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Dov’è il principe Bandar? E dove la politica USA sulla Siria?
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Mentre si apre Ginevra 2 sulla Siria, il principe Bandar, il fabbricante dei terroristi islamici, dov’è? Sta trascorrendo una lunga vacanza in USA, «per malattia e per affaticamento psicologico»: lo ha spiegato l’ambasciatore USA per la Siria, Robert Ford, ai membri del Syrian National Council – cioè la litigiosa coalizione di oppositori ad Assad che è anche la cosca perdente (il SNC è stato cacciato, sul terreno, dai jihadisti ammazzatori), ma che Washington (ed Ankara, che paga le spese) vuole mandare a Ginevra 2, e presentarla come «opposizione democratica».

L’ambasciator Ford, in una riunione appositamente organizzata ad Istanbul qualche giorno fa, stava appunto ordinando alla delegazione SNC di piantarla di litigare e affrettarsi a prendere l’aereo per Monteux a recitare la parte di «opposizione legittima», quando se ne è uscito con la rivelazione: il principe Bandar si sta prendendo un lungo periodo di riposo. Di più: l’americano ha informato i delegati dei ribelli che «avranno luogo cambiamenti in Arabia Saudita a marzo», perché «il piano di Bandar per il conflitto siriano, messo da lui insieme dal 2012, ha avuto ripercussioni catastrofiche in Siria e nella regione. Ha fatto della Siria una potente centrale (hub) per Al Qaeda, che gli USA non possono fronteggiare. Dunque smettetela di obiettare ed andate al Ginevra 2, è questo l’interesse USA».

D’accordo, la fonte è il libanese Al Manar, vicina ad Hezbollah. Il giornalista che ne parla, Nidal Hamade, ha come fonte di questa informazione un «esponente dell’opposizione che è anche vicino all’ex primo ministro siriano Ryad Hijab, che ha disertato abbandonando Assad». E Ford, come dice il giornalista Pepe Escobar, è «uno che salta sempre fuori tutte le volte che gli USA destabilizzano qualcosa». Ma lo stesso Escobar, un esperto della zona, dà credito alla rivelazione.

Dunque a Washington qualcuno avrebbe preso atto della realtà: che hanno schierato l’intero Occidente coi terroristi islamici, e gli hanno dato i mezzi per creare l’emirato jihadista? D’accordo. Ma ciò contrasta un pochino che quello che il ministro degli esteri di Obama, il notorio John Kerry, ha fatto appena s’è aperto il negoziato di Montreux: Assad non deve avere alcuna parte nel governo di transizione futuro, e questa è «la sola opzione ammessa».

Kerry dice: Assad tratti, ma sia chiaro che deve andarsene. È molto tipico questo porre condizioni preliminari in una trattativa che non doveva averne. Mostra come gli Stati Uniti non applichino mai a sé alcuna regola del gioco – e ci mancherebbe altro, visto che lo scopo del gioco è far vincere l’America e i suoi satelliti, e per questo sono gli USA a fissare le regole del gioco. L’avversario invece è tenuto a rispettare tutte le regole, comprese quelle sempre più paralizzanti e arbitrarie, inventate in corso di gioco. Chi non le rispetta è un criminale, guida di un regime-canaglia, un immondo terrorista, un esempio di bassezza morale e nemico della democrazia, tanto che, una volta vinto, lo aspetta il Tribunale Penale Internazionale (che sarà creato ad hoc), a meno che non venga giustiziato alla spiccia dallo stesso popolo liberato. È quel che abbiamo visto applicare a Saddam, a Gheddafi, al regime iraniano sul nucleare, a Putin: una tale ripetitività comincia ad annoiare.

Ma la Sola Superpotenza lo crede ancora efficace. Tant’è vero che ha fatto precedere l’apertura di Ginevra 2 da un «esplosivo documento» – subito ripreso da CNN e Guardian » in cui tre «procuratori internazionali per crimini di guerra» hanno dimostrato che il regime di Assad uccide i prigionieri «sistematicamente e su scala industriale». Si tratta nientemeno che di 11 mila cadaveri fotografati da un disertore. Diconsi undicimila, e tutti fotografati – ad asserire che si tratta di vittime di Assad anziché dei jihadisti, è ovviamente il disertore.

