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L’esoterismo di Romana Guarnieri e di don Giuseppe De Luca
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La chiave di volta del loro edificio culturale e politico “segreto” 

Il “segreto”

Romana Guarnieri nel suo libro Una singolare amicizia. Ricordando don Giuseppe De Luca (Genova, Marietti-1820, 1998, p. 8) ha definito don De Luca un “politico segreto”.

Questa definizione, inizialmente, potrebbe destare stupore, se non si conoscesse bene il pensiero e il modus operandi della Guarnieri e di don De Luca, ma dopo aver scandagliato abbastanza la loro vita e le loro opere ci rendiamo conto che la definizione della Guarnieri calza a pennello: d’altronde chi conosceva De Luca meglio della Guarnieri?

Esoterismo e femminismo

Fortunatamente, oltre tutto ciò che abbiamo potuto studiare, conoscere ed esporre nei tre articoli precedenti, un interessante saggio di Lucetta Scaraffia intitolato Romana Guarnieri, l’esoterismo ottocentesco e il primo femminismo (Archivio Italiano per la Storia della Pietà, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1965, vol. 18, pp. 317-329) fa piena luce sull’esoterismo della Guarnieri.

Innanzitutto la Scaraffia ci illumina sul fatto che la Guarnieri “si fosse dichiarata molto interessata […] al nuovo filone di ricerca che, qualche anno fa, avevo intrapreso: quello, poco approfondito, dei legami tra esoterismo ottocentesco  e primo femminismo” (cit., p. 317[1]).

Teosofia e antroposofia

Il ramo materno e olandese della famiglia della Guarnieri (italiana da parte del padre) era presentato comunemente come ateo e agnostico. Invece, studiando la storia della famiglia Guarnieri ci si accorse che la sua ascendenza materna “era stata fortemente influenzata dall’esoterismo, e in particolare dalla Società Teosofica prima, e da quella Antroposofica poi, dopo la scissione nel 1912 [della sezione Antroposofica fondata nel 1912 da Rudolph Steiner[2] (1861-1925) dalla sezione Teosofica fondata  nel 1874  a New York da Elena Blavatskij (1831-1891), ndr]” (Ivi).

La Guarnieri “viveva sempre più questa appartenenza teosofica come contrapposta alla cultura della parte italiana [e paterna, ndr] della sua famiglia, ricordata come più tradizionale, anche se suo padre Romano non era certo un cattolico praticante” (Ivi).

“Cristianesimo” esoterico

In breve la conversione della Guarnieri al cattolicesimo non ha cancellato in lei l’atavico ascendente dell’esoterismo messianico/millenarista, ma lo ha reso sempre più forte e profondo, unito ad una pratica pubblica o essoterica di cattolicesimo, mentre in segreto o esotericamente manteneva tutto il suo attaccamento allo gnosticismo, conosciuto tramite la Teosofia e l’Antroposofia.

Tuttavia, studiando meglio la figura del padre della Guarnieri (Romano Guarnieri) si apprende che “anch’egli partecipava degli stessi interessi esoterici e che addirittura era stata la comune appartenenza teosofica a farlo incontrare  con la giovane olandese, che sarebbe divenuta la madre dei suoi figli” (cit., p. 318).

Insomma anche il padre della Romana Guarnieri era influenzato fortemente dall’esoterismo, mediante le figure di Giovanni Papini (che si convertì al cattolicesimo attorno al 1920) e Giuseppe Prezzolini (che non si è mai convertito), i quali influenzeranno anche Romana Guarnieri e don Giuseppe De Luca.

Firenze esoterica

Il padre di Romana Guarnieri frequentava, sin da giovane studente, il cenacolo letterario di Firenze diretto da Papini e da Prezzolini, che era fornito di una ricca biblioteca occultistica, messa su e organizzata dal massone occultista Arturo Reghini nel 1903. Romano Guarnieri (il padre della nostra Romana)  si abbeverava proprio alle fonti avvelenate di questa biblioteca reghiniana, frequentata anche dagli intellettuali futuristi e vicini alle riviste “La Voce” e “Leonardo[3], la biblioteca era fornita di migliaia di libri sulla teosofia, il misticismo, la storia delle religioni, la magia, l’occultismo, dalle quali nascerà anche il movimento dell’Idealismo magico di Julius Evola, che inizialmente fu un allievo del Reghini, ma poi ruppe con lui.

