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Sbarco in Normandia: la storia vera
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«Lo sbarco del 6 giugno è stato affare degli anglo-sassoni, da cui la Francia è stata esclusa. Erano totalmente decisi a installarsi in Francia come in territorio nemico! Come stavano facendo in Italia, e come si preparavano a fare in Germania! E voi volete che vada a commemorare il loro sbarco, il quale non era che il preludio ad una seconda occupazione del paese? No, non contate su di me!».

Questa frase non è stata pronunciata da Marine Le Pen, né da un reduce del collaborazionismo filo-nazista o da qualche vecchio arnese del fascismo. È la frase con cui il Generale De Gaulle – il capo della Resistenza francese – rifiutò di presenziare alle celebrazioni del 20 anniversario del D-day in Normandia.

Era il 6 giugno 1964. Le diplomazie di Londra e Washington si spaventarono: l’assenza del Generale alle feste della vittoria alleata sarebbe stata uno scandalo. Insistettero presso il Governo francese. George Pompidou, che aveva già ricevuto il rifiuto, mandò avanti Alain Peyrefitte. Il quale ricevette, ascoltò ed annotò una lezione di storia e di europeismo secondo De Gaulle.



«No, la mia decisione è presa! La Francia è stata trattata come uno scendiletto! Churchill mi ha convocato ad Algeri, il 4 giugno; mi ha fatto venire sul treno dove aveva stabilito il suo quartier generale, come un castellano chiama il suo maggiordomo col campanello. E mi ha annunciato lo sbarco, senza che fosse prevista la partecipazione di alcuna unità francese. Abbiamo litigato di brutto: io gli ho rimproverato di essere agli ordini di Roosevelt, invece di imporre una volontà europea! [calca la parola «europea», riporta Peyrefitte]. Churchill mi ha gridato a tutta forza: “De Gaulle, prendete atto che quando avrò da scegliere tra voi e Roosevelt, sempre sceglierò Roosevelt! Quando avremo da scegliere fra i francesi e gli americani, preferiremo sempre gli americani! Quando dovremo scegliere fra il Continente e l’Atlantico, sceglieremo sempre l’alto mare!”».

I mezzi da sbarco del D-Day non portarono solo armi e soldati; portavano bauli interi di AMGOT (Allied military government for occupied territories), ossia banconote d’occupazione stampate in USA. Gli eroici G-men ne portavano mazzi interi nelle tasche, con cui avrebbero «comprato» (leggi: confiscato) i beni di lusso francesi, e – come vedremo – i gioielli delle ragazze francesi (la propaganda gliele aveva dipinte come facili e vogliose di sesso, una versione europea della «faccetta nera bella abissina»).



De Gaulle, arrivato sul suolo della patria solo il 27 giugno (gli alleati lo avevano dimenticato a Londra), si dichiarò capo del Governo provvisorio della Repubblica Francese e fra i primi suoi atti vietò la circolazione di quella «moneta falsa» (come la chiamò). I prefetti francesi lo assecondarono; anzi il commissario per la Normandia, Francois Coulet, lo aveva addirittura anticipato: già dal 14 giugno aveva istruito le banche di incassare quelle banconote e di non rimetterle in circolazione. Il progetto alleato di imporre il comando militare di occupazione sulla Francia, fu fatto così fallire.

Interessante anche il seguito del battibecco:

Alain Peyrefitte : – Eisenhower et Montgomery ci vanno, Generale...

Charles-de-Gaulle : – Sono degli attori... Si fanno pagare. Caro, per andare in televisione…

Si sente la mancanza di un politico europeo così esplicito, oggi. E di nuovo sbottò:

«Credete che gli Americani e gli Inglesi sono sbarcati in Normandia per farci piacere? Gli Americani si preoccupavano di liberare la Francia tanto quanto i Russi di liberare la Polonia... Ciò che volevano era avanzare a Nord lungo il mare per distruggere le basi di V 1 e V 2, prendere Anversa e assaltare la Germania...».

Gli alleati videro molto male l’arrivo di De Gaulle in Francia (non l’avevano invitato; dello sbarco l’avevano tenuto all’oscuro fino al 4, come s’è visto) e il fatto che, sgomitando ed imponendosi, aveva trasformato il Comitato di Liberazione Nazionale (CFLN – la resistenza, diciamo) in Governo provvisorio. Secondo loro, non era «democratico». In attesa prove democratiche della rappresentatività del Governo, il ritorno all’ordine della Francia sarebbe stato meglio fosse curato dal Generale Eisenhower. De Gaulle aveva già litigato furiosamente con Eisenhower a Londra, il 4 giugno; il rifiuto di accettare l’Amministrazione provvisoria alleata della patria lo indusse, da quel momento, a considerare gli anglo-americani come un potere avverso.

