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Tintinnii di sciabole a Washington? - Pagina 2
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Con un decreto presidenziale (executive order), Barak Obama ha creato un consiglio di 10  governatori di Stati che (1), da lui direttamente nominati, che dovranno collaborare con il governo federale per «la sincronizzazione e l’integrazione delle attività militari di Stato e federali negli Stati Uniti». Più precisamente, «i governatori dovranno coordinarsi», per «rafforzare la partnership tra il governo federale e i governi di Stato» col ministero di Sicurezza della Patria (Homeland Security), la Guardia Nazionale, il Pentagono, e soprattutto col NORTHCOM.

Questo è  uno dei «comandi unificati» (che uniscono almeno due armi) con cui le forze armate USA  si dividono il mondo in diverse «aree di reponsabilità», come si vede nella mappa sottostante:



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Per esempio, il comando unificato che si occupa delle guerre asiatiche in corso è chiamato  significativamente «centrale», US Central Command (USCENTCOM); lo AFRICOM è stato creato nel 2007 per occuparsi delle guerre in Africa, Somalia, Etiopia, Eritrea...

Il  NORTHCOM invece, istituito da Bush-figlio dopo l’11 settembre 2001, ha ufficialmente «la missione  di proteggere il territorio patrio degli Stati Uniti e sostenere le autorità locali, di Stato e federali» allo scopo di «pianificare, organizzare ed eseguire la difesa della terra patria e le missioni di supporto civile». Insomma, si occupa della sicurezza interna, ossia della repressione di rivolte o guerre civili, o di qualunque altra emergenza nazionale (nell’istituzione del nuovo comando, Bush - vero profeta -  citò espressamente il caso di «influenza pandemica». Un’eventuale stato di legge marziale sarebbe dichiarato e gestito dal NORTHCOM.

E’ importante sapere che in USA esiste una legge, il Posse Comitatus Act, che dal 1878 vieta il dispiegamento delle forze armate all’interno della nazione, e di esercitarvi poteri di polizia e d’ordine pubblico; a questo provvedono le polizie degli Stati, mentre le armate sono dedicate a combattere il nemico esterno. Ed è importante ricordare che un tentativo di abrogare la Posse Comitatus fu attuato nel 2006 con un’altra legge (National Defense Authorization Act), in parte  dichiarata anti-costituzionale dalla Corte Suprema.

La creazione del NORTHCOM ha dato la stura a proteste e a fondate teorie del complotto: l’illegalità dell’uso interno delle forze armate è stata denunciata fra gli altri dall’ex governatore del Minnesota (ed ex lottatore) Jesse Ventura.

Il decreto di Obama sembra inteso, oltre che evidentemente ad ampliare la libertà d’azione interna del NORTHCOM, a superare le resistenze dei governi locali di fronte a future misure estreme di emergenza: una giunta di governatori fedeli per spezzare una possibile unità (secessionista) degli Stati.

Esso sembra una risposta puntuale ad un inquietante invito di un noto avvocato costituzionalista, il dottor Ed Vieira, rivolto proprio ai governatori: di fronte a un potere illegale e spoliatore come quello dei banchieri di Wall Street e della Federal Reserve che stanno distruggendo la moneta e indebitando il popolo, ricorda Vieira, i governatori di quasi tutti gli Stati hanno (è scritto nelle costituzioni locali) la prerogativa di chiamare a raccolta il popolo in armi, e di organizzarlo in milizie. Il secondo emendamento della Costituzione USA riconferma che «una ben regolata milizia è necessaria alla sicurezza di uno Stato libero»: non dice «opportuna», fa notare Vieira, ma «necessaria»: un obbligo costituzionale, quando è in pericolo la libertà costituzionale. (TEA PARTIES NEED TEETH)

L’avvocato Vieira incita i governatori a far uso di questo loro potere. Potrebbe sembrare una vuota proclamazione  e l’invocazione di leggi arcaiche e in disuso, se non fosse per il tumultuoso movimento libertario e anti-establisment che la crisi economica sta facendo nascere in USA: il Tea Party Movement. E’ un principio di organizzazione dal basso di cittadini arrabbiati che si ispirano alla rivoluzione americana («Tea Party» fu detta la manifestazione che nel dicembre 1773 innescò la rivoluzione americana: i cittadini di Boston gettarono in mare casse di tè per protestare contro la supertassa impostavi dalla corona britannica), e sono in rivolta contro lo «statalismo» della riforma sanitaria di Obama ma anche contro i «pescicani» di Wall Street; fanatici ultraliberisti e infuriati contro i bonus dei banchieri e la Federal Reserve; per il «meno Stato» contro le tasse che servono a salvare le banche.

E’ un movimento in fase nascente, pieno di ambiguità e di contraddizioni, che sembra raccogliere favore più fra gli elettori repubblicani sfegatati (Sarah Palin è uno dei loro idoli, ma anche Ron Paul), ma che proprio per questo è temuto dai capi-bastone del partito repubblicano: il Tea Party, come terzo partito, può sottrarre molti voti (secondo i sondaggi il movimento piace al 41% degli americani) o imporre suoi candidati, poco condizionabili dall’Establishment repubblicano. In ogni caso è il segnale di un umore temibile che cresce nell’opinione pubblica.