La Scaraffia, rifacendosi a Mircea Eliade (Occultismo, stregoneria e mode culturali, Firenze, Sansoni, 1982), sostiene che tale anelito esoterico - in generale e nel caso dei Guarnieri - era dovuto alla “profonda insoddisfazione per le forme logore del cristianesimo storico” (cit., p. 5).

A tale mancanza del cristianesimo tradizionale si provvedeva apportando nuove conoscenze esoteriche, che suscitavano un vero e proprio interesse per l’occultismo.

Conversione Delucana più che cristiana

Quindi il cattolicesimo abbracciato da Romana Guarnieri, quando conobbe don De Luca (14 marzo 1938) e ne fu fulminata, la lasciava “insoddisfatta” e l’esoterismo messianico/millenarista e occultista “riempiva il vuoto” del cattolicesimo istituzionale e “logoro”. Forse la Guarnieri fu convertita più dalla personalità del De Luca che dal cattolicesimo[4], vissuto in una forma di devozione o infatuazione Delucana e arricchito di conoscenze gnostiche, esoteriche ed occultistiche.

Abbiamo visto negli articoli precedenti come la discepola (Romana Guarnieri) sia poi diventata guida del suo maestro (don De Luca). Tutto ciò ci aiuta a comprendere le amicizie (Papini, Prezzolini, Mattioli, Bottai, Ròdano e Togliatti…) ed i cambiamenti rapidi di schieramento (dal fascismo al comunismo) fatti da De Luca per ottenere il suo fine, che è anche quello della Guarnieri, il quale non è solo la diffusione della conoscenza della pietà cristiana, ma soprattutto di quella gnostica. Infatti nel trattare la questione del Libero spirito e di Margherita Porrete la Guarnieri mostra ampiamente, soprattutto nella “Prefazione storica” a Lo specchio delle anime semplici (Cinisello Balsamo, San Paolo, 1994, pp. 7-55), la sua simpatia per le dottrine della beghina Margherita Porrete, “Apostola” della dottrina ereticale del Libero spirito. Tuttavia tali simpatie non traspariscono ancora pienamente nel suo lungo studio Il movimento del Libero spirito (Roma, Edizioni di Storia della Letteratura, Archivio Italiano della Storia della Pietà, 1965, vol. IV, pp. 351-708). Infatti nell’agosto del 1965 (quando il libro venne finito di essere stampato) a Concilio Vaticano II non ancora concluso (8 dicembre 1965) occorreva fare attenzione a non manifestare troppo apertamente certe tendenze non pienamente ortodosse, mentre nel 1994 si era oramai molto più liberi.

Esoterismo e occultismo consistono essenzialmente nel superare con le sole forze umane, la caduta dovuta al peccato originale e ad “indiarsi” tramite pratiche gnostiche o puramente conoscitive, riservate a pochi eletti (occulte ed esoteriche).

L’esoterismo ha anche una valenza messianica terrena: realizzare “il paradiso in terra”, che lo accomuna al socialismo, visto come una “religione sui generis fondata sull’uomo-dio, sulla divinizzazione dell’uomo su questa terra e del lavoro umano. Il socialismo è una sorta di rinascita del messianismo giudaico” (I. Safarevic, Il socialismo come fenomeno mondiale, Milano, La Casa di Matriona, 1980, p. 296; II ed., 2008, Proceno di Viterbo, Effedieffe)[5].  Per Eric Voegelin (La nuova scienza politica, Torino, Borla, 1968; Il mito del mondo nuovo, Milano, Rusconi, II ed., 1976) il socialismo è un “fenomeno gnostico di massa”. Questo lato gnostico ed occulto del socialismo ci fa capire anche l’afflato di De Luca verso il cattocomunismo di Ròdano e il comunismo bolscevico di Togliatti. In breve tutta la dottrina e l’azione Delucana e Guarneriana sono intelligibili solo se letti alla luce dell’esoterismo messianico, che fa del cristianesimo un “socialismo spiritualistico” e del socialismo un “cristianesimo terreno e materiale”.

L’Esoterismo, l’Apocalittica e il Messianismo terreno

  1. a) L’Apocalittica

Se si vuol, capire appieno la forma mentis dell’esoterismo Delucano/Guarnieriano occorre approfondire la nozione di Messianismo e di Apocalittica.

