?
Ebbene, l'idea della «redenzione universale», lanciata dal cardinal Wojtyla nella «Gaudium et Spes», ha profondamente cambiato questa fede, per cui molti «teologi buonisti» abolirono il Limbo in nome della loro idea di carità.
Vediamo come hanno inserito allora questa pastorale conciliare nel «nuovo catechismo» (Libreria Editrice Vaticana, 1992), ufficializzando così le «dosi ridotte» di modernismo che, mischiate con «ampie dosi» di dottrina tradizionale, rendono il Vaticano II e il «suo catechismo» il lievito dei grandi inganni dei nostri tempi.
§ 846. Fuori della Chiesa non c'è salvezza. Come bisogna intendere questa affermazione spesso ripetuta dai Padri della Chiesa? Formulata in modo positivo, significa che ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa che è il suo Corpo. «Lumem gentium», 14. Non potrebbero salvarsi quegli uomini che, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero però voluto entrare in essa o in essa perseverare.
§ 847. Questa affermazione non si riferisce a coloro che, senza loro colpa, ignorano Cristo e la Chiesa: Lumen Gentium, 16. Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e tuttavia cercano sinceramente Dio, e sotto l'influsso della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di Dio, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna.
Si inizia con l'equivoco verbale di nominare «affermazione spesso ripetuta» quel che in verità è un dogma, e proprio il dogma che si dice di voler spiegare ed è nel titolo del paragrafo.
Segue la seconda insidia: l'affermazione dogmatica che esclude la salvezza fuori della Chiesa, perciò necessariamente espressa in modo negativo.
L'idea di cambiarla con una formula positiva non solo dà adito a pensare che l'espressione abbia un senso tropponegativo, ma che ci sia sempre una versione positiva in corrispondenza a quanto è espresso in negativo, il che è falso.

Per esempio, ai comandi divini espressi in negativo, come non uccidere, non corrisponde una qualsiasi espressione positiva.
Ora, questa nozione di chiesa - popolo - umanità è quella che impregna anche il «nuovo codice canonico», che perciò è la legge di una nuova chiesa.
Questo insegnamento, che distingue fra conoscere e ignorare riguardo alla Chiesa, esclude la grazia.
In altre parole, la salvezza sarebbe ottenibile dall'uomo mediante la sua capacità di sapere ed operare adeguatamente secondo coscienza: cioè l'eresia pelagiana condannata già dal IV secolo.
Per salvare gli uomini il Signore ha versato il suo sangue, da cui è nata la Chiesa e da cui provengono i sacramenti, per primo il Battesimo.
Essi sono i segni sensibili custoditi dalla Chiesa attraverso cui la grazia suscita la fede che salva.
E' vero che «la fede senza le opere è morta» (Giacomo 1, 4), ma «in virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato dinanzi a Dio»... solo «dalla legge della fede» (Romani 3, 20, 28).
Il «nuovo catechismo» rinnova più avanti le supposizioni ed eccezioni qui sollevate.
§ 1257. Il Battesimo è necessario alla salvezza per coloro ai quali è stato annunziato il Vangelo e che hanno avuto la possibilità di chiedere questo sacramento...
Dio ha legato la salvezza al sacramento del Battesimo, tuttavia Egli non è legato ai suoi sacramenti.
§ 1260. «Cristo è morto per tutti [...], perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale» (Gaudium et Spes, 22).
Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato.
E' lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità.
§ 1261... La grande misericordia di Dio... e la tenerezza di Gesù verso i bambini... ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo.
  
Il Signore insegnò: «In verità, in verità ti dico che se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio» (Giovanni 3, 5).
Gesù stesso ha dato l'esempio facendosi battezzare nel Giordano da Giovanni Battista.
La Chiesa non poteva insegnare diversamente perché la sua autorità deriva dalla parola del Signore ed è per tutti gli uomini universale (cattolica).
Qui, invece, si insinua la necessità del Battesimo solo a coloro che sono stati evangelizzati e hanno la possibilità di riceverlo.
Si scontrano così col canone V del Concilio di Trento: «Se qualcuno dice che il Battesimo è opzionale, cioè che non sia necessario alla salvezza, sia anatema».
Inoltre, essi rendono opzionale la loro evangelizzazione, anzi la rendono rischiosa, poiché da essa derivano limiti alla salvezza altrimenti inesistenti.
Mentre la professione di fede cattolica è fondata sulla dottrina per cui gli uomini devono andare incontro alla grazia, domandarla a Dio e prepararsi per riceverla nella Chiesa, la «credenza» modernista, qui velatamente professata, ritiene che la grazia sia ovunque, che la Chiesa sia solo uno dei suoi molteplici canali e il sacrificio del Signore una tra le diverse vie di salvezza per tutti gli uomini, note solo alla misericordia divina.
In verità, Dio ci ha mandato il Signore, che ha stabilito la Chiesa come unico ovile di salvezza dei redenti.
Ebbene, «il modo che Dio conosce» fu rivelato a noi ed affidato alla sua Chiesa per predicare la verità in tutto il mondo.
La posizione di quanti considerano lecito supporre che sia possibile compiere la volontà di Dio, come la si conosce (o immagina), «anche ignorando il Vangelo di Cristo, per essere salvati», non corrisponde al vero e certamente non riguarda l'autorità cattolica istituita da Gesù Cristo (Marco 16, 16).
I riformatori conciliari della fede svelano così che la loro autorità non è universale, né necessaria.
Il sentimentalismo di quest'ultimo paragrafo è perciò ipocrita.
Il peccato originale è una verità innegabile quanto il fatto che Gesù patì il sacrificio della croce per lavarlo.
Ma sta agli uomini ricorrere, per se stessi e per i loro figli, al potere del sangue di Cristo, da cui sgorga la misericordia divina.
Chi diluisce la necessità di questo sangue, diluisce la gravità di quella colpa, fino a negarne la verità dogmatica.

Così il delitto dell'aborto è ridotto a un male sociale, ignorando la privazione che è quella del Limbo, dove le anime dei bambini non nati non soffriranno di certo per colpe altrui, ma saranno private del dono della visione di Dio.
I pastori del «Concilio pastorale» dichiarano oggi ad alta voce che intendono le dottrine conciliari come un'apertura che va oltre il «pancristianesimo» dell'unione delle religioni, per servire all'animazione "spirituale" della democrazia universale fondata sull'autonomia e sulla libertà dell'uomo moderno.
A questo scopo vi sono oggi modernisti in qualsiasi sede episcopale e commissione teologica per l «omologazione» a una religione mondiale.
Chiederanno scuse perfino per il Credo nella discesa agli Inferi del Salvatore?
Il buonismo conciliare è capace di tutto!

Araì Daniele


 
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