Secondo il periodico European Union Times,

«Il primo ministro Putin è stato avvertito da analisti militari russi» che «si aspetta lo scoppio di una guerra civile in USA prima della fine dell’inverno», e per questa ragione il presidente Obama «ha ordinato al più alto dirigente del NORTHCOM, il generale dell’US Air Force Gene Renuart di ‘iniziare immediatamente’ ad accrescere le sue forze militari fino a un milione di uomini entro il 30 gennaio 2010... Obama avrebbe tenuto nelle scorse settimane numerosi incontri sul come gestire l’attesa implosione del sistema bancario nazionale mantenendo allo stesso tempo l’egemonia militare nel mondo, ciò che gli analisti russi definiscono ‘l’ultimo azzardo’ il cui successo è meno che certo... A conferma dei timori di Obama su un’eruzione di disordini civili in USA una volta che la vastità del saccheggio operato dalle banche divenga noto all’opinione pubblica (...) 220 milioni di americani sono armati fino ai denti, e pronti ad esplodere».

Un milione di uomini per sopprimere i disordini interni: non è dato sapere dove gli «analisti russi» abbiano tratto questa cifra. Però il 30 settembre scorso la rivista ufficiosa dell’eserito americano Army Times rendeva noto che al NORTHCOM era stata assegnata la prima brigata combattente della 3a Divisione di fanteria fino a quel momento impiegata in Iraq. (Brigade homeland tours start Oct. 1)

Pochi giorni dopo, il 2 ottobre, un altro articolo dello Army Times era costretto a precisare che la brigata assegnata al comando Nord «non sarà usata a tenere l’ordine pubblico o controllo di manifestazioni di piazza, ma solo ad affiancare gli enti pubblici addetti a salvare vite, ad alleviare le sofferenze, e a soccorrere i bisogni delle comunità colpite da armi di distruzione di massa» o epidemie, o altre catastrofi. (NorthCom Denies Troops To Be Used For Crowd Control)

Sarà un caso, ma il 2 gennaio, sempre lo EU Times ha reso noto che la Casa Bianca aveva ordinato ad «enti governativi, a polizie locali e al servizio postale pubblico (US Post Office) di approntare un piano d’azione «in caso di attacco biologico su larga scala, tenendo in considerazione primariamente la minaccia dell’antrace». (Obama Orders US Government To Begin Preparing For Biological Attack)

Un attacco biologico (false flag?) darebbe l’opportunità di decretare lo stato d’emergenza «sub specie sanitatis», proprio come le lettere all’antrace dopo l’11 settembre 2001, recapitate a senatori democratici, indussero la spaventata minoranza democratica ad approvare di notte il Patriot Act, senza esame, in un Congresso svuotato dalla paura del contagio.

Che dire? Forse, per intuire quel che monta in USA, bisogna aggiungere quanto segue: un certo John L. Perry ha invocato pubblicamente l’intervento interno dei militari sì, ma per rovesciare Obama a «difesa della costituzione» e del libero mercato minacciato dai banchieri e dalla riforma sanitaria.

Leggere per credere: Perry lancia in piena regola un invito alla sedizione militare e al colpo di Stato.

«Gli alti ufficiali giurano di ‘sostenere e difendere la costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici, interni ed esterni’. Diversamente dai soldati arrulati, non giurano di ‘obbedire agli ordini del presidente degli Stati Uniti’. I più alti gradi militari vedono come la costituzione che hanno giurato di difendere venga calpestata in quanto istituzioni e imprese americane vengono nazionalizzate», esordisce Perry.

E conclude: «L’intervento dei militari è quello che l’azione di Obama, di un ‘cambiamento sostanziale’ verso uno Stato marxista, richiama sull’America. Un colpo di Stato non è una scelta ideale, ma l’ideale estremista di Obama non è accettabile nè reversibile».

E John Perry non è, come si potrebbe credere, un qualunque blogger demenziale: è un vecchio e sperimentato giornalista della Associated Press, già direttore di giornali, inviato speciale in URSS alla morte di Stalin; ed in più è stato vice sottosegretario al Commercio sotto Lyndon Johnson, ne ha scritto alcuni discorsi ed ha assistito il presidente Johnson «nell’appianare questioni di relazioni razziali». E’ stato anche membro dell’amministrazione Carter come assistente esecutivo del sottosegretario all’Edilizia abitativa e urbana. Inoltre è un accademico, membro del Center for the Study of  Democratic Insitutions a Santa Barbara, California: un think tank che oggi ha perso peso, ma che negli anni ‘60, gli anni della contestazione, «radunava i leader studenteschi più radicali» cioè di sinistra.

Difficile dire se oggi Perry, il golpista libertario, sia «di destra» o «di sinistra»:
esattamente come il movimento Tea Party, galassia di americani arrabbiati, libertari e nazionalisti, anti-partiti e anti-sistema, liberisti ed anti-oligarchici, secessionisti e moralistici, qualcosa di simile fra i seguaci di Beppe Grillo e di Di Pietro. Con la differenza che 220 milioni di americani sono armati fino ai denti: la base delle milizie statali, se dovesse avvenire il peggio. (So Who is John L. Perry?)



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