La letteratura esoterica Apocalittica è il «complesso di scritti pseudonimi giudaici, sorti tra il sec. II a. C. e il sec. II d. C. »[6], la quale nasce al tempo in cui l’Ellenismo pagano trionfa in Israele, che è oppresso e il Tempio viene profanato (168-164 a. C.). Poi dopo il successo di Antioco Epifane († 164 a. C.), la conquista della Giudea da parte di Roma con Pompeo (63 a. C.) e la distruzione del Tempio con Tito (70 d. C.) e della Giudea con Adriano (135 d. C.) si accende sempre più la speranza della riscossa nazionale giudaica, sotto la guida dei “falsi profeti” predetti da Gesù. L’Apocalittica esoterico/apocrifa, per rafforzare questo revanscismo nazionalistico, si serve, snaturandoli, dei Profeti canonici dell’Antico Testamento e li arricchisce di predizioni immaginifiche che descrivono il trionfo di Israele sui Pagani o non-Ebrei (gojim): «Israele sarà liberato e vendicato, e, guidato da Jahweh e dal suo Messia, si satollerà nella pace e nell’abbondanza; le 12 Tribù torneranno per imperare sulle Genti domate e calpestate»[7]. L’Apocalittica apocrifa giudaica ha un carattere eminentemente “esoterico[8] ed è attribuita comunemente agli Esseni[9]. Monsignor Antonino Romeo scrive che la materia dell’Apocalittica è ideologica, politica ed escatologica, essa tratta «della finale rivincita divina sulle forze del male trionfanti attualmente; della vendetta sulle Genti e della restaurazione gloriosa di Israele. […]. Il Regno di Dio riveste generalmente l’aspetto nazionalistico-terreno: schiacciante rivincita di Israele, colmo per sempre di prosperità e di dominio»[10]. Il regno di Israele o del Messia, che coincide con la Nazione giudaica, “sarà di questo mondo, […], e riporterà l’Eden quaggiù. In tale concezione giudaica, la persona umana conta ben poco: Israele diventa realtà assoluta e trascendente, la redenzione è collettiva anziché individuale, anzi cosmica più che antropologica. […]. Il Messia è rappresentato come un re ed un eroe militante. […]. Mai il Messia è intravisto come Redentore spirituale, espiatore dei peccati del mondo ”[11] . In breve «il tema supremo appare in funzione esclusiva della glorificazione di Israele, la ‘fede’ è l’impaziente attesa della bramata vendetta sulle Genti. L’aspirazione all’unione con Dio, l’amore di Dio e del prossimo esulano completamente da questi scritti Apocalittici, che fomentano la passione di rivincita e di dominio mondiale. […]. Verso le Genti gli Apocalittici sono implacabili: ogni compassione per loro passerebbe per debolezza di fede. […]. I ‘veggenti’ dell’Apocalittica infieriscono, con voluttà feroce, con odio insaziabile. Le “apocalissi” assumono un posto decisivo nell’astiosa propaganda contro le Genti; sono ordigni di guerra […]; al contrario del Vangelo (Mt. VI, 34), la religione apocalittica ha un solo cruccio e ansia: l’Avvenire […] gli Imperi delle Genti si annienteranno a vicenda finché il dominio universale non passerà a Israele»[12]. Ne consegue «il particolarismo giudaico, condannato dal Vangelo. Il più ambizioso nazionalismo vi rincara le sue pretese. Le Genti vi sono più disprezzate ed odiate che mai: il fosso tra Israele ed esse si trasforma in abisso»[13]. Secondo alcuni esegeti (J. Klausner) l’Apocalittica “funge da collegamento tra il Vecchio Testamento e il Talmud[14] e il “suo esoterismo l’accosta alla Cabala” (Romeo/Spadafora, cit.). Tuttavia, specifica monsignor Romeo, «l’Apocalittica ha falsificato il Vecchio Testamento e, abbassando l’ideale messianico dei Profeti, ha ostruito le vie al Vangelo, ha predisposto i Giudei a respingere Gesù. Presentando un Messia che ridona a Israele l’indipendenza politica e gli procura il dominio universale, l’Apocalittica accentuò il particolarismo nazionalistico e spinse Israele alla ribellione contro Cristo e contro Roma, quindi al disastro»[15].

