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E’ sempre la Casta, altro che Bertolaso
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Bertolaso, la massaggiatrice Monica, il palazzinaro Anemone che pagava la massaggiatrice a Bertolaso; il Salaria Sport Village; le intercettazioni, gli appalti, le tangenti, le telefonate,  Protezione Civile SpA colata a picco. Matteoli indagato, Verdini (il potente coordinatore del PDL) sospettato e interrogato. Paolo Berlusconi che telefona a Balducci, il potente capo del Consiglio Superiore Lavori Pubblici, chissà perchè e per cosa; Balducci che vuole un posto di attore per il figlio. Cognati e amanti e parenti.

Cari lettori, tutta questa è ammuina. Serve a nascondere una cosa sola. La cosa più evidente di tutta questa faccenda, ma che nè i politici di «sinistra» nè di «destra» nè i loro giornalisti vogliono farvi capire: che ad essere marci non sono i singoli uomini, ma le cosiddette istituzioni. Quelle istituzioni che hanno creato loro, anno dopo anno, per la sedicente «gestione della cosa pubblica», ossia – detto più chiaramente – per crearsi e alimentare le loro clientele e trarne mazzette, sfuggendo ai controlli.

Il problema centrale di questo scandalo è che le burocrazie pubbliche non funzionano, sanno solo mettere i bastoni tra le ruote ad ogni tentativo di azione, e moltiplicano i loro «controlli» al solo scopo di estrarre, ad ogni passaggio, qualche tangente alle imprese private. La cosa è tanto evidente, che è impossibile che i nostri politici, per quanto mediocri, non abbiano la capacità intellettuale di capirlo.

Lo capiscono, ma non vogliono andare in fondo al problema, ossia riformare radicalmente le burocrazie impastate di «politica». Siccome hanno rimepito i consigli d’amministrazione, e i posti «tecnici» di Provincie, Comuni e Regioni dei loro trombati e cognati, è chiaro che non vogliono nessuno snellimento, nessuna efficienza. E allora fanno ammuina, chiedono le dimissioni di questo e di quello, si scandalizzano dei preservativi nel Salaria Village.

Veniamo al punto: la Protezione Civile deve occuparsi delle emergenze. E siccome da noi terremoti, alluvioni, crolli di case abusive sui torrenti, spazzatura non raccolta, sono all’ordine del giorno, la Protezione Civile è diventata efficiente e potente. Più efficiente delle altre protezioni civili di molti altri Paesi. Anche perchè ha molti mezzi, moltissimi soldi, e una capacità discrezionale di spesa. E’ vero che all’estero guardano alla Protezione Civile italiana con sconcertata ammirazione.

Quando fui inviato dal mio giornale a seguire lo Tsunami del 2005 prima in Thailandia poi a Sri Lanka, i soccorritori stranieri erano stupefatti dei nostri idrovolanti mandati così lontano, degli ospedali da campo e delle tendopoli, montate in poche ore, i carabinieri che identificacavo i cadaveri dal DNA lavorando 24 ore su 24 negli orrendi depositi dei corpi... Una capacità di proiezione nel mondo da far invidia alle forze armate più potenti del pianeta. I giornalisti svedesi (la Svezia aveva avuto centinaia di turisti uccisi in Thailandia) dicevano: ecco, la nostra protezione civile non sta facendo nulla, la vostra invece...

Noi cercavamo di spiegare: anzitutto, voi svedesi siete solo 7 milioni, noi 60. Non avete terremoti nè alluvioni da abusivismo edilizio. Non avete idrovolanti per spegnere gli incendi boschivi, perchè da voi nessuno brucia i boschi. Soprattutto, avete un’amministrazione pubblica normalmente ben funzionante , e quindi non avete emergenze. La Protezione Civile italiana, spiegavamo, serve come «ministero dello scavalco». Serve a scavalcare la burocrazia italiana che non funziona, e mette solo i bastoni fra le ruote.

E’ così. Da noi è caduto un ponte stradale fra Emilia e Lombardia – ne ha parlato Reporter abbastanza di recente – e non si è riusciti a ricostruirlo in 5 anni. Perchè bisogna mettere d’accordo non solo un magistrato alle acque e una caterva di enti addetti, ma due Regioni, due Provincie, due Comuni, e tutti i loro uffici cosidddetti «competenti». Per esempio, ottenuto il placet alla ricostruzione del ponte dalle Belle Arti di Emilia e Lombardia, si sono messe di traverso le Belle Arti di Lodi e di Piacenza o non so che. Hanno dato il veto: quello caduto, hanno detto, era «il primo ponte in cemento armato costruito in Italia nel ‘900» e dunque era un’opera d’arte che ricadeva sotto la loro «competenza», perchè di inestimabile valore storico-paesaggistico-culturale (nonchè ecologico, alimentare e zooprofilattico). E lo volevano ricostruito esattamente eguale a quello in cemento armato del primo ‘900, che non a caso era crollato, visto com’era il cemento armato un secolo fa.

