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La libertà diventa totalitaria. In Francia. Presto in Italia
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Il Governo socialista francese ha deciso di aprire una nuova fase di riforme; Hollande vuol passare alla storia imponendo alla Francia un nuovo volto, definitivamente liberato. Ciò, con tre progetti di legge simultanei:

1) Per l’aborto, l’abolizione della «pausa di riflessione» di 7 giorni prescritta dalle leggi vigenti.

2) Espianti: gli organi del cittadino defunto gli saranno prelevati senza il suo previo consenso, e tantomeno dei familiari, a meno che non possano dimostrare che l’estinto – per iscritto – aveva previamente rigettato la donazione.

3) Abolizione definitiva del latino (e greco) dalle scuole – già erano discipline facoltative. In compenso, insegnamento dell’inglese dalle primarie, e di una seconda lingua viva dalla quarta elementare.

Si apprezzi la perfetta coerenza di queste riforme socialiste, e di come armoniosamente si completino l’un l’altra.

Quanto all’abolizione della riflessione prima di un aborto (7 giorni fra la prima e la seconda consultazione medica) , tale Isabelle Fride, del Planning Familial di Parigi, l’ha salutata come una conquista da tempo voluta per la liberazione delle donne: «Era un freno supplementare e un fattore di colpevolizzazione. Le donne hanno già riflettuto quando vanno al consulto la prima volta».

Parole rivelatrici: non si deve dare nessuna possibilità di riflettere alla «donna»; che sennò si colpevolizza. La coscienza rischia di farsi sentire ed opporsi alla libertà. La volontà immediata della «donna» è quella che vale.

Invece, la volontà dei parenti di un morto, non vale nulla. Quella del defunto ancor meno: si suppone che non abbia più diritto ai suoi organi. Essendo la morte la fine di tutto, il corpo non è più suo ma del servizio sanitario, dello Stato. È il meraviglioso complemento giuridico del celebre principio che trionfa nell’aborto legale: «Il corpo è mio e lo gestisco io», proclama la «donna». Purché sia viva. Da morta, anche lei diventa un magazzino di pezzi di ricambio. Il corpo non è più suo e lo gestiscono i sanitari.

Qualcuno ha fatto notare che in Francia esiste il diritto di recesso – la pausa di riflessione – per l’acquisto di un’auto o di una lavatrice; il cliente può cambiare idea entro 7 giorni e rendere l’acquisto nullo, ciò che non sarà consentito alla «donna» nel caso dell’uccisione del proprio figlio.

Da ciò, anime distorte hanno tratto la conclusione che la donna, lungi dall’essere stata liberata, è stata privata di una libertà. Chi con questa bassa polemica crede di lanciare non so quale siluro all’ideologia libertaria, merita solo derisione: non ha capito che questo segna, appunto, l’ulteriore finale progresso dell’ideologia libertaria? Benvenuti nella liberazione totalitaria: nemmeno uno spiraglio sarà lasciato agli oscurantisti! Lo Stato non vi lascerà nemmeno un angolino buio, dove ripararvi dalla libertà. Dovrete essere liberi per forza. Per legge penale.

Come ci ha informato il giornalista Marcello Foa, «nelle scuole francesi è diventato obbligatorio un corso di insegnamento per promuovere la libertà dei sessi e per combattere l’omofobia che si propone di “sostituire categorie mentali come quella di ‘sesso’ con il concetto di ‘genere’ che mostra come la differenze tra uomo e donna non siano basate sulla natura ma siano prodotte storicamente e replicate dalle condizioni sociali”. Corsi analoghi vengono insegnati nelle scuole inglesi».

Capito? Qui la parola chiave è «obbligatorio»: per promuovere la libertà dei sessi, è obbligatorio... Orwell è trionfalmente superato, la liberazione è obbligatoria. Schiere di insegnanti italiani, apostoli del totalitarismo libertario, tenacemente di nascosto, contro il volere delle famiglie, ammaestrano i figli altrui ad esseri liberi: per citare ancora Foa, «i bambini vengono costretti a travestirsi da femmine e a giocare alla mamma, mentre alle bambine vengono imposti giochi di ruolo decisamente maschili. Nel frattempo si impongono modelli che tendono a sradicare identità centrali insite nella natura umana».

