>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
TUTTI |0-9 |A |B |C |D |E |F |G |H |I |J |K |L |M |N |O |P |Q |R |S |T |U |V |W |X |Y |Z

Archivio Articoli FREE

Quella «terza forza» in Siria
Stampa
  Text size
Il super-attentato che ha decapitato il gruppo dirigente di Damasco è, ovvio, altamente sospetto. Forze dell’opposizione «democratica» quali ci vengono dipinte ogni giorno – ragazzi armati di kalashnikov, ripresi coi telefonini mentre si rifugiano dal fuoco dei mezzi pesanti dell’esercito di Assad – non possono arrivare con esplosivi nelle sedi stesse del potere, ammazzare il cognato di Assad, il ministro della Difesa (un cristiano), e gallonati capi dell’intelligence e della repressione. L’attentato è avvenuto nel circolo interno del potere, nelle stanze del potere (non lontano dalla stessa residenza di Assad), superando i controlli e la sicurezza di un regime descrittoci come spaventosamente poliziesco, e la cui sicurezza attorno ai capi s’è sicuramente accresciuta a livelli inimmaginabili. No, c’è qualcosa che non quadra in questa storia. C’è l’intervento di una mano più pesante e consapevole, nel gioco?

Aspettiamo che si posi la polvere, se mai si depositerà. Notiamo solo che Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri di Mosca, solo due giorni prima dell’attentato , alla Novosti, ha segnalato la comparsa di una «terza forza» nel conflitto sanguinoso. È una informazione di prima mano, perché Mosca ha ovviamente i suoi uomini sul terreno: dopo aver notato che la comunità internazionale deve «far pressione non solo sul regime ma anche sull’opposizione perchè smetta la violenza», indica che i suoi uomini sono in contatto con almeno due gruppi dell’opposizione armata al regime, e che «la Russia è riuscita a persuadere l’opposizione armata siriana ad abbandonare le richieste più estremiste», insomma ad addivenire a più miti consigli, a favorire una ricomposizione fra le parti. Poi qualche mano pesante, con grandi mezzi e potenza, colpisce per impedire qualunque accordo.

È «la cosiddetta terza forza», ha detto Lavrov, che si presenta «nella forma di Al Qaeda e di organizzazioni estremiste vicine ad essa; una tendenza già osservata all’opera in altre parti della regione e che è una minaccia per la sicurezza», che aggiunge la sua mano a quegli «elementi di ricatto» che Mosca vede nella posizione occidentale verso la Siria. (Russia Sees Blackmail in Western Stance on Syria)

Si noterà il cauto fraseggio, riguardo alla fumosa galassia che i media occidentali chiamano «Al Qaeda», quasi sapessero di che si tratta. Quel che è certo è che Mosca addita il fondamentalismo islamico wahabita, quello diffuso e finanziato dall’Arabia Saudita, la ricchissima e retriva monarchia alleata agli americani che – in parte o in tutto – gioca in proprio nel disordine arabo, attizzando il disordine sia per scongiurare una primavera «democratica» in casa, sia per stroncare l’affermazione sciita, guidata dall’Iran, e che ormai nell’Iraq «liberato» dall’Occidente ha preso il potere. La famiglia reale saudita ha avuto contatti molto stretti con Osama Bin Laden, ha continuato ad averli anche dopo la «liberazione» dell’Iraq (dove ha firmato sanguinosissimi attentati anti-sciiti) e continua a finanziare gruppi in Cecenia, Uzbekistan, Siria. Non a caso il capo di Yhebollah, Nasrallah, dopo l’attentato dei dirigenti siriani ha commentato che esso ha come scopo di «aggravare la fitna», ossia la storica e dolorsa frattura fra sciiti e sunniti, facendo obbiettivamente il gioco di Israele.

Le dimensioni di questa «terza forza» che punta al caos puro ha alleanze vaste e insospettabili, che sconfinano ben oltre il mondo islamico. Lo dimostrano le rivelazioni che stanno emergendo sullo scandalo della banca inglese (la più grande d’Europa) HSBC, una faccenda di riciclaggi per conto della malavita globale che secondo il Guardian «farà impallidire lo scandalo Barclay’s», la banca britannica che ha manipolato il Libor. È una commissione del Senato americano ad aver levato il coperchio dei malaffari della HSBC, finendo per scandalizzarsi – ed è tutto dire, da parte di quei noti moralisti che non vogliono regoamentare il mondo della banche perchè li paga.

Trasferimenti di miliardi dalle Cayman per conto di anonimi, travellers cheques al portatore del valore di milioni pagati sull’unghia senza chiedere nè come nè perchè, centinaia di milioni dei narcos messicani e trafficanti d’armi mandati a prendere in veicoli corazzati di proprietà della banca o delle sussidiarie, affari con Paesi nella lista delle sanzioni USA come Siria ed Iran, ma soprattutto – ecco il punto – la HSCB «ha assistito una banca saudita legata ad Al Qaeda a trasferire denaro in USA» di nascosto. Si tratta, ha scoperto la sottocommisione senatoria dopo accurata indagine (durata anni), della Banca Al-Rajhiji, la più grande banca saudita e del mondo arabo, ovviamente legata alla famiglia reale. (HSBC 'sorry' for aiding Mexican drugs lords, rogue states and terrorists)

