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Ucraina, deliri pericolosi
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«La Russia è visibilmente pronta permettere ai suoi cingolati di varcare i confini europei»: non l’ha detto un fanatico di piazza Maidan. L’ha detto nientemeno che il vice-cancelliere tedesco Sigmar Gabriel, socialdemocratico. Gabriel non ha detto – e già sarebbe stato grave – che i cingolati russi minacciano i confini ucraini (cosa che Putin e Lavrov hanno ripetutamente escluso); ha detto proprio che i carri di Mosca vogliono invadere l’Europa (evidentemente, nei suoi deliri «sente» l’Ucraina già come Europa). E pensare che Gabriel è uno che dovrebbe avere la testa sul collo, vicecancelliere di una cancelliera che viene dipinta come desiderosa di placare la crisi invece che aggravarla... Figurarsi gli altri.

Il tono dei cosiddetti grandi media, da Le Monde a El Pais («El diario global», si auto-definisce) a La Stampa, è tutto un rullare di tamburi. Il tono generale dei commenti – come se fosse stato dettato uguale per tutti – è: Putin ha la stessa volontà espansionista di Hitler negli anni ’30, lo stesso disprezzo del diritto internazionale, la stessa volontà annessionista; l’Europa non può, non deve tollerare; deve essere unita contro l’orribile minaccia; in pratica l’Europa deve fare la guerra. È obbligata a farla.

Nessun riconoscimento delle annose provocazioni contro Mosca, della espansione europea e NATO a ridosso dei suoi confini; non una ammissione che l’eurocrazia ha obbligato Kiev a scegliere «o noi o loro»; nulla dei 5 miliardi di dollari spesi dal Dipartimento di Stato per destabilizzare Kiev; nemmeno un accenno alla visita del capo della Cia John Brennan a Kiev: visita condotta, almeno nelle intenzioni, in segreto (Brennan ha esibito all’atterraggio un passaporto contraffatto con nome falso, come ha subito scoperto e divulgato l’intelligence di Mosca), in conciliaboli con il Governo non-eletto di Kiev: a cui avrebbe consigliato di reprimere con la forza i pro-russi di Slavyansk. Ciò che il governo ad interim ucraino, docilmente, sta facendo.

Ora, provatevi a immaginare se solo non si dice il capo dello spionaggio russo, ma un suo agente, fosse stato scoperto ad atterrare sotto falso nome in una regione europea per intrattenersi in segreto con, diciamo, dei capi secessionisti; poniamo, in Catalogna o nel Veneto, a soffiare sul fuoco e a destabilizzare. Provatevi a immaginare gli strilli e gli urli d’indignazione dei nostri media, le articolesse, le inchieste, i commenti roventi. Ma i media, oggi, hanno ricevuto l’ordine: Siamo come negli anni Trenta! Putin è Hitler! E questo comincia davvero a far paura: quando si dipinge un capo di Stato come Hitler, pronto a varcare coi cingolati le frontiere «europee», la guerra è davvero la sola alternativa.

Francois Hollande ha inviato tre navi da guerra: due fregate (lanciamissili l’una, antisom l’altra) e una nave-spia – nel Mar Nero: all’insaputa dei francesi, ne hanno parlato i giornali turchi che hanno visto le navi passare il Bosforo. Raggiungono la flotta bellica USA già presente (USS Ross, USS Porter, USS Carney, USS Taylor, USS Donald Cook, USS Truxtun...presenti da mesi, contro le convenzioni firmate con Mosca, che vogliono queste visite non durino più di 21 giorni: altra chiara provocazione) a minacciare la Crimea per una «esercitazione» chiamata Active Endeavour (Sforzo Attivo). Non stupirà apprendere, domani, che anche la marina italiota, zitta zitta, partecipa alla provocazione.

Sembra di essere tornati all’epoca in cui la NATO stampava simili manifesti:

Il vicecancelliere Gabriel ha fatto la sua dichiarazione mentre era a fianco del Primo Ministro Manuel Valls (1), che assentiva a frasi paranoidi quali: «L’Europa si ricordi delle lezioni delle due guerre mondiali, non tenga la libertà e sicurezza come dati acquisiti... riemergono i vecchi démoni della geopolitica europea». Dunque, sola alternativa è la guerra? La guerra piuttosto che ammettere che i Barroso, i Van Rompuy, o Rasmussen (il segretario civile della NATO) si sono comportati da dementi irresponsabili, per non parlare della mestatrice Victoria Nuland, l’americana di «Fuck Europe».

L’Assemblea Parlamentare del Consiglio D’Europa (APCE), un organo del labirinto eurocratico di Strasburgo (da non confondere col Parlamento europeo) ha scritto nero su bianco, in una sua risoluzione, che «la Russia punta all’aggressione militare contro l’Ucraina in assenza di alcuna provocazione»: è una dichiarazione di guerra. I rappresentanti della Georgia in questo organismo – ovviamente hanno il dente avvelenato – hanno proposto l’espulsione della Russia dall’APCE: sì perché Mosca è parte dell’organismo, azione è uno dei primi cinque contributori alle spese (32 milioni di euro). C’è dunque la volontà di tagliare i ponti, di bruciare i luoghi di mediazione possibile, di trattativa: fine di ogni discorso, la parola alle armi. Hitler è alle porte!

