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Boston: una Gladio americana?
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Il fatto più notevole è che le «autorità» americane, FBI e Casa Bianca in testa, non hanno saputo subito a chi addebitare la strage della maratona di Boston. Una bella differenza con l’11 settembre 2001, quando George W. Bush e la lobby neocon seppero indicare fin dai primi minuti Al Qaeda, Osama bin Laden, e per sovrammercato Saddam Hussein; e già pochi giorni dopo il Pentagono invadeva l’Afghanistan, già pronto da tempo.

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Il giornalista britannico Con Coughlin, inviato del Telegraph , segnala: questa incertezza, se l’attentato sia dovuto ad agenti stranieri o a nemici interni, «mostra fino a che punto l’America oggi sia un Paese diviso». La lobby israeliana, Debka File (e in Italia, per esempio, la neocon ebraica Maria Giovanna Maglie) strillano che Obama non ha usato la parola terrorismo, che non ha subito accusato la Siria, l’Iran, Al Qaeda: colpevoli così evidenti! Ma Coughlin nota come in America, «gruppi d’estrema destra sono ugualmente capaci di fare cose del genere», come quel Tim McVeigh che fece saltare un palazzo pubblico in Oklahoma nel 1995, facendo strage di 168 vite umane. Da quando il negro Obama è salito al potere, «il numero dei gruppi Patriot è salito di un incredibile 813% negli ultimi quattro anni. Gruppi fanatici, molto armati, in guerra perpetua, inveleniti, da ultimo, dai tentativi della Casa Bianca di mettere un freno alla libera vendita di armi d’assalto, la goccia che per costoro può aver fatto traboccare il vaso».

Ciò non significa escludere che l’attentato di Boston non sia effettivamente un «false flag». Ma forse, in un modo meno lineare del solito.

Brandon Smith, sul sito Alt-Market, cita esplicitamente la «strategia della tensione» con stragi indiscriminate operata negli anni ’70 in Italia, di cui furono accusati «i fascisti», e risultò essere una strategia messa in atto da Gladio, ossia dalla organizzazione Stay-behind della NATO. Smith cita a lungo Vincenzo Vinciguerra, un elemento di Avanguardia Nazionale che sta all’ergastolo per la strage di Peteano (uccise dei carabinieri, nel 1972): «Bisognava ammazzare civili, gente comune, donne e bambini, innocenti, gente sconosciuta e fuori dal gioco politico... La ragione era semplice. Si voleva obbligare a chiedere allo Stato Maggiore sicurezza e protezione. Per questo tante stragi restano impunite, lo stato non può incriminare se stesso».

È un periodo che il vostro cronista ricorda fin troppo bene. C’erano gli attentati rossi: le Brigate Rosse colpivano personalità singole, poliziotti, giudici, industriali. Le BR esistevano davvero, anche se i giornali della sinistra, appena potevano, parlavano di «sedicenti» Brigate Rosse, e cercavano di attribuire i loro omicidi a una «matrice nera». Poi c’erano le stragi indiscriminate: Italicus, Bologna, Brescia… decine di morti fra la gente comune. Era d’uso attribuire queste stragi ai «neri», ed effettivamente qualche volta si arrestavano (o uccidevano sul posto, onde non potessero parlare) dei neri. Ma dopo Piazza della Loggia, e la conoscenza del giudice Arcai che se ne occupò, al vostro cronista fu chiaro che il mandante di queste stragi era al Ministero dell’Interno, da sempre tenuto da democristiani, e che esso mirava a strappare all’opinione pubblica il consenso per un «governo forte bianco». I comunisti sapevano, ma non accusarono; preferirono ricattare i democristiani per quel che sapevano, onde ottenere dei loro vantaggi, fino al «compromesso storico».

La DC ne è uscita distrutta, anche se per un motivo falso (Mani Pulite), ma sempre preferibile all’accusa di sangue, che una volta provata avrebbe distrutto tutto intero il sistema. Ma anche la crisi odierna del PD è una lontana conseguenza di quella doppiezza criminale. La gente, anche se non sa con esattezza, non si fida, non crede alla loro esibita superiorità morale.

Così andò. Le mani sporche di sangue erano posate sulla massima scrivania del Viminale. Oggi, qualcosa del genere sta accadendo in USA?

Smith prospetta che il governo, o qualcuno del governo, non necessariamente Obama, sia dietro l’attentato allo scopo di «demonizzare movimenti politici americani etichettati come “di destra”». Glielo fa pensare la coincidenza temporale con eventi come «il Tax Protest Day, sponsorizzato ogni anno dalle organizzazioni del Tea Party (e) Il Patriots Day , festa civica che in Massachusetts (Boston) celebra la battaglia di Lexington, entrambi cadevano il 15 aprile quest’anno». E soprattutto, «gli Oath Keepers avevano programmato un vasto raduno per la libertà a Lexington Green in Massachusetts per il 19 aprile». Raduno che non si terrà.

