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Ucraina fuorilegge e criminale. «Fuck Europe» in corso
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«Membri della missione OSCE in Ucraina sono stati minacciati di morte da truppe e volontari di Kiev, che cercavano dei russi fra loro. I loro automezzi sono stati illegalmente perquisiti e i membri OSCE minacciati, in violazione del loro status di osservatori». Ciò è avvenuto il almeno sei posti di blocco: in almeno un caso, «un soldato ucraino ha minacciato apertamente di uccidere membri OSCE che sono di nazionalità russa».

Così il comunicato dello stesso OSCE. Questa Organization for Security and Co-operation in Europe ha membri di 57 Paesi e in questi mesi sorveglia il cessate il fuoco Minsk II; lo fa su richiesta dello stesso Governo di Kiev, avanzata nel marzo 2014 (un mese dopo, Kiev lanciava l’offensiva contro il Donbass); è normale che ci siano degli osservatori russi tra di loro, anzi è una garanzia di diritto e di civiltà.

Il regime di Kiev viola le più elementari regole del vivere civile internazionale, così come è invalso in Europa da qualche secolo. O dobbiamo dire «era»?

Domanda: i Governi europei – che sostengono Kiev, regime che ardono dall’accogliere in Europa – sono al corrente di queste minacce? Protestano col regime? Fanno qualcosa per proteggere la missione OSCE dai criminali che incontrano sul terreno?

Voltano lo sguardo dall’altra parte.

Il battaglione Azov ha recentemente postato un video che mostra l’esecuzione di un ostaggio russo mediante crocifissione, poi bruciato vivo. Il battaglione Azov è la nota unità paramilitare nazista, ma è sotto l’autorità del ministero dell’Interno di Kiev.

La civilissima Unione Europea, nata dalla Liberazione antifascista, ha indagato se si tratta di un video autentico? Ha chiesto spiegazioni al suddetto ministero? L’Azov è già famigerato per atrocità commesse contro i civili pro-russi (1). Si deve intendere che le esecuzioni di civili e le fosse comuni sono diventate un elemento accettabile dalla civiltà europoide?

Il Fondo Monetario ha staccato un prestito di 17 miliardi al regime — contro i suoi statuti che vietano di fare prestiti a paesi in guerra: una generosità che nega alla Grecia. I creditori europei della Grecia si sono irritati contro il ministro greco Varoufakis e ne hanno preteso l’allontanamento dal tavolo delle trattative. Invece, il ministro dell’Interno che copre il battaglione Azov non li irrita affatto.

La domanda a questo punto è a noi cittadini: a quale barbarie ci stanno portando questi «leader europei»? Forse qui:

Il PPE: vogliamo più atomiche!

«Dobbiamo mostrare chiaramente che sì, noi siamo pronti ad entrare in guerra per salvaguardare i princìpi esistenziali al futuro d’Europa. Per il momento la dissuasione nucleare della NATO per la sola Germania consiste in 20 bombe nucleari B-61 di modello superato, che può essere volatilizzato da un solo attacco delle forze russe. Dobbiamo rinforzarci e modernizzarci, (...) i dirigenti europei devono dare ai russi il chiaro segnale che il loro comportamento è inaccettabile e che l’Europa è pronta a resistere»: lo ha dichiarato Roland Freudentsein (sic) il direttore delle ricerche del Martens Center.

Ora, è possibile che non ne abbiate sentito mai parlare. Vi informo che si tratta nientemeno che dell’ufficio-studi (think tank) del Partito Popolare Europeo (PPE). Ossia del gruppo più grande del Parlamento europoide, che riunisce 73 partiti dell’area che si riconosce (-va) nella Democrazia Cristiana. Preparare la guerra contro la Russia è dunque la politica ufficiale del PPE? La Democrazia Cristiana vuole ardentemente avere più atomiche? Ne è informato il cosiddetto Polo delle Libertà? (...ritiro la domanda).