Monsignor Francesco Spadafora qualifica l’Apocalittica come «odio atroce conto i Gentili, morbosa attesa della rivoluzione e della liberazione futura di Israele. All’Apocalittica si deve la formazione del più acceso nazionalismo  ebraico, che sfocerà nella ribellione all’Impero romano. Tramite essa si spiega la fiducia cieca dei Giudei per straordinarie rivincite nazionali vaticinate dai ‘falsi profeti’»[16].

L’Abate Giuseppe Ricciotti scrive: «ai veri ‘Profeti’ dell’Antico Testamento erano succeduti i falsi ‘veggenti’ dell’Apocalittica: i Rabbini, gli Scribi e i Farisei; ma l’opera di costoro non poteva sostituire adeguatamente quella dei primi. […]. Il Profeta, sotto l’azione dello Spirito Santo, era una “fonte di acque vive” (Ger. II, 13), lo scriba incanalava quelle acque facendole confluire nello stagno della casuistica. […]. I Profeti avevano parlato condizionatamente, e in particolar modo avevano annunciato le grandi promesse di Dio al popolo d’Israele in dipendenza dell’atteggiamento futuro di costui. L’Apocalittica al contrario non conosce condizioni; ciò che fu vaticinato deve avverarsi infallibilmente»[17].

  1. b) Il Messianismo terreno

Monsignor Francesco Spadafora scrive ancora: «il Messianismo è la dottrina sul Messia e il suo Regno o Nuova Alleanza; […] esso costituisce il punto centrale d’incontro (nelle Profezie del Vecchio Testamento) e di opposizione (nella realizzazione: Nuovo Testamento) tra il giudaismo e il cristianesimo»[18]. Tutto l’Antico Testamento è proteso a Cristo e al suo Regno. Infatti il Messia «verrà ucciso proprio da Israele, che gli resiste e lo disprezza (Is. LIII, 8 s.), ma che espierà con un lutto nazionale il suo crimine (Zach. XII, 8-13; Mt. XXIV, 30; Jo. XIX, 37)»[19]. Il vero Messia, Gesù Cristo, è soprattutto Re spirituale di tutti gli uomini e non di una sola Nazione e quindi non potrà non essere odiato, combattuto e messo a morte dai “falsi profeti” o “veggenti” dell’Apocalittica che dal 170 a. C. aveva cominciato a corrompere la Fede del vero Israele in senso millenaristico, temporalistico, mondialistico e di dominazione universale. Purtroppo «i Giudei [apocalittici], nonostante la paziente insistenza del Redentore nel rettificare e correggere i loro preconcetti falsi, rimasero fatalmente fuori della salvezza (cfr. Mt. VIII, 1 s.)»[20].  Certamente l’Antica Alleanza, «concretata nel patto del Sinai, è l’unica vera religione, ma sfocerà in un’Alleanza più perfetta e definitiva, estesa a tutte le genti; Israele ne sarà il veicolo conduttore; un discendente di Davide ne sarà il realizzatore»[21]. Tuttavia «il periodo maccabico orientò i Giudei verso un’interpretazione errata del Messia, che si afferma nella letteratura apocrifa e rabbinica. […]. L’opposizione tra la Rivelazione attuata dal Cristo e la interpretazione giudaica dominante non poteva essere più stridente; essa fu fatale a Israele, che rimase fuori dalla salvezza eterna. […]. Gli israeliti avrebbero preso le idee mitologiche [dell’Apocalittica apocrifa] applicandole alla loro Nazione: lo sconvolgimento cosmico avrebbe rovinato i pagani, mentre avrebbe dato a Israele felicità terrena definitiva»[22].

