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Er Dibbattito, visto da entomologi
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Dopo aver assistito allibito al dibbattito sui referendum (le due b siano di rigore romanesco), mi pare di poter affermare che la nostra classe politica abbia scoperto il metodo ultimo e finale per sottrarsi ad ogni critica: scendere sotto il livello umano di capacità di ragionamento e consecutio logica.

Come si fa a rimproverare di flagrante contraddizione uno che si attiene strettamente al mondo mentale di un bruco peloso? A polemizzare con un essere che coltiva il senso giuridico di un tafàno? A ad argomentare con chi coltiva il senso dello Stato di uno scarafaggio stercorario, le competenze e la cultura generale di un bacherozzo, la profondità storico-politica e la capacità progettuale di una anofele?

Qualche esempio colto qua e là. La Merkel ha deciso di chiudere tutte le centrali nucleari tedesche, dunque ci dà ragione!, è uno degli argomenti più usati durante er dibbattito da verdi e rossi. Nessun sospetto che la cancelliera non abbia potuto fare questo annuncio senza consultazioni previe con la potente Confindustria germanica, che è la vera mente collettiva direttrice del futuro industriale del Paese; e se la Confindustria tedesca rinuncia senza fiatare ad una quota del 20% dell’energia nazionale, per di più già installata e operativa, vuol dire che ha il suo tornaconto. Quale? La Siemens detiene già i brevetti principali per la produzione di silicio al grado di purezza richiesto per il fotovoltaico; chi vuole un impianto fotovoltaico, già oggi deve comprare Siemens, nessuna impresa italiana avendo un know-how paragonabile. Sicuramente i tedeschi hanno altri brevetti nei cassetti per energie alternative da tirar fuori quando – grazie al potere politico – Berlino imporrà a livello europeo i suoi standard per la cosiddetta energia pulita. Ciò significa che il governo tedesco farà pagare a tutti noialtri il costo della sua transizione alle energie rinnovabili, che saranno sì altamente morali, ma sono inefficienti senza speranza, in quanto la produzione dei pannelli solari al silicio consuma più energia di quella che i pannelli restituiranno mai nel loro ciclo di vita.

Del resto frau Merkel l’ha detto chiaro: «Possiamo trasformarci nel primo grande Paese industrializzato che compie la transizione verso lenergia rinnovabile, cogliendo tutte le opportunità che questa offre: tecnologia, sviluppo, esportazione, posti di lavoro». A spese altrui: in primo luogo a spese di noi italiani, felici di votare (senza distinzione fra destra e sinistra) politici dotati della preveggenza e intelligenza di lombrichi.

Forse gli italioti credono che la Merkel abbia obbedito a un impulso viscerale, che anche all’estero insomma i politici siano come da noi Calderoli o Bunga-Bunga o Niki Vendola, usi a dire la prima cosa che accenda i loro scarsi neuroni, a parlare a vanvera, perchè tanto poi alla frase non segue alcuna decisione, nè tanto meno azione. E così, media ed opposizione hanno lodato l’ultimo discorso di Mario Draghi come capo di Bankitalia perchè criticava la politica economica del governo (ci vuol poco), rallegrandosi contestualmente perchè un italiano come Draghi andava a capeggiare la BCE; senza ricordare che questo italiano è un ex-capo di Goldman Sachs, che da funzionario del Tesoro ha svenduto agli inglesi le migliori aziende pubbliche italiane (sul Britannia), e che la sua candidatura alla Banca Centrale Europea è stata sostenuta da una campagna senza precedeti del Financial Times: insomma che (come ha scritto Europe 2020), la nomina di Draghi è «lultimo tentativo di satellizzazione della BCE nellorbita di Wall Street e della City».

La crisi mondiale è prossima ad un aggravamento brutale: nessuno compra più i Buoni del Tesoro americani (li compra tutti la Federal Reserve), e nonostante le Banche Centrali abbiano iniettato 5 mila miliardi di dollari in due anni (2008-2010), il risultato è sotto gli occhi di tutti: economie occidentali in recessione continua, disoccupazione galoppante in Europa e USA, a prezzo di un immenso indebitamento pubblico da accollare ai popoli occidentali stessi. Siccome il gioco si fa duro, così la presa di potere sui soldi si fà brutale; e l’Europa ha pur sempre le massime riserve auree mondiali. Magari la nuova BCE con litaliano li userà per comprare BOT statunitensi?

