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Teoria e pratica dello zombie
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Dopo l’articolo sul pilota arso vivo come produzione Katz, ossia palese finzione illusionistica e propagandistica con «effetti speciali», molti commenti dei miei cari lettori battono sullo stesso punto:


Il Corriere sul suo sito titola: Bombardato ospedale a Donetsk, roccaforte dei separatisti, si sospetta un attacco dei separatisti. Neanche i Monty Phyton sarebbero arrivati a tanto.

Non solo in Italia – ma in tutto il “civile” Occidente e anche in Oriente (Giappone docet) restiamo supini, creduli e soggiogati da queste baggianate.

Abbiamo delegato ad altri non più solamente il nostro pensiero, ma anche il semplice sguardo di un qualcosa che dovrebbe essere perlomeno oggettivo. Dopo il pensiero politically correct,e quindi castrato all'origine, abbiamo anche la vista politicamente corretta: capacità di vedere senza osservare!

Proprio stamattina ho accennato con una persona di mia conoscenza al fatto che la notizia, a mio parere, era quasi sicuramente falsa, data la firma del Katz. Sono stato subito interrotto. Mi ha risposto che , per quanto la riguardava , quello che vedeva in TV era tutto vero. La gente vuole certezze : magari fiabe , ma certe.

Già i nostri simili, in maggioranza schiacciante, credono a tutte le versioni ufficiali. Undici Settembre, Charlie Hebdo, Video dell’IS con il logo SITE... bevono tutto. A questi eventi – così evidentemente inscenati dal Sistema da mostrare le falle e cuciture – reagiscono da cani di Pavlov, esattamente come il potere voleva farli reagire. «Je suis Charlie» a milioni in piazza, il Califfo ci minaccia. E da noi: Sergio Mattarella «ha lo sguardo buono», papa Francesco è tanto umano, Obama è democratico, Draghi fa il nostro bene, l’Unione Europea (questa prigione dei popoli) ci protegge e difende, chissà dove finiremmo senza l’euro. E sì, Putin ha invaso l’Ucraina coi carri armati e l’esercito (1).

E non è ingenuità di poveri sciocchi raggirati. Come segnala l’ultimo commento, questi vogliono essere ciechi: «Mi ha riposto che, per quanto lo riguardava, quello che vedeva in tv era tutto vero».

Non sono innocenti. Come i milioni di francesi che hanno urlato Je Suis Charlie per proclamare «la libertà d’espressione» (2) si sono proclamati complici e correi dei bestemmiatori (ciò che attrarrà anche sul popolo la pena, dato che quelle vignette gridano vendetta al cospetto di Dio), così milioni di italiani vogliono compartire l’inganno. Non vogliono sapere, non vogliono essere costretti a cambiare le loro «idee».

Ho detto italiani? Il regista russo Nikita Mikalkov ha raccontato il seguente episodio: «Una persona è andata ad una conferenza internazionale per tentare di mostrare, nei corridoi, delle foto di ciò che accade nel Donbass ad europei. Nessuno ha voluto guardarle. Uno di loro ha perfino, semplicemente, chiuso gli occhi... Perché se vedo, come farei a pretendere che si sono bruciati da soli, che i miliziani bruciano le case dei loro vicini e delle loro stesse famiglie?».

Da secoli l’Europa ha deriso il filosofo aristotelico (immaginario) che si rifiuta di guardare attraverso il telescopio di Galileo, per paura di vedere smentita la teoria tolemaica. Da sempre l’Europa progressista ed avanzata si identifica con Galileo (per la precisione, il Galileo di Bertold Brecht) che proclama: «Li agguanterò per il collarino e li pianterò da¬vanti al mio telescopio. Copernico voleva che credessero alle sue cifre: io chiederò loro soltanto di credere ai loro occhi». A scuola ci hanno ripetuto che l’aristotelico pauroso era il tipo dell’oscurantismo, da cui l’Europa civile, laica e moderna – beninteso – s’è liberata una volta per tutte.

Oggi abbiamo funzionari e politici europei che ripetono il gesto dell’aristotelico schernito da Galileo e da Brecht; chiudono gli occhi per non vedere le foto del Donbass, per continuare a negare la realtà. E la cosa peggiore è che non nemmeno si vergognano, come dovrebbero per questo gesto di chiusura mentale e di viltà.

Non si vergognano perché sanno che non saranno giudicati dalle masse zombificate che chiudono gli occhi come loro invece di pretendere da loro la verità, né dai media pavloviani che cooperano al Grande Illusionismo chiamato «globalizzazione postmoderna», imperialismo terminale.

Come siamo caduti così in basso? Come siamo stati zombificati fino a questo punto? Come sono riusciti a ridurre la maggioranza di nostri concittadini a cani di Pavlov che «spontaneamente» gridano Je suis Charlie e liberamente aderiscono alle menzogne che gli somministra la tv?