Padre Alberto Vaccari spiega che «il Messianismo è un concetto proprio delle religioni ebraica e cristiana, punto centrale d’intesa e insieme di opposizione fra di esse, d’intesa quanto alle Profezie dell’Antico testamento, di opposizione quanto all’interpretazione di esse»[23].  Mentre per i Profeti dell’A. T. il Messia è una persona, per i veggenti dell’Apocalittica apocrifa è una collettività e precisamente il popolo d’Israele, che conseguirà la prosperità nazionale, il predominio su tutte le altre Nazioni[24]. Inoltre «un Messia morto e risorto, un Messianismo che si era adempiuto in Gesù Cristo, era la nuova Fede che gli Apostoli dovevano predicare a tutto il mondo, cominciando dai Giudei. Ma per questi un Messia messo in croce era uno ‘scandalo’ , come per i Pagani una ‘follia’ (I Cor. I, 23). […]. L’opposizione, che tale predicazione trovò presso la maggior parte della nazione giudaica ha la sua prima radice nel diverso concetto che s’era formato del Messianismo […] mentre il mondo romano accettò il Messia ripudiato dai Giudei. […]. La prima conseguenza della venuta del Messia consiste nel ritorno degli Ebrei, numericamente aumentati, in Palestina e la riedificazione di Gerusalemme e del Tempio»[25].

Questo lato occulto del socialismo è ciò che accomuna De Luca e la Guarnieri con Togliatti e Ròdano. Infatti se si sostituisce il termine “giudaismo” con “socialismo” si capisce tutto il lavorìo intellettuale, diplomatico e politico del De Luca per conciliare cattolicesimo e comunismo. Mi sembra che l’esoterismo messianico sia la spiegazione più verosimile dell’azione svolta dal De Luca in campo letterario/estetizzante e in campo politico/diplomatico.

Le donne “Messia”, ossia il Messianismo femminista

La Teosofia della medium russa Elena Blavatskij (1831-1891), presentava la dottrina e la figura di una “donna Messia”, il cui filo conduttore va ricercato nel culto cabalistico dell’androgino primitivo femmineo, tesi che “è l’essenza del giudaismo cabalistico” (cfr. G. Sholem, Le messianisme juif, Parigi, Calmann-Lévy, 1974, p. 171), come lo erano state reputate Margherita Porrete (l’eroina di Romana Guarnieri) o Guglielmina la Boema (l’eroina di Raffaele Mattioli, che nel 1947 aveva salvato la Casa Editrice di De Luca dal fallimento) e come si supponeva lo fosse la Blavatskij medesima per i teosofi e in un certo qual senso la Guarnieri per De Luca, il quale – come narra la Guarnieri stessa – volle fortemente il volume sul Libero spirito (come vedremo meglio in appresso), che apparve solo tre anni dopo la sua morte improvvisa (19 marzo 1962).

Un’altra donna “Messia” fu Guglielmina  la  Boema, che nacque nel 1210. Tra il 1260-70 arrivò a Milano ove morrà nel 1281. Guglielmina si considerava... “Dio”. «Lo Spirito Santo era presente ed incarnato in lei» (L. Muraro, Guglielma e Maifreda. Storia di un’eresia femminista, Milano, La Tartaruga, II ed. 2003, p. 31). Tale dottrina ereticale, creduta in segreto da Guglielma, fu insegnata da Andrea Saramita, un gioachimita messianico/millenarista.

Secondo i guglielmiti  Guglielmina, essendo “Dio”, era superiore alla Madonna. Secondo alcune fonti storiche Guglielma conviveva “more uxorio”, essendo stata posta al di là del bene e del male dallo Spirito, con Andrea Saramita. Essi vivevano in una sinagoga sotterranea (L. Muraro, p.125), ove si abbandonavano a disordini sessuali con i loro seguaci, secondo l’aspirazione dei fratelli del Libero Spirito. Guglielma, Spirito Santo incarnato in una natura femminile, ha scelto come sua “papessa” Maifreda e «il Papato, con la curia romana, devono cedere la loro autorità a Maifreda» (L. Muraro, p.138). Questa squallida vicenda si concluse nel 1300, quando l’inquisitore Guido da Cocconato, «successore di S. Pietro Martire», aprì un processo contro i guglielmiti e mandò al rogo il Saramita, Maifreda e il cadavere dissotterrato di Guglielmina. Quel che colpisce, ma non stupisce, è il fatto che Raffaele Mattioli abbia scelto come sua tomba il sepolcro che aveva occupato per nove anni circa Guglielmina.

La Blavatskij proponeva una specie di nuova religiosità, la quale dava ampio spazio alle filosofie orientali, considerate da lei come superiori, e di molto, al Cristianesimo. La Scaraffia commenta: “la sua [della Blavatskij] era una vera e propria ricerca spirituale, contrapposta ad ogni forma di dogmatismo e di tradizione sacerdotale, tesa liberamente alla ricerca della verità. Verità che si supponeva occulta e nascosta, raggiungibile solo attraverso la guida di personalità iniziate come appunto la stessa medium russa. […]. Nelle sue opere la Blavatskij giudica severamente la Chiesa cattolica, soprattutto per il suo atteggiamento nei confronti degli eretici, da lei intesi come persone che avevano avuto il coraggio di credere nella loro esperienza personale più che nelle disposizioni dell’autorità. […]. La Teosofia infatti si basa strettamente sull’esperienza personale, unita ad un insieme di conoscenze che derivano dalla gnosi e dalla mistica, intese però in generale e soprattutto svincolate da ogni particolare espressione religiosa. La prospettiva teosofica è quella di riconciliare tutte le religioni…” (cit., pp. 319-320)[26]. Ora non si deve dimenticare che anche il socialismo è una religione messianico/terrena. Quindi la Guarnieri e De Luca hanno potuto, senza alcun problema di coscienza, lavorare all’incontro tra cattolicesimo e comunismo grazie alla loro formazione esoterica messianico/apocalittica.

L’esoterismo della Guarnieri

Ora questi tratti comuni alla Teosofia della Blavatskij li ritroviamo negli scritti di Romana Guarnieri su Margherita Porrete e sul  Libero spirito. Leggendo le pagine della Guarnieri (specialmente su Margherita, nel 1994 quando poteva scrivere più apertamente) si riscontra una certa insofferenza mal celata per il “dogmatismo” e per le “tradizioni sacerdotali”, una grande ammirazione per la Porrete apportatrice di “verità occulte e nascoste”, che si possono conoscere solo se “guidati da un iniziato”, il giudizio implicito “severamente” negativo sulla Chiesa per le sue posizioni intransigenti circa gli eretici (v. Margherita Porrete o Guglielmina la Boema), l’esaltazione dell’esperienza personale e soggettiva a discapito delle disposizioni dell’Autorità ecclesiastica, la presentazione della “pietà” o “mistica” (sarebbe meglio dire “misticismo”, che è una falsa forma della vera mistica) cristiana non solo nella sua forma istituzionale, ma “svincolata da ogni particolare espressione religiosa” e letta alla luce dell’esoterismo.

Il falso misticismo perverte soprattutto la retta nozione di stato passivo della vera mistica che consiste nella passività relativa dell’uomo soltanto di fronte alla Grazia attuale e speciale dello Spirito Santo (non ostacolandolo), ma non nella passività assoluta dell’uomo quanto all’agire spiritualmente, spinto dal Paraclito, vivendo al massimo, soprannaturalmente o eroicamente, le Virtù infuse e specialmente quelle teologali.

L’ascetica[27], che deve precedere la mistica, è costituita soprattutto dallo sforzo umano abituale, aiutato dalla Grazia attuale ordinaria di Dio, per vivere nella Grazia santificante lottando contro il peccato mortale e facendo un’orazione mentale soprattutto discorsiva (prima via “purgativa” dei “principianti”); poi consiste nell’imitazione delle Virtù di Cristo e nel fare un’orazione mentale soprattutto affettiva (seconda via “illuminativa” dei “progredienti”).

Infine, dopo una lunga vita ascetica, si entra nella vera mistica[28] (terza via “unitiva” dei “perfetti”)[29] in cui l’anima è simile ad una barca a vela, che è fatta correre (passività relativa) e non si rifiuta di correre (attività eroica) sulle onde spinta dal soffio impetuoso dello Spirito Santo, mentre nell’ascetica l’anima somiglia piuttosto alla barca a remi con cui si naviga sulle acque con l’aiuto della Grazia attuale ordinaria di Dio e colla cooperazione della forza delle braccia dei navigatori, che vivono le Virtù infuse in maniera umana o non ancora eroica. Perciò la vera mistica è caratterizzata da un’attività eroica o sovrumana nell’esercizio delle Virtù infuse da parte dell’uomo, il quale tuttavia è mosso soprattutto dallo Spirito Santo, al quale non deve resistere o porre ostacoli di cattiva volontà. Invece il falso misticismo parla di passività totale anche nell’agire, il che porta al Quietismo, ossia al non “far assolutamente nulla”. Ma Gesù nel Vangelo ci ha detto: “Non chi dice ‘Signore, Signore’ entrerà nel Regno di Dio, ma colui che fa la sua volontà”. Insomma “chi vuol far l’angelo, finisce per diventare una bestia”. Infatti “la Fede senza le buone opere è morta” (san Giacomo).

Letteratura spirituale e “misticismo”

Occorre tener conto del fatto che i nonni materni e la madre della Romana Guarnieri presero parte dopo il 1912 per la corrente antroposofica di Steiner (v. L. Scaraffia, cit., p. 324),  secondo il quale la “spiritualità” coincideva con il “misticismo cristiano”, ma la sua è una falsa forma di mistica, la quale pretende che l’uomo si faccia Dio mediante la conoscenza esoterica con le sue sole forze naturali e presume di oltrepassare la religione positiva (specialmente il cristianesimo romano), la quale per sua stessa natura sarebbe inferiore alla “mistica”, che rappresenterebbe uno stadio più evoluto di essa.

Cultura estetizzante o la fede come cultura

Per De Luca e la Guarnieri fare poesia, leggere poesie, ascoltare o comporre musica, dipingere o vedere dipinti, equivaleva a trovarsi in uno stato perfetto paragonabile, per loro, allo stato di grazia santificante, in cui l’azione estetica equivaleva all’orazione, alla cultura come fede e all’unione trasformante con Dio, che produrrebbe una sorta di contemplazione estatica. In ciò essi rassomigliano molto agli intellettuali fiorentini del Leonardo e de La Voce, formatisi alla scuola o biblioteca del Reghini. Questo punto (come la loro Casa Editrice), che può apparire di secondo ordine, per la Guarnieri e De Luca era invece essenziale e sorpassava la pratica religiosa tradizionale, aprendo le porte al misticismo estatico e all’indiamento esoterico.

Lucetta Scaraffia definisce questa forma culturale estetizzante “una nuova spiritualità, al di fuori delle Chiese tradizionali, in movimenti che davano spazio a figure messianiche femminili [v. Maifreida, Guglielmina, Margherita, Elena Blavatskij, Romana Guarnieri, ndr]” (cit., p. 327).

Per cui, continua la Scaraffia, “si può dire che Romana, convertitasi al cristianesimo dopo l’incontro con don Giuseppe De Luca, nonostante abbia accettato una totale obbedienza [esteriore o essoterica, ndr] alla Chiesa cattolica, ha mantenuto [esotericamente o segretamente, ndr] senza dubbio, nei suoi interessi di ricerca, tracce di questo mondo. Le mistiche brabantine, e in particolare Margherita Porrete, sono figure di donne che hanno scelto di percorrere, da sole, una esperienza spirituale di contatto con il divino e si sono proposte come maestre spirituali” (Ivi)[30].

Le “donne Messia” si ricollegano strettamente alla figura dell’ androgino primitivo femmineo, che secondo Gersom Sholem è l’essenza della Cabala o misticismo giudaico (cfr. G. Sholem, Le messianisme juif, Parigi, Calmann-Lévy, 1974, p. 171). Ora il socialismo è “una rinascita del messianismo giudaico” (I. Safarevic). Quindi si capisce bene come De Luca ha potuto conciliare il comunismo col cattolicesimo.

d. Curzio Nitoglia

Fine della Quarta parte

(continua)



[1] Cfr. L. Scaraffia – A. M. Isastia, Donne ottimiste. Femminismo e associazioni borghesi nell’Otto e Novecento, Bologna, Il Mulino, 2002.

[2] Mentre la russa Blavatskij prediligeva la spiritualità esoterica orientale (induista e buddista), l’ungherese Rudolph Steiner (1796-1863) preferiva la “Tradizione” cristiana, non certo quella cattolico-romana, ma quella gnostica dei Rosacroce e, quindi, della massoneria (cfr. S. Hutin, Le Società Segrete, Milano, Garzanti, 1958; P. Martinetti, Scritti di metafisica e di filosofia della Religione, Milano, Edizioni di Comunità, 1955).  I nonni materni e la madre di Romana Guarnieri aderirono dopo la scissione del 1912 alla corrente antroposofica di Steiner. In pratica si ritrova lo spirito della massoneria nel ramo materno (e come vedremo poi anche paterno) di Romana Guarnieri. Alec Mellor (Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie et des Francs-Maçons, Parigi, Belfond, 1989)  asserisce che la Blavatskij era “dignitaria di alto rango della massoneria”  (voce Blavatskij, Hélène, p. 236). Quindi sia la teosofia che l’antroposofia sono rami della massoneria.