Gli Oath Keepers sono un’organizzazione di militari, ex militari e poliziotti che dichiarano di «adempiere al giuramento» di difendere la Costituzione, non semplicemente obbedire agli ordini». Questo movimento è bollato come «estremista interno» dal Department of Homeland Security (il ministero orwelliano fondato da Bush jr. dopo l’11 settembre, e di cui mise a capo Michael Chertoff: ossia precisamente l’ebreo che come giudice a New York espulse gli «israeliani danzanti», ossia i ragazzoni israeliani visti festeggiare ballando e filmando le Twin Tower mentre bruciavano, fermati dalla polizia locale e risultati elementi militari giudei «in licenza» in USA). (The "Dancing Israelis" FBI Report - Debunked)

Il Department mette gli Oath Keepers nello stesso sacco dei vari estremisti armati, suprematisti, Klan e survivalisti armati e folli, come «estrema destra». Ha il gioco facile, essendo il gruppo forte di soldati ed ex soldati; ma il loro giuramento di fedeltà alla costituzione e non agli «ordini» ricevuti li cataloga a sinistra d’altra parte, i suoi membri sono probabilmente accesi «pro-gun», a favore delle armi da fuoco, diritto altrettanto costituzionale in USA che quello di disobbedire agli ordini, garantito sulla carta. Insomma, come del resto il Tea Party, come i seguaci libertari di Ron Paul, sono uno di quei movimenti incatalogabili con le vecchie etichette, come da noi quello di Grillo; sono il sotto-prodotto della perdita di legittimità del potere «democratico» , la malattia che coinvolge tutto l’Occidente. Sono parte della vasta e caotica galassia di un dissenso al sistema, che può un giorno raggrumarsi in opposizione politica, e premere per al fuoriuscita dall’ideologia «democratica» terminale.

Movimenti costituzionali e di libertà sono ovviamente considerati molto pericolosi per un potere «legittimo e democratico» che compie assassinii mirati ed ha legittimato la tortura. È noto che il Tea Party è stato fittamente infiltrato da agenti provocatori di Stato, i movimenti simili sono trattati dall’FBI come una minaccia contro lo stato, da sorvegliare molto da vicino e di cui catalogare i membri. «Non sarebbe molto utile per questo potere – si diomanda Smith – se risultasse che l’attentato alla bomba di Boston è stato fatto da un gruppo di “terroristi interni pro-armi anti-tasse anti-governo”, anche se sono magari solo attivisti del movimento per la costituzione e la Libertà, catalogati come tali?».

Vedremo. Il presidente Obama, con la faccia distaccata di sempre e l’usuale flemma senza sentimenti (che sia una malattia?), sembra esitare sull’indicazione dei colpevoli. Forse non lo sa davvero, forse non vuole essere implicato in un gioco troppo sporco, e sta a vedere come finisce senza compromettersi? Tutto è possibile.

È indicativo che nell’inconscio collettivo americano, e nei suoi media che pretendono di dirigerne i sentimenti, oggi ci si aspetti di tutto non tanto da Al Qaeda, il nemico esterno, ma dal «nemico di dentro», almeno altrettanto allarmante, e ancor più molteplice ed inafferrabile: qualcosa che pesa sulla coscienza di sé e oscura il suo mito di auto-celebrazione come «città luminosa sulla collina». Il sospetto che agisca una Gladio americana fa parte di questo stato d’animo: le Stay-behind, perbacco, erano adatte per l’Europa, per impedire all’Italia piena di comunisti, per «semi-civilized people»; e adesso guai se si scoprisse che la nostra «democrazia» ha dietro uno Stato profondo, come dicono in Turchia, che la telecomanda.

Frattanto, si raccolgono i dati che possono far pensare al false flag. Un testimone oculare, Ali Stevenson, che era alla maratona come coach della Mobile University, dice ai media locali che c’era in corso un’esercitazione pochi minuti prima dell’esplosione. Poliziotti «continuavano a fare annunci con gli altoparlanti dicendo che era solo un’esercitazione e non c’era niente da preoccuparsi. C’erano cani anti-esplosivo al principio e alla fine del percorso, e m’è parso strano». (Boston, era in corso l’ennesima esercitazione)

Come dopo l’11 settembre alcuni politici (oppositori dei neocon) ricevettero lettere contenenti antrace in spore da un «terrorista arabo», prodotto che risultò uscito da un laboratorio militare USA, così stavolta un s enatore, Roger Wicker repubblicano del Massachusetts (Boston) ha ricevuto una lettera satura di Ricina, un veleno potente.

Tutto è così ripetitivo e prevedibile, ma su un registro più basso, da far sbadigliare. (History is Repeating Itself After Boston Marathon Bombing)

Il senatore Wicker è uno dei sedici repubblicani che al Senato hanno deciso di mettere fine all’ostruzionismo parlamentare del loro partito contro il tentativo di Obama di mettere sotto controllo le armi da fuoco. I sedici «traditori» sono stati subissati da proteste e minacce di «patrioti» di estrema destra, minacce di morte, richieste di arresto... Possono essere stati dei veri «patriots» dementi e violenti (no ne mancano), oppure una cerchia di potere che vuol far passare i «patriots» per terroristi e togliere ai loro gruppi ogni agibilità politica, e che per questo ha organizzato l’attentato alla maratona.

Difficile se non impossibile decidere. Accadeva anche da noi, durante la Strategia della Tensione.


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