Ridicolo: c’è ancora chi crede esista una «natura umana», ed in nome dei tale supposta natura invoca non so quali diritti che tale natura avrebbe. Non si rende conto, l’ingenuo, che la Storia è avanza, l’ha lasciato indietro: una natura umana non esiste, tutto è storia e «cultura».

La liberazione in corso, è appunto liberazione dalla natura umana. Ve ne spoglieremo, vi piaccia o no.

Veniamo alla terza grande riforma di Hollande, l’abolizione di ogni residuo di latino nell’insegnamento. Qualche spiegazione è richiesta per mostrare l’ammirevole coerenza e convergenza di queste con le due altre riforme.

Occorre ricordare che per l’ideologia libertaria la scuola – come ogni altra istituzione – è una prigione. L’equazione è stata stabilita una volta per tutte da Michel Foucault, guru del progressismo libertario e modello e profeta della gauche-caviar, nella sua fondamentale opera strutturalista Surveiller et Punir: «La prigione somiglia alle fabbriche, alle scuole, alle caserme, agli ospedali, i quali tutti somigliano alla prigione». Foucault è anche il padre della deriva che ha portato, da noi, alla legge Basaglia: secondo lui sono i manicomi che creano la malattia mentale, come sono le prigioni che creano il crimine. Abolite tali istituzioni e l’uomo sarà libero, sano ed onesto. Qualunque istituzione che esige l’obbedienza a regole più o meno formali è repressiva. Il marxista-strutturalista Pierre Bourdieau (un altro guru della sinistra) lo afferma nei termini più recisi: «Ogni azione pedagogica è obiettivamente una violenza simbolica in quanto imposizione, da parte di un potere arbitrario, di un arbitrario culturale». Ancora più avanzato su questa linea di progresso e libertà, Roland Barthes (guru e profeta) affermava: «La lingua è semplicemente fascista, perché il fascismo è obbligare a dire».

Figurarsi poi una lingua morta, il latino: puro e semplice fascismo, al più velenoso grado. Che sia l’imposizione di un arbitrario culturale non c’è nemmeno bisogno di dimostrarlo: perché non si sceglie di far studiare la «cultura rom», la «cultura gay», e invece la cultura latina, greca e romana? Perché, come si provò a rispondere il paleo-marxista Gramsci, «per conoscere direttamente la civiltà che costituisce il presupposto necessario della civiltà moderna, in altre parole (le si apprende) per essere se stesso e conoscere se stesso coscientemente»... fulmini e saette, retrivo di un Gramsci! Borghese!

Quanto elitarismo e insieme provincialismo nella tue parole: che esista una cultura superiore ad un’altra, è palesemente un pensiero politicamente scorretto — ed oggi censurato, riprovato e vietato per legge. Oggi sappiamo che esistono miriadi di «culture», tutte valide, fra cui possiamo scegliere: la cultura rom ne è un esempio luminoso, ma l’elenco sarebbe infinito: la cultura dei cannibali di Celebes, le «culture andine» tanto ingiustamente estinte dai conquistadores, e poi ancora: c’è la cultura pop, la cultura skinhead, la cultura aziendale: Microsoft ha una cultura e una filosofia, c’è la cultura delle bidonvilles, la cultura della malavita; la Camorra è una «cultura»... un assessore regionale siciliano, di fronte alle lagne dei moralisti per la devastazione delle coste sicule con case e casette abusive, ha detto – e rivendicato – che nella sua fiera regione vige «la cultura dell’abusivismo».

Insomma, tutto ha dignità di cultura adesso. E voi mi venite a parlare di latino e greco: omofobi, xenofobi, odiatori dei rom e delle conquiste delle donne. Scommetto che siete anche negazionisti. Sappiatelo, lo Stato vi sorveglia. Vi tiene gli occhi addosso. Vi intercetta.

