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Spinello libero, ecco perché ve lo danno
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Luigi Manconi (il convivente della Berlinguer padrona del Tg3) lancia la depenalizzazione della cannabis – spaccio, uso, coltivazione – ed è tutto un applaudire, un aderire. Di politici, anche insospettabili (un leghista, vari forzitalici)... lo stesso Manconi si stupisce e si rallegra. È ovvio che il suo progetto passerà.

Le radio hanno immediatamente «aperto er dibbattito»: e la folla sfarfallante che telefona a tali radio, come quella che si esprime nei commenti «in rete» – per intenderci, quel formicolare di larve sub-umane che scrive la sua sigla sui muri, che rigurgita i suoi odi minimi sul web e crede alla grillesca utopia di «uno vale uno» – è tutta un giulivo esultare: che bello, un altro progresso! Come in Colorado e in Uruguay, come in Olanda! E un’altra libertà, finalmente strappata alla «repressione»! Alla Chiesa che per millenni ha impedito di godere! L’umanità finalmente adulta!

A dire, il vero, ci sono medici e fisiologi che telefonano alle radio allarmati degli effetti sugli organismi e sulle menti di un uso incontrollato e prolungato che la «facilità di accesso» porterebbe; vengono assaliti dalla maggioranza, che ripete (a pappagallo) gli slogan ufficiali: «Depenalizzazione non significa legalizzazione» (invece è la stessa cosa) e «il proibizionismo ha fallito», dunque meglio il permessivismo. È l’argomento del pensoso convivente della Berlinguer. Uno potrebbe obiettare che anche il divieto di furto ha fallito, restandone impuniti il 98%, ma ciò non significa che staremmo meglio se il furto fosse depenalizzato...

Ma si sa che sarebbe tutto inutile argomentare. La sinistra, inesauribile nel regalarci sempre nuove libertà – nozze gay, diritti di adozioni per tali coppie – ce ne sta regalando un’altra, piacevole ed ardita, rompe un altro tabù; chi si oppone è per la repressione dei «diritti» e del piacere. Ovviamente, è di «destra» (1). Eppure il fatto che le adesioni vengano oggi anche da certi settori liberisti, e che in tempi insospettabili a pronunciarsi per la depenalizzazione totale di ogni droga (anche «pesante») siano George Soros, la scuola monetarista di Chicago, e l’Economist dei Rotschild, dovrebbe indurre a porci una domanda. Questa:

Quale concezione dell’uomo c’è in questi permissivisti? Quale idea hanno della sua dignità e del suo bene quelli che liberalizzano i narcotici? Quale rispetto hanno per voi, costoro che nello stesso tempo affermano «i diritti» degli invertiti, che hanno liberalizzato e diffuso il gioco d’azzardo senza limiti ? Che idea di Stato è la loro, quella di uno Stato che non vieta più ciò che è dannoso e mortifero, rovinoso e corruttivo per i cittadini?

Per l’amico Miguel Martinez, sulla scorta di certe letture (Régis Debray ed Ugo Bardi) la risposta è ovvia da anni: è un’altra manifestazione del crollo dello Stato-Nazione, e del deperimento del suo sistema istituzionale. Lo lascio dire a lui con la limpida brutalità necessaria:

Il motivo di essere dello Stato Nazione era la formazione, la salute e la tutela di lavoratori, soldati e riproduttori (madri) indispensabili per mandare avanti la baracca: la realtà è che oggi la maggior parte della gente non serve a nulla.

