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La fabbrica segreta degli assassini. Solitari e no
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Sabato 7 agosto, in Afghanistan, un razzo ha abbattuto un Chinook americano, uccidendo 30 commandos americani; 23 di questi avevano fatto parte del gruppo d’assalto che, a maggio, in un’incursione notturna aveva assassinato Osama Bin Laden (o chi per lui) nella cittadina di Abbottabad in Pakistan. Evento sulla cui versione ufficiale esiste, come si sa, qualche dubbio, essendo stato il presunto cadavere del presunto Bin Laden gettato in fretta nelle profondità dell’Oceano Indiano.

Col tempo, poteva darsi che qualcuno dei commandos partecipanti all’assassinio rivelasse la versione scomoda della verità, di cui era stato testimone oculare. Adesso, questo rischio non esiste più; un «razzo solitario» attribuito ai talebani ha provveduto a ripulire il mondo dai testimoni scomodi. In verità, anche questo fatto è poco spiegabile: mai prima i Talebani, nei dieci anni di resistenza contro l’occupazione americana, hanno dato segno di disporre di missili a spalla (li avevano nella lotta contro l’URSS, erano gli Stinger forniti dagli americani, e di cui gli americani hanno provveduto a ritirare le rimanenze ormai da molti anni); la comparsa di un simile mezzo bellico, efficacissimo contro gli elicotteri, dovrebbe allarmare al massimo grado i comandi USA. Invece i comandi USA si sono affrettati a tranquillizzare: quello del talebano è stato un «colpo fortunato» fatto con un comune RPG, hanno assicurato; non sono apparse nel teatro armi nuove capaci di insidiare i mezzi volanti della superpotenza; il fatto non si ripeterà più, hanno affermato (Taliban shot that brought down American Chinook killing 30 US commandos was 'lucky', officials believe).

Loro lo sanno di certo. E i giovanotti delle truppe speciali dovevano già sapere di essere fungibili e spendibili, e soggetti a questo genere anomalo di rischio professionale: proprio loro che conducono assassini, compiono attentati false flag, addestrano assassini solitari essendo specialisti di azioni nere all’estero, possono diventare vittime dei loro metodi, e di qualche loro Stinger solitario, che non avrà più alcun compagno nel teatro afghano.

Va detto infatti che mentre leggete, in questo preciso momento, forze speciali americane stanno operando in un centinaio di Paesi del mondo, e vi conducono ogni genere di operazioni clandestine e nere (uccisioni, sequestri di persona, interrogatorii con torture, addestramenti di locali, esercitazioni, attentati). Lo rivela una approfondita ed allarmante inchiesta di Nick Turse (uno dei migliori giornalisti alternativi) apparsa su TomDispatch. Ancora più allarmante la lista, incompleta, dei Paesi dove le Forze Speciali agiscono. Come si può indovinare, il grosso dell’impegno è in Afghanistan ed in Iraq (dove sono impiegati almeno 9 mila dei 20 mila uomini) poi le zone roventi del Medio oriente: Forze Speciali agiscono in Iran e in Libano, in Egitto e in Giordania, in Pakistan, in Arabia Saudita e nello Yemen, in Siria e in Oman, Stati nemici ed amici senza distinzione. Singolarmente, sono operativi anche nell’area asiatica ex-sovietica a ridosso della Cina: Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan, Tajikistan.

« Viaggiamo un sacco, molto oltre lAfghanistan e lIraq», ha confidato al giornalista il colonnello Tim Nye (ebreo), portavoce dello US Special Operations Command.

Anche più allarmante la lista incompleta dei Paesi alleati e amici dove i commandos americani – come ha scoperto la giornalista Tara McKelvey spulciando i dati open source del Pentagono – conducono addestramenti ed esercitazioni con militari locali: oltre la Germania e la Romania, la Polonia e la Bulgaria, la Thailandia e la Corea del Sud, nella lista appare la Norvegia – la Norvegia che ha visto le imprese dell’assassino solitario Breivik, precedute da una esercitazione della polizia ad Oslo.

« Dei 120 Paesi che visiteremo a fine di questanno», ha detto il colonnello Nye, «la grande maggioranza sono per esercitazioni, in un modo o nellaltro. O da classificare come esercitazioni».

Insomma, non è ingenuo sospettare che questa potente armata clandestina incistata nel Pentagono conduca infiltrazioni, sovversioni ed altri innominabili atti, di cui non si sa nulla, nei più lontani angoli del mondo. Europa amica compresa.

La recente operazione ad Abbottabad in Pakistan per uccidere e far sparire il corpo di Bin Laden (o chi per lui) è stato uno dei rari eventi in cui la mano dell’armata clandestina s’è lasciata vedere. In quel caso la missione di assassinio fu condotta dai commandos del DEVGRU (per Naval Special Warfare Development Group della Marina, noti anche come SEAL). Ma secondo Noah Schachtman giornalista embedded, (ebreo) ben ammanicato col Pentagono (ha fondato e dirige siti come Military.com e DefenseTech.org) avevano già prima condotto almeno dieci, forse dodici incursioni omicide del genere in Pakistan. (It’s Not Just Bin Laden; U.S. Commandos Raid Pakistan All the Time)

Adm. Eric Olson
   Adm. Eric Olson
Lo ha ammesso in una conversazione allo Aspen Institute Security Forum il capo uscente della SOCOM (il comando delle operazioni speciali), ammiraglio Eric Olson, proprio mentre evocava l’incursiopne contro Bin Laden: «Operazioni del genere ne conduciamo una dozzina ogni notte, ha aggiunto, per lo più in Afghanistan». Ad una domanda sulle incursioni con droni in Pakistan, l’ammiraglio ha replicato: «Si riferisce alle unattribute esplosions?» – Esplosioni senza attribuzione, senza autore. Attentati anonimi, magari false flag – «Il nostro accesso (nei Paesi stranieri) dipende dalla nostra capacità di tener la bocca chiusa», ha aggiunto Olson per spiegare la segretezza di cui la sua organizzazione si circonda.

