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Siria: si vede la Mano (massonica)
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Come si sa, Mosca è faticosamente riuscita ad ottenere il consenso di Washington per una conferenza sulla Siria, che dovrebbe riunire attorno al tavolo tutte le parti in causa: il governo Assad e le opposizioni, più stato vicini e interessati, Iran compreso, nella speranza di arrivare ad una transizione di potere concordata e pacifica. La conferenza dovrebbe tenersi a Ginevra ai primi di giugno.

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Ed ecco che l’Unione Europea entra alla grande: il 27 maggio, la riunione dei ministri degli Esteri europoidi annuncia la levata dell’embargo sulla vendita di armi ai cosiddetti «ribelli». Armi assolutamente superflue, visto che i «ribelli» siriani ne sono già abbondantemente forniti dalle monarchie del Golfo. La goffa e stupida decisione europea ha un solo, evidente scopo, subito denunciato dalla diplomazia russa: sabotare la Conferenza di Ginevra.

In realtà, si apprende, non è stata «l’Europa» a decidere: sull’embargo, la riunione ministeriale s’è spaccata. Un forte gruppo s’è mostrato assolutamente contrario, e comprende Olanda, Svezia, Finlandia, Cechia, Austria: ques’ultima ha addirittura minacciato, se l’Europa levasse l’embargo, di ritirare i suoi 380 militari che, come Caschi Blu dell’Onu, sono stanziati sul Golan per sorvegliare la linea d’armistizio del 1974. Un altro forte gruppo, che comprende Germania, Belgio e Danimarca è contrario alla «proliferazione» ma si barcamena, perché vuole evitare una ennesima spaccatura UE sulla questione. Francia, Gran Bretagna e Italia (ovvio) sono a favore della levata; più precisamente, Emma Bonino ha detto sì alla levata dell’embargo, ma ha anche detto sì alla sospensione fino ad agosto delle consegne di armi ai «ribelli».

Di fatto, la maggioranza dei ministri europei è piuttosto sul no che sul sì. Fatto significativo, perfino Israele fa sapere che «preferisce veder l’Europa sbagliare nel senso della cautela». Non siamo favorevoli all’introduzione di ancora più armi in Siria, fanno sapere i suoi diplomatici.

Nulla, nemmeno i consigli israeliani stavolta hanno cambiato «la linea». Ecco infatti la conclusione del disastroso incontro europeo: «Il capo del Foreign Office, William Hague, dichiara che l’assenza di consenso sul prolungamento dell’embargo significa di fatto la sua abolizione». (Syrie: Moscou dénonce la levée de l'embargo sur les armes)

Non si sa se ridere o piangere. In pratica: votate come volete, tanto decidiamo «noi». Come sempre nella UE, non solo la volontà popolare, ma nemmeno quella dei governi, quando raramente si staccano dalla «linea», viene rovesciata e resa nulla e coma mai esistita. La Costituzione europea è stata bocciata dai francesi e dagli olandesi in referendum, ma è stata comunque imposta sostanzialmente con voti parlamentari. Accade lo stesso con le sementi OGM (vince sempre la linea Monsanto), la sacralizzazione dell’euro, le miriadi di «regolamenti» e direttive che sono continuamente e surrettiziamente inglobate nelle legislazioni nazionali. Avanza, con o senza la conoscenza dell’opinione pubblica, il progetto di trattato transatlantico, ossia del «mercato unico» USA-UE. Avanza passo passo, per atti occulti, profittando della crisi, la fondazione degli Stati Uniti d’Europa. Ma la levata dell’embargo ai militanti siriani ha qualcosa di plateale: si è fatta vedere, come forse mai prima, la mano che sta sabotando la conferenza di Ginevra. La mano che detta «la linea».

È la stessa mano che, il giorno 25, fa pubblicare su Le Monde – per rafforzare la levata dell’embargo e liquidare la conferenza di Ginevra – con enorme risalto, la «testimonianza certa» del «nostro inviato Jean Philippe Rémy, infiltrato in Siria da due mesi a fianco dei ribelli armati», dell’uso di armi chimiche da parte dell’esercito di Assad. Servizio confortato dalla pubblicazione di foto, senza data né luogo dove sarebbero state riprese, che mostrano dei gassati o ritenuti tali. Le Monde ci fa persino l’editoriale, anche se deve cominciarlo così: «Siamo chiari, Le Monde non detiene alcuna prova irrefutabile d’un ricorso alle armi chimiche in Siria». Sic. E allora, perché diavolo darle per certe nel «reportage del nostro inviato»? La domanda trova una risposta, forse, nel fatto che Le Monde è finanziato dal governo Hollande, ed è il portavoce storico ufficioso del Grand Orient de France. Che domina il cugino d’Oltralpe dal tempo della Rivoluzione, e che è la stessa entità che ha convinto la politica di Parigi di varare la legge che consente l’adozione alle coppie sodomite, anche se contrastata dall’opinione pubblica.

Ovviamente, la mano agisce anche fuori dalla Francia, sicché la non-notizia di Le Monde viene debitamente ripresa dai media europei come fosse vera.

La BBC, subito, offre anche di meglio per silurare in anticipo la Conferenza di Ginevra: l’improvvisa «rivelazione» che «settemila combattenti di Hezbollah, il movimento sciita libanese, stanno combattendo a fianco dell’armata siriana per la presa della città di Qusair, tenuta dai ribelli». Ciò che preoccupa «gli Stati Uniti» perché Hezbollah, lo sappiamo, è un gruppo «terrorista».