Ecco quello che sta dicendo Manconi, o Soros, senza dirlo: a noi che comandiamo, voi esseri umani non ci servite più. Le fabbriche hanno chiuso e le abbiamo mandate in Cina, le guerre non si devono più combattere; non ci interessa più tenervi in salute, lucidi, dotati di carattere e forza di volontà. Fatevi uno spinello, e magari pagate le tasse che ci metteremo, come le abbiamo messe sul tabacco: così sarete almeno utili a qualcosa, come consumatori e come contribuenti. Allo stesso scopo abbiamo liberalizzato il gioco d’azzardo: rovinatevi pure, diventate amebe compulsive davanti alle slot-machines, riducete in miseria le vostre famiglie, noi ne ricaviamo gettito tributario. Lo stato-nazione, quello guerresco e fascista, vi vietava queste compulsioni, vi voleva forti e lucidi, istruiti, morali e produttivi, per mandarvi in guerra o nelle fabbriche – che erano organizzate come compagnie militari: Adesso siete liberi: inchiappettatevi, esibite i vostri vizi sessuali e noi ve li legalizziamo; vi togliamo tutti gli sfizi che vi vengono in mente, rivoltolatevi nei piaceri fino ad annullarvi. Tanto, non ci servite a nulla.

Per Miguel, è sforzo inutile difendere lo Stato-nazione e le sue istituzioni: sono comunque condannate per «il collasso delle fonti energetiche» ossia il consumo sconsiderato di idrocarburi su cui secondo lui si reggeva. Tendo a dissentire: lo Stato-nazione è nato prima dell’uso universale del petrolio, prima dell’industria – se mai, ne ha determinato la nascita e lo sviluppo.

La vera ragion d’essere dello Stato-nazione era la tragedia. La necessità di affrontare, di essere preparati al tragico che è insito, in modo ineliminabile, al vivere umano: essenzialmente, la guerra. Il rischio di essere sconfitti in guerra, e – nelle prime comunità – di conseguenza avere i propri giovani sbudellati o venduti come schiavi, le proprie donne e fanciulle violentate e ridotte a servire in case straniere.

La stessa cosa si può dire in altro modo: restare liberi. Come restare liberi nella tragedia incombente? I greci, che hanno pensato tutto prima, hanno congiunto per primi la necessità di «unità» (perché i singoli non possono opporsi a quella tragedia), di «forza» e «coazione pubblica» sui singoli, con il concetto supremo di libertà. Libertà politica. La libertà primaria di non finire schiavi di altri, stranieri.

Naturalmente, Miguel Marinez lo riconosce, e lo dice benissimo: vede nello Stato-nazione «un’istituzione paramilitare» che «in tempo di crisi può passare al comando unico, alla dittatura»: e nello stesso tempo (senza che ciò implichi contraddizione) «era tendenzialmente democratico, nel senso che legalizzava e istituzionalizzava i conflitti di ogni sorta»

«L’esercito di massa, lo Stato Nazione – con scuola di massa, ospedale di massa, trasporti e comunicazioni di massa, pensioni di massa – erano stretti parenti della fabbrica di massa e del relativo sistema economico».

Era per la guerra che in ultima analisi lo Stato moderno, creò l’industria di massa, per non essere debole di fronte al nemico più industrialmente avanzato. Era lo stato che si occupava di voi e di noi: «In cui tante persone, anonime e intercambiabili, venivano tutte nutrite, tutte vestite, tutte usate; ma si pensava anche ai futuri combattenti, ancora inutili, ma da formare; e si prendeva in qualche modo cura dei feriti, degli irrimediabilmente mutilati e dei morti. Lo Stato Nazione, quindi, pensa a lungo termine».

Ben detto. La visione del tragico come rischio immanente, obbligava una classe politica a «pensare a lungo termine». Non ci si poteva permettere di sbagliare le strategie. Il pensiero strategico richiedeva capacità di previsione, informazione segreta (intelligence), cultura filosofica: in una parola, sapienza.

Tutte cose che oggi sono diventate inutili al successo politico. I politici non hanno bisogno di alcuna previdenza e preveggenza, non di profondità di pensiero: basta un tweet o una comparsata al «dibattito» in tv, per aver guadagnato i propri emolumenti giganteschi che hanno avuto cura di ritagliarsi, mentre a noi ci gettavano, in massa, nella discarica delle masse che «non servono più a niente».

Possiamo consolarci dicendo che in compenso abbiamo abolito le guerre in Europa? La maggior parte delle sfarfallanti nullità è contenta: non rischia più di essere richiamata in armi, non ha più il peso della difesa della patria. È una bella liberazione.

Le guerre, se mai, le fanno degli specialisti appositamente addestrati; le masse ne sono state liberate, e le guerre se le godono in televisione e al cinema.

È, non casualmente, lo stesso fenomeno che vediamo nel campo sessuale: sempre più uomini non praticano più il sesso; si limitano a guardare degli specialisti che lo fanno, le pornostar con il fisico giusto e i fenomeni con l’erezione titanica... nei film porno. Così, sostituiscono tutte le difficoltà del «rapporto di coppia» – per non parlare del peso del matrimonio e della responsabilità dei figli – con un solo, ripetuto atto di liberazione: la masturbazione.

Tanto, Dio non ti vede perché non c’è. Stanno cominciando addirittura ad uscire dei film sulla masturbazione come ultima frontiera del «rapporto fra i sessi»: ossia la loro fine illacrimata. Come disse Woody Allen, in fondo è far l’amore con la sola persona che si ama....

L’abolizione della guerra e l’abolizione del rapporto coniugale sono la stessa cosa: in entrambi i casi il cittadino abbandona i suoi doveri («sacri», si diceva una volta) e li consegna a mercenari, contractors.

Ciò è conseguenza della convinzione più stupida mai instillata nell’uomo-massa: che non c’è più la tragedia. Che la guerra è eliminata per sempre dall’Europa, e non toccherà farla a noi.

Che il tragico sia stato abolito dal «progresso» è il mito a cui ci hanno assuefatti: quando poi ciascuno di noi scopre che la sua malattia inguaribile lo sta facendo morire, e che il «progresso» non ha una cura per il cancro, come non ne ha per l’assassinio, l’incidente mortale, e la disoccupazione e l’abbandono della donna «mia», ecco che protestano, urlano, stridono, «ne abbiamo diritto! Subito una legge per gli esodati! Un assegno di cittadinanza! Una cura miracolosa con le staminali! Subito-subito! Abbiamo diritti acquisiti!».

Poveri illusi. Ai diritti, avete rinunciato quando avete voluto non essere più chiamati in guerra. Era il dovere che dava diritti. Più precisamente: il dovere del lavoro in fabbrica, organizzato militarmente, dava agli operai la forza per strappare i diritti, mettendo in loro mano i mezzi di produzione. Allo stesso modo, il supremo dovere di cittadino, il rischio di morire per la comunità, dava i superiori diritti politici e civili: un popolo in armi, indurito alla guerra, pronto alla guerra, faceva paura ai politici. Adesso non fate più paura. Del resto, la possibilità immanente della guerra – la tragedia – rendeva i politici responsabili, dava serietà. Niente più tragedia, e adesso pretendete dai politici che siano responsabili, che si occupino di voi, che vi diano buone scuole pubbliche, che vi assicurino pensioni quando sarete vecchi o quando sarete mutilati?

La libertà politica, quella che conta, non l’avete più. Lo Stato nazionale sta morendo, e i nuovi padroni vi concedono tutte le facilità: gioco d’azzardo prima severamente limitato? Eccovelo. Invertiti? Sgavazzate pure in pubblico, la moralità pubblica non ha più bisogno di presidio. E adesso, fatevi anche uno spinello, è permesso. O masturbatevi. Basta che paghiate le tasse, le accise, i bolli, l’Irap, Irpef, Tasi...

E voi applaudite. È la fine delle ideologie totalizzanti, vi dicono. Nessuno vi dà più ordini né vi impone doveri a nome della collettività. È quel che il Corriere della Sera di anni fa (direttore Paolo Mieli) salutava come felice «ritorno al privato». Rodriguez corregge: «Nel nuovo sistema, prevale il privante, cioè colui che priva gli altri dell’accesso ai beni comuni, semplicemente per deperimento del potere istituzionale».

