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Un Katz inguaia Gordon Brown
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LONDRA - Si chiama David Abraham il ricco immobiliarista che sta mettendo nei guai il governo laborista di Gordon Brown, ed ha già provocato le dimissioni del segretario generale del partito nonché tesoriere, Peter Watt.
O almeno, David Abraham è uno dei nomi del vulcanico personaggio, perché nel business ne usa almeno un altro, David Martin.
Anche la sua data di nascita è ambigua, 1944 o 1954.
Certo è che questo individuo ha versato al partito 670 mila sterline (un milioncino di euro)  attraverso dei prestanome, cosa vietata dalle leggi sulla trasparenza varate da Tony Blair.

Ma il vero mistero è perché Abrahams o come si chiama voglia fortemente farsi eleggere nel partito laburista fin dal ’91, adottando trucchi per i quali è stato ripetutamente scoperto e cacciato.
Suo padre, Bennie Abrahams, è stato sindaco di Newcastle nel 1981-82; ammanicato con la politica da sempre, David fa i suoi affari immobiliari con i politiconi  locali, specie nel Nord Est inglese «rosso», bastione del laburisti e dove sorge la città portuale di Tyne, che per fama malavitosa rivaleggia con Marsiglia (o con Napoli, aggiunge Le Monde).
Nel ’94, David torna alla carica, stringendo relazioni forti con l’entourage di Tony Blair, l’innovatore del partito.
Anzi, i due diventano amiconi: al punto che Blair sceglie Abrahams fra i rari invitati al suo discorso d’addio

Nel 2002 trova la via per penetrare ai piani alti del governo: Abrahams aderisce al «Labour Friends of Israel», la lobby ebraica interna al partito laburista, ovviamente influentissima: basti dire che la capeggia Jon Mendelsohn,  il responsabile della raccolta-fondi per il partito («chief fundraiser») messo a quel posto da Gordon Brown in persona, dopo aver militato come lobbysta alle costole di Blair.
Sembra che Abraham sia stato poi espulso dalla lobby per «comportamento eccessivo» (?).
Fatto è che Mendelsohn ha ammesso di aver saputo dell’illegalità delle donazioni dell’amico, sicchè ora l’opposizione chiede le sue dimissioni.

Sembra un caso di «normale» corruzione, o così si preferisce farlo apparire.
Abraham o Martin intendeva costruire una «tecnopoli» di laboratori e residenze studentesche nella città universitaria di Durham, e allo scopo aveva nel 2005 creato la società apposità, la Durham Green Development.
Senonchè la Highway Agency (l’ANAS britannica) aveva bocciato il progetto perché l’iniziativa avrebbe aumentato la congestione della autostrada A1, che costeggia il complesso immobiliare dell’avventuriero.
Un anno dopo, la Highway Agency e il comune di Durham (che s’era ugualmente opposto) danno il loro assenso, senza spiegare come mai avessero cambiato idea.

Certo è che Abrahams  aveva moltiplicato le sue donazioni al Labour attraverso prestanome, beneficiando in modo speciale Douglas Alexander, allora ministro dei trasporti, che controlla la Highway Agency.
Si parla anche di riciclaggio di denaro poco pulito, con il metodo delle donazioni.
Ma questo è il meno.

Il motivo vero potrebbe essere un altro: contrastare, con iniezioni di denaro, il potere sul Labour Party del sindacato, massimo finanziatore del partito e ben poco filo-israeliano, in modo da dare ancor più potere alla «Labour Friends of Israel».
Insomma Abrahams e Mendelsohn potrebbero essere due volonterosi «sayanim», collaboratori volontari dei servizi israeliani.
Un certo comportamento «eccessivo» pare essere una caratteristica costante dei «sayanim», dilettanti dell’infiltrazione, troppo zelanti e con troppa chutzpah: basta ricordare gli «israeliani danzanti», visti mentre festeggiavano l’incendio delle Twin Towers a New York l’11 settembre.

Il caso aggrava l’atmosfera di crollo dell’impero (britannico) seguito alla crisi dei subprime, in cui la City finanziaria è affondata fino al collo.
Solo nell’ultimo mese i prezzi delle case inglesi sono calati di quasi un punto (0,8 per cento), diminuendo ulteriormente il valore del supposto «attivo» collaterale ai derivati sui mutui di insolventi.

Peggio: le finanziarie della City non riescono più a vendere una sola «obbligazione ad alto rendimento» (leggi: junk-bonds, derivati tossici varii) da agosto, quando è scoppiato lo scandalo subprime: l’attività finanziaria principale della City è paralizzata così da quattro mesi, segno apocalittico per gli speculatori.
E il credito è anch’esso congelato: il tasso Euribor (che serve da base per i mutui a tasso variabile) è rincarato di 0,74 per cento, il peggior rialzo dall’11 settembre 2001, l’indomani dell’attentato.
E’ una condizione che la City condivide con le centrali finanziarie europee.

Un sondaggio della BCE presso una novantina di banche della zona euro ha appurato che queste hanno aggravato severamente le condizioni di prestito, alzando i tassi d’interesse e tagliando la lunghezza dei mutui e dei fidi.
Le banche continuano a non fidarsi l’una dell’altra, al punto da negarsi i prestiti interbancari a vicenda.
Per questo motivo la Banca Centrale Europea ha appena iniettato altra liquidità, e parecchia: 50 miliardi di euro. una cifra colossale anche rispetto alle cancellazioni di crediti andati a male dichiarati dalle banche, nel loro complesso ammontanti a 40 miliardi di euro.
Evidentemente il buco nascosto è immensamente maggiore.

Nonostante la nuova iniezione, i tassi interbancari a tre mesi non hanno cessato di rincarare, fino a percentuali-record.
E si tenga presente che la BCE ha già iniettato, ossia messo in tasca agli speculatori rovinati dalla propria avidità truffaldina, qualcosa come 178 miliardi di euro.
Moneta o pseudo-moneta che viene stampata a rotta di collo dalla «autorità indipendente» che ha sempre negato un allargamento della borsa quando si trattava di salvaguardare posti di lavoro in Europa, che ha rimproverato i governi per la manica larga nel debito pubblico, e ciò con la scusa che il compito esclusivo della BCE è di controllare l’inflazione al 2 per cento.

Oggi l’inflazione è al 2,6 e sta salendo ancora.
La BCE non se ne cura, quando si tratta di salvare la finanza devastatrice.
Niente per il lavoro, tutto per lo pseudo-capitale.



1) Marc Roche, «David Abrahams, le promoteur mecène qui fait trembler Gordon Brown», Le Monde, 29 novenbre 2007.
2) Philip aldrick,  «ECB injects L35bn into markets», Telegraph, 29 novembre 2007.

 
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