Il centro-studi del PPE ha tenuto il consiglio di guerra aperto alla stampa il 22 aprile scorso. Non ne siete informati, ma il suo vicepresidente, il parlamentare europeo polacco Jacek Saryusz-Wolski ha annunciato: con la Russia, «il tempo delle parole e trattative è finito... il fianco est della Unione Europea è minacciato nella sua stessa esistenza». Dev’essere una mania razziale, essendo il suddetto Saryusz-Wolski un J.

La nazionalità dell’europarlamentare romeno Dan Preda è facile da indovinare: ha detto tremando che Putin sta per invadere la Transistria, e «tutti i romeni» ne sono sicuri. Pochi giorni prima anche Anders Fogh Rasmussen aveva, non si sa a che titolo, intimato un ultimatum: «Da Praga ho questo messaggio per la Russia: a te la scelta di smettere di incolpare gli altri per le tue stesse azioni, di smettere di ammassare truppe (sic), smettere di aggravare la crisi» ...altrimenti «il Nord America e l’Europa si ergono fianco a fianco per fronteggiare la minaccia. Siamo uniti nella nostra ferma risposta».

Vero è che Donald Tusk, il polacco che è presidente pro tempore del Consiglio europeo, in una intervista alla tv Ucraina «1+1» e alla polacca TVN, ha dovuto ammettere con evidente rincrescimento: «In seno alla UE non c’è molto entusiasmo per il sostegno militare diretto all’Ucraina, non facciamoci illusioni (2)... Ma gli ebrei nell’ufficio-studi del PPE ci hanno provato seriamente, a trascinarci nell’irreparabile. Ci riproveranno, aiutati da chissà chi.

Infatti gli osservatori OSCE, che non sono dei cuor di leone, hanno segnalato che «le violazioni del cessate-il-fuoco sono causate da una terza parte non identificata», che «c’è una terza forza nel Donbass che provoca il conflitto».

Donbass: una terza forza viola la tregua

RT Account verificato @RT_com



#Ukraine ceasefire violations blamed on ‘unidentified third party’ – OSCE http://on.rt.com/t9vpck

OSCE: there is a “3rd force” involved in Donbass provoking conflict


Domanda: questa allarmante rivelazione dell’OSCE (mica di complottisti sciolti) ha allarmato i governi europoidi? Berlino, Parigi, Roma hanno i mezzi – gli osservatori OSCE sono uomini delle loro forze armate – di identificare e denunciare questa misteriosa «terza parte» che, fra i soldati di Kiev e i ribelli del Donbass, mette in atto provocazioni per mandare a monte la difficile tregua di Minsk. È la tregua che Parigi e Berlino hanno strappato ai belligeranti: non ci tengono a sapere chi è la «terza parte» che vuole per forza riaccendere il conflitto?

E come mai gli osservatori OSCE sul posto non riescono ad identificare la suddetta «terza parte»? Questa imprecisabile presenza ne ricorda un’altra, tragica: i cecchini di piazza Maidan. Quei nero-vestiti mascherati che il 20 febbraio 2014 spararono sui dimostranti, ma anche sui poliziotti impegnati a battagliare coi dimostranti – 96 morti – per invelenire l’odio. Naturalmente i media accusarono subito la polizia del governante, il malvagio Yanukovich, e ne applaudirono la cacciata a furor di popolo. Ma il 25 febbraio il ministro degli esteri Estone, Urmas Paet, da Kiev, telefonò a Lady Ashton, commissaria europea agli esteri, per dirle: ci sono le prove che i cecchini non sono stati mandati da Yanukovich, bensì da «qualcuno nella coalizione» dell’opposizione. Milady non sembrò impressionata. La telefonata fu intercettata, ed è qui leggibile in una nostra vecchia traduzione.

