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Alfano: "Vietato negare la Shoah"
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L'annuncio del ministro: diventerà un reato già da quest’anno. Ma non tutti sono d’accordo

ROMA
- Negare per legge il negazionismo? Il mondo ebraico ringrazia il ministro della giustizia Angelino Alfano, che ieri ha annunciato la costituzione di un gruppo tecnico di lavoro per rendere il negazionismo reato: nel 2011 nessuno dovrebbe più mettere in dubbio la Shoah. Se poi processare il calunniatore di turno sia la via per scoraggiare gli altri, be’ questo è un altro discorso.

Non ne è convinto Sergio Minerbi, docente di relazioni internazionali all’università di Haifa ed ex ambasciatore israeliano a Bruxelles, uno sempre attento all’antisemitismo strisciante anche in Italia: «Sono d’accordo sullo spirito dell’iniziativa ma dubito che la definizione di reato sia la migliore per combattere il fenomeno, lo affiderebbe alla giustizia finendo per eliminare la discussione. Molti giovani possono cadere nel negazionismo senza capire di cosa parlano: bisogna spiegare anzichè criminalizzare». Anche perchè, insiste, il mostro si nutre d'ignoranza: «Non sarebbe lo spauracchio del reato a dissuadere certi atenei italiani dal boicottare quelli israeliani, serve cultura. Poi, per carità, meglio una legge che niente, magari corredata d’un programma educativo».

Prevenire è meglio che curare, replica il presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, sostenitore della proposta Alfano che a dire il vero aveva addirittura anticipato: «Non m’illudo che una legge punitiva stronchi il fenomeno. C’è già la legge Mancino contro gli slogan neonazisti e l’istigazione alla discriminazione razziale. Ma sull’Europa soffia un brutto vento dell’est ed è bene correre ai ripari. Anche perché, a differenza della Germania, l’Italia non ha ancora fatto i conti con le proprie responsabilità. Se fossimo la Svezia del re antinazista che all’epoca indossava la stella gialla per non isolare gli ebrei potremmo pure discutere l’opportunità di vietare il negazionismo, ma siamo il paese che ha partorito all’unanimità le leggi razziali, c’è qualcosa da scavare nel nostro Dna per capire il passato, e tra poco non ci saranno neppure più i sopravvissuti a testimoniare».

Smentire l’olocausto è già reato in Austria, in Germania, in Belgio e in Francia. È proprio ai cugini d’Oltralpe che s’ispira Pacifici: «Fu la legge sul negazionismo a fermare l’ascesa di Le Pen, me lo ricordò l’intellettuale Simone Weil tre anni e mezzo fa. Se non fosse stato arrestato dopo un comizio chissà come sarebbe andato il ballottaggio con Chirac. Invece in Italia uno come il professore di Teramo Claudio Moffa può spiegare l’inconsistenza della Shoah perchè nulla glielo vieta».

A dirsi assolutamente contrario è lo storico Ariel Toaff, medievalista e autore di numerosi libri tra cui il controverso Pasque di sangue: «L’idea stessa della legge è sbagliata. In primo luogo sarebbe lesiva della libertà d’opinione, anche della più aberrante, e aprirebbe la strada a altri tipi di limitazioni. E comunque i negazionisti continuerebbero finendo magari per passare da vittime».

Le leggende che infamano l’olocausto fanno paura, concorda. È il motivo della soddisfazione del portavoce dell’ambasciata israeliana a Roma Yariv Ovadia, «grato al ministro Alfano». Ma secondo Toaff l’unica arma contro l’irrazionalità è la ragione: «Non spezzo certo lance a favore di chi discute l’esistenza la Shoah, una follia. Ed è vero che in Europa c’è un rischio negazionismo, in particolare in Austria, in Germania, in Gran Bretagna. Ma, come molti universitari con cui mi sono confrontato, ritengo che le leggi non siano fatte per combattere le opinioni, è un principio che vale anche per l’altra parte».

FRANCESCA PACI

Fonte >  Stampa.it



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