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Notizie dall’Impero del Caos
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Alcune notizie e spigolature che probabilmente i media non riporteranno. La prima riguarda il Califfato, proclamato a Mossul da Abu Bakr Al-Baghdadi, l’auto-proclamato califfo jihadista e fino a ieri comandante dell’ISIS. Il nome che s’è scelto è irresistibilmente evocativo per i musulmani: l’autentico Abu Bakr il Veritiero, amico di Maometto, fu il primo «vicario» (califfo) dal 632 al 634. Anche il luogo scelto per la proclamazione in favore di telecamere è scelto bene: la storica moschea Al-Nouri di Mossul, Iraq, con i suoi rilievi del 1200.

Mossul è stata conquistata dai jihadisti dell’ISIS nella loro fulminea avanzata, evidentemente per farne la loro capitale. Ebbene, ecco la notizia:

La decisione di occupare Mossul fu presa ad Amman

Massoud Barzani
  Massoud Barzani
Il 1° giugno, proprio lo stesso giorno in cui l’ISIS ha iniziato la sua offensiva in Iraq, ha avuto luogo nella capitale della Giordania un incontro segreto. Vi hanno partecipato il capo dei servizi giordani e rappresentante del re Saleh Qallab, il rappresentante del partito democratico del Kurdistan Azad Bervari, il vice-presidente dei servizi kurdi Massur Barzani (detto Jomaa); c’erano Ezzat al-Douri, lo sceicco del gruppo armato Nachbandi (un’importante formazione clandestina di iracheni baathisti e islamisti dell’ordine sufi dallo stesso nome, che opera a Kirkuk ed è formata da seguaci e nostalgici di Saddam Hussein), un delegato di Ansar as-Sunna, l’importante gruppo terrorista salafita operante attorno a Mossul, composto originariamente da kurdi ma rimpolpato da militanti internazionali (marocchini, libanesi, algerini); c’erano esponenti di una Brigata della Rivoluzione del 1920, dell’Armata dell’Islam, un esponente libico non meglio identificato. Lì i gruppi operativi nell’area dell’Iraq settentrionale avrebbero deciso – o piuttosto permesso – l’occupazione di Mossul da parte dell’ISIS.

Ahmed Chalabi
  Ahmed Chalabi
L’incontro sarebbe avvenuto sotto il patronato di USA, Israele, Saudita, Turchia. Così almeno dice il giornale kurdo Ozgur Gundem, appartenente al Partito dei Lavoratori Kurdo, che dà i seguenti particolari: il documento di questo incontro, che doveva restare segreto, è stato venduto per 4 milioni di dollari a responsabili iracheni (sciiti, si deve credere) da uno dei partecipanti all’incontro stesso. Teheran era al corrente della riunione già poche ore dopo la sua conclusione, ed avrebbe inviato a Massoud Barzani Ahmad Chalabi con un avvertimento: se non ritirava il suo assenso al piano, se ne sarebbe pentito. Ahmed Chalabi è stato il discutibile banchiere e dissidente anti-Saddam che fu grande amico di Cheney, Wolfowitz e Rumsfeld nei mesi dell’invasione americana dell’Iraq; gli americani cercarono di farne «il Washington dell’Iraq» e lo nominarono Ministro del petrolio ad interim... per poi accorgersi che il personaggio, ricercato in Giordania per frodi bancarie, forniva informazioni da sue fonti d’intelligence false. Evidentemente, l’individuo è passato al servizio dell’Iran.

Barzani non ha dato peso alla minaccia: secondo il giornale turco Milliyet, questo personaggio ha annunciato un referendum per l’indipendenza del Kurdistan, visto che l’opposizione internazionale a questa antica aspirazione dei kurdi è venuta meno. Non solo Israele s’è pronunciata apertamente per la creazione di uno Stato curdo, ma anche la Gran Bretagna e – indirettamente – persino la Turchia, evidentemente contando su importanti compensazioni nel quadro della re-distribuzione delle carte nella regione. Restano contrari il regime siriano (che ha sostanzialmente perduto la zona della sua minoranza curda) e l’Iran.