Gravi domande che richiederebbero ampi approfondimenti. Un tentativo di risposta la trovo in un saggio del filosofo francese Dany-Robert Dufour che ha intitolato Le Divin marché (Denoël 2007) per ironica assonanza: Divin Marchese fu chiamato il marchese De Sade (1740-1814), rivoluzionario, libertino, criminale sessuale e pornografo, dai suoi estimatori che videro in lui il profeta degli esiti radicali della rivoluzione verso un totale «diritto al piacere». Adesso il compito di Sade è stato assunto – questa la tesi di Dufour – dal «divin Mercato».

È il mercato totale e senza uscita, imposto come ultimo orizzonte all’umanità, ad essere il colpevole di una orribile decostruzione dell’uomo. Il Mercato è il nuovo dio, che impone alle masse i suoi comandamenti.

Primo comandamento: Sii egoista

L’individualismo fu una vera conquista dell’Illuminismo, sostiene Dufour (come francese, non può che rifarsi a quello): ma era un individualismo di senso politico. Voleva incitare ciascuno a darsi un pensiero critico rispetto alle idee ricevute dalle tradizioni, consuetudini familiari e gerarchiche, alle autorità monarchiche o religiose — in una visione di uguaglianza politica. Per Kant, individualismo significava «obbedire alle leggi che ci si è dati», non «fare tutto quel che si vuole». Il mercato neoliberale ha deformato questa nozione secondo i suoi scopi. L’ha fatto virare al narcisismo. La tipicità del narcisismo di massa indotto dal Mercato è il rigetto (parimenti di massa) di ogni principio che trascende l’individuo, e perciò il rigetto di leggi, doveri, delle istituzioni, dello Stato – tutti visti come ‘ostacoli’ al pieno fiorire del Narciso: l’uomo-massa è condotto a non pensare che a se stesso, a soddisfare se stesso. Ciò naturalmente equivale a segare il ramo su cui la civiltà è seduta.

È la contraffazione delle speranze politiche dell’Illuminismo che Dufour crede di riconoscere. «Poiché abbiamo fallito a mettere in atto una società di eguali, non ci resta impapocchiare una società di ego». Ma questi ego si trovano arruolati in un insieme massificato: il gregge. «Vivere in gregge ostentando d’essere liberi: ciò testimonia nient’altro che un rapporto con sé catastroficamente alienato, suppone aver elevato a regola di vita una relazione menzognera con sé stesso; e di conseguenza, con gli altri. Così si mente sfrontatamente agli altri, a coloro che vivono al difuori delle democrazie liberali, quando si dice loro che si viene – con qualche gadget in regalo, o con le armi in pugno in caso di rifiuto – per portar loro la libertà individuale; e in realtà li si vuol far entrare nel gran gregge dei consumatori».

Il liberalismo necessita un consumo permante e sempre crescente. Lo ottiene a prezzo di una orribile de-costruzione dell’uomo, già denunciata dallo scrittore Pierre Bergonioux: «Condizionati dalla pianta dei piedi alla punta dei capelli dalle multinazionali del mangiare e della moda, della musica in scatola e dell’elettronica, vettori di marchi, di stigmate corporali, acquisiti al linguaggio cinico da pattumiera di quel sottoproletariato intellettuale che i gruppi finanziari hanno posto alla testa dei media, gli ‘innocenti’ d’oggi si fabbricano un’identità altra, alienata, completamente reificata» dal Divin Mercato che ingiunge: Godete!

A questo punto, «dire che viviamo in una società d’invididui liberi è una menzogna patente, straordinariamente falsa. Viviamo in una società-gregge» che intona il motivo: Non pensate, spendete».

La vecchia passione democratica per l’uguaglianza s’è mutata in ingiunzione ad essere tutti eguali, però nel gregge – ingiunzione totalitaria per cui il gregge stesso detesta e punisce le non conformità, è la psico-polizia di se stesso – l’occhiuto sorvegliante del comune sentire, del suo egoismo narcisistico che chiude tutti in una terribile solitudine a pone rimedio la televisione, che coi suoi shows e talk shows offre al gregge consumista un surrogato di famiglia dove ci si può ‘liberamente’ identificare. Da cui l’assurdo e ridicolo spettacolo dei conformisti di massa che si credono originali, il fenomeno per cui «una volta nel gregge, l’animale gregario vuole sempre esprimere la sua opinione». Che è, invariabilmente, l’opinione altrui: quella dettata dai ‘padroni del discorso’ (secondo l’espressione di Israel Shamir), l’«idea ricevuta» , come si chiama in francese (idée reçue) il luogo comune accettato da cui il gregge sorveglia che il vicino non sconfini.