Proseguo: i referendum sull’acqua. Er dibbattito ha avuto momenti imbarazzanti anche per il vasto mondo delle pulci d’acqua. Da una parte, il Terzo Polo invita ad andare a votare, perchè Bunga Bunga è riuscito (con la sua alta intelligenza da ortottero) a trasformare i referendum in un plebiscito contro di sè, e qualunque mezzo è buono per liberarsi da Al Caprone. Ma dall’altra, ciò significa la vittoria della statalizzazione totale degli acquedotti (e non solo), come vuole la sinistra massimalista; e il Terzo Polo deve rispondere ai suoi padroni, che si aspettavano grossi lucri dalla privatizzazione. Che state facendo, sciagurati? Devono aver notificato i Poteri Forti ai Fini, Rutelli, e Pannelliani. Allora ecco la soluzione proposta dai millepiedi: andate tutti a votare in massa (per raggiungere il quorum anti-Cav), ma sull’acqua votate per salvare il privato.

Quando vedete in TV Rutelli, autore di un esperimento politico fallito in tempi andati (si chiamava Margherita), e vi chiedete: «Ancora lui? Ma chi lo vota, quello?», potete cominciare a rispondervi, solo che vi eleviate oltre il livello mentale di un baco da seta. Non solo qualcuno fa eleggere Rutelli, ma gli dà i soldi per organizzare convegni in extremis a favore della privatizzazione.

Eccezionale e impagabile l’argomento a favore dei privati: il settore pubblico è incapace di gestire gli acquedotti. Comuni, provincie, regioni, sindaci, giunte, governatori sono troppo corrotti, incompetenti e hanno sprecato tutti i soldi necessari per la manutenzione, anzi sono pieni di debiti. Il che è purtroppo vero; ma nei filamenti neuronali di costoro non prende corpo l’idea di avere – con  ciò – pronunciato la definitiva condanna contro se stessi in quanto politici, contro la demokràzia che li ha portati al potere, e persino una inconscia apologia del Fascismo?

Sì, perchè sotto il fascismo il settore pubblico non aveva alcuna difficoltà a gestire le acque potabili. E mica solo quelle: dalle grandi opere come le bonifiche (dove furono stanziate 5 mila lire ad ettaro, e spese solo 4.300), fino alle stradelle comunali, lo Stato o i Comuni avevano le competenze occorrenti – per non parlare dell’onestà, che andava da sè. Il ponte stradale di 4 chilometri e passa che unisce Venezia a Mestre volando sulla laguna – e che oggi i sindaci più alla moda nel mondo degli acari commissionerebbero a qualche archistar strapagata tipo Calatrava o Libeskind – fu progettato e realizzato interamente dal... capo dell’ufficio tecnico del comune di Venezia, tale ingegner Miozzi che non pretese di passare alla storia, il cui stipendio era decorosamente modesto, e che inaugurò l’opera nel 1933.

Com’è accaduto che, conquistataci (dagli stranieri) la libertà politica, ci siamo dati ad eleggere acari, mosche, tarli ed altri infestanti della specie zoologica inferiore? Calderoli, La Russa, Vendola, Di Pietro, o Bossi col Trota annesso?

E come è accaduto che questi abbiano corrotto anche lo Stato amministrativo sottostante, sicchè oggi non abbiamo più nelle posizioni giuste un ingegner Miozzi, ma – poniamo – hanno fatto presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici quel tal Angelo Balducci che (nonostante lo abbiamo pagato sui 2 milioni d’euro annui) arrotondava manovrando appalti fra amici della sua cricca, e privati che si facevano aggiudicare le commesse fornendo le escort? (Balducci, lui, preferisce uomini maturi e villosi).

Se governanti e parlamentari pubblici ammettono che «il settore pubblico non sa gestire le reti idriche», la conclusione inevitabile è: che cosa ci state a fare voi? A che servite? Credete forse che governare significhi organizzare concerti con lady Gaga, e andare a baccagliare con altri lepidotteri ad AnnoZero?

Ebbene sì. Perchè per porre la domanda terminale a questi politici inutili e dannosi come qualunque cavalletta, e coerentemente procedere ad eliminarli con alte dosi di DDT, occorrerebbero elettori che si facessero un punto d’onore ad elevarsi culturalmente, e sul piano neuronale, sopra il livello del formicaleone e della zecca; almeno all’altezza cerebrale non della formica, ma del formichiere. Che, vi assicuro, non è molto.

Invece no. L’appassionata partecipazione delle tifoserie ar dibbattito ha tolto ogni illusione. Quelle tifoserie che sentono l’odore del sangue (del Bunga Bunga), hanno plaudito con inni e canti al Bersani che – appena Berlusconi incauto ha detto che lui non andava a votare – l’ha rimproverato in questi termini: il responsabile di governo deve dare prova di civismo.