Era evidente la scusa. Ed evidentissima la soluzione: basta una limpida norma che affermi una qualche gerarchia fra Regioni, Provincie e Comuni: che quando le Belle Arti regionali dicono  finalmente «sì», le Belle Arti provinciali non possono dire «no». I politici non l’hanno fatto.

E’ evidente il perchè: la moltiplicazione degli strati (le «istanze») che possono mettere becco su qualunque cosa, fa comodo a loro e alla Casta che loro hanno allevato, che proteggono, selezionano e stipendiano, e da cui ottengono i voti e le scremature in denaro della cosa pubblica.

E’ chiarissimo che questo pasticcio istituzionale è la causa della «corruzione». Prendiamo quel Milko Pennisi, presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Milano, arrestato in flagrante mentre riceveva 5 mila euro da un costruttore bresciano: «I soldi non li ho chiesti io, mi sono stati offerti per sveltire una pratica», s’è giustificato Pennisi. Si trattava di sbloccare un progetto edilizio fermo da anni. Perchè? Perchè vi si era opposto il... Consiglio di Zona. Può dare il consenso la Commissione comunale, la Regione, il Padreterno; ma se un Consiglio di Zona si oppone, tutto si blocca.

«Democrazia sempre più vicina al cittadino», la chiamano. In realtà, la democrazia non c’entra nulla. A Milano il presidente del Consiglio di Zona già prende 1.400 euro mensili di stipendio... E’ ovvio che non vi rinunci, nè rinuncino i politici ad inserire nel democratico Consiglio di Zona i loro galoppini, futuri candidati.

Basterebbe definire le competenze, limitarle, ossia impedire all’ente che sta sotto di bloccare le decisioni dell’ente che sta sopra. Non si fa. E siccoma non si fa, occorre la Protezione Civile. Siccome ha il diritto di «passare col rosso», ossia di scavalcare le micro-burocrazie con tutti i suoi strati di fancazzisti ostili, essa è diventata necessaria.

Anche Bersani, che oggi esige le dimissioni di Bertolaso, anni fa chiese alla protezione civile, e a Bertolaso in persona, di organizzargli un convegno internazionale. Bersani sa dunque benissimo che se dovesse aspettare tutte le autorizzazioni e i permessi, in Italia non si farebbe nemmeno un convegno. Dovrebbe, come capo politico dell’opposizione, porre il problema radicale: perchè tutti questi bastoni tra le ruote? Perchè non snellire, limitare, ridurre gli strati burocratici e la loro capacità di ostacolare, ritardare, impedire? Bersani sa che il problema è quello. Ma preferisce far la figura dell’intellettualmente incapace di capire, piuttosto che affrontare il problema – e le Caste che difenderebbero le loro «competenze» con le unghie e i denti. In quelle Caste, ci sono anche i compari suoi.

Si aggiunga l’euforia patologica del Salame, ed ecco che la Protezione Civile diventa l’organo centrale del presidente del Consiglio, dell’uomo del fare. Il G-8 alla Maddalena, anzi no all’Aquila; Bertolaso, òccupati tu dei dettagli, passa col rosso...

Da organo delle emergenze, la Protezione Civile si è trasformata in ministero dell’Universo, in ministero centrale del Tutto. Si occupa di Lavori Pubblici e di comprare le bandierine per salutare Obama, delle case dell’Aquila e delle strade, delle riprese televisive e dei trasporti in elicotteri di giornalisti, cognati, massaggiatrici  e parenti. Apre rigassificatori, riatta discariche contro la volontà della popolazione (i consigli di zona). Presto dovrà fare le centrali nucleari, perchè nessuna Regione le vuole, e le Belle Arti del municipio di Sant’Eutizio («Comune denuclearizzato») sono già sul piede di guerra. Dovrà salvare Alitalia, vedrete. E la Publica Istruzione che sforna analfabeti inoccupabili. E Termini Imerese. E la Expo 2015. E le olimpiadi del nuoto. Non mi stupirebbe se un giorno la Protezione Civile ricevesse il compito di conquistare i cuori e le menti in Afghanistan: ha la capacità di proiezione del Pentagono, perchè no?

IL MINISTERO DEL TUTTO – E’ ovvio che questa discrezionalità, unita alla capacità enorme di spesa e alle mani bucate e alle improvvisazioni del premier, si presti ad abusi d’ogni genere. E’ ovvio che imprenditori mascalzoni paghino massaggiatrici brasiliane per offrire una ripassatina a Bertolaso. Ma tutto questo è – ahimè – necessario.

I politici non sanno e non vogliono «riformare le burocrazie» inadempienti , le «istituzioni» bloccate da una pletora di «istanze» e da un accavallamento mostruoso delle «competenze» (solo da noi le «competenze» indicano degli incompetenti), e allora hanno creato il ministero dello Scavalco.

Ossia: noi cittadini paghiamo due volte. Per le burocrazie incompetenti di Regioni, Provincie, Comuni, Consigli di Zona, eccetera – che non funzionano – e per il ministero dello Scavalco Universale di-Tutto-Quanto-Esiste, dotato di poteri incontrollati e di illimitati fondi.

Dicono che sia scoppiata di nuovo Mani Pulite. No, è scoppiata Mani Bucate.

Quindi, non credete all’ammuina. Non vi chiedete se Bertolaso ha usato i preservativi per la ripassatina, o aveva mal di schiena. Chiedetevi come mai il primo colpevole, l’arrestato Balducci, non è uno della protezione civile, bensì un grand commis messo lì da Prodi: è presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, mica uno delle emergenze; appartiene alla Casta, ed è lui che malversava con aziende in odore di mafia, e che chiede un aiutino Mediaset per il figlio che vuol far l’attore, e per la moglie che ha una casa di produzione cinematografica.

Il marcio è lì, nelle carriere pubbliche; la Protezione Civile è solo la pecetta al grande fallimento delle pubbliche amministrazioni, soprattutto locali, da smantellare e mai smantellate.

Chiedetevi perchè l’intera classe politica moltiplichi gli strati di burocrazie e li renda «democratici», ossia li doti di parlamentini locali, governicchi microscopici; perchè trasformi le municipalizzate che funzionavano benissimo in Società per Azioni, con consigli d’amministrazione pieni di ex parlamentari trombati.

Non chiedetevi perchè il Salame voleva «Protezione Civile SpA». Chiedetevi prima perchè i Comuni hanno dato le Centrali del Latte SpA, perchè hanno messo sotto il diritto privato le loro aziende trasporti e dell’acqua potabile.

A proposito dell’acqua. «No alla privatizzazione dell’acqua», strilla la sinistra. Ha ragione. Ma poi, se vai a vedere i dettagli, scopri che in Italia le municipalizzate dell’acqua, migliaia, sono state accorpate in un centinaio di enti pomposamente chiamati Ambito Territoriale Ottimale (ATO) che devono «ottimizzare» il servizio idrico, facendo economie di scala soprattutto in base ai bacini idrici luogo per luogo. Scoprirete che, cosa strana, le ATO non coincidono coi bacini idrici ma con le provincie già esistenti, e che la Lega voleva abolire (anzi adesso no). E’ che le ATO sono diventate organi della Provincia. E benchè spesso siano «private» in diritto, quelle veramente private sono 7 su cento.

Non è dunque da accusare l’avidità dei «privati», ma la disonestà dei pubblici che hanno distorto un giusto provvedimento per far rientrare un organismo tecnico sotto il loro dominio, ossia «politicizzarlo», riempirlo di trombati, cognati e grand commis anzichè di ingegneri con laurea in idraulica. Qui di privato c’è solo il nome: Il nuovo nome dei ladri pubblici.

E che diciamo della magistratura? Quella che diffonde le intercettazioni, violando le sue stesse  leggi? In perfetta impunità garantita dal suo «autogoverno»?

A leggere le intercettazioni, si hanno molti sospetti di malversazioni effettive. Ma si capisce anche il resto: che basta che uno telefoni a un altro, anzi basta essere nominati da uno che al telefono risponde ad un altro, per essere sputtanati senza alcun motivo. Ed è proprio questo che la magistratura vuol ottenere, specie sotto elezioni.

Matteoli ha telefonato a Balducci, testè arrestato: oddio che scandalo, il ministro dei Lavori Pubblici telefona al presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici! Matteoli se ne vada! Si dimetta! Confessi!

E allora chi ci mettiamo, al suo, al loro posto? Delle suore di clausura: quelle non hanno l’agendina telefonica piena, non hanno il telefonino, e non telefonano a nessuno. Quelle sì che devono andare  ai Lavori Pubblici e alla Protezione Civile.

Per favore, non fateci ridere: abbiamo le labbra screpolate, come diceva Walter Matthau.



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