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Aule-pollaio, sì alla class action: il Tar dà ragione alle famiglie
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I professori inetti non sanno tenere a bada gli alunni, o semplicemente se ne fregano. Cosa fanno i genitori attraverso il Codacons? Fanno la class action contro la pubblica amministrazione, e vorrebbero essere risarciti dal Ministero dell'Istruzione, e non solo: vorrebbero far sostituire il ministro con un commissario...

Il Tar del Lazio accoglie la prima class action italiana contro la Pubblica amministrazione: quella sulle cosiddette classi-pollaio. Ad annunciarlo è il Codacons, che l'anno scorso aveva promosso l'azione collettiva contro il ministero dell'Istruzione. Negli ultimi anni, anche a causa dell'aumento del numero degli alunni per classe deciso dal governo per tagliare 87 mila cattedre in tre anni, le classi si sono gradatamente riempite. Oggi, nonostante diverse normative italiane lo vietino espressamente, non è difficile trovare classi anche con 34/35 alunni, specialmente nei primi anni dei licei.

Per il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, il ricorso presentato al Tar del Lazio "è destituito di qualsiasi fondamento perché le classi con un numero di alunni pari o superiore a 30 sono appena lo 0,4% del totale". "Il sovraffollamento riguarda prevalentemente - aggiunge nel commentare la sentenza - la scuola secondaria di II grado e si lega soprattutto alle scelte e alle preferenze delle famiglie per alcuni istituti e sezioni". Il ministro assicura quindi che la questione della sicurezza e dell'edilizia scolastica "è da sempre una delle priorità del ministero" e precisa che "è già stato stanziato un miliardo di euro e assegnata una prima tranche di 358 milioni per avviare gli interventi più urgenti".

Il Codacons, per supportare il ricorso al Tar ha raccolto in un apposito elenco depositato ai giudici alcune classi nelle quali il numero di alunni supera i limiti fissati dalla legge, "con grave danno  -  si legge in una nota dell'associazione dei consumatori  -  per la sicurezza di studenti e insegnanti". "Dal punto di vista della giurisdizione  - spiega il comunicato - il Tar ritiene immediatamente applicabile la legge sulla class action contro le amministrazioni pubbliche, e legittima il Codacons ad agire in nome e per conto dei cittadini danneggiati dalla pubblica amministrazione".

Secondo quanto riferisce l'associazione, la sezione Terza bis del Tar del Lazio, presieduta da Evasio Speranza, scrive: "Sono in primo luogo da sciogliersi i dubbi circa i profili di ammissibilità dell'azione", in quanto "trattasi di uno strumento di tutela aggiuntivo rispetto a quelli previsti dal codice del processo, azionabile da singoli titolari di interessi giuridicamente rilevanti ed omogenei per una pluralità di utenti e consumatori".

Il pronunciamento, proprio alla vigilia della definizione degli organici per il prossimo anno scolastico, potrebbe mettere nei guai il ministero dell'Istruzione. Operazione, nella quale la mannaia della coppia Tremonti-Gelmini dovrebbe tagliare le "ultime" 20 mila cattedre e 15 mila posti di personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario). Anche perché "il ministro Gelmini dovrà emettere un piano in grado di rendere sicure le aule scolastiche" ed evitare classi-pollaio, spiegano dal Codacons. Ma potrebbe dare una boccata di respiro agli insegnanti che faticano ogni giorno di più a tenere a bada classi sempre più numerose.

Fonte >  Repubblica.it


Il Tar del Lazio: no alle classi-pollaio

ROMA - No alle "classi-pollaio", entro 120 giorni il ministero dell’istruzione emetta il Piano generale di riqualificazione dell’edilizia scolastica. Questo è il messaggio chiaro che proviene dal Tar del Lazio che ha accolto una class action che il Codacons definisce «la prima azione collettiva contro la pubblica amministrazione accolta in Italia». Poche ore dopo, la risposta del ministero: il ricorso presentato al Tar del Lazio «‚ destituito di qualsiasi fondamento perch‚ le classi con un numero di alunni pari o superiore a 30 sono appena lo 0,4% del totale».

Tutto inizia giusto un anno fa, quando l’associazione diffida i ministeri competenti (Istruzione, Interno, Economia, Innovazione) e gli Uffici scolastici regionali, ad adottare entro 90 giorni quanto previsto dalla legge in materia di formazione delle classi scolastiche. Numerose, infatti, erano state le segnalazioni di insegnanti, studenti e genitori per lamentare una diffusa inosservanza degli indici minimi di edilizia scolastica e dell’indice di massimo affollamento. Per il ministero, il Codacons era troppo generico nè il caso era di sua competenza. Il passaggio successivo non poteva che essere chiedere d’intervento dei giudici amministrativi.

Oggi la risposta del Tar: «Il maggiore affollamento delle aule e la relativa inidoneità delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrità e vivibilità - si legge nella sentenza - costituisce implicazione di carattere strutturale non risolubile attraverso misure di carattere meramente organizzativo, ma unicamente affrontabile attraverso una mirata riqualificazione edilizia degli edifici e delle aule». E poi, l’analisi impietosa: «A dispetto dell’imperativo legislativo, l’anagrafe non ha avuto, per lungo tempo, compiuta ed efficace attuazione». Per il Tar, il fatto che i ministeri competenti hanno creato un elenco delle scuole in situazione potenzialmente critica, è «cosa diversa dal Piano generale di riqualificazione dell’edilizia scolastica e può qualificarsi ed al contempo giustificarsi solo quale misura urgente e provvisoria».

In definitiva, nessuna misura definitiva è stata emanata; i ministeri dell’Istruzione e dell’Economia, dovranno emanare di concerto il Piano generale «entro 120 giorni dalla comunicazione o notificazione della presente sentenza, all’uopo utilizzando le risorse strumentali, finanziarie ed umane già assegnate in via ordinaria e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Il Codacons canta vittoria: «Ora il ministo Gelmini dovrà emettere un piano in grado di rendere sicure le aule scolastiche ed evitare il formarsi di classi da 35 o 40 alunni ciascuna - dice il presidente Carlo Rienzi - Se non lo farà saremo costretti a chiedere la nomina di un commissario ad acta che si sostituisca al ministro e ottemperi a quanto disposto dal Tar. Grazie a questa sentenza, docenti e famiglie i cui figli sono stati costretti a studiare in aule pollaio, potranno chiedere un risarcimento fino a 2.500 euro in relazione al danno esistenziale subito».

Nel pomeriggio da viale Trastevere la risposta: il ricorso «è destituito di qualsiasi fondamento», «il sovraffollamento riguarda prevalentemente la scuola secondaria di II grado e si lega soprattutto alle scelte e alle preferenze delle famiglie per alcuni istituti e sezioni». E ricordano che «è già stato stanziato un miliardo di euro e assegnata una prima tranche di 358 milioni per avviare gli interventi più urgenti» in materia di edilizia scolastica. 

Fonte >  La Stampa


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