>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
TUTTI |0-9 |A |B |C |D |E |F |G |H |I |J |K |L |M |N |O |P |Q |R |S |T |U |V |W |X |Y |Z

Archivio Articoli FREE

Persecuzione dei cattolici. La testa è a Washington
Stampa
  Text size
Come saprete già da nostra recente traduzione, a Washington e nel Maryland, gruppi organizzati di protestanti americani aggrediscono i fedeli cattolici che si recavano a Messa, inseguendoli fin nell’interno delle chiese. La notizia è stata data dal Washington Post (onore alla giornalista, Michelle Boorstein) e da nessun’altra fonte. A cercare sul web, non si riesce nemmeno a capire chi sono questi provocatori, e se il motivo della loro azione ha una precisa causa, motivazione pretesto, se è un rigurgito nel «normale» odio anticattolico imperante in USA, od è una campagna deliberata e destinata a durare. La stessa arcidiocesi di Washington mantiene una certa forse comprensibile reticenza, come se temesse di peggiorare le cose, svegliare la bestia che dormicchia. Il Vescovo Barry Knestout ha diramato una mail ai preti della diocesi con istruzioni sul da farsi: da cui si ricava che le aggressioni sono state abbastanza numerose e che i militanti distribuivano volantini o opuscoli «fondamentalisti»: il che indica i fanatici protestanti non denominazionali, Born again Christians, fedeli dei telepredicatori e sionisti millenaristi, che sono una potente forza politica negli Stati Uniti.

Lo stile di queste aggressioni ne evoca uno preciso: quelle delle Femen. E delle Pussy Riots. La stessa intrusione nello spazio per così dire intimo dei credenti, il varcare il confine di una chiesa dove si celebra la Messa, la stessa esibita volontà di offendere con plateali ed oscene invadenze i sentimenti dei fedeli, incivile. Va sottolineato che questi comportamenti ed esibizioni violano alcuni dei princìpi del «politicamente corretto» americanoide e, dunque, «occidentale»: la cosiddetta libertà d’opinione, la proclamata libertà di culto e di religione, il celebrato «pluralismo», il riconoscimento dello spazio intimo e privato di ogni cittadino, persino la famosa «privacy» e il diritto alla privacy (la famosa) — per non parlare della normale buona educazione che dovrebbe trattenere dall’esprimere odio gratuito per il prossimo ed è persino trattato da delitto nelle leggi vigenti (hate crime, in inglese).

Facciamo l’esperimento mentale a contrariis: pensate se solo dei cattolici si fossero messi coi megafoni davanti ad una sinagoga a schernire le credenze ebraiche, o davanti ad un tempio luterano a urlare contro Lutero o Jerry Falwell – o se è per questo anche davanti a una moschea – inseguendo financo i fedeli nella sinagoga o nella stanza luterana: tutti i media avrebbero strillato contro gli insopportabili oltraggi al “politicamente corretto” di cui sopra, tutto il progressismo sarebbe in armi contro la «reazione cattolica» che rialza la testa, che stupra la libertà religiosa, l’intolleranza bigotta contro cui bisogna «mobilitare» la politica e la Legge. L’Inquisizione che torna... Qui niente.

Il fatto che i princìpi del politicamente corretto non vengano osservati, anzi siano platealmente oltraggiati verso una sola realtà – la Chiesa eucaristica – e che lo si faccia impunemente, segnala secondo me una fase ulteriore della strategia delle centrali che guidano il totalitarismo della secolarizzazione: dopo aver rinchiuso la fede (o quel che ne rimane) nello spazio privato – potete esistere purché non vi mostriate nell’agorà come cattolici – oggi invadono anche questo spazio privato. Ciò implica un messaggio preciso: Voi cattolici non avete più diritto nemmeno a questo spazio, a questo rispetto-standard. Voi cattolici non dovete più esistere. E noi non vi faremo più esistere.

Del resto è precisamente il “messaggio” diffuso dalle Femen nella loro turpe esibizione ad Anno Uno, la sconcia fallimentare trasmissione di una tizia che Santoro protegge. Come riportano le cronache, le Femen «hanno inscenato una grottesca preghiera per un mondo senza religione».

Di quale precisa religione le Femen (e i loro mandanti) non tollerano più la presenza, l’hanno mostrato nella trasmissione: urlando finissimi concetti laici come «Le Femen scopano il papa, ma col condom!» (frase che perfino l’interprete simultanea ha evitato di tradurre: Femen fucks the pope, but with condoms!»). E poi hanno confermato il messaggio il mattino dopo, 13 novembre in piazza San Pietro, dove hanno inscenato una delle loro incursioni scandendo slogan del tipo: «La vostra fede, la vostra morale religiosa, il vostro papa... ficcateveli dentro!», e dove, l’hanno illustrato «mettendo in scena inequivocabili performances oscene con dei crocifissi».



E questa oscenità non ha nemmeno rappresentato un successo per «Anno Uno»; la manifestazione ha suscitato disgusto, uno degli invitati, l’imprenditