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Barroso trama. Per gli OGM
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Nei giorni più cupi del collasso finanziario, l’Unione Europea non ha fatto niente. A decidere sono stati i capi di governo, mentre la Commissione taceva. Praticamente, come Badoglio l’8 settembre, l’eurocrazia si è squagliata. Per un attimo, abbiamo sperato che cominciasse a sparire.

Invece no: ha continuato a lavorare, come al suo solito: nell’ombra. Alacremente, Barroso riunisce gruppi segreti per risolvere il problema che lui (con Monsanto) ritiene veramente urgente: sbaragliare le resistente della popolazione alle sementi geneticamente modificate.

L’estate scorsa, Barroso, presidente della Commissione Europea, ha scritto ai capi di Stato e di governo dei 27 Stati-membri chiedendo loro di inviare a Bruxelles un loro rappresentante per un «gruppo di lavoro politico» sugli OGM, noto nei corridoi come «gruppo degli sherpa».

Metodo tipicamente euro-cospiratorio, gli «sherpa» sono dei funzionari non-eletti che portano il carico fino alla vetta - fuor di metafora, che preparano la formulazione di nuove direttive e la strategia per farle ingoiare al pubblico - finchè i cosiddetti «responsabili eletti», i governanti da noi votati, non vengono convocati a mettere la firma e la faccia su ciò che è stato deciso.

Gli sherpa si sono riuniti almeno due volte, l’ultima il 10 ottobre, ovviamente a porte chiuse, sotto la presidenza di Joao Vale de Almeida, il capo di gabinetto di Barroso, il che mostra l’importanza che costui dà alla faccenda.

Nè la lista dei membri, nè gli obbiettivi del gruppo-sherpa, nè i risultati di queste riunioni sono stati resi pubblici. Geoffrey Lean, un giornalista dell’Independent, è però venuto in possesso dei documenti essenziali, con la lista dei partecipanti e le conclusioni redatte dal presidente (1).

Per l’Italia, vi ha partecipato Massimo Gaiani, coordinatore della segreteria per la Commissione Interministeriale Affari Europei.

Come fa notare l’Independent, con questa iniziativa Barroso «ha scavalcato i suoi stessi Commissari per l’Ambiente, l’Agricolura e la Sanità, e ovviamente anche i ministri nazionali responsabili sulla questione degli OGM».

Vecchia pratica anche questa: inaugurata da Jean Monnet, l’uomo dei  banchieri americani per la distribuzione del Piano Marshall, padre spirituale della Comunità sovrannazionale.

Lo scopo a cui gli sherpa lavorano in segreto è di accelerare le procedure di approvazione degli OGM, che in Europa sono rallentate e soggette a moratoria su pressione del pubblico. Come mai questa fretta?

Perchè, scrive l’Independent, «gli USA hanno lamentato che i due anni e mezzo che la UE si prende per approvare una semente geneticamente modificata è troppo lenta»; e naturalmente, anche «l’industria biotecnologica ed altri proponenti di OGM in Europa lamentano che questo lasso di tempo eccessivo fa arretrare l’Europa rispetto al mondo». Ostacola la famosa ricerca, e il grande business.

In realtà, nel resto del mondo vigono regole persino più severe di quelle europee.

L’Argentina richiede 3 anni per approvare un OGM; il Brasile da 3 a 5 anni. Persino la Cina, non celebre per i suoi scrupoli sanitari, esige 2 anni e mezzo per la procedura di approvazione, secondo regole molto vicine a quelle europee.

Ma Barroso vuole - su ordine di Washington - che la UE adotti i tempi e i metodi vigenti in USA: 15 mesi per l’approvazione ed anche meno, dato che in America una valutazione della sicurezza di un nuovo OGM viene intrapresa «solo se l’azienda (che chiede l’autorizzazione per il suo OGM) dimostra che tale valutazione è necessaria». Naturalmente Monsanto, Cyba e gli altri non hanno mai presentato questo caveat.

Già la Commissione (con cui i lobbisti del settore vantano «un’eccellente relazione di lavoro») si è accaparrata il potere di autorizzare la commercializzazione e la semina di OGM su tutto il territorio europeo, anche se - come avviene spesso - i governi e i loro ministri esprimono parere contrario. Ma questa pratica di passare sopra ai governi in modo così aperto, se troppo frequente, è spiacevole e provoca dissapori e proteste di ecologisti.

Bisogna sapere che solo Spagna e Portogallo (guarda caso, là dove si estende l’influenza di Barrroso) sono seminati ad OGM. La Francia, il terzo Paese che ne ha autorizzato la coltivazione in aree delimitate, ha sospeso le colture. Nella liberista Gran Bretagna, la più fedele al dogma liberista secondo cui «il mercato si regola da sè», la resistenza dei cittadini ha impedito le seminagioni.

L’argomento della propaganda Monsanto - gli OGM servono per sfamare il mondo - è un po’ sfiatata, tanto più che l’Europa non è il Sahel nè il Bangla Desh, e i suoi coltivatori devono essere pagati per produrre meno, o puniti se producono troppo.

In Europa, l’introduzione di sementi geneticamente modificate è palesemente inutile.

Perciò, le riuniuni segrete degli sherpa hanno deciso di lanciare una grande campagna rinnovata a favore degli OGM; e che questa campagna di propaganda deve essere intrapresa «dall’alto».

La riunione di ottobre infatti invita i capi di Stato e di governo a prendere  l’iniziativa di «un più ricco dibattito» sull’argomento. Di fatto, capi di Stato e di governo sono incitati a scavalcare i loro propri ministri dell’Agricoltura e della Sanità o dell’Ambiente, e a rimetterli sulla retta via auspicata da Monsanto.

I documenti segreti rivelati dall’Independent esordiscono asserendo che le restrizioni europee all’importazione e all’approvazione di OGM costituiscono «una minaccia per l’agricoltura» (sic). Continuano assicurando che «si nota un interesse crescente all’interno della UE per l’uso degli OGM», perfetto esempio di menzogna eurocratica, dato che come si è visto la Francia è entrata da poco nel novero dei Paesi proibizionisti, ed ha vietato la coltivazione dell’unica semente modificata che permetteva (un mais Monsanto, ça va sans dire), e che nel 2007 risultava coltivata ad OGM, in Europa, lo 0,119% della terra coltivabile.

Dopo questa esibizione di melliflua lingua di legno europoide, il documento invita direttamente i capi di Stato e di Governo ad «occuparsi meglio dell’opinione pubblica», che secondo Barroso - citato alla lettera nei documenti - è «male informata», e di fronte alla quale i ministri agricoli «devono farsi sentire di più».

Barroso in persona invita a «un dialogo non passionale, basato sui fatti, che metta l’accento sulle elevatissime norme che disciplinano la politica OGM nella UE». A questo dialogo, assicura il presidente-Commissario, «l’industria, i partner economici e la scienza» sono più che disposti a «partecipare attivamente». In modo da non lasciare «il dibattito a certi gruppi che vi trovano un interesse legittimo, ma materiale».

Pare che qui si alluda ai gruppi ecologisti o propugnatori dell’agricoltura tradizionale; evidentemente non la Monsanto, perchè nel dibattito non ha alcun «interesse materiale».

Insomma, vedremo presto questa campagna di propaganda dall’alto. Veronesi («la scienza») è già arruolato: il suo Istituto europeo di oncologia partecipa (non certo gratis) al «progetto Flora» europide, a cui dobbiamo il pomodoro blù, geneticamente modificato per caricarlo di antocianina, che Veronesi ha lodato come toccasana contro il cancro, l’invecchiamento, e tutte le altre nostre malattie umane (senza spiegare se l’antocianina, in quantità da insalata, non sia per caso tossica).

Ma questo è solo l’inizio.

Ci azzardiamo a fare una previsione: presto, nelle prossime settimane, il nostra amato presidente della repubblica ci assicurerà, in uno dei suoi pacati discorsi, che gli OGM sono buoni, moderati e bi-partisan, e ci ammonirà paternamente a non fare i difficili. O magari ci dirà che chi non mangia il pomodoro blu è antisemita?

Il presidente, come noto, ci ha già ammonito che antisionismo non è altro che antisemitismo. La fonte dei suoi ammonimenti paterni, insomma, è sempre quella: la Kommissione, ossia Washington.

Una vaga speranza ci resta: che il nostro governo non ceda, se non altro perchè il trionfo degli OGM voluto da Barroso sarebbe la rovina per tutto un nostro settore economico a cui il Salame tiene, quello dell’alimentazione «di qualità», del «naturale» e del «locale»; uno degli ultimi settori attivi rimastici.

La speranza è ovviamente assai flebile. Di solito, in Europa si decide quel che conviene a Germania, Olanda  e Francia o ai Paesi nordici con una buona lobby a Bruxelles.

L’esempio storico: la UE ha ordinato di etichettare come «cioccolato» una mescola fatta con grasso di jojoba (la materia della cera da pavimenti) che passa per cioccolato in Svezia e Norvegia. Ovviamente ciò penalizza il cioccolato rigorosamente fatto con burro di cacao dei nostri migliori produttori, e di quelli francesi. Ecco, la speranza è nei francesi.

Sarkozy, qualunque cosa ne pensi lui degli OGM, non oserà mettersi contro i suoi fieri paysans. Nella riuinione segreta ha mandato il suo capo di gabinetto, segno che della faccenda vuol essere informato bene.

Ma in ogni caso: quale cavolo è la lista delle urgenze e priorità in Europa?

I 27 sono invitati da Sarko a Vichy il 3-4 novembre: tema... l’integrazione. Politicamente corretto, certo. Ma questo, mentre parecchi Paesi europei tutti insieme sono a rischio di insolvenza sovrana. I loro BOT non sono più comprati.

L’Austria, il 27 ottobre, ha dovuto cancellare un’offerta di Buoni del Tesoro; Belgio e Spagna hanno già dovuto fare lo stesso, perchè i potenziali acquirenti chiedono rendimenti più alti a copertura del maggior rischio-Paese.

L’Italia, col suo debito pubblico pari al 105% del PIL (terzo, dopo USA e Giappone) è nei guai seri. Nel 2009 il nostro Tesoro dovrà rifinanziare 198 miliardi di euro di debito pubblico, venuti a scadenza; ossia dovrà offrire BOT nuovi in cambio dei BOT maturi. Chi glieli comprerà?

Nello stesso periodo, anche la Germania emetterà Bund di rifinanziamento per «soli» 173 miliardi, la Fancia per 135, la Spagna per 57. Questi BOT esteri in euro faranno concorrenza ai nostri, e prosciugheranno il poco capitale disposto a impiegarsi nei debiti pubblici.

Si tenga conto anche delle banche, disperatamente alla ricerca di fondi. Unicredit è esposta con l’Est «emergente» per 130 miliardi di euro, Intesa per 50; insieme, eguagliano praticamente la necessità di rifinanziamento dello Stato.

Siamo al punto in cui Daniel Gros e Stefano Micossi (i due che hanno segnalato per primi come l’esposizione di molte banche europee superi il PIL dei rispettivi Stati) scrivono sul loro ultimo rapporto:

«Nel momento in cui l’Europa affronta la peggior crisi economica e finanziaria dalla Seconda Guerra Mondiale, i meccanismi decisionali consueti sono soverchiati. L’Europa richiede azioni su una scala che può essere decisa solo al più alto livello politico, ossia la formazione di un grosso Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria, che emetta titoli di debito sul mercato internazionale con l’esplicita garanzia degli Stati-membri» (2).

Di questo dovrebbe occuparsi l’Europa con urgenza. Invece, prima gli OGM. E l’integrazione.




1) Geoffrey Lean, «Europe’s secret plan to boost GM crop production», Independent, 26 ottobre 2008.
2) Daniel Gros, Stefano Micossi, «A call for a European Financial Stability Fund», CEPS, 30 ottobre 2008.


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