Mai i Governi europei hanno voluto sapere chi aveva mandato quei cecchini assassini. Eppure erano i giorni in cui la signora Nuland (o Nudelman, sposata Kagan), vice del Dipartimento di Stato, che aveva investito 5 miliardi nel nobile scopo di destabilizzare l’Ucraina, aveva esclamato, al telefono col suo ambasciatore USA: «Fuck Europe!», ossia: si fotta l’Europa! Nemmeno allora fu richiesto, da parte dei governanti della fottuta, che cosa intendesse veramente la vice-ministra del nostro Grande Alleato.

Come mai? Forse perché la «terza parte» presente in Ucraina è visibilissima, armata ed intenta a rovinare Minsk II per riprendere la guerra e debellare i ribelli del Don. Sono i 300 parà della 173ma Airborne Brigade, USA, arrivati e già intenti ad addestrare la Guardia Nazionale di Kiev (gente accusata di aver riempito fosse comuni) onde possano vincere, finalmente. Lo scopo dell’addestramento, prima definito difensivo, oggi è stato rivelato nella sua vera natura dal Pentagono: è «war-fighting», offensivo.



Ora, la cosa dovrebbe preoccupare gli europei responsabili, se non fosse per un motivo: gli USA stanno insegnando professionalità di «war-fighting» a noti criminali organizzati, omicidi; combattenti per una Ucraina che è uno «Stato fallito» dove non è rimasta altra attività economica che la violenza e la delinquenza — come la Somalia, ma a poche decine di chilometri da Berlino. Professionisti in vendita, che in fuga dal loro Paese collassato cercheranno datori di lavoro e occupazioni altrove in Europa, dove per loro è facile arrivare, mica coi barconi ma in autobus.

Cecità della UE

Tale è il titolo dell’interessante analisi di Thierry Meyssan, il ben informato fondatore di Reseau Voltaire. Spiega che quella che gli USA stanno attuando in Ucraina, come in Medio Oriente,

1) è l’applicazione della «teoria del caos» teorizzata da Leo Strauss (1899-1973), il guru dei neocon che hanno il potere di fatto in USA.

2) Che il caos provocato non è un effetto collaterale; è il fine, deliberatamente voluto. Washington non vuole alcuna ricostruzione in Ucraina né che essa si unisca alla UE. Hanno solo voluto creare uno stato fallito perché «distruggendo l’Ucraina, gli USA tagliano la via di comunicazione fra Russia ed Europa.

3) «Le accademie militari della Unione europea non hanno studiato la ‘teoria del caos’ perché è stato a loro vietato – rivela Meyssan – e i pochi docenti che si sono avventurati su questo terreno sono stati pesantemente sanzionati, mentre la stampa di bollava di cospirazionisti».

4) Le ondate di immigrati dall’Africa e Medio Oriente che investono le coste italiane «non fuggono da dittature, ma dal caos in cui abbiamo precipitato i loro Paesi». Adesso gli americani armano i neonazisti ucraini allo stesso scopo per cui armano gli «Islamisti» tagliagole dell’ISIS: quelli, per destabilizzare Siria e Iraq. Questi, to Fuck Europe.

5) «La prossima tappa sarà l’islamizzazione delle reti criminali del narcotraffico in Europa» – profetizza Meyssan – rivelando che «la famiglia Karzai ha ritirato la distribuzione dell’eroina afghana alla mafia kosovara e l’ha data a Daesh», o ISIS: che ha ricevuto così un mezzo di autofinanziarsi molto lucrosamente, e di infiltrarsi nella UE — che è un gran mercato per i narcos.

6) Nel business saranno fatti entrare i neonazisti ucraini. L’Europa si scoprirà vittima di attentati «dell’ISIS» compiuti in complicità con il battaglione Azov e la Guardia Nazionale ucraina. «Al Qaeda e i neonazi ucraini sono già collegati dal tempo del loro congresso comune, tenuto nel 2007 a Ternopol, Ucraina». Come? Nessuno ce ne aveva parlato dei nostri media. Ma «l’8 maggio 2007, a Ternopol, gruppuscoli nazisti e islamisti hanno creato un sedicente Fronte Anti-Imperialista perlottare contro la Russia. Vi hanno partecipato organizzazioni di Lituania, Polonia, Iucraina e Russia, e separatisti islamisti di Crimea, Dagestan, Inguscezia, Kabardino-Balkaria, Karascevo-Cerkassia, Ossezia, Cecenia. Il terrorista caceno Dokka Umarov, alias Dokka Abu Usman, detto il Bin Laden di Cecenia, non potendo esser presente di persona a Tarnopol perché ricercatissimo, vi ha fatto leggere il suo contributo (in seguito è stata annunciata la morte di questo personaggio: più volte, e mai è stato trovato il corpo). «Il Fronte Antimperialista creato a Tarnopol è presieduto da Dmytro Yarosh, divenuto oggi consigliere del ministero della Difesa ucraino».

Azov e Al Qaeda uniti?

7) Islamisti, immigrati e neonazisti professionalizzati per «war-fighting» saranno usati per creare disordini e instabilità in Europa nel prossimo decennio. «Per Washington non si tratta di distruggere questo mercato che gli resta indispensabile (ecco perché il Trattato Transatlantico, ndr) , ma di assicurarsi che la UE non si metterà mai in competizione, e limitare il suo sviluppo» . Già nel 2008, quando per il crack dei subprime la finanza americana aveva prodotto una colossale fuga di capitali dagli USA, «la presidente del Consiglio economico della Casa Bianca, Christina Rohmer, spiegò che il solo modo di riempire di nuovo le banche era di chiudere i paradisi fiscali, e poi di provocare disordini in Europa in modo che i capitali rifluissero verso gli Stati Uniti». Abbiamo già visto che il Black Block sono riapparsi in Italia, per provocare disordini all’Expo. Stranieri. Arrestati dalla polizia, sono stati rimessi in libertà dal magistrato — che ne ha vietato l’espulsione.

8) Attentati «islamisti» tipo Charlie si moltiplicheranno, l’ondata d’immigrazioni dal Mediterraneo – triplicata in un anno – si farà più grossa, fino a diventare un grave problema economico per noi. l’Europa tremebonda si stringerà al Grande Alleato che la protegge. «Washington si propone oggi di fondere la UE con la NATO, il dollaro con l’euro, e di abbassare gli Stati membri della Unione al livello del Messico».

È questo a cui ci stanno portando i leader europei, volontariamente ciechi.

«I nostri nipoti rideranno di noi», conclude Meyssan. Almeno questa previsione posso smentirla con una certa serena sicurezza: probabilmente non avremo nipoti.




1) Tra l’altro, si scopre che nel Battaglione Azov militano una decina di francesi, per di più di Tolosa, fra cui l‘ex parà Gaston Besson, ex dirigente del DPS, (Département Protection Sécurité), che è poi il servizio d’ordine del Front National.
2) Eppure qualcuno nella UE sta armando di nascosto il regime: «Il vice capo dell’amministrazione presidenziale di Poroshenko, Valery Chaly, all’emittente ICTV, ha ammesso l’esistenza di una fornitura di armi da parte dell’Unione Europea, ma di questo argomento, ha ammesso, non si parla in maniera esplicita. Abbiamo una fornitura di armi da parte di paesi europei? Sì, c’è. Non possiamo raccontare tutto – ha aggiunto – ma credetemi qualcosa c’è, dietro le quinte succede». Comanda ingenua: la signora Mogherini è al corrente che qualche Paese UE arma Kiev? È ciò in accordo con le posizioni europoidi? Ci sono due politiche, una palese ed una occulta, nella UE? A che scopo fornire armi a un regime le cui truppaglia minaccia di morte gli osservatori OSCE, molti dei quali sono europei?


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