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Sì, confesso il terribile segreto
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Ricevo questa mail:

«Egregio signor Blondet,
anche noi lettori ci informiamo. Lei, nel 2002, ha scritto insieme ad un certo Roberto Pinotti (!) un libro dal titolo: ‘Oltre. Dal Seti agli UFO. Viaggio fra i fenomeni non classificati alla ricerca del pensiero alieno’. ALIENO, avete letto bene! Quale credito si può dare ad una persona che scrive sugli alieni? Perché non ci dice la verità, tutta la verità, su se stesso signor Blondet? Ci interesserebbe molto. La prego, adesso ci istruisca anche sugli alieni. Distinti saluti!
»

Poichè non ho niente di cui vergognarmi, eccomi a rivelare il mio terribile segreto. Una premessa per lettori meno malevoli di questo energumeno: un giornalista è un lavoratore dipendente. Specie nei primi anni di carriera (ma anche dopo) obbedisce a un direttore e a redattori  capo, che gli ordinano di scrivere su questo o quell’argomento.

Nei miei 39 anni di vita giornalistica, ho scritto su tutto: in polverosi archivi si potranno trovare miei articoli firmati sulla cucina e sulle virtù curative delle erbe, su maghi e guaritori, su santi e poeti, persino interviste ad attori ed attrici. Tutto tranne lo sport, compito a cui sono riuscito a sottrarmi. Solo verso la fine della carriera ho avuto una maggiore libertà di scelta (relativa del resto) occupandomi di preferenza di esteri ed economia.

Ebbene: oltre trent’anni fa, ero dipendente del settimanale «Gente», dove ho lavorato diversi anni. Venni incaricato di scrivere una inchiesta sui dischi volanti. Si tenga presente che nel 1977 era uscito un famoso film di Spielberg, «Incontri ravvicinati del  terzo tipo», che parlava di extraterrestri; un intraprendente astronomo statunitense, Carl Sagan, aveva promosso l’uso in certe ore dei massimi radiotelescopi del mondo per l’ascolto di possibili «segnali intelligenti» via radio dallo spazio. Era il programma ufficialmente chiamato Search for Extraterrestrial Intelligence (SETI, di fatto iniziato fin dagli anni ‘60 dal professor Frank Drake, astronomo della Cornell University). E Sagan teneva conferenze nel mondo dichiarandosi certo di poter riconoscere segnali intelligenti, se qualcuno li emetteva dagli spazi interstellari. Come si vede, il tema era di attualità, e incuriosiva il pubblico.

Contattai Roberto Pinotti, fiorentino, ritenuto il massimo esperto italiano della questione. Pinotti era il capo di qualcosa che si chiamava Centro Ufologico Nazionale: un’associazione privata di volontari che facevano essenzialmente una cosa: quando leggevano sui giornali di un avvistamento di UFO, andavano sul posto a intervistare le persone avvistatrici, i testimoni oculari. Esistevano a questo scopo dei questionari, elaborati da un certo numero di scienziati anglo-americani (e adottati anche dalle aviazioni militari, compresa la nostra): si chiedevano ai testimoni - fra i quali non mancavano controllori di volo e piloti civili e militari - dati precisi (luogo ed ora dell’avvistamento, colore e forma dei presunto UFO, rumori, circostanze (li avevano visti in cielo o a terra?) eccetera, fino all’eventuale avvistamento e interazione con «esseri animati». Gli incontri «del terzo tipo», appunto. Lo scopo dei questionari era di cercare di stabilire se, in ciò che dicevano i testimoni, potevano emergere delle costanti statistiche o tipologiche. Ciò, nel tentativo di dare concretezza a un fenomeno altamente elusivo.

Perchè già da un decennio almeno un ingegnere francese, Michel Aimè, una costante curiosa l’aveva scoperta. Costui, scettico, aveva cominciato, su una carta della Francia, a puntare spilli colorati nelle località in cui - secondo le cronache dei giornali - erano stati avvistati oggetti volanti non-identificati: era un momento in cui gli avvistamenti presunti si moltiplicavano.

Ebbene: l’ingegnere constatò che gli avvistamenti tendevano a concentrarsi lungo una linea precisa, la linea Bayonne-Vichy, dal nome delle due cittadine interessate. Prolungando la linea su un mappamondo, Aimè scoprì che essa sorvolava la maggior estensione di terre emerse e la minore di acque oceaniche possibile, per un satellite artificiale che girasse attorno al nostro pianeta. Era un indizio di «comportamento intelligente».

Tutto questo me lo spiegò allora Pinotti per la prima volta. Era una fonte di moltissime informazioni, in contatti da anni con fisici e astronomi che si occupavano del tema, partecipava alle conferenze internazionali ufologiche, aveva raccolto migliaia di testimonianze, si teneva al corrente della letteratura sul tema che si pubblicava in tutto il mondo; perchè anche in URSS ambienti scientifici se ne occupavano.

Decisi - visto che l’esperto era lui - di firmare gli articoli a due mani. Fu un’inchiesta che mi divertì, specie per le ipotesi e le teorie elaborate da scienziati: vedere applicare il rigore scientifico, e la creatività mentale, ad un fatto forse fantastico era di grande insegnamento, e intellettualmente stimolante.Ne risultarono una ventina di puntate su Gente.

Quelle puntate servirono a ricavarne un libro, che aveva come titolo «Intelligenze extraterrestri». Di quel libro Pinotti ha curato diverse ristampe ed edizioni, anno dopo anno, rimpolpandolo via via e finendo per cambiare il titolo in «Oltre».

Vedo adesso che c’è stata anche un’edizione nel 2002. Non so quanto di mio vi sia rimasto - la prima era un’agile operetta di 150 pagine, oggi è un tomo - ma non mi pento di averci lavorato allora. Chi lavorava per Gente, doveva occuparsi di tutto; fa parte del mestieraccio, ma ci sono forme molto più disoneste per farlo (e molto più pagate).

Il nostro non era un libro che gabellava per vere tutte le panzane sull’argomento, tipo «Stargate» per intenderci. Di comune accordo, Pinotti ed io escludemmo fin da subito i cosiddetti «contattisti», gente che proclamava di essere in contatto (telepatico) con extraterrestri, da cui ricevevano importantissimi  messaggi per l’umanità. E naturalmente, nulla sui cerchi nel grano ed altri misteri.

Spero che Pinotti, che è un amico anche se non ci vediamo da anni, non sia venuto meno al rigore iniziale e non trascini il mio nome in cose del genere, oltretutto gratis. Anni fa mi mandò un’ennesima edizione: non l’ho mai riletta.
La domanda: esiste vita intelligente sugli altri pianeti?, ha smesso di appassionarmi.

Ora che sono vecchio, mi assilla una domanda più urgente e modesta: esistono forme di vita intelligente sulla Terra? Già il professor Sagan si poneva la questione, e inclinava alla negativa.

Oggi mi chiedo: esistono forme di vita intelligente, poniamo, a Palazzo Madama? O a Montecitorio? E se sì, perchè non vogliono comunicare con noi?


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