[3] Cfr. S. Cigliana, Futurismo esoterico. Contributi per una storia dell’irrazionalismo italiano tra Otto e Novecento, Napoli, Liguori, 2002.

[4] La Guarnieri ammette che il suo giovanile fervore verso la Porretana “aveva infuso nuovo slancio e nuova gioia di vivere al maturo sacerdote al mio fianco, stanco, deluso, sfiduciato; ero entrata nella sua vita - come ebbe a dirmi una volta - come un gran vento, che gli aveva buttate all’aria tutte le carte, poggiate in bell’ordine sulla sua scrivania…” (R. Guarnieri, Una singolare amicizia. Ricordando don Giuseppe De Luca, cit., p. 15).

[5] Igor Safarevic non esita a mettere tra gli “antenati” del socialismo scientifico anche il Millenarismo o Chiliasmo, il Catarismo, il Libero spirito e l’Anabattismo.

[6] A. ROMEO, voce “Apocalittica, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1948, I vol., col. 1615.

[7] A. ROMEO, cit., col. 1616.

[8] ID., col. 1617.

[9] Gli “Esseni” sono una setta religiosa del tempo di Gesù. Essi sorgono probabilmente al tempo dei Maccabei (dal 150 a. C. al 70 d. C.). La loro sede principale si trovava ad Engaddi, presso il Mar Morto. Essi erano ancora più esteriormente osservanti dei Farisei e vivevano in comunità (cfr. M. J. LAGRANGE, Le Judaisme avant Jésus-Christ, Parigi, 1931, pp. 307-330; J. BONSIRVEN, Le Judaisme Palestinien au temp de Jésus Christ, Parigi, 1934, I vol., pp. 63 ss.).

[10] A. ROMEO, cit., col. 1617.

[11] A. ROMEO, cit., col., 1618.

[12] A. ROMEO, cit., col. 1619.

[13] A. ROMEO, cit., col. 1620.

[14] A. ROMEO, cit., col. 1624.

[15] A. ROMEO, cit., col. 1624.

[16] F. SPADAFORA, Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce “Apocalittica”, p. 42.

[17] G. RICCIOTTI voce “Apocalittica”, in “Enciclopedia Italiana”, Roma, II ed., 1950, III vol. coll. 657-658.

[18] F. SPADAFORA, Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce “Messia”, p. 410.

[19] F. SPADAFORA, Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce “Messia”, p. 413.

[20] F. SPADAFORA, Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce “Messia”, pp. 413-414; ID.,  “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1952, voce “Messia”, vol. VIII, coll. 843-849.

[21] F. SPADAFORA, voce “Messia”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, vol. VIII, 1952, col. 843; cfr. A. VACCARI, La Redenzione, Roma, 1934.

[22] F. SPADAFORA, voce “Messia”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, vol. VIII, 1952, coll. 8447-848.

[23] A. VACCARI, voce “Messianismo”, in “Enciclopedia Italiana”, Roma, II ed., 1951, vol. XXII, p. 953.

[24] A. VACCARI, voce “Messianismo”, in “Enciclopedia Italiana”, Roma, II ed., 1951, vol. XXII, p. 955.

[25] A. VACCARI, voce “Messianismo”, in “Enciclopedia Italiana”, Roma, II ed., 1951, vol. XXII, p. 957. Cfr. A. LÉMANN, Histoire complète de l’idée messianique chez le peuple d’Israel, Lione, 1909.

[26] Cfr. G. Wehr, Novecento occulto. I grandi maestri dell’esoterismo contemporaneo, Vicenza, Neri Pozza, 2002.

[27] A. Stolz, L’ascesi cristiana, Brescia, Morcelliana, 1943; A. Tanquerey, Compendio di Teologia ascetica e mistica, tr. it., Roma, Desclée, 1928.

[28] A. Stolz, Teologia della mistica, Brescia, Morcelliana, 1940; A. Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, tr. it., Roma, Paoline, 1960.

[29] S. Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 24, a. 9.

[30] Cfr. E. Schuré, Donne spirituali, Bari, Laterza, 1930; Id., I grandi iniziati, VII ed., Bari Laterza, 2003.

 
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