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Falsi passaporti: restrizioni di viaggio per israeliani
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Netanyahu e il capo del Mossad Meir Dagan saranno iscritti nell’elenco dei ricercati Interpol come mandanti dell’assassinio di Mahmoud al-Mabhouh, l’alto dirigente di Hamas trucidato in un albergo del Dubai il 19 maggio scorso da ben 27 kidonim (assassini) dei servizi israeliani?

Il capo della Polizia di Dubai, generale Dahi Kalfar Tamim, è intenzionato a chiedere alla procura l’emissione di mandati d’arresto di Netanyahu e Dagan, primo passo per il mandato internazionale. Il Mossad, ha detto «ha insultato il Dubai e i Paesi occidentali di cui i sospetti assassini hanno usato in modo fraudolento i passaporti». (Dubai police chief says to seek Netanyahu arrest)

La squadra ebraica della morte è infatti entrata nel Paese con passaporti di Gran Bretagna, Irlanda, Germania, Francia e Australia; e si tratta di passaporti di ebrei con doppia nazionalità (una è israeliana) i quali, identificati, si sono giustificati asserendo che le loro identità erano state «rubate».



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Non manca il sospetto che, da bravi «sayanim» (volontari per Sion) si siano prestati a farsi complici del delitto. E, nonostante tutto lo sforzo delle autorità dei Paesi occidentali suddetti per minimizzare la sporca faccenda, essa si va facendo sempre più grave per la reputazione dello Stato giudaico.

Il capo della Polizia di Dubai ha annunciato infatti che tutti gli occidentali con passaporti europei, ma che risultano avere anche nazionalità israeliana o sono sospettati di esserlo, non potranno più entrare nel Paese, e nello stesso modo si comporteranno le autorità di frontiera degli Emirati Arabi Uniti. (‘Dubai ban on Israelis hits relations’)

«Sappiamo come riconoscere gli israeliani dall’aspetto fisico e dal modo in cui parlano», ha detto il generale Tamim.

Naturalmente da Israele sono partite le accuse di «antisemitismo», e si sono sprecate le grida d’indignazione per questa intenzione di «profilare gli ebrei» in quanto ebrei. Ma anche il responsabile della Pubblica Sicurezza libanese, generale Wafik Jizzini, ha annunciato più severe misure di controllo per israeliani ed ebrei in generale: «Quando qualcuno arriva in Libano con un passaporto straniero ma il suo cognome indica che è di origine ebraica, il centro di controllo alla frontiera trasmette l’informazione alla direzione generale di Pubblica Sicurezza; e la direzione sorveglia la persona al suo indirizzo, registrato all’entrata. Non solo il visitatore, ma anche le persone che eventualmente lo aspettano all’aeroporto saranno sorvegliate».



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Altri Paesi arabi seguiranno l’esempio, benchè senza proclami; e probabilmente quei Paesi europei i cui passaporti sono serviti all’assassinio prenderanno misure discrete ma più efficaci di controllo dei visitatori israeliani o israeliti.

Risultato: tutti gli ebrei del mondo si troveranno soggetti a limitazioni, controlli e restrizioni nei loro viaggi, magari per affari e per turismo. Nel mondo globalizzato, il disprezzo che il Mossad ha mostrato per i passaporti dei Paesi europei avrà dunque conseguenze dirette e sgradevoli, se non altro per il business. Praticamente tutti gli ebrei vengono trattati come possibili ammazzatori del Mossad in viaggio con passaporti occidentali; si aprono questioni e sospetti  imbarazzanti, e mai confessati, sulla «doppia lealtà» dei cittadini europei legati ad Israele.

Anzi, una conseguenza s’è già vista all’assemblea generale dell’ONU di venerdì, quando s’è votato un’altra volta per rinnovare la richiesta del Rapporto Goldstone, ossia di invitare Israele a condurre un’inchiesta sui crimini e le atrocità commesse nell’operazione Piombo Fuso a Gaza. Si sono opposti solo gli Stati Uniti e i suoi satelliti (Canada, Panama, Micronesia, Nauru, a cui s’è aggiunta la Macedonia) ma – con gran dispetto delle note lobby – hanno fatto mancare il loro solito voto pro-Israele Francia, Germania, Gran Bretagna. E il Sidney Morning Herald, citando autorità governative australiane, ha confermato che il mancato appoggio ad Israele all’ONU è collegato con lo scandalo di Dubai.