La scuola libertaria vi libera da ogni pregiudizio e tabù, vi insegna che tutte le culture si equivalgono; vi libera anche dall’elitarismo e dal classismo. Nella scuola di massa, sarete liberi di studiare la cultura rom e non quella di Atene, l’orgoglio gay e non Virgilio: non è più facile?

Sarete liberati dall’inutile e dedicati a materie utili, come l’inglese. Anche Gramsci riconosceva: «Non si apprende il latino e il greco per parlarli, o per diventare camerieri o corrispondenti commerciali»... ecco appunto, la scuola libertaria farà di voi dei corrispondenti commerciali e dei camerieri. Di tutti voi, nessuno escluso.

La scuola totalitario-libertaria, o giovani, vi libera dalla «violenza» pedagogica. Pensate un po’, secondo Platone la scuola non serviva a «mettere in rete gli studenti» col «digitale» perché si auto-educassero; né meno a fornire «uno zoccolo comune di conoscenze»: Serviva – inaudito – a permettere ai bambini, in un quadro sociale, di controllare le proprie passioni.

Controllare le proprie passioni era ciò che allora passava per «libertà». Quell’oscurantismo elitista pensava non già che l’uomo nasce buono (e la società repressiva poi lo guasta), ma che l’uomo nasce bambino, ossia incompleto, ed ha bisogno del maestro, dei maestri, non per assoggettarlo, ma al contrario per metterlo sulla strada dell’autonomia. Autonomia fino al punto in cui l’allievo era in grado di criticare il maestro e ciò che aveva appreso – che gli era stato trasmesso (tradito, da cui tradizione) – onde non dovesse riscoprire la civiltà daccapo ad ogni generazione, e potesse così inventare qualcosa di superiore e di nuovo.

Qualche passatista vi dirà che, per esempio, Alan Turing inventò l’informatica e le idee basilari della macchina analitica che ancora non esisteva (il computer) come studente a Cambridge, dove alle classi dirigenti britanniche – quelle che non erano destinate a diventare camerieri - non s’insegnava altro che greco e latino, storia greca e storia latina, filosofia greca, nonché a tradurre dal greco al latino, a pronunciare orazioni in latino, a dividere le classi in Achei e Troiani che facevano a gara... in tutte le materie inutili.

Noi libertari abbiamo la risposta pronta: onoriamo in Turing l’omosessuale discriminato, non il grecista obbligato.

Adesso, tutto questo incubo repressivo – questa violenza del farvi migliori, adulti ed autonomi – è stato abolito: non vi si trasmette più niente, così non avete niente da criticare.

Pensate quali vette avrebbe toccato Alan Turing se, invece di subire la nota repressione, avesse potuto espandere liberamente, senza ostacoli, vergogna né limiti la sua omosessualità! Cosa non farete voi, quando il totalitarismo libertario vi libererà da tutto quello che vi aliena: la scuola, il latino, la cultura, la civiltà, la lingua, i significanti, il nome di vostro padre (ora genitore 1), i saperi... liberi di tutto, senza ostacoli, felici... dite che Alan Turing avrebbe abbandonato gli studi per il gay pride e le orgette nei localini appositi? Ebbene, sarebbe passato ad una «cultura» diversa, ma equivalente.

«La postmodernità – ha scritto il filosofo Dani-Robert Dufour – ha abbandonato il principio per cui l’uomo deve essere portato alla libertà di criticare, sostituendolo con la libertà delle passioni».

La libertà di essere passivo, di non vivere ma «esser vissuto» . Ciò piace, ovviamente, al Mercato. È un’altra deregulation, la decisiva, quello dell’uomo che non ha ricevuto niente dal passato, non ha più motivo di criticare nulla, e non ha che da consumare come gli suggeriscono le sue passioni – pardon, i suoi diritti al piacere. Da cui si vede come sinistra libertaria e capitalismo ultimo nascano dalla stessa radice, e l’uno aiuti l’altro.

Benvenuti nel totalitarismo libertario.




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