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Russia: demografia in ripresa
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Che cosa fa notizia in Occidente a proposito della Russia? Le coraggiose Pussy Riots vittine della repressione, certo. Perché, si sa, in Russia non c’è la democrazia, e in Occidente si spia con impaziente speranza ogni segno premonitore di una «primavera moscovita» magari propiziata dall’ambasciata USA.

Il Corriere (ma seguito da quasi ogni altro giornale) dava poi questa informazione: Vladimir Putin è uno specie di Berlusconi che dispone di «20 ville, 43 aerei, 15 elicotteri e quattro yacht (…) un po’ troppi per un Paese nel quale una larga fetta della popolazione vive al di sotto del minimo di sussistenza».

Un’altra notizia è stata invece ostinatamente taciuta, ed è questa: sotto il decennio Putin-Medvedev, la disastrosa demografia russa è in via di risanamento. Le nascite aumentano, le morti calano, diminuiscono gli aborti… Insomma la scomparsa della Russia dalla scena mondiale non è per domani. Eppure è quello che raccontavano i media anglo-americani.

Nel settembre 2005, il Times di Londra (subito rireso dall’agenza UPI) spiegava ai lettori che l’anno prima (2004) «la Russia aveva registrato 1,6 milioni di aborti contro solo 1,5 milioni di nuovi nati. E nello stesso tempo, l’aspettativa di vita per i maschi è di 58,8 anni, vent’anni al di sotto di quella dell’Islanda». Ragion per cui non solo nel 2004 «la popolazione russa è calata di mezzo milione di persone», ma continuando questa tendenza, «nel 2050» potrebbe essere uno staterello di 7 milioni di abitanti, contro i 143 milioni attuali.

«Non avrà la forza-lavoro sufficiente per far funzionare la sua economia». Ciò serviva a confermare che la Russia stava diventando irrilevante, e che a Washington e Londra ci si domandava con crescente irritazione come osasse ancora, Mosca, pretendere di fare una politica mondiale non sempre obbediente alle centrali occidentaliste. La Russia è il passato, sta per sparire nel buco nero della storia, se ne possono usurpare le zone d’influenza e violarne gli interessi più legittimi, non occorre mostrare rispetto, e nemmeno un minimo di cortesia diplomatica. Basta isolarla, destabilizzarla a forza di sovversione interna e provocarla per mezzo di satelliti esterni (la Georgia spinta in guerra), circondarla di missili e aspettare che il tempo faccia il suo corso.

Oggi apprendiamo – non dai media occidentali, ma da Alexandre Latsa, un giornalista francese che vive in Russia, collabora con enti di ricerca parigini e tiene un sito chiamato «Dissonance» – che questo tragico fenomeno non è irreversibile. Il miglioramento generale della situzione economica della popolazione nel decennio Putin, uniti ai programmi sanitari e sociali per accrescere la natalità e far calare la mortalità precoce degli adulti (alcolismo, tabagismo, altre eredita del comunismo e del passaggio-flash al capitalismo) oggi affidati a Medvedev, stanno avendo effetto. Ecco i dati di Latsa.

«Tra il 1999 e il 2011, il numero delle nascite è passato da 1 milione e 214.689 l’anno a 1 milione e 796.629. Il numero dei decessi, dai 2.365.826 nel 2003, è passato a 1.925.720 nel 2001. Il tasso di fecondità, che era di 2,02 figli per donna nel 1989 ed era caduto a 1,15 figli per donna nel 1999 è risalito a 1,61 figli per donna nel 201».

Si tenga conto che la classe di nati relativamente numerosa degli anni ‘80 ha raggiunto l’età in cui ha cominciato a riprodursi essa stessa, il che migliora la prognosi a scadenza.

Gli aborti, «un vero genocidio taciuto» contro cui il regime ha combattuto le sue battaglie, è così descritto da Latsa: «Dal 1991 al 2005, ossia in 14 anni, il numero di aborti è stato ufficialmente di 34.978.220, ossia una media annuale di 2,5 milioni di aborti. Dal 2005 al 2011, ossia negli ultimi 7 anni, il numero di aborti è stato di 9.590.573, una media annuale – dunque – di 1,370 milioni. La diminuzione di questa piaga è innescata: nel 2005 si sono avuti 1.675.693 aborti, ma nel 2005 sono stati 989.375».

L’immigrazione è trascurabile, essendo controllata e stabilizzata dal governo entrati l’anno. Non è più come tra il ‘91 e il 2005, quando la popolazione russa avrebbe perso, per la sua propria dinamica, ben 11.236.989 abitanti, se non fosse stato per i 5 milioni di russi tornati nel Paese dai Paesi dell’ex-URSS dove non erano più graditi e discriminati, il che ha permesso di limitare la perdita della popolazione a «soli» 5.280.000 individui. Adesso, esaurito questo particolarissimo esodo, la popolazione è quasi impercettibilmente aumentata nel 2009 (più 30 mila), ha stagnato nel 2010, e ricominciato a crescere decisamente nel 2011: più 190 mila.

Nel 2012, i dati del primo semestre confermano la felice tendenza. Questi primi sei mesi hanno visto 905.739 neonati russi, un aumento dello 0,5% rispetto al primo semestre del 2011 (quando furono 842.579). I decessi, 962.666 contro i 981.399 del semestre 2011, segnalano una pur leggerissima flessione (meno 1,9%). La popolazione continua a calare, ma «di soli 56.927 abitanti nel primo semestre del 2012, rispetto allo stesso semestre del 2011, dove il saldo fu negativo per –138.820 abitanti».

Nel 2009, il tasso fra nascite e morti era negativo per 290 mila in meno. I demografi e statistici russi sperano che il tasso di fecondità nel 2012 dovrebbe avvicinarsi a 1,7 o 1,75 bambini per donna; quanto alla speranza di vita di un neonato che nasca oggi i Russia, è salita ormai a 70 anni, paragonabile a quella di altri Paesi dell’Est, come la Romania o i baltici. I demografi valutano che nel 2020, compresa nel conto l’immigrazione stabile e positiva (più persone vengono ad abitare in Russia di quante ne escono, un altro segno significativo), la popolazione complessiva russa, oggi di 143 milioni, possa toccare nel 2020 i 145-146 milioni. (Le point démographique de juin 2012 en Russie)

Il regime detestato dall’Occidente e dalle Pussy Riots sembra dunque ottenere successi decisivi nelle sole riforme che contano: sanare i vuoti tragici che i 70 anni di comunismo realizzato, Gulag e «grande guerra patriottica» hanno aperto nella sua popolazione. La scomparsa del popolo che ha dato al mondo Dostojevsky, Bulgakov e Solgentitsin sembra sia stata dichiarata alquanto prematuramente.

Adesso Putin ha annunciato un «balzo in avanti» per rammodernare l’intera industria miliare russa, con il piano di spendere 680 miliardi di dollari in otto anni, da destinare alle 1.300 e più imprese che lavorano per la difesa ed occupano 2 milioni di addetti. Da troppi anni trascurati, questi addetti sono ritenuti solidi fautori di Vladimir Putin. Il che può consolare del fatto che non piace alle Pussy Riots.



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