«In passato la nostra regola era di votare sempre come gli USA quando si trattava di Israele, per esprimere il massimo appoggio allo Stato ebraico», hanno detto le fonti, «un certo numero di fatti hanno facilitato il compito di cambiare il nostro voto. E sappiamo che la decisione britannica di votare a favore della risoluzione è stata influenzata dal fatto che una quantità di loro residenti sono stati presi in trappola dall’assassinio di Dubai. Anche Francia e Germania hanno espresso il loro sdegno verso Israele perchè i loro passaporti sonostati abusati nel delitto di Dubai».



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I residenti israeliani con doppio passaporto britannico o australiano sono in questi giorni oggetto di una speciale indagine delle autorità di Gran Bretagna e Australia: vengono «ascoltati» (interrogati) per capire se hanno ceduto i loro passaporti da bravi sayanim del Mossad, o se davvero sono innocenti e ignari.

Un gruppo di lavoro della Australian Federal Police e dello Australian Passport Office sono arrivati in Israele per condurre una non meglio precisata inchiesta sull’abuso dei documenti.

«L’Australia si aspetta che il governo, i funzionari e le agenzie israeliane collaborino pienamente con la nostra inchiesta», dice un comunicato. Fra l’altro, saranno «ascoltati» tre australiani abitanti in Israele (Nicole McCabe, Adam Korman e Joshia Bruce) i cui passaporti sono risultati in mano a tre dei 27 ammazzatori di Dubai. Il ministro degli Esteri australiano Stephen Smith ha convocato l’ambasciatore ebraico per esprime «il gravissimo sconcerto» del governo di Canberra.

Due funzionari del britannico Serious and Organized Crime Agency (SOCA) sono stati piazzati in Israele per «intervistare» ebrei britannici che arrivano al consolato inglese a Tel Aviv a ritirare i nuovi passaporti biometrici.

La reazione dei media israeliani è di derisione e arroganza. Il Jerusalem Post, ad esempio, celebra l’omicidio vendendo sul suo sito magliette di propaganda che inneggiano al Mossad per la «Dubai operation». (Il Mossad uccide, il giornale celebra vendendo magliette di propaganda)

«E’ tutta scena per il consumo interno del pubblico inglese e australiano», ha dichiarato Boaz Guttman, giù vicecapo dell’unità di Polizia israeliana in collegamento con Interpol e Scotland Yard, «sprecano il denaro dei loro contribuenti. La polizia del Dubai non ha nessuna prova che possa essere portata in un tribunale», ha aggiunto Guttman ridendo.

Forse. Ma la Polizia di Dubai ha appurato che almeno due dei sospetti assassini del Mossad, dopo l’omicidio, hanno viaggiato negli Stati Uniti usando lo stesso passaporto (uno britannico e una irlandese) usato per entrare nel Paese; ed hanno chiesto all’FBI di indagare sulle carte di credito che gli assassini del Mossad hanno usato per pagare aerei e alberghi. Si tratta di Master Card prepagate emesse tutte da una specifica banca regionale americana, la MetaBank, anch’essa dunque sospettabile di essere un covo di sayanim.

L’FBI ha ufficialmente ammesso di aver ricevuto la richiesta e ha promesso di indagare se la banca ha collegamenti con Israele. Sul perchè i due omicidi siano andati in USA c’è il silenzio, ma anche un sospetto: vacanza-premio?

Insomma le indagini proseguono e, anche con la massima volontà di servire da parte dei governi occidentali, la faccenda non torna a vantaggio di Israele e nemmeno degli ebrei con doppio passaporto. I documenti di viaggio sono l’anima degli affari, e quando gli affari anglo-americani con i Paesi arabi sono resi più difficili dalla giustificata diffidenza, anche Londra e Washington non sembrano più tanto amici dello Stato ebraico.

Una fonte diplomatica ha parlato col Jerusalem Post, dimostrando una qualche coscienza del contraccolpo politico per Israele: «E’ una disgrazia. Stavamo avvicinandoci ai Paesi del Golfo, regione che è ostile al regime estremista dell’Iran», ha sospirato l’anonimo funzionario, «avevamo un dialogo in corso, e questo evento è stato negativo. Anche se gli israeliani non vanno a Dubai, è un guaio per gli uomini d’affari che viaggiano là».

In realtà, gli israeliani d’affari andavano molto spesso a Dubai per ragioni di commercio, di spedizioni navali e vendite di prodotti agricoli, anche se gli Emirati non hanno rapporti formali con Israele: mostravano passaporti della loro altra nazionalità, e le guardie doganali, ben consce di chi erano quei signori, chiudevano un occhio.

Oggi non più.



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