L’organizzazione è cresciuta, e sta crescendo ancora, in potenza ed influenza anche politica all’interno del Pentagono. Contava 37 mila uomini negli anni ‘90, oggi ne conta 60 mila (quanto le intere forze armate del Canada); dall’11 settembre 2001, il suo potere – e i soldi che riceve – sono ovviamente aumentati, essendo il comando divenuto la punta di lancia per « la caccia a Bin Laden e la lotta al terrorismo globale». Secondo la esplicita volontà di Bush jr. e dei suoi consiglieri neocon, si tratta da allora di «portare la lotta nel campo del nemico... e di confrontare le minacce prima che emergano». Guerra preventiva, insomma, per la quale occorrono specialisti del genere.

Prima dell’11 settembre 2001, il bilancio del SOCOM più l’JSOC (Joint Special Operations Command) era di 2,3 miliardi di dollari annui; da allora è quasi triplicato, 6,3 miliardi, a cui si devono aggiungere i fondi contingenti per le operazioni in Afghanistan ed in Iraq: in totale, 9,8 miliardi. Il presidente Obama – il Nobel per la Pace – ha chiesto al Congresso di elevare il fondo dei commandos del 5,7% per l’anno fiscale 2011. Perchè a questo punto il SOCOM ha sostituito la CIA come armata privata del presidente, e che armata: una quantità di elicotteri stealth, aerei ad ala fissa, veicoli corazzati e no, droni armati, corvette veloci.

Fa parte dell’addestramento delle truppe speciali un programma chiamato Progetto Lawrence, dal nome dell’ufficiale inglese Thomnas E. Lawrence, detto Lawrence d’Arabia, che manipolò le comunità beduine inducendole a combattere contro l’impero ottomano, durante la Grande Guerra, in Palestina, per poi abbandonarle e tradirle. Le truppe speciali vengono preparate per condurre simili operazioni di infiltrazione.

C’è di più: si apprende che il SOCOM finanzia ricerche in settori d’avanguardia e di dubbia riuscita, ma altamente significative per la guerra segreta: dalle tecnologie mimetiche per «linvisibilità» delle truppe di terra, fino – attenzione – allo sviluppo di tecnologie per «inviare elettronicamente messaggi direttamente nel cervello delle persone». (Special Operations Spending Quadruples)

Compiaciuto, l’ammiraglio Olson ha detto recentemente che il SOCOM «è un microcosmo del Dipartimento della Difesa, con forze terra, aria e mare, presenza globale, e responsabilità ed autorità pari a quelle dei ministeri milutari e delle agenzie di difesa».

In realtà, è molto di più. Ancor più del Pentagono, il SOCOM gode di finanziamenti crescenti – e di grandi difensori al Congresso – sul cui impiego può mantenere una ancor più totale segretezza. Il che significa che non deve rendere conto a nessuno di come spende i fondi, di come addestra ed arma le sue forze. Di più: al SOCOM è stato affidato il coordinamento di tutti piani del Pentagono dedicati alla lotta al terrorismo; a questo scopo, mantiene collegamenti intimi e diretti – e senza alcun controllo – con agenzie militari, d’intelligence e corpi speciali di Paesi stranieri. Per esempio, piacerebbe sapere che rapporti intrattiene con le truppe speciali della Norvegia, quelle Delta Forces norvegesi (fin nel nome ricalcate sul modello dei commandos USA) che, guarda caso, sono le stesse forze che hanno arrestato Breivik sull’isola di Utoya dopo che aveva completato la sua strage, con un ritardo che è stato giudicato sospetto. (Elite Police Retrace Steps to Breivik)

I comandanti di questo esercito segreto e segreto apparato di sovversione hanno aumentato il loro potere (e indipendenza) sulla normale catena di comando con un’abile campagna di pubbliche relazioni intesa a proiettare su di sè l’immagine di sovrumana invulnerabilità e invincibilità in America e all’estero. Come ha detto Olson, la sua organizzazione costituisce oggi «il partner più culturalmente adeguato, il più letale cacciatore-uccisore, il gruppo più agile, innovativo ed efficiente di consiglieri, addestratori, risolutori di problemi e guerrieri rispetto a qualunque nazione».

Commenta Turse: Oggi, « il SOCOM funziona come una nuova elite di potere al Pentagono, una forza armata segreta in seno alle forze armate, che dispone insieme il massimo di potere in patria e una capacità dazione globale, con lo scopo istituzionale di agire nellombra».

Operazioni notturne come quella che il Team Six ha compiuto in Pakistan per uccidere Bin Laden o chi per lui, ne avvengono – ha ammesso Olson – una decina per notte, in vari Paesi. Quante autorizzate dalla Casa Bianca, e quante condotte « in autonomia», e per quali scopo politici, è impossibile sapere. (Tomgram: Nick Turse, Uncovering the Military's Secret Military)



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