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L’euro: eravamo nella bara, ora Berlino ha inchiodato il coperchio
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Qualche lettore mi chiede perché non commento il quantitative easing. Perché sono stufo, e mi vergogno come italiano, di come questo Paese di furbi diventa un idiota collettivo sulla scena internazionale. Un pirlone che sì fa infinocchiare, come un villano alla fiera dai venditori di olio di serpente.

Fingendo di accettare di malavoglia e come altezzosa concessione il quantitative easing, i tedeschi si sono assicurati tutti i vantaggi, svincolandosi da tutti gli obblighi.

Riprendo da Rebuffo, che spesso lo fa dai miei pezzi: del QE, «lo scopo non dichiarato è riportare in casa dei paesi periferici il rischio sovrano. L’80% dei bond acquistati dalla BCE rimarranno nei bilanci e a carico delle rispettive banche centrali, di tutti i paesi. Il che avrà un effetto ovvio, ovvero che la percentuale di titoli domestici detenuto da ciascuno stato aumenterà e la percentuale di titoli domestici detenuti da soggetti stranieri diminuirà. Poi quando il processo di rimpatrio del rischio paese sarà completato a sufficienza i paesi più forti potranno LORO decidere di andarsene subendo pochi danni».

Traduzione: Berlino è riuscita ad abolire definitivamente il rischio che temeva, ossia la mutualizzazione del rischio, esser chiamata un giorno dalla solidarietà insita nella moneta unica a garantire, almeno i parte, per il debito degli altri Paesi dell’eurozona. Prima, questo richiamo alla solidarietà era altamente improbabile; oggi, è definitivamente, radicalmente, ultimativamente escluso.

«Ma la BCE si accolla comunque il 20%, dunque c’è una mutualizzazione del 20».

No, villani in fiera. «Il 20% in capo alla BCE e quindi mutualizzato in realtà si traduce anch’esso un pro-quota, e dunque di fatto l’Italia si sta per ricomprare non l’80% ma bensì quasi l’84% del debito soggetto a QE». In pratica, la BCE si accolla il 7%, forse meno, una briciola che non migliora di nulla la nostra situazione debitoria. Insomma la BCE sta dicendo ai mercati: io, il debito italiano non lo compro. Né quello spagnolo. Né quello portoghese o irlandese.

Ora, se non si fida la banca centrale d’Europa, figuratevi come si fidano i mercati speculativi.

Adesso sono sedati. Alla prima tempesta, pretenderanno da noi interessi stratosferici per acquistare il nostro debito, come ai tempi dello spread oltre 500, e noi non potremo pagarlo... perché non siamo noi a stampare gli euro, non è la nostra moneta. A quel punto, però, non potremo più uscire dall’euro; od usciremo a totale nostro danno, senza che gli altri paesi che hanno la stessa moneta subiscano alcuna perdita. Il default lo pagheremo integralmente noi, la nostra banca centrale nazionale avendo incamerato la totalità del debito italiano, oggi sparso in giro fra gli altri.

Insomma: la Germania ci ha inchiodato doppiamente al marco (la «sua» moneta, che azzoppa la nostra industria) liberandosi da ogni responsabilità relativa e al comune destino europide. Ci ha inchiodato sopra il coperchio della bara. Definitivamente.

State bene qua sotto? Manca un po’ l’aria... Cominciate a grattare la bara, forse qualcuno vi sentirà, zombie.

Rebuffo ha il torto di affermare, sarcastico e per polemica, che questo è ciò che volevano i «sovranisti», quelli che volevano uscire dall’euro. Eh no, caro Rebuffo. Essere sovranista vuol dire avere la moneta sovrana. Ora, siamo definitivamente inchiodati alla sovranità monetaria tedesca, senza via d’uscita. Possiamo fare default – ma solo contro noi stessi – e tornare alla lira, ma solo in catastrofe e con infinite miserie, con una lira che sarà in caduta libera e inarrestabile. Abbiamo perso ogni potere contrattuale, ogni potere di ricatto – e quindi ogni voce in capitolo – nel consesso europoide. Senza altro vantaggio che una lieve svalutazione dell’euro sul dollaro, del tutto momentanea.

Le nostre classi politiche, ed i nostri banchieri centrali e no, hanno ottenuto da Draghi un paio d’anni di tempo per continuare come adesso, prima della prossima crisi finale, con la probabile esplosione dell’euro; anni per i fancazzisti statali e pubblici per servirsi da sé di denaro che non meritano in moneta forte, mentre il resto della popolazione percepirà salari e pensioni (se li percepirà) che si dirigono verso i 400 euro mensili... perché se non si svaluta la moneta, bisogna svalutare il lavoro.

Ciò fino al giorno in cui, finalmente, un potere «populista», che salirà al potere a causa della catastrofe, abolirà tutti i diritti acquisiti per i fancazzisti pubblici ed altri parassiti, compreso il diritto a non essere licenziati, ad ottenere aumenti in moneta che non stampiamo noi, ad arricchirci mentre noi ci impoveriamo come se non facessero parte di questa nazione sciagurata. Un potere veramente popolare dovrà strappare questa gente da tutte le leve di potere che hanno in mano, sotto l’accusa di alto tradimento con quel che ne consegue (fucilazione alla schiena).

È facile capire che il Pirla Collettivo composto da 60 milioni di furbi, un simile Governo, non se lo darà mai.

Draghi aiuta chi non ne ha bisogno

Frattanto, «gli acquisti della BCE avverranno in base alle quote di capitale» ossia dal contributo di capitale che ogni Stato dà all’eurozona: comprerà in maggior misura titoli del debito tedesco più che del debito del Sud . Ciò si chiama «aiutare chi non ne ha bisogno». Con l’economia germanica che si potrà indebitare a tassi negativi, aumentando quindi ancora la propria competitività rispetto ai suoi schiavi monetari (noialtri, del Club Med). Speriamo solo che questo provochi una bolla tedesca che li faccia strafocare.

Naturalmente Draghi e i suoi padroni non hanno dimenticato di fare un regalo alle banche private, di cui sono dipendenti ed ex (?) dirigenti. Le banche potranno liberarsi dei titoli pubblici che sbolognano alla Banca Centrale (italiana, ossia a carico di noi contribuenti), ed avranno quindi della liquidità da investire.

Dove? Forse nelle imprese italiane? Le banche italiane, quando si degnano di dare un fido da 10 mila euro a una piccola impresa o a un artigiano, pretendono il 15%. E non crediate che cambieranno adesso. Hanno preteso questo mentre già, coi i prestiti TLTRO di Draghi, si sono viste affogare di migliaia di miliardi al tasso dello 0,15. Adesso Draghi ha fatto loro un regalo complementare, abbassando il tasso a cui devono restituire i fondi TLTRO da 0,15, a 0,05%.

Le banche hanno il denaro men che gratis. Le industrie italiane ricevono dalle banche denaro al 15 per cento, quando lo ricevono. Non fatevi illusioni: le imprese italiane continueranno a non vedere che le briciole, a tassi usurari. La nuova liquidità andrà tutta a investirsi nel gran casinò mondiale della speculazione pura. Che qualcosa cada da quelle altezze sull’economia reale aggravata dai parassiti, resta un sogno.



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