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Organizziamoci
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Più di un lettore mi chiede: che fare? Dobbiamo organizzarci? Ecco una esperimento semplice che tutti potete fare.

Avrete letto l’articolo del dottor Di Bella sulla Chemioterapia. Riportiamo i passi centrali:

«La chemio su 100 ammalati di tumore, consente a 2,3 di sopravvivere 5 anni, e all’1% 10 anni. Al di sotto del 30% di risultati una cura si ritiene inutile.

Per l’entusiasmante risultato di una sopravvivenza del 2% a 5 anni lo Stato spende il 32,37% dell’intera spesa farmaceutica, ma in compenso il governo Prodi nella finanziaria 2007 (al comma 796, lettera Z), ha abrogato la disposizione di legge introdotta nel 1998 sotto pressione dell’opinione pubblica, la cosiddetta ‘legge Di Bella’ (articolo 3, comma 2 D.L. numero 17 del 23 febbraio 1998, convertito con modificazioni, dalla legge 8 aprile 1998, numero 94), che consentiva al medico di prescrivere al di fuori dei vincoli burocratici ministeriali secondo scienza e coscienza, in base alle evidenze scientifiche, al momento in gran parte disattese dal prontuario del ministero della Salute.

Questa legge  per anni ha consentito ai medici ed ai pazienti di utilizzare farmaci di cui esisteva un razionale d’impiego scientificamente testato e ampiamente documentato, ma ignorato dalle commissioni ministeriali. Con la finanziaria 2007 la disposizione 94/98 non è più applicabile.

L’attuale governo non è ancora intervenuto su queste disposizioni. Chiedo ai lettori di EFFEDIEFFE di aiutarci in questa battaglia, nella raccolta di firme per la libertà di cura e l’erogazione almeno della somatostatina
».

Per essere precisi, a vietare la cura Di Bella fu Rosy Bindi, allora ministra della Sanità, per compiacere il business «Cancro SpA» alla Veronesi.

Ebbene: mandate le suddette frasi a ciascun deputato e senatore della cosiddetta repubblica, chiedendogli di impegnarsi a riformare la «legge Rosy Bindi», e a consentire ai medici la libertà di cura.

Come? Andate sul sito della Camera:

http://nuovo.camera.it/28

Al centro in alto, trovate «Seleziona la scheda di un deputato». Fate scendere la tendina: sono tutti lì, i vostri cosiddetti rappresentanti. Coi loro indirizzi mail. Ciascuno si scelga quelli della sua circoscrizione. Scrivetegli, fatevi sentire. Minaccateli di non votarli più se non si occupano delle questioni che ci interessano.

Probabilmente non servirà a niente: loro sanno che devono il posto al partito che li ha messi nella lista giusta, e contano sul cretinismo del voto automatico degli elettori. Sanno di dover temere più le lobbies che voi, di cui sono i cosiddetti rappresentanti. Ma almeno questo sistema è «istituzionale», è «legale» e non può essere tacciato di intenti rivoluzionari. Provate, proviamo.

L’ideale sarebbe che ricevessero migliaia di mail sullo stesso tono e contenuto. Invitate i vostri amici a fare altrettanto.

Anzi, prendete l’abitudine di assillarli, i vostri sedicenti rappresentanti. Scrivete loro che volete che rispettino la volontà popolare espressa coi referendum degli anni ‘90, e che loro hanno tradito insieme ai loro partiti e a tutte le caste inadepienti che si fanno chiamare «istituzioni». Riprendete pure il testo del mio articolo «Solidarietà, però...».

L’83% votò per dare all’Italia il sistema maggioritario. E gli elettori ebbero invece un sistema proporzionale fraudolento, il «mattarellum», dal nome del democristiano furbo Mattarella che lo insinuò.

L’80% e più votò per rendere i magistrati civilmente responsabili dei danni che provocano per la loro faziosità, incuria e incapacità, distruggendo vite umane. La magistratura, con suoi complici nel parlamento, ha vanificato anche questa volontà popolare.

Il 91% si dichiarò per abolire il finanziameno pubblico dei partiti. Ovviamente, il parlamento trasformò il finanziamento in «contributo elettorale», rendendolo via via negli anni più grasso e facile da ottenere.

Il 55% votò per la privatizzazione della RAI. Com’è andata, lo vediamo ogni giorno.

A larga maggioranza gli italiani votarono altresì contro la tassa illegale che i sindacati estraggono automaticamente dalle paghe dei lavoratori e dalle pensioni; prelievo che continua imperterrito.

Votarono anche per de-sindacalizzare il pubblico impiego, ossia per escludere i sindacati CGIL-CISL-Uil dalle rivendicazioni con lo Stato pagatore, in piena coscienza che il pubblico impiego è un servizio che richiede unità e dedizione nazionale.

Chiedete loro conto: che cosa avete fatto della nostra volontà?  Non vi voteremo più, se non vi impegnate ad attuare la volontà popolare lì espressa.

Anzi, siate costanti nella vostra azione di assillo. Magari prendete spunto dai nostri pezzi che vi interessano, e chiedetegli: sapevate questo? Che cosa intendete fare? Sul Trattato di Lisbona e le libertà politiche che ci ha tolto, per esempio. Su ogni altro tema vi paia utile siano informati. 

Vediamo almeno l’effetto che fa.


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