Ecco la prova per trascinare Assad nel prossimo processo per crimini contro l’umanità, ed intanto far arrivare a Ginevra la sua delegazione già con la macchia di genocida. La prova ha impressionato, come sempre. Impressionato soprattutto quelli che non ricordano che nell’agosto scorso, gli USA accusarono con certissime prove della sua intelligence » l’esercito regolare siriano di aver usato gas nervini vietati contro la popolazione civile: ragion per cui Obama e Kerry stavano per trascinare gli USA e l’Europa nella giusta guerra punitiva, se non l’avesse mandata a monte la mossa di Putin, di offrire le riserve di gas siriani alla comunità internazionale.

Adesso, e solo adesso, uno studio del caso da parte del Massachusset Institute of Tecnology, su richiesta di ispettori ONU agli armamenti, ha dimostrato che furono i ribelli, e non Assad, a tirare le bombe al gas sulla popolazione civile, chiaramente per provocare l’intervento occidentale al loro fianco. Gli esperti sottolineano come si stava per andare alla guerra sulla base di «bad intelligence».

Il New York Times dà la notizia a pagina 8, in due righe. Sarei pronto a scommettere che fra un anno, si appurerà che gli undicimila cadaveri fotografati dal disertore sono anch’essi una parte – e solo una parte – degli ammazzati dai ribelli anti-Assad, noti sterminatori di ogni genere di infedeli che solevano abitare senza pericolo sotto l’orrendo regime.

All’apertura di Ginevra il ministro degli Esteri siriano Walid al-Moallem ha detto: «L’Occidente dichiara in pubblico di combattere il terrorismo, mentre in segreto lo nutre». Al Moallem ha anche detto: «Siamo qui a rappresentare il popolo siriano, il governo e lo Stato, l’esercito, il presidente Bashar al-Assad, il sangue dei nostri martiri, le lacrime dei cittadini in lutto, il dolore e l’angoscia delle famiglie di quelli che sono rapiti o scomparsi, il pianto dei nostri bambini, le speranze di una intera generazione di strutta, il coraggio di madri e padri, di famiglia le cui case sono state distrutte»... (The Geneva II peace talks, Syrian Foreign Minister: “The West Publicly Claims to Be Fighting Terrorism, Whilst It Is Covertly Nourishing It”)



La diplomazia americana ha giudicato questo discorso «incendiario», e ovviamente intollerabile per l’alta moralità occidentale. E si capisce: ormai è il 60% della popolazione siriana che fa quadrato attorno ad Assad e lo voterebbe a future elezioni. Non è che il regime manchi di aspetti detestabili; è che dopo aver provato i «ribelli», la gente preferisce tenerselo.

Tant’è vero che Francois Hollande (il Rubacuori) non sapendo che cosa inventarsi per essere il primo della classe nel demonizzare la Siria, ha negato alla delegazione siriana in arrivo a Ginevra – il cui aeroporto si trova parzialmente in Francia – lo spazio aereo. Insomma: vi ordino di venire a Ginevra, ma vi proibisco di atterrare a Ginevra. La delegazione siriana ha dovuto fare scalo ad Atene, dove la direzione aeroportuale ha negato all’aereo il rifornimento di carburante, col pretesto dell’embargo di cui gli USA hanno fatto segno la Siria; e ciò, benché la delegazione viaggiasse verso Ginevra su invito del segretario dell’ONU Ban Ki Moon.

Insomma, una vera prova di civiltà diplomatica, e dell’equanimità ed oggettività dell’Europa nella disputa fra il regime e i «ribelli». Siamo parte terza fra le due. Vogliamo eliminare la parte Assad, criminalizzarla e farla fuori. Dando il posto lasciato libero ad Al Nusra e ai tagliagole ammazza-cristiani. Poi ci lamenteremo che tanti di loro, con passaporto europeo, sono tornati in Francia, Belgio, Olanda e Germania a fare il jihad. Anzi, abbiamo già cominciato (1), e persino la UE ha chiesto la collaborazione del regime siriano (criminale, genocida, torturatore del suo popolo, illegittimo eccetera) per essere aiutata nella lotta poliziesca al terrorismo islamico. Non ci facciamo mancare niente.

Ma allora perché l’ambasciatore Ford accusa il principe Bandar di aver provocato una catastrofe? Perché il principe-delinquente si trova in «un lungo periodo di riposo» su suggerimento di dottor America? La sola spiegazione che viene a mente è che gli USA vogliono destabilizzare in proprio, non per interposta persona. Al Qaeda, dopotutto, è cosa loro.





1) Da Globalresearch: «L’allarme aumenta in tutta l’UE, mentre funzionari dell’Unione europea e di diversi Stati membri dell’UE esprimono timore per il ritorno di loro cittadini combattenti in Siria. L’allarme è iniziato quando sono stati emessi avvisi nei Paesi Bassi su cittadini olandesi che si recano a combattere in Siria, seguiti dal Belgio. Poi, l’Ufficio europeo di polizia (Europol), le forze dell’ordine dell’UE che si occupano d’intelligence criminale, ha riferito che gli scontri in Siria potrebbero creare una futura ondata di terrorismo che potrebbe minacciare i membri dell’Unione europea, nel suo EU Terrorism Situation and Trend Report (TE-SAT) for 2013. Per quanto riguarda la Siria, sul rapporto Europol si legge: «La Siria è divenuta la meta scelta dai combattenti stranieri nel 2012. Un certo numero di cittadini dell’UE è stato arrestato in Belgio, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito in viaggio da o per la Siria.» (TE-SAT 2013, p.22).

Il coordinatore antiterrorismo dell’UE, Gilles de Kerchove, ha poi precisato che circa cinquecento cittadini europei, soprattutto di Gran Bretagna, Francia e Irlanda, erano in Siria a combattere a fianco delle forze anti-governative con l’obiettivo di rovesciare il governo di Damasco. De Kerchove esprimerebbe le stesse preoccupazioni di Europol su questi cittadini dell’UE che ritornano nell’UE dai campi di battaglia in Siria. Le sue preoccupazioni sarebbero state riprese a Londra. Anche se il suo governo lavora per legalizzare il trasferimento di armi britanniche alle forze anti-governative in Siria, il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha avvertito della minaccia posta alla Gran Bretagna dai combattenti inglesi di ritorno dalla Siria. Poco dopo, la Germania ha confermato che cittadini tedeschi prendono parte alla lotta per rovesciare il governo siriano. In precedenza, si ebbe la notizia che anche un cittadino danese, ex prigioniero di Guantanamo, era stato ucciso negli scontri in Siria. La McJihad La situazione è abbastanza paradossale. La Siria viene presentata, ora dall’UE, come preoccupante, per l’»assenza di Stato» e come «covo jihadista». L’ironia è che i membri dell’UE, a fianco dei loro omologhi di Stati Uniti, Turchia, Giordania Arabia Saudita e Qatar, hanno promosso e agevolato l’intera McJihad in Siria con l’obiettivo finale di un cambio di regime a Damasco. Per più di due anni, gli appelli alla jihad contro Damasco sono stati diffusi in tutto il mondo da personaggi come Yusuf al-Qaradawi e altri pseudo-religiosi e tele-predicatori in Arabia Saudita e nelle tirannie del Consiglio di cooperazione del Golfo. I funzionari dell’UE non hanno detto niente. Inoltre, organizzazioni come i Fratelli musulmani, che reclutano combattenti da mandare in Siria, in realtà lavorano liberamente a Londra, dove hanno sede da molto tempo, così come organizzazioni simili che guardano alla Russia e all’Asia centrale per le fasi successive della McJihad. Dall’Afghanistan controllato dai taliban alla Somalia, i cosiddetti «Stati falliti», operano per conto degli Stati Uniti, e questi stessi Paesi formano i gruppi degli «Amici della Libia» e degli «Amici del popolo siriano». Questi Paesi dovrebbero essere chiamati, più correttamente, «Imperialismo SpA». William Hague e soci hanno bisogno solo di guardarsi allo specchio per trovare i colpevoli che minacciano di terrorismo l’UE. (...) Se la Siria cade, in un modo o in un altro attraverso l’instabilità cronica o un cambiamento di regime, i combattenti stranieri invaderanno dal suo territorio tutto il mondo, utilizzandolo come chiave di volta per colpire Paesi come l’Iran e la Russia. Ciò è quello che è successo in Libia, utilizzata come base per inviare armi e combattenti in Siria dal Nord Africa. Potenzialmente, posti come il Distretto Federale del Caucaso del Nord in Russia e le province di confine iraniane poterebbero vedere l’afflusso di combattenti stranieri ed attentati terroristici. Ma nel breve termine il Libano sarà il prossimo fronte, se la Siria dovesse cadere. Mahdi Darius Nazemroaya



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