Anche questa scandalosa rivelazione viene ampiamente ripresa dai media occidentali, tanto per concludere che l’Occidente deve assolutamente armare «i ribelli» (ossia i «nostri» terroristi jihadist) minacciati dai «loro terroristi» Hezbollah, o almeno aiutarli facendo stendere – dagli Usa – una zona di interdizione aerea sulla Siria, dunque in pratica l’intervento militare contro Assad . L’effetto della rivelazione è alquanto guastato dalla tv ABC , che deve spiegare al suo pubblico che:

«Benché il conflitto siriano sia descritto come una “guerra civile”, (...) è in essenza una “proxy war”, una guerra condotta per interposte persone, con gli Alawiti (un ramo dell’Islam Sciita, sostenuto dagli alleati sciiti Hezbollah) e Iran, oltre che da Russia e Cina. (Per contro) i ribelli sunniti sono sostenuti dai capi della Arabia Saudita, Katar e Turchia, e anche da Usa, Francia, Gran Bretagna ed altri». Nella dizione «...ed altri» siamo ovviamente noi italiani.

Insomma una guerra per interposta persona, dove «i nostri terroristi» sunniti di Al Nusra-Al Qaeda combattono i «loro terroristi». (Hezbollah and Al Qaeda Fighters Edging Closer to Full Scale Confrontation)

Fatto sta che è dopo che l’Europa (o la mano che la guida) ha decretato la levata dell’embargo ai terroristi e mercenari «nostri», che la Russia ha dovuto minacciare che, a questo punto, avrebbe effettivamente fornito i temutissimi missili anti-aerei S-300 alla Siria, consegna finora sospesa. Ciò che ha spinto Israele a dichiarare immediatamente e bellicosamente, che considera l’arrivo degli S-300 una «linea rossa» li attaccherebbe subito, perché la superiorità aerea israeliana è esistenzialmente necessaria, ed vitale per le sue future guerre nell’area. Il ministro sionista della Difesa, Moshe Yaalon, s’è spinto a tuonare che Israele è pronta a colare a picco le navi russe che porteranno i missili in Siria. Provocazione da pazzo delirante e pure mal informato: gli S-300, se mai, arrivano sui Tupolev da trasporto.

A questo punto, Assad si fa intervistare assicurando che i primi S-300 gli sono già arrivati. I servizi israeliani sostengono che non è vero. La Russia non dice né sì né no, e spera ancora di salvare la Conferenza di Ginevra. La nostra Emma Bonino dichiara che non ci si deve aspettare tanto dalla Conferenza di Ginevra, e forse neppure si terrà (1)... (Israeli intelligence denies first Russian S-300s arrive in Syria)

Il motivo per cui «La Mano» che tutti ci guida ha voluto silurare la Conferenza è più d’uno. Il principale, forse, è che l’armata di Assad sta conquistando sul terreno vantaggio su vantaggio: ha strappato ai «ribelli» (mercenari e jihadisti) la città di Homs e di Al Qusair, e sta lottando per riprendersi Aleppo; è riuscita a tagliare le linee di rifornimento ai «ribelli» provenienti dal Libano (il che spiega la partecipazione armata di Hezbollah, rivendicata apertamente dal suo capo Nasrallah): sta anche bloccando i «ribelli» in rotta che scappano in Libano; se l’esercito libera Aleppo, taglierà anche le linee di rifornimento che arrivano dalla Turchia di Erdogan. A questo punto Assad va al tavolo di Ginevra in una posizione di tale forza, da rendere alquanto ridicolo il ritornello americano, «Assad must go», ossia: Assad si dimetta «prima», e solo poi si comincerà a trattare. Altri motivi sono l’invito a Ginevra che Mosca ha esteso ad Iran e allo stesso Hezbollah, insieme all’Irak e ai monarchi del Golfo. Sarebbe una legittimazione di Teheran, che «La Mano» non vuole.

La Mano che a noi europei ha rovinato i rapporti con la Russia con l’inutile provocazione della levata dell’embargo è chiaramente anglo-francese (Hollande è quello che si espone di più insieme al suo ministro Fabius e alla cricca ebraica francoide che fa capo a Bernard Henry Lévy), la stessa coalizione che ha invaso la Libia per aiutare i «ribelli» di là. Se Israele è perplessa, apparentemente sono i neocon americani a restare fedeli alla «linea», Assad must go. Con i loro maggiordomi: la diplomazia russa segnala una frenetica attività del senatore John McCain, il candidato presidenziale del partito repubblicano, impegnatissimo a liquidare Ginevra e arrivare ad un intervento americano. Se agisca così contro il ministro degli esteri democratico, John Kerry, o con il suo consenso sottobanco – in quanto Kerry si sarebbe pentito di aver detto sì a Lavrov – non è ancora chiaro. Ma forse è probabile.




1) Significative le dichiarazioni della ministra Bonino: «“Tutti prendono la conferenza di Ginevra come già acquisita, come si fosse una conferenza già decisa. Credo che la strada sia ancora lunga, anche solo per arrivarci”. Così il ministro degli Esteri, Emma Bonino, a proposito della conferenza internazionale per la Siria sponsorizzata dai ministri degli Esteri di Stati Uniti e Russia. I due Paesi stanno spingendo per ospitare un meeting per cercare una soluzione condivisa alla crisi siriana, e da molte parti si sottolinea l'importanza dell'iniziativa». E mette guardia. «Anche solo per arrivarci credo ci siano ancora parecchi problemi da superare». Ad ogni modo, anche qualora si tenesse, «la conferenza ha un esito non scontato». La poveretta, che è vicina a Kerry, non ha ancora capito a quale Mano deve obbedire, i segnali sono contraddittori.


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