Colpo grosso di Assad contro lISIS

Secondo le fonti ufficiali siriane, il 1° luglio, a Raqqa, le forze armate regolari hanno assestato un colpo gravissimo alle forze dell’ISIS. Inizialmente s’era parlato di incursioni dell’aviazione di Assad (SAAF) contro i depositi di armi (americane) appena catturate dall’ISIS e portate in parata a Raqqa. Ecco invece la nuova versione tratta dal sito tg24 Siria, collegato a Syria Free Press:

«Dettagli strepitosi riguardanti gli attacchi dell’esercito siriano della notte scorsa. L’operazione è durata dalle 1 del mattino fino alle 5. Con finti attacchi i jet hanno sorvolato a bassa quota Raqqa a ondate infrangendo il muro del suono ripetutamente creando una vera situazione di panico nei terroristi costringendoli ai rifugi sotterranei con il loro personale. Alle 2 del mattino esatte avviene un primo attacco al quartier generale dell’ISIS a 25 km ad est di Raqqa distruggendo le batterie anti aerei e le camionette con mitragliatrici pesanti attorno. La sorpresa avviene tramite 3 elicotteri da trasporto che silenziosamente fanno sbarcare un’intera unità dei reparti speciali al comando di diversi alti ufficiali comandati da un generale di stato maggiore . Notizie dei servizi davano per certa la notizia di un super meeting dei comandanti di piu’ alto grado dell’ISIS nel HQ. I reparti speciali del SAA s’avvicinano silenziosi nel fragore dei jet, circondano il campo e con enorme sorpresa dei terroristi avviene lo sfondamento. Altre unità nel frattempo si appostano lungo la strada che porta al campo dalla città e, con l’appoggio dell’aviazione ed elicotteri d’attacco, inceneriscono qualsiasi vettura tenti di soccorrere il HQ. Lo sfondamento è fulmineo con i seguenti risultati:
- L’intero gruppo all’interno, più di 300 terroristi, vengono eliminati
- 4 comandanti regionali di ISIS, compreso l’Iraq, sono eleminati
- Comandanti e personaggi di altissimo profilo vengono fatti prigionieri: massimo riserbo sulla loro identità ma si assicura che la loro cattura causerà cambiamenti drastici a livello dell’intera regione
- Un solo ferito dei reparti speciali e in maniera lieve, si assicura.
L’unità, con il suo preziosissimo bottino di misteriosi prigionieri, si imbarca sugli elicotteri da trasporto e si allontana. Le altre unità aeree e di appoggio continuano la copertura e i finti attacchi e sfondamento del muro del suono per un’altra ora».

Piloti siriani guidano i Sukhoi dell
Iraq


La Casa Bianca, con varie scuse, ha evitato di rispondere alle richieste d’aiuto di Al-Maliki, che chiedeva soprattutto un appoggio aereo contro l’avanzata dell’ISIS. La Russia con la Bielorussia, hanno fornito (si dice venduto) prontamente numerosi (si dice una novantina) Sukhoi-25 di seconda mano, caccia-bombardieri multiruolo molto adatti alla distruzione di blindati al suolo. Ma chi guida questi aerei? Non piloti russi prestati al regime iracheno, bensì piloti siriani. Si dice che 400 piloti siriani a riposo, esperti dei Sukhoi, siano stati assunti (e ben pagati) per questo compito. Piloti siriani in servizio attivo hanno l’incarico di «orientare» i loro vecchi colleghi sulla topografia ed orografia irachena. Anche piloti iraniani pare prendano parte alle incursioni, numerose, contro le posizioni dei jihadisti.

Gli americani hanno mandato a Baghdad non oltre 300 uomini, appena bastanti per la difesa delle proprie sedi diplomatiche ed installazioni. C’è stata un’offerta di far volare droni-spia, gentilmente rifiutata nell’ipotesi che servano piuttosto a fornire informazioni all’ISIL che alle truppe irachene.

Caduta Slovyansk, atrocità e provocazioni a Mosca



Presa la cittadina russofona, il regime di Kiev vi ha inviato una truppa poliziesca di punizione che sta commettendo atrocità, pestaggi, sequestri, ed assassinii di civili disarmati che sta assumendo i caratteri di pulizia etnica (già 110 mila profughi si sono rifugiati in Russia), mentre si profila una catastrofe umanitaria all’interno del collasso economico della regione: l’attività siderurgico mineraria è paralizzata, stipendi e pensioni non arrivano più, la popolazione è alla fame. L’armata di Kiev ha chiuso i pochi corridoi umanitari, sicché nella zona del Donetsk non arriva più nulla. Poiché i ribelli si sono asserragliati a Donetsk e Lukansk, i grandi centri più difficili da conquistare, è certo che qui avverranno stragi per spezzare la resistenza — nel perfetto buio mediatico.