Marocchinate dai GI


Come in realtà era stato. Gli alleati, nella notta tra il 5 e 6 giugno 1944, lanciarono sulla Normandia 7616 tonnellate di bombe, compiendo 11085 missioni aeree. Il numero dei civili francesi uccisi da questo bombardamento intensissimo durato 24 ore ininterrotte, molte migliaia, non è stato mai voluto accertare. Dal 13 giugno 1940 (la ritirata inglese da Dunkerque) fino al 14 aprile 1944, i bombardieri «alleati» lanciarono sulla –Francia altre 518 mila tonnellate di bombe per smantellare il dispositivo militare tedesco, trattando esattamente il territorio come nemico. Trecentomila abitazioni furono distrutte. Sotto le bombe amiche morirono 57 mila civili francesi. I feriti sono stati 74 mila. Nessuna di queste vittime viene commemorata dalle celebrazioni ufficiali del D-Day. e dalla retorica hollywoodiana seguente. Un monumento per queste vittime civili è stato proposto solo oggi, sarà forse realizzato nel 2016.

Un’anche più spessa coltre di omertà copre un altro genere di vittime: le ragazze e donne maritate francesi costrette a subire le esazioni sessuali degli eroici combattenti americani, come compenso per essere state «liberate».

«Gli alti comandi USA avevano voluto “vendere” lo Sbarco come avventura erotica, solo modo di galvanizzare i fantaccini spediti sotto le tempeste d’acciaio di Omaha Beach», ha rievocato lo storico Grégoire Kauffmann su L’Express (Amours… la face cachée du Débarquement).



«Così disinibita, la libido dei GI diventò impossibile da contenere... In Normandia, in Bretagna, in Champagne, i boys facevano l’amore dappertutto, in pieno giorno, davanti ai bambini», ha scritto la storica americana Mary Louise Roberts. (Les GI et des femmes. Amours, viols et prostitution à la Libération, par Mary Louise Roberts. Trad. dall’americano da Cécile Deniard et Léa Drouet. Seuil)

«Per timore delle malattie veneree, le autorità americane tenteranno invano di inquadrare il caos. Lo Stato Maggiore cerca di “dare degli esempi” impiccando pubblicamente dei soldati negri accusati di stupri (almeno 46), capri espiatori di una armata fondata sulla segregazione razziale». (VIDEO - La Face cachée du Débarquement" Extrait 2)
D’accordo, «il contrasto fra l’indigenza francese e l’opulenza yankee favorisce tutte le combines (..).». La prostituzione di necessità fu una parte dell’orgia. Un reduce americano ha raccontato alla Roberts come sia ancora convinto di essere sbarcato in un Paese di donne facili e di mariti cornuti. «L’Europa d’oggi è popolata di piccolo-borghesi rispettabili che, almeno una volta nella vita, hanno allargato le cosce in cambi di una pagnotta».

«La storia deve rettificare il mito delle gesta eroiche del liberatore accolto degli evviva di un popolo riconoscente. Il ricorso perentorio alla metafora erotica, lo sprezzo delle sfumature... lo tsunami sessuale è uno degli ultimi tabù della seconda guerra mondiale».

I civili così trattati furono però in qualche modo ricompensati: gli Americani lasciarono a loro 700 mila prigionieri di guerra Tedeschi, liberandosi di un peso morto che non sapevano né volevano sfamare. Dopo il trattamento comune delle prime settimane – insulti, sputi, percosse, ammucchiati in campi di concentramento improvvisati dove infuriavano la fame, il freddo e il tifo (la Croce Rossa lo segnalerà con allarme) – i buoni francesi misero questi loro schiavi a lavorare: lavorarono fino al 1948, strani prigionieri di guerra in tempo di pace: nelle miniere di carbone, allo sminamento, manodopera a prezzo zero.

Ultimo dettaglio sul glorioso sbarco: il primo francese in divisa a morire nello sbarco si chiamava Emile Bouétarda, paracadutista, lanciato nella notte del 5-6 giugno sulla sua Bretagna (era nato lì) per prendere contatto con la resistenza e organizzare i sabotaggi dietro le linee. La divisa che portava era britannica: Emile era inquadrato nelle SAS.

Fu sfortunato; incappò sùbito in una formazione nazista; ferito alla spalla, un ausiliario della Wermacht lo finì con una sventagliata della Maschinenpistol: l’uomo in divisa tedesca era quasi certamente un ucraino – membro dell’Armata Vlasov, inquadrata nell’esercito germanico.



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