Si allarma di questo «insensato espansionismo UE che affianca quello di una NATO dominata dal pensiero neocon», il vecchio analista William Pfaff, dell’Herald Tribune.

Pfaff, che vive a Parigi ed è cattolico, mette il dito sulla cecità particolare dei suddetti espansionismi. «Perché l’Ucraina slavo, ortodossa-uniate, la cui storia è dolorosamente intrecciata con la Russia, deve essere resa un membro di quella Europa che è ancora, essenzialmente, quella tracciata da Carlomagno e post-romana? E se è per questo, perché la Turchia sarebbe parte dell’Europa cristiana?». Un’eurocrazia soggetta agli ideologismi americanisti, illuminista ed assuefatta ad unioni artificiali e a fusioni-acquisizioni burocratiche di immense realtà storiche irriducibili, nemmeno si rende conto del gigantesco scontro di civiltà che sta sfidando. Pregate, romani, che davvero i cosacchi non abbeverino i cavalli nella fontana di Trevi... perché non c’è dubbio che se i Barroso e Nuland, gli Obama e gli Hollande ci portano alla guerra, l’armata russa ci attraversa come il burro; e se sperate nella protezione della nota unica-superpotenza-rimasta, guardatevi attorno: quali vittorie può vantare, ultimamente, il Pentagono?

Destabilizzazioni, quelle sì. Dal Pacifico (dove sostiene il Giappone che riarma contro la Cina) all’Est europeo, L’America ha provocato, scrive Pfaff, «un disordine internazionale superiore a quello degli anni ’30: dalla tragedia ucraina e lo scontro con la Russia fino alla grande guerra civile nei Paesi islamici, basata su motivazioni teologiche oltre che politiche», in «Iraq, Siria, Egitto, Yemen, Libano, Afghanistan, Pakistan, è tutta una rovina in cui George Bush e il suo isterico figlio George W. Bush, con i suoi badanti del Lato Oscuro, sono passati seminando annichilimento».

Un annichilimento a cui, poi, il «ragionevole» Obama, Nobel per la Pace in anticipo, ha contribuito da par suo. A questo si aggiunge «il serio rischio di collasso dell’Unione Europea» con la sua classe dirigente che ha «ottusamente seguito o le pulsioni di uno solo dei suoi membri o gli ordini degli Stati Uniti senza alcuna pubblica valutazione dell’utilità di essi per l’Europa».

E Pfaff indica la fonte di tutto questo, la lotta fra ebrei e musulmani per la Terra Santa. Anche qui c’entra l’America, «Kerry a proporre la soluzione di fronte alla manifesta non volontà di Israele di risolvere il conflitto in termini che non siano quelli di espellere l’ultimo palestinese dai Territori Occupati per consegnarli ad Israele: Terra di Dio quindi dell’Israele Sionista, come ce la vende Sheldon Adelson» (2).

Il merito di questa analisi è mostrare le dimensioni, davvero apocalittiche, della destabilizzazione in corso: il grande disordine globale, il transito colossale e tragico dal vecchio ordine di relativa stabilità ad un qualunque Nuovo Ordine Mondiale, sconosciuto nei suoi lineamenti. Dopo quanto sangue, quanti genocidi, miserie e quante sciagure e guerre lo raggiungeranno la Bestia e il Falso Agnello, suo suggeritore?

La sola cosa certa è la mancanza, nelle menti dei leaders europei attuali, di una vera coscienza di quanto sia pericolosa la situazione globale, a cui hanno contribuito.





1) Valls non è ebreo, ma è sposato ad una ebrea molto militante e, in una intervista registrata il 17 giugno 2011 alla «Radio Judaica Strasbourg», ha dichiarato che attraverso sua moglie «è legato in modo eterno alla comunità ebraica e ad Israele». Si noti il tono messianico-religioso con cui un politico europeo parla ormai degli ebrei (la sola religione obbligatoria rimasta, il culto degli ebrei, agnelli incolpevoli). Anche se Valls non ha ancora superato la dichiarazione ispirata di Dominique Strauss-Kahn nel 1991: «Nelle mie funzioni e nella mia vita di tutti i giorni, nell’insieme delle mie azioni, cerco di fare in modo di portare la mia modesta pietra alla costruzione del Regno d’Israele».
2) Sheldon Adelson è il terzo uomo più ricco d’America (dopo Bill Gates e Warren Buffett), la sua ricchezza si valuta sui 26 miliardi di dollari. Ebreo originario dell’Est, è il ras delle case da gioco e dei casinò di Las Vegas, Macao, Singapore. È incline a «pratiche commerciali spregevoli» (così il Daily Mail). Naturalmente, è un grossissimo contributore per la causa ebraica ed israeliana. «Il presidente George W. Bush ha nominato Adelsons a far parte della delegazione d’onore per accompagnarlo a Gerusalemme per la celebrazione del 60 ° anniversario dello Stato d'Israele, maggio 2008» (Wikipedia).



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