Non solo gli Al Saud opprimono i loro sudditi quanto e più degli Assad in Siria che almeno sono secolaristi e non perseguitano le minoranze religiose, ma sono i finanziatori del terrorismo islamico «in forma di Al Qaeda» che che – come sappiamo – è perfettamente in grado di agire sul piano globale. Fino al punto che un recente rapporto emanato dall’Università di Tel Aviv, intriso della ben nota paranoia likudista, dichiara «l’Arabia Saudita l’ultima speranza e linea di difesa per Israele, l’ultima protezione degli interessi politici israeliani nel mondo arabo», specie da quando «la maggior parte degli alleati nella regione sono collassati e non possono giocare più un ruolo significativo nel mondo arabo. (...) L’Arabia Saudita è il solo Paese che si erge contro la repubblica islamica dell’Iran e quindi l’estrema linea di difesa di Israele contro Teheran». (Saudi Arabia is Israel’s last hope: report)

Questo già può dare un’idea della vastità e convergenza di interessi che animano la «terza forza» estremista islamista vista all’opera in Siria da Lavrov. Ma non si coglie appieno la vastità della rete che sostiene la cosiddetta Al Qaeda, se non si torna alla banca dello scandalo, la britannica HSBC.

La sigla sta per «Hong Kong & Shanghai Bank Corporation», la finanziaria creata nel 1865 nell’allora colonia di Hong Kong per esservi la longa manus finanziaria dell’Impero Britannico e della sua espansione in Oriente. Come partner delle guerre inglesi dell’oppio, la HSBC ha dunque un’antica tradizione di riciclaggio e di affari con la malavita organizzata, triadi, mafie, spacci di armi e droga, ancorchè al servizio di Sua Maestà (e dei profitti). Ciò che fa sospettare al sito strategico Defensa che la Siria sia divenuta «il campo di sperimentazione e di interventismo di una miriade di forze esterne, come la Guerra di Spagna nel 19346-39»: dove la cosiddetta opposizione fortemente alimentata in armi e denaro dai sauditi e dal Katar, con la CIA onnipresente, è affiancata (o scavalcata) da quella particolare forza del crimine organizzato che sono diventate le agenzie di «sicurezza» e di «contractors» ( mercenari ) a cui il Pentagono appalta parte delle guerre in Iraq e Afghanistan, ma che ormai si perpetuano offrendosi ai fronti più oscuri e illeggibili, come appunto quello siriano. Ex commando americani e britannici – tipo la Blackwater, oggi Xe, non a caso comprata per 200 milioni di dollari da una finanziaria arabo-americana – , assunti come istruttori o miliziani delle guerre sudice in corso, che non torneranno certo a vita privata: cercano e trovano altri ordinativi, consegnano altra merce di sangue; hanno bisogno di armamento e soldi, per cui sconfinano o si fondono coi trafficanti d’armi, i narcos, i contrabbandieri di materiali vietati attraverso frontiere pericolose, magari sotto il cappello riciclatore della antica e premiata Hong Kong & Shanghai Bank.

Una indiretta conferma viene da un sorprendente articolo del New York Times, che poche ore dopo l’attentato che ha decapitato i capi della sicurezza siriana, è in grado di attribuire già il successo dell’operazione «ad un mutamento tattico che ha cambiato la situazione: la rapida ed efficace adozione da parte delle forze oppositrici di bombe fatte in casa». Bombe improvvisate, ma enormemente più potenti, che distruggono sempre più carri armati siriani e rendono impossibile l’accesso alle zone controllate dai ribelli, ci assicura l’autore dell’articolo. E intervista un «esperto», tale Joseph Holliday, già ufficiale dell’intelligence americano, che dice: «Questa capacità viene in parte dall’esperienza di insorgenti siriani che hanno imparato a fabbricare le bombe improvvisate mentre combattevano le truppe USA nell’Iraq orientale». Frase rivelatrice, che può essere forse tradotta così: i ribelli stranieri islamici (Al Qaeda in Siria) stanno usando le bombe che noi gli abbiamo insegnato a fabbricare contro gli sciiti in Iraq. Naturalmente, con l’appoggio di un’intelligence abbastanza acuto da localizzare i capi del regime in un guardatissimo edificio mentre sono insieme. (Syrian Rebels Hone Bomb Skills to Even the Odds)

La sinistra allegria dell’articolo americano è fuori luogo. Non necessariamente le forze di cui stiamo parlando sono controllate veramente dagli Stati che le pagano; il loro scopo è meno un risultato politico che la destabilizzazione permanente, e l’ampliamento dei conflitti i guerre sempre meno locali, in cui vedono maggiori opportunità di «lavoro», al di là delle disposizioni dei loro noleggiatori. C’è molta follia in questo giro della morte con addestrati ed addestratori, contractors o islamisti «nemici» fatti diventare bombe ambulanti: il giovane che ha ucciso i sette turisti ebrei in Bulgaria era un ex-detenuto di Ghuantanamo, con passaporto americano vero e patente di guida americana falsa: era stato reso folle o «addestrato»? O forse l’uno e l’altro?

Domenica notte, 15 luglio, la radio israeliana e la Reuters hanno dato la notizia di un attentato alla vita di Hillary Clinton, il segretario di Stato di Obama, durante la sua visita in Israrele; subito dopo la notizia è stata silenziata. Tuttavia pare confermata e vera: da un’auto Citroen bianca, che avrebbe affiancato il corteo di auto diplomatiche, sarebbero partiti «colpi di numerose armi automatiche». La Segretaria di Stato sarebbe rimasta illesa. (Sec Clinton Assassination Attempt in Israel)

Attentato o avvertimento? E da chi? La famosa security ebraica dov’era? Una «terza forza» anche in Israele?

Gli avvenimento diventano sempre meno leggibili.




L'associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE, diffida dal copiare su altri siti, blog, forum e mailing list i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright.


 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità