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Polvere sei ed in polvere tornerai… perché dalla terra sei stato tratto, cenere e fango, questa è la tua realtà, se non fosse per quell’alito di vita che Dio immette nelle tue narici. L’esito del peccato è la morte. Il peccato dell’uomo e della donna, padri del genere umano, porta alla patologica situazione fisico-spirituale ereditata dalla macchia d’origine; il peccato personale trae con sè conseguenze sulla propria pelle (non necessariamente in termini di salute, ma di ogni accadimento circostanziale in cui ci imbattiamo); il peccato strutturale della società determina catastrofi naturali e disastri. Tutto quel che avviene di male, nella nostra vita, è ontologicamente radicato nel rifiuto di Dio. Il resto sono dettagli. In quest’epoca di evidenti sconvolgimenti finanziari, ambientali, economici, bellici, e di rivolgimenti catastrofici della natura (è di queste ore la notizia di un nuovo terremoto in Birmania), soggetta alla corruzione per colpa del peccato dell’uomo, è più che mai urgente per noi cristiani ritornare ad un cristianesimo integrale, totalizzante, serio ed autentico.

Non mi sto riferendo soltanto alla purezza della dottrina, per la quale vale il Magistero perenne (anche l’attuale, purché non in palese contraddizione con quello da sempre insegnato dalla Chiesa), la Sacra Scrittura, la Divina Tradizione non soltanto dei santi Padri, ma anche riflessa nelle opere e nelle esistenze di santi e dottori della Chiesa, che hanno costellato l’universo cristiano di frutti di pace, gioia ed amore. Il ritorno implica conversione e noi, tutti, dobbiamo convertirci. Chi si sentisse fuori da questo imperativo, sarebbe un illuso; i veri santi, più di tutti, vivono tale esigenza.

La nostra parabola discendente verso Dio non può prescindere da quelli che sono i cardini della santa Quaresima; periodo in cui Dio si compiace maggiormente di assecondare grazie di pentimento e penitenza. Sappiamo tutti che gli elementi essenziali di questo periodo sacro sono quattro: preghiera, digiuno, astinenza ed elemosina. Lo ha ricordato anche Benedetto XVI, il passato mercoledì delle Ceneri.

La preghiera è la colonna portante intorno a cui ruota tutto il vivere e l’essere cristiano. La preghiera liturgica, il cui culmine è nella Santa Messa (o Divina Liturgia), invita il fedele, come ricordato dal medesimo Pontefice, ad immergere se stesso, la propria intera vita, nel Mistero di Cristo, ivi attualizzato e presentato all’uomo di oggi. La preghiera comunitaria e solenne, tuttavia, non può prescindere da momenti di silenzio e di meditazione personale; attimi e tempi in cui due “cuori innamorati, a tutto, preferiscono la solitudine” (confronta San Giovanni della Croce); sublimi passaggi, è la Pasqua del Signore!, nella nostra anima, in cui Dio deposita il suo bacio d’amore, per trasformaci a sua somiglianza; divinizzarci, purificandoci dal male e dal peccato.

Pregare intensamente è guarire dal nostro ego esagerato e narciso, è curare le ferite del passato e non consentire che le ombre residue dei suoi fantasmi, incatenino il nostro cuore alla paura; è avere la speranza certa che il Presente di Dio è per me; è gustare il futuro glorioso al quale aspiriamo, senza le preoccupazione del domani: è vivere l’attimo interiore, nella dimensione del presente, in totale apertura di spirito ai movimenti che lo Spirito Divino susciti nel cuore; ricezione silenziosa e radicale all’emissione dell’Energia Divina che penetra l’essere, lo vivifica dal di dentro e dal di fuori…

Tutto questo non può realizzarsi senza una vera devozione; in Chiesa non si può mai prescindere dall’inginocchiarsi e dal segnarsi; senza ostentazione, ma senza rinunciare a nessun gesto devoto. In casa, o ovunque si possa pregare a tu per tu con Dio, è assolutamente necessario prostrarsi di fronte alla maestà dell’Altissimo. Forse a noi cristiani capita sempre meno. Ma scusate: non possiamo ritenere del tutto insufficiente la genuflessione? Siamo davanti all’Imperatore celeste, a Colui che è, all’Essere perfettissimo, eterno, onnipotente, infinito, immortale, l’unico vero Dio..e non sentiamo il bisogno di sprofondare in una adorazione, faccia a terra? Si! Come accade durante le ordinazioni sacerdotali, o nel corso del Venerdì santo; faccia a terra, perché per adorare sei stato creato, non per altro! Ed in questo, se sei davvero santo, cogli la pienezza della tua felicità e realizzazione.

Preghiera, dunque, devota e seria; continua ed insistente. Come si deve pregare? Non esiste un modo! Anche Gesù insegnò il Pater e nello stesso tempo disse di non sprecare parole; insegnò tuttavia un atteggiamento: “Chiudere la porta… parlare nel segreto… insistere con umiltà… Uno dei mezzi proposti dalla Tradizione della Chiesa, da sempre rimedio contro ogni male, fisico e spirituale, e, pertanto, utilizzabile a maggior ragione nei nostri tempi, è il santo Rosario. … dal Rosario si può ottenere tutto. È una lunga catena che lega il cielo e la terra. Una delle estremità è nelle nostre mani, laltra in quella della Madonna. Finché il Rosario sarà recitato, Dio non potrà abbandonare il mondo, perché questa preghiera è onnipotente sul suo Cuore” (Santa Teresa del Bambin Gesù).

Dopo la Santa Messa non cè preghiera più efficace del Santo Rosario”, diceva San Pio X.

Riporto alcuni passi dell’Enciclica di Leone XIII Supremi Apostolatus, perché merita rilettura e riflessione. Le evidenziazioni sono mie.

La Vergine Immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per ciò stesso fatta corredentrice del genere umano, gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né mai potrà raggiungerne una maggiore. E poiché la gioia per Lei più gradita è quella di aiutare e consolare ogni singolo fedele che invochi il suo soccorso, non vi può essere dubbio che Ella voglia molto più volentieri accogliere, anzi esulti nel soddisfare i voti di tutta la Chiesa (…)”. In quest’epoca in cui la Chiesa, Cristo, Maria santissima e Dio stesso sono vilipesi, oltraggiati, abbandonati e perfino traditi dai cristiani stessi, è urgentissimo abbracciare la corona di salvezza e ricorrere a Colei da cui Dio volle che noi avessimo tutto (confronta San Bernardo), dispensatrice di ogni Grazia, onnipotente, per volontà Divina, presso il Cuore del Figlio suo.

Prosegue Leone XIII:

Ma il fatto più doloroso e più triste di tutti è che tante anime, redente dal sangue di Gesù Cristo, come afferrate dal turbine di questa età aberrante, vanno precipitando in un comportamento sempre peggiore, e piombano nelleterna rovina. Il bisogno dunque del divino aiuto non è certamente minore oggi di quando il glorioso San Domenico introdusse la pratica del Rosario Mariano per guarire le piaghe della società. Egli, illuminato dallalto, vide chiaramente che contro i mali del suo tempo non esisteva rimedio più efficace che ricondurre gli uomini a Cristo, che èvia, verità e vita’, mediante la frequente meditazione della Redenzione, ed interporre presso Dio lintercessione di quella Vergine a cui fu concesso di annientare tutte le eresie’. Per questo motivo egli compose la formula del sacro Rosario in modo che fossero successivamente ricordati i misteri della nostra salvezza, e a questo dovere della meditazione sintrecciasse un mistico serto di salutazioni angeliche, intercalate dalla preghiera a Dio, Padre del Nostro Signore Gesù Cristo. Noi dunque, che andiamo ricercando un uguale rimedio a simili mali, non dubitiamo che la stessa preghiera, introdotta dal santo Patriarca con così notevole vantaggio per il mondo cattolico, tornerà efficacissima nellalleviare anche le calamità dei nostri tempi”.

Queste pagine mi sembrano perfettamente calzanti alla nostra condizione e situazione.

Ma seguiamo oltre. Non c’è soltanto il santo Rosario; ognuno si senta libero di intendersi con Dio, come meglio ispirato… la preghiera continua, la presenza di Dio si può ottenere in molti modi, ma necessariamente con vigilanza e sforzo; l’invocazione del Nome santissimo di Gesù è molto utile in tal senso; ci realizza la vita e ci unisce a Dio; salvandoci dal peccato e dalle sue conseguenze. Nel Nome di Cristo siamo salvati. L’invocazione con fede è già invasione di Dio nel nostro essere; immersione nel suo Mistero, per contagio osmotico… anche qui, come sopra: la giaculatoria non deve necessariamente coincidere con la formula maggiormente riportata dalla tradizione esicasta (anche lì più d’una); basta dire o pensare: Gesù!.

La respirazione profonda e lenta può aiutare, con tutti i benefici che se ne ricavano anche fisicamente (su questo, un’altra volta), ma non fissiamoci troppo; è più una consapevolezza, magari latente, che una procedura meccanica… il mezzo vale solo se raggiunge il fine: unirsi a Gesù.

Ogni preghiera, anche personale, se vissuta davanti al Santissimo Sacramento, è certamente più utile e più degna. Appoggiare la testa sul petto del Maestro può essere la migliore e più eccelsa preghiera; nel Tabernacolo, sotto le specie eucaristiche, Cristo è vivo e presente… come non voler sostare alla sua Presenza; abbracciare e baciare i suoi piedi, dopo averli lavati col pianto; ascoltare la sua Parola o sentire lo sguardo di Gesù, che ci fissa e ci ama. Tutto questo, tuttavia, non raggiunge piena efficacia, se in Quaresima non ci si dedica al digiuno, all’astinenza, e pure all’elemosina.

Il digiuno, di cui già scrivemmo, libera dai demoni più ossessivi; se c’è una cosa negativa, un peccato, una circostanza difficile, da cui non ci si riesce a liberare, pregando con fede e digiunando, Dio esaudisce e realizza quel che è necessario. Il digiuno è anche molto salutare per il nostro organismo (in questo ora non mi dilungo). L’astinenza è una forma di digiuno parcellizzato; ci si astiene da alcune abitudini poco sane, se non addirittura perverse; ci si astiene dal superfluo e talvolta dal necessario… l’astinenza, come il digiuno, ha un’applicazione a 360°; va ben al di là delle proscrizioni alimentari. Tuttavia, senza fame, non pensate di progredire nello spirito!

L’elemosina è l’ultimo grande tassello. È la carità di se stesso e dei propri beni al prossimo bisognoso. L’elemosina è obbligatoria; senza, è difficile disporsi al pentimento secondo verità e giustizia. Spero che questa piccola riflessione, scritta più per me che per altri, sia utile a tutti coloro che vogliano approfittare del tempo, che è sempre tempo di Grazia, donato da Dio per la nostra salvezza.

Stefano Maria Chiari



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