I semplici e gli ignoranti, quelli che un tempo si chiamavano «gli umili», non ci sono più. Semplici e ignoranti oggi si dovrebbero chiamare «i presuntuosi». I primi non presumevano di «pensare» in proprio; non esercitando il pensiero critico, vivevano di consuetudini, tradizioni e fede cristiana che la sapienza antica forniva loro. Oggi, sono quelli stessi che «quel che vedo in tv è tutto vero», quelli che «Je suis Charlie», quelli che aderiscono alle certezze di moda: come i loro bisnonni rurali, anch’essi vivono di fede, ma di una fede cattiva; e per giunta, credono di avere delle idee.

L’arte di condurre il gregge «egoista-gregario» dove si vuole era già stata studiata, applicata ed esposta con nettezza disarmante da Edward Bernay (1891-1995), il nipote di Sigmund Freud che, giunto in USA, insegnò alla politica le campagne di manipolazione delle coscienze, alle Corporations l’induzione «dei bisogni non necessari»; il padre di tutti i pubblicitari e PR che, pagato dalla American Tobacco, conquistò le donne al mercato del fumo («siate fiaccole della libertà», fu lo slogan), e che su commissione della National Association of Manufacturers (la Confindustria USA) inchiodò per sempre nelle menti americane la convinzione che tra «democrazia», «proprietà privata» ed «impresa» esiste un legame indissolubile, anzi che l’una si identifica con l’altra; dove è impresa privata, là è democrazia, senz’altra condizione.

«La manipolazione cosciente ed intelligente delle abitudini e delle opinioni della masse – scrisse Bernays in una pagina famosa – è un elemento importante della società democratica. Noi siamo retti, le nostre anime sono plasmate, i nostri gusti formati le nostre idee suggerite, in gran parte, da persone di cui non abbiamo mai sentito parlare. Coloro che manovrano questo meccanismo occulto della società costituiscono un governo invisibile che è la vera potenza regnante del Paese...È un risultato logico del modo con cui è organizzata la nostra società democratica».

Inutile sospettare il complotto: questa frase rivela che Bernays era il primo a credere alla democrazia come manipolazione, in qualche modo il primo del gregge; e come lui i gestori dei media, non hanno bisogno di telefornarsi e congiurare tra loro per nascondere certe notizie: sono loro i primi prigionieri della logica dell’egoismo gregario, della logica che gregge che crede di avere «idee» e pretende di esprimerle dovunque. Laddove sono quel che notava con soddisfazione il presidente americano Herbert Hoover elogiando i pubblicitari: «Voi avete il compito di creare i desideri delle persone e trasformarle in macchine della felicità che, muovendosi continuamente, sono diventate la chiave del progresso economico».

Questa sinistra metamorfosi in «macchine della felicità» è diventata la comune aspirazione di ogni individuo in Occidente. Ciò de-costruisce la società radicalmente, sottolinea Dufour, fino a renderla impossibile. L’eguaglianza divenuta egualitarismo post-moderno dove si pretende l’uguaglianza in tutte le circostanze, distrugge la famiglia: i rapporti fra uomo e donna, fra padri e figli, fra mariti e mogli si basavano sul riconoscimento di diversità naturali che vengono furiosamente negate; ci dobbiamo «liberare» dai limiti, compreso quello del sesso (che diventa gender e stile di vita). Il divin mercato ci ha «liberato dalle autorità» dei padri, della famiglia, delle consuetudini e della religione, che ci erano state rese previamente insopportabili: ma «abbiamo perso i rapporti ‘insopportabili’ di autorità nella famiglia reale di ieri, per sottometterci ai rapporti mercantili puri e duri». I comunicatori del consumismo edonista ci hanno affrancato dai «doveri familiari» per meglio asservirci ai «doveri» cui ci assoggettano adulando gli istinti, l’egoismo e le voglie degli individualisti-in-gregge.

Beninteso, i politici che ci menano pel naso e ci portano dove vogliono adulando i nostri istinti, sono essi stessi membri del gregge gregario e pseudo-anticonformista, ne condividono i tabù, obbediscono per primi ai pregiudizi di massa: l’inquilino nuovo del Quirinale Mattarella, presunto cattolico, appena giurato, ha aperto alla «libertà dei rapporti affettivi» ossia alle convivenze omosessuali. Il papa Francesco ha criticato i cattolici «che fanno figli come conigli», adottando un luogo comune anticristiano del gregge. Precisamente per questo l’uno e l’altro sono popolari e visti come «buoni» e «umani».

Il punto è che è, invece, la rinuncia ad esercitare una leadership politica. Invece di indicare un traguardo, il leader postmoderno diventa «celebre quando risponde più presto e meglio a ciò che gli altri vogliono da lui», lisciando i narcisi gregari per il loro pelo. Dopotutto, è proprio per questo che vediamo la politica europea incastrata in un immobilismo vile dopo 8 anni di crisi; nessuno ha il coraggio di porre scelte, tutto è un surplace – e niente rivela meglio la paura e la viltà a sfidare il «gregge che ha le sue opinioni» che la rinuncia alla sovranità. I politici l’hanno devoluta con sollievo a tecnocrati, a organismi a-politici, ad automatismi robotici supernazionali, irresponsabili.

Non è che le decisioni non vengano prese, però; solo che vengono prese «altrove», in sedi non legittimate — e quasi sempre, negli ultimi tempi, di nascosto dalla cittadinanza. La quale non essendo più una cittadinanza (politica) ma un gregge narcisista, deve essere tenuto all’oscuro dell’oppressione e della miseria che gli si prepara con le decisioni prese «altrove», e deve esser lasciata illudere che «la ripresa è dietro l’angolo», che l’Europa è la zona della pace e della prosperità e non la prigione dei popoli che è diventata, che roboticamente ci porta alla guerra contro la Russia, alla «lotta al terrorismo globale», e alla schiavitù finanziaria dalle Banche Centrali che hanno indebitato i popoli; e che l’Occidente terminale è la civiltà superiore che può insegnare a tutte le altre culture la sua morale e la sua democrazia — armata se è il caso.

Secondo comandamento: usa l’altro come mezzo per pervenire ai tuoi scopi

«Hanno illuso le masse di un futuro affluente, che si è trasformato in un incubo eternamente presente», ha scritto De Benoist: solo che di questo, le masse gregarie e narcise non sono (ancora) coscienti. Il Grande Illusionista è lì per farle vivere nel paradiso terrestre delle «libertà» conquistate contro gli «ultimi tabù». Mentre i diritti politici e civili gli vengono via via sottratti, l’individio-massa si rallegra di partecipare alla «libertà d’espressione» esercitata dalla blasfemia di Charlie Hebdo, o di prendere parte alla «lotta contro l’omofobia» contro «la discriminazione degli invertiti», o per «i diritti dei gay», i loro matrimoni o le adozioni. Sono conquiste tutte illusorie, «diritti» che non costano niente a chi le concede. Peggio. Come nota Dufour, si tratta della rivelazione di rapporti col proprio io così interamente menzogneri che devono imporre la menzogna a tutta la società.

«Non basta che io menta a me stesso, non basta che i miei amici mentano con me; bisognerà che metta nell’affare anche il legislatore, e tutta la società menta insieme a me perché io possa sostenere questo rapporto menzognero con me stesso».

È il «pensiero» dell’omosessuale che si pretende normativo, è la legislazione reclamata dal transessuale. Estrema applicazione del secondo comandamento del Mercato, «usa l’altro come mezzo per pervenire ai tuoi scopi», è ovviamente il rovesciamento non solo della morale Kantiana («Considera sempre l’altro come fine»), ma il rovesciamento della possibilità stessa di esistere per una società, la trasforma in dissoluzione, in dis-società. Proprio l’esito auspicato dal Marchese di Sade, il diritto a sfruttare il prossimo per il mio illimitato piacere — se posso pagarmi l’impunità.

Che una simile società venga fulminata come l’antica Sodoma, o affogata come l’umanità pre-diluviana, è previsione facile, e forse imminente.





1) Per la cronaca, è stato lo stesso capo dello stato maggiore di Kiev, Generale Viktor Muzhenko, a dichiarare il 29 gennaio: «L’esercito ucraino non combatte contro nessuna unità dell’armata regolare russa» nel Donbass separatista. Ciò non impedisce ai giornali di tutta Europa ed America, e persino a Radio Radicale, di parlare – come il quotidiano massonico Le Monde – di «centinaia di carri armati , pezzi d’artiglierie semovente, blindati, stazioni radar forniti alle milizie» del Donbass, «inquadrate sul terreno dall’esercito russo». Ragion per cui Le Monde (e financo Radio radicale) si esprime a favore dell’idea di fornire di armi il regime di Kiev.
2) In quella Francia dove un bambino di otto anni è stato denunciato dal direttore scolastico perché, parlando degli assassini della redazione di Charlie Hebdo, ha alzato la mano ed ha detto: «Penso che abbiano avuto ragione». Dove il comico Dieudonné è condannato a 30 mila euro di multa per una battuta di spirito sul fatto: «Sostegno al terrorismo», ha decretato la Corte, rigettando la difesa di Dieudonné secondo cui, lui, voleva far ridere come quelli di Charlie Hebdo, la cui libertà d’espressione è riconosciuta, difesa ed esaltata dalla nazione intera. La Francia è anche il Paese dove un deputato, Eric Ciotti, ha proposto seriamente la soppressione degli assegni familiari per punire le famiglie di quegli scolari che «non hanno rispettato il minuto di silenzio» ordinato nelle scuole per le vittime del terrorismo.



 
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