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Qualcuno lo faccia ricoverare. Ma chi?
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Lo so, dovrei scrivere di Berlusconi e della situazione italiana,  ai lettori piace, se lo aspettano. Ma non ce la faccio. Non riesco, scusate. E’ un fatto endocrino: le surrenali - queste ghiandole velenifere del giornalista, purtroppo innocue - sono esaurite. C’è un livello di così plateale miscuglio di mascalzonaggine, bassezza e stupidità, oltre il quale ogni commento è impossibile, e persino l’indignazione si spegne soffocata da se stessa. Resta un senso di umiliata offesa, muto.

Berlusconi fa ministro uno spretato, Brancher, al solo, aperto, offensivo scopo di sottrarre quel suo compagno di chissà quali merende ai processi. Il giorno dopo, il suo tirapiedi Alfano vuole estendere a Berlusconi l’impunità che spetta al capo dello Stato «anche per i processi cominciati prima dellassunzione della carica»: dove qui i motivi d’indignazione si accavallano, apprendendo che questa impunità assoluta, preventiva, dalla nascita, spetta già «di diritto» al capo dello Stato. E Bossi che commenta: «Piccolezze. Il presidente del Consiglio deve badare a un Paese, qualcosa gli si deve».

Quando troppe indignazioni fanno groppo tutte insieme, è inutile: non escono dalla gola. Come il presidente del Consiglio badi al Paese, ne abbiamo avuto un’idea nel suo viaggio in Brasile.

Dalle cronache:

A San Paolo, in Brasile, di fronte da una platea di imprenditori italiani, si è lasciato andare ad un piccante teatrino suscitando l’ilarità generale. «Sapete ormai ho una certa età e inizio a dimenticarmi le cose», ha raccontato. «Stamattina, ad esempio, volevo farmi una ciulatina con una cameriera dell'albergo e questa mi ha risposto: ma presidente, l'abbiamo già fatto un'ora fa! Vedete che scherzi fa la memoria».

Berlusconi, in serata, ha proseguito nel suo show: «Ho la fila di ragazze che vogliono sposarmi adesso che sono ridiventato single» ha detto, tornando su un ritornello al quale, da un po’ di tempo, sembra essersi affezionato. «E ci credo: sono simpatico, sono ricco e in più sono anche vecchio: hanno tutte la speranza che muoia presto per poi ereditare tutto! Ma io sto lavorando con don Verzé per allungare la vita fino a 120 anni. A questo scopo ho finanziato un centro di ricerche nel cuore dell'Amazzonia, presto lo andrò a inaugurare».

E’ questo il nostro rappresentante, ridanciano, spudorato e volgare, nei giorni e nei mesi in cui infuria la crisi economica più grande della storia. Un simile commesso viaggiatore delle «ciulatine» ci umilia e offende tutti - ad un tal punto, da disarmare.

E’ una strategia di Berlusconi, l’applicazione di oltraggi tanto rincarati da mitridatizzare?

Magari lo fosse. E’ solo la sua malattia mentale, sempre più conclamata - anche se, certo, aggravata euforicamente dal potere che gli ha dato alla testa, ammesso si possa chiamar così quella cosa che porta sopra l’organo delle ciulatine.

Berlusconi sta dando ragione al luogo comune dei suoi critici, è veramente entrato in politica per i suoi esclusivi interessi. Ma con ciò, legittima le intrusioni del Quirinale nel governo, e gli abusi della magistratura abusiva e inadempiente.

Per questo dico: la sua mascalzonaggine è alla fine anche inefficace, il suo pelo sullo stomaco  è controproducente persino per i suoi scopi.

Da lungo tempo questo soggetto istrionico-maniacale ha tradito il suo elettorato cosciente. Come ho spesso detto, per fare del suo governo un successo storico, gli sarebbe bastato rivendicare e applicare i risultati dei referendum degli anni '90; erano un programma di governo, che il popolo italiano aveva fornito già completo.

Per i più giovani, ricordo:

nel 1987, oltre 80 italiani su cento votarono per la responsabilità civile dei magistrati, ossia per far pagare di tasca propria i giudici che avessero perseguito ingiustamente, con vessazione persecutoria, un imputato innocente. Votarono anche per il sistema elettorale maggioritario.

Nel 1993, il 90,7% degli italiani si pronunciò contro il finanziamento pubblico dei partiti.

Nel 1995, a grandissima maggioranza, si pronunciarono per il divieto di sindacalizzazione dei pubblici dipendenti - in base al giusto principio che, fruendo di inamovibilità e illicenziabilità, non sono lavoratori come gli altri (per lo più non sono lavoratori affatto), ma servitori pubblici.

Nel 1995 gli italiani votarono contro i sindacati, precisamente contro il prelievo automatico che i sindacati estraevano dalle buste-paga e dalle pensioni dei lavoratori, vita natural durante. Votarono anche per la privatizzazione della RAI.

Si noti: se Berlusconi avesse realizzato questo programma dettato con tanta precisione e coscienza dagli elettori, avrebbe neutralizzato il suo più pericoloso nemico - la magistratura persecutrice e irresponsabile -, messo in riga le caste arroganti e inadempienti dei dipendenti pubblici, tagliato le unghie al potere dei sindacati  (un potere a cui dobbiamo se i salari italiani sono fra i più bassi d’Europa), e infine, eliminato la RAI pubblica affollata di pagatissimi Santoro e Fazio.

E avrebbe potuto farlo, armato di una legittimità mai vista, quella datagli dalla volontà popolare inequivocabilmente espressa con referendum, ossia con il mezzo più legittimo di democrazia diretta che esista. Avrebbe fatto davvero i suoi interessi, in modo efficace, ma anche alto, decente, rivendicando che era ciò che il popolo voleva con tali maggoranze, da travalicare i limiti fra «destra» e «sinistra»: quando quasi l’81% vota contro i magistrati, vuol dire che la coscienza dell’abuso giudiziario permanente era enorme anche nell’elettorato di sinistra.

Per questo dico che Berlusconi è un Salame. Non è una scusante, come credono certi miei lettori tifosi: voglio dire che il mascalzone è anche ottuso, uno la cui furbizia è troppo al disotto dell’intelligenza, per essere efficace persino agli scopi che si propone.

Solo che ormai è provato che Berlusconi non serve a niente, al suo elettorato. Abbiamo voluto il maggioritario, e abbiamo avuto prima un mattarelllum furbastro, e oggi un porcellum semi-proporzionale con liste dettate dai partiti. I sindacati continuano ad estrarre la loro esazione. La magistratura è più impunita che mai, e sciopera pure per gli stipendi più alti del pianeta: se sbaglia, non paga lui ma lo Stato, ossia noi contribuenti (legge Vassalli). La RAI è rimasta pubblica, cioè a carico dei contribuenti. Abbiamo gli statali sempre più inadempienti, i dirigenti pubblici più pagati, corrotti e irresponsabili, più arroganti che mai.

Abbiamo le caste in rivolta, per un vago tentativo tremontiano di ridurne gli sprechi e i lussi sardanapaleschi. «La Casta è impazzita», titola il Giornale, ed elenca i fatti ultimi: il tale Zaccai, consigliere della provincia (da abolire) di Roma, Pdl venuto da AN, che dopo una notte con transessuali e coca, colto da delirio, improvvisa un comizio sul balcone del trans e viene ricoverato.

Abbiamo Luciano Bruschini, sindaco di Anzio, che ha elevato un monumento in bronzo a Nerone coi soldi pubblici. Alto tre metri. Vasco Errani, governatore dell’Emilia, che ha comprato coi soldi pubblici delle dromedarie da regalare a nomadi del deserto algerino. Abbiamo il senatore Sergio Leoni, leghista, che, presidente dell’Aeroclub d’Italia (ente da abolire), ha comprato cinque aerei (con 3 milioni di euro, nostri) e li ha battezzati così: «Calderoli», «Bondi», «Tremonti»«Cossiga», «Matteoli».

Ha ragione Feltri, sono sintomi che la Casta è impazzita. Monumenti a Nerone, frequentazioni di trans e deliri da cocaina, cammelle da latte regionali regalate, aerei coi nomi dei ministri, indicano che abbiamo superato il concetto di «basso impero»,  e siamo già profondamente inoltrati nel territorio del Dispotismo Orientale: ossia il dominio dell’arbitrio abitudinario, e insindacabile, protetto dai giannizzeri.

Infatti, questi sono impazziti perchè sono gentucola da quattro soldi, e s’è vista ricoperta di denaro, emolumenti, doppie cariche, possibilità di malversazioni; perchè sa che non deve rendere conto agli elettori delle sue indecenze, grazie al calderoliano porcellum; perchè ha troppo tempo libero, e la testa troppo vuota per mancanza di impegni, anzi di senso della realtà. Sanno di essere inutili e dannosi, come le loro province, i loro enti, i loro consigli d’amministrazione ex-municipali, ma se ne fregano: perchè sanno che mai, mai più, una provincia sarà abolita, un ente inutile cancellato, una responsabilità nella spesa pubblica sarà imposta.

E tutto, grazie a Berlusconi, che ha tradito l’elettorato e l’Italia.

Ci ha resi peggiori tutti, è un fatto. Adesso, sta anche distruggendo quel poco di buono che gli era riuscito, ossia di coalizzare un vasto e disparato elettorato attorno alle speranze che aveva suscitato. Infatti, ridacchia e racconta barzellette sulle ciulatine mentre il suo partito comincia a disgregarsi, i tagli alla spesa pubblica necessari diventano impossibili, e lui sta con gli spenditori perchè Tremonti non gli sembra «ottimista» come lo vuole lui.

Al fondo di questa deriva, c’è  il «governo tecnico» dettato dal Quirinale, con Fini premier, senza elezioni - la compiuta «democrazia» delle caste, insomma.

Per questo Berlusconi va tolto di là. Qualcuno deve ricoverarlo, prescrivergli il trattamento sanitario obbligatorio, prima che rovini anche quel che resta. Ci si domanda però chi può farlo.

La magistratura, che per liquidare il Salame ha messo in campo come testimoni credibili «il pentiti Spatuzza» e Ciancimino jr.? I giornalisti che scendono in piazza (con la escort Daddario) per il diritto di pubblicare le intercettazioni abusive, ossia di commettere un abuso? Il «popolo delle sinistre» che grida «intercettateci tutti», e applaude Saviani, l’ebreo israeliano-evoliano, in cui ha trovato il suo eroe del momento? O l’autorevolissimo padre della patria con le sue note-spese gonfiate?

Insomma: chi ha l’autorità morale per decretare il necessario ricovero psichiatrico, senza suscitare dubbi sul fatto che lo faccia «per i suoi interessi»? O le «sinistre» che difendono Caste e province?

Bisognerà accontentarsi, sperare che il Cresta, sostenuto dai non-votati, faccia mettere la camicia di forza al Mascalzone Cretino, per dare poi il governo a Kippà e all’impiegato di Goldman Sachs. Ma non è allegra.

Per questo, scusate, non ce la faccio. La situazione italiana ha sopraffatto anche la capacità di indignarsi ancora. Ha superato persino la sua descrivibilità. La voce non esce, le dita si paralizzano sulla tastiera. Scusate.

 

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