A parte il fatto che non ci sovviene alcun gesto di civismo mai compiuto dal Bunga nemmeno per caso, è qui Bersani che rivela di avere del civismo (e del senso giuridico connesso con la parola) un’idea da lepidottero volontario. Solo nel 2003, Bersani e il suo partito, per far fallire un referendum che non piaceva alla Cgil, evocarono il «dovere civico» di non andare a votare, per non raggiungere il quorum.

D’accordo, un capo di governo darebbe prova di civismo non raccontando barzellette sconce nei congressi internazionali, non inserendo tra referendum su argomenti serii il suo inghippo sul legittimo impedimento, non comprando 28 ville ad Antigua e magari usando i soldi per fondare un istituto di ricerca a nome dell’amata mamma defunta, e non nominando le sue irrumatrici a ministre, e le sue tenutarie di bordello a consigliere regionali. Ma anche a sinistra il concetto di civismo è parimenti approssimativo e variabile, se non di più.

Due soli esempi: Santoro occupa Annozero per parlare delle sue private questioni contrattuali e polemizzare con i suoi datori di lavoro su non importa cosa. La sinistra applaude. In che cosa Santoro è diverso da Berlusconi, che «usa la TV per i suoi interessi privati»? Le formiche non se lo chiedono, forse il formichiere sì. Santoro attacca Paolo Garimberti, presidente della RAI, per la sua faccenda di soldi e programma. Garimberti rimbecca che è «demagogico». Ma la domanda è: come mai, nei contratti che si fanno con le archistar televisive, gli uffici legali non hanno pensato di inserire una clausola che vieta a questi divi montati di usare il mezzo pubblico per il proprio vantaggio privato, sotto pena di multe miliardarie? Il senso del diritto di uno scimpanzè sarebbe bastato a suggerire una simile soluzione; ma Garimberti, per arrivare al posto in cui è arrivato (indicato dalle sinistre), ha dovuto impiantarsi nel livello etico-giuridico dei ciclostomi.

O vogliamo parlare dell’ex procuratore De Magistris? Eletto a Napoli a furor di popolo in nome della legalità, sia pur giustizialista, e della moralità. E che fa? Pensa bene di nominare assessore l’amico suo, pubblico ministero a Napoli, che a Napoli ha condotto inchieste contro avversari politici, fino a chieder l’arresto di Nicola Cosentino, coordinatore campano del Pdl e suo avversario politico diretto. Il Consiglio Superiore della Magistratura, ossia l’organo di autogoverno della casta, ha deplorato il fatto che «magistrati assumano incarichi politici-amministrativi specie nei luoghi in cui  hanno esercitato l’attività giudiziaria»; però ha dato il via libera alla richiesta di aspettattiva del Narducci, che dunque potra ridiventare magistrato quando vorrà, e proprio a Napoli, dove potrà tornare a impallinare i nemici del suo partito.

E’ possibile deplorare ma allo stesso tempo consentire, quando si ha l’obbligo di auto-governare i magistrati e la loro moralità? La sensibilità giuridica del CSM è palesemente quella della sottospecie degli aracnidi. E’ possibile che il centro-destra non abbia mai varato una legge semplice semplice, che obbligi i magistrati che entrano in politica a dare le dimissioni dalla magistratura?

Evidentemente, anche da quelle parti vige il livello intellettuale delle lamprede. Fatto sta che l’ex magistrato De Magistris ha subito violato le più elementari norme deontologiche, che s’è fatto eleggere per difendere. Ma siamo giusti, come si fa a rimproverarglielo? Lui si è situato nel felice mondo degli ortotteri, dove la consecutio logica (e la giustizia è anzitutto logica) non ha campo d’azione. Vige a sinistra la logica del a me è permesso, a te è vietato, io posso, ma se lo fai tu ti arresto, ben nota ai sudditi sovietici.

Il neosindaco di Milano Pisapia come primo atto, è andato a deporre la sua vittoria davanti alla vedova di Osvaldo Pesce, un antico capo partigiano di Volanti Rosse che poi si staccò dal PCI in appoggio al presidente Mao: è lì dove lo porta il cuore. Niki Vendola s’è attribuito esultante il merito della conquista di Milano, città ipocrita, da punire per aver appoggiato Lega e Bunga; con quell’aria da checca cattiva e vendicativa. Di questa sinistra non abbiamo ancora visto niente, ragazzi.

Post Scriptum. Qualcuno potrà trovare troppo severo il paragonare la classe politica ad insetti. Mi limito a ricordare l’orizzonte morale di una nota specie infestante, la cavolaia. La sua etica si divide in due fasi distinte. La prima (bruco): Divorare, divorare, divorare, fino a far seccare la pianta che ti nutre. La seconda (farfalla): Scopare, scopare, scopare, fino alla morte.

Anche il dilettante entomologo riconoscerà una significativa somiglianza.



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