Il paese dei balocchi, era. Ma adesso è cominciata la metamorfosi che Collodi aveva previsto per chi si lasciava sedurre dalle promesse dell’Omino di Burro: vi fanno diventare asini (moderna replica di un eterno archetipo, Circe che trasforma gli uomini in maiali). Prevale il privante, e questo fanno di voi – voi che avete creduto che la tragedia fosse finalmente annullata dall’umano vivere.

Avete le nozze gay e la droga libera. A quale prezzo? Alcune cose che sono accadute in questi mesi:

In un Paese europeo, chi si oppone all’Unione Europea viene condannato a 2 anni di prigione. Accade in Grecia (Nouvelle loi en Grèce: les opposants à l'UE risquent désormais deux ans de prison!)

In un altro Paese, chi organizza proteste e manifestazioni davanti al Parlamento è punito con ammenda da 30 mila a 600 mila euro. È la Spagna. (Espagne: adoption d'une loi très polémique sur la sécurité)

In Francia, come saprete, un ministro dell’Interno vieta di recitare ad un comico, di nome Dieduonné, perché quel che dirà, a giudizio dei ministri, «attenta alla dignità della persona»: Ossia in Francia regna un regime di censura preventiva, nonostante la retorica secondo cui «L’esercizio della libertà d’espressione è una condizione della democrazia». Per di più, due liceali sono stati arrestati, e infine anche espulsi dal liceo, per avere fatto il gesto della quenelle. (Essonne: deux lycéens placés en garde à vue pour une quenelle)

L’Unione Europea ha rifiutato di includere i parlamenti nazionali nella «governance» economica, ossia in ciò che forma la ragion d’essere di un parlamento. E voi credete che i parlamenti siano insorti? Nient’affatto: hanno accettato di non essere più consultati sulle decisioni dell’economia in Europa. (L’Union européenne refuse d’intégrer les Parlements nationaux à la gouvernance économique)

I parlamenti accettano ormai ufficialmente che siano interessi privati («privanti» nel senso di Miguel) a dettare la loro agenda: le lobbies, nella UE e nelle capitali nazionali. (Lobbys, bas les masques!)

Come sapete in pochi, è in corso accelerata la creazione del mercato unico euro-americano (nel gergo orwelliano TTIP, o Trans Trade & Investment Partnership), che imporrà ai consumatori e cittadini europei le «libertà» amate dagli americani, l’uso obbligatorio di sementi geneticamente modificate, il vitello all’estrogeno eccetera: chi si opporrà, potrà essere chiamato in giudizio per ostacolo al profitto capitalista. Attualmente, le trattative vengono condotte in segreto dalla Commissione Europea. Ai governi nazionali è vietato l’accesso alla documentazione relativa ai negoziati: non hanno il diritto di sapere di cosa tramano. (Marché transatlantique: les gouvernements nationaux privés d’accès aux documents de la négociation)

Anzi: per quanto riguarda la tutela della proprietà intellettuale, la Commissione ha superato il suo mandato trattando direttamente con gli industriali Usa, tipo TimeWarner, Microsoft, Ford, Eli Lilly, LVMH, Nike, Dow, Pfizer, General Electric. e Disney. (Propriété intellectuelle: la Commission outrepasse son mandat en négociant avec les industriels américains)

Avete letto queste cose sui giornali? Eppure sono tutte libertà che vi – ci – hanno tolto; libertà politiche, ossia dignità di cittadini. In compenso, i giornali vi dicono che, presto, sarete liberi di spinellarvi. E non vi succederà nulla di tragico; il tragico, semplicemente, non esiste.





1) Un plauso a Matteo Salvini, il segretario della Lega, che resta sul principio di realtà: «La gente chiede lavoro, mi chiede di cancellare la riforma Fornero, la gente è arrabbiata per gli aumenti dei pedaggi autostradali, non ce n’è uno che mi ferma per chiedere di legalizzare le canne».



 
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