I media occidentali tacciono in perfetta concordia. Il silenzio mediatico serve a compiere l’operazione dettata palesemente a Kiev dal Dipartimento di Stato, fare presto e picchiare duro — con la speranza aggiuntiva di attrare Mosca nella trappola del conflitto, e intanto di farle subire una sconfitta d’immagine per la sua inazione (oggettivamente, è senso di responsabilità).

I crimini in atto li denuncia il professor Michael Chossudovsky (Globalresearch), che fornisce i distintivi di alcuni dei rapporti colpevoli, invocando l’iniziativa di un tribunale internazionale (improbabile).

Peggio: «Da giorni le forze ucraine sparano regolarmente colpi d’artiglieria sui posti di frontiera russi», al di là del confine: fino ad oggi è stato ferito un poliziotto. Il blocco della frontiera ridurrebbe la zona «un’immensa Salviansk», con i ribelli senza rifornimenti e i civili senza possibilità di fuga, visto che Kiev ha rigettato ogni proposta di corridoio umanitario. C’è anche la certezza che con la copertura americana, la giunta può provocare impunemente l’orso russo — o indurlo al passo falso di rispondere, ciò che farebbe precipitare il conflitto in una guerra con occupazione NATO dell’Ucraina (con la scusa della «responsibility to protect»): sicché Mosca si troverebbe la NATO alle sue frontiere, precisamente ciò che ha voluto evitare con tutte le sue iniziative politiche precedenti. Zbig Brzezinski, consigliere ascoltato di Obama, è convinto che Mosca è sotto scacco matto, ed ha proposto che gli USA inviino ancora più armi a Kiev, specie missili anticarro a spalla per la guerriglia urbana.

Invece di scusarsi per le spie, gli USA minacciano Berlino

Un agente dei servizi tedeschi (BND) è stato arrestato per spionaggio al soldo degli Stati Uniti — il cosiddetto grande alleato. L’agente, ufficiale trentenne del BND, ha confessato: per soldi, ha fornito alla NSA (National Security Agency) informazioni riservate sull’inchiesta, condotta da una speciale commissione del Bundestag, sullo scandalo degli «ascolti» che la medesima NSA aveva messo in atto contro le maggiori personalità dell’industria e del governo tedesco, fra cui il cellulare di Stato fornita alla Cancelliera Merkel.

È possibile che abbiate captato questa parte della notizia, come un lampo, su qualche media mainstream. Ciò che i media non riportano, è la reazione delle autorità americane. Anziché porgere le scuse, un alto rappresentante del governo USA non meglio identificato (quasi certamente una delle tigri del Dipartimento di Stato) ha minacciato la Germania di sospendere ogni cooperazione in tema d’intelligence. Con la seguente motivazione: l’arresto dell’agente BND traditore rischia di «ridurre a zero gli sforzi miranti a ristabilire la fiducia» tra i due Paesi, fiducia devastata dopo le rivelazioni della scandalosa continua intercettazione della NSA sul portatile della Merkel.

Dunque, la deduzione logica è questa: per restare «amica» della superpotenza, la Germania deve continuare a lasciarsi spiare dalla superpotenza, senza lamentarsi e senza cercare di evitarlo. Pare sia questo il nuovo concetto di alleanza occidentale.

Brzezinski infatti ha espresso il notevole malcontento americano verso la NATO così com’è oggi, dove tutti i membri dell’Alleanza hanno il potere di veto, il che frena Washington nelle sue avventure belliche globali... «la soluzione», ha detto Brzezinski in un recente intervento all’Atlantic Council, «è l’adozione di una norma del tipo: nessun diritto di veto per membri che permanentemente e continuamente contribuiscono al disotto di impegni presi insieme. Alcuni membri della NATO non adempiono ai loro impegni nemmeno per lontana approssimazione, sicché la loro partecipazione alla NATO è un passaggio gratis. Perché dovrebbe un membro che in pratica non adempie ai suoi impegni nella NATO praticamente in nulla deve aver diritto porre un veto sul diritto degli altri membri di impegnarsi nella difesa collettiva?».

Non c’è speranza che i nostri euro-governanti colgano la palla al balzo di questa minaccia per un distacco da un’alleanza ormai solo contraria agli interessi d’Europa. Ci diranno che abbiamo bisogno dell’ombrello americano — e ci lasceremo condurre nella guerra, forse calda, contro il nostro fornitore principale di energia, la Russia.

Radoslaw Sikorski
  Radoslaw Sikorski
In questo è più realista persino Radoslaw Sikorski, attuale Ministro degli Esteri polacco. Personaggio con cittadinanza britannica, assolutamente legato ai circoli neocon di Washington, ospite fisso dell’American Enterprise (la loro centrale), marito dell’ebrea neocon inglese Anne Applebaum; eppure è stato intercettato a dire al telefono a Jacek Rostowski (ex Ministro delle finanze) che «l’alleanza di Varsavia con Washington non vale nulla, anzi è dannosa perché crea un falso senso di sicurezza in Polonia: finiremo per avere un conflitto sia con la Russia sia con la Germania e diremo che tutto funziona a meraviglia, perché spompiniamo gli americani» (letteralmente: because we gave the Americans a blowjob). La cosa è stata commentata da Russia Today con lodi al realismo politico di Sikorski, primo in sesso orale agli americani.

E per chiudere:

«Pedofilia? È naturale e normale nei maschi»

È questo il tema delle conferenze estive aperte all’Università di Cambridge, con incontri tenuti da noti accademici e professori universitari. Alcuni titoli: «Liberating the paedophile: a discursive analysis» e «Danger and difference: the stakes of hebephilia (ebefilia è l’equivalente di pederastia, amore per gli sub-adolescenti)».

Questo speciale corso estivo allestito nella prestigiosa università non ha nulla di casuale. Anzi viene a puntino nei giorni in cui Londra è scossa dalle scandalose ancorché ritardate rivelazioni sull’esistenza di una rete pedofila tra i parlamentari e i Lord (con almeno 130 sospetti): negli anni ’80, un gruppetto dei thatcheriani si godeva bambini di alcuni orfanatrofi sotto la protezione dell’Home Office (il ministero dell’Interno): il quale insabbiò tutto, a cominciare da un rapporto ricevuto nell’82 da Geoffrey Dickens, un parlamentare conservatore (ora defunto) , con la lista dei nomi altissimi coinvolti. L’allora Ministro dell’Interno, Sir Leon Brittan, perse il documento. Anche Sir Thomas Hetherington, allora direttore delle Public Prosecutions (la Procura), ricevette copia del rapporto.

Il risultato fu questo: che investigatori e funzionari di Scotland Yard che avevano indagato sui casi dei parlamentari pedofili e raccolto testimonianze dei bambini abusati, furono costretti a firmare durissimi impegni al segreto. Diversi di questi agenti ancora vivi non possono testimoniare nemmeno oggi, perché hanno timore di contromisure legali e di perdere stipendi o pensioni, tale essendo l’impegno che hanno firmato trent’anni orsono: ma quell’ordine ha tutt’ora un valore legale insuperabile per funzionari pubblici — e piacerebbe sapere com’è formulato, nella patria della common law.

Un parlamentare laborista, Simon Danczuk, ha chiesto al Governo (conservatore e poco incline a riaprire la pagina) di decretare un’amnistia per questi agenti – spaventati di rivelare la verità nella patria delle «libertà» occidentali – onde possano testimoniare senza subire ritorsioni. Per ora, lo Home Office ha comunicato che la ricerca nei suoi archivi non ha portato al recupero del rapporto Dickens, e che «altri 114 dossier forse connessi sono stati asportati, presumibilmente distrutti o mancanti». Sir Leon Brittan è stato sentito dalla polizia (fra l’altro è accusato dello stupro – per fortuna di una donna – commesso nel 1967) e nulla è trapelato.

Siccome però alla fine la cosa non potrà essere soffocata oltre – lo scandalo sta montando molto, fra le mezze ammissioni e i semi-silenzi dei media britannici – i nomi dei lords e parlamentari verranno a galla. Ecco quindi l’opportuna difesa delle conferenze estive di Cambridge: esperti e docenti a giurare e spiegare che ««At least a sizeable minority of normal males would like to have sex with children … Normal males are aroused by children».

Insomma che è normale che maschi normali vengano eccitati da bambini. Nell’epoca della libertà dei gender e delle lotte vittoriose LGBT, si prepara un’altra vittoria: la legge che non solo depenalizzerà (l’ex) reato di pedofilia, ma che imporrà al resto della popolazione di ritenerlo «normale» comportamento sessuale. Una nuova legalità che presto – non ne dubitiamo – diverrà costume accettato dalla maggioranza della popolazione europea che non vuol passare per oscurantista, bigotta e arretrata e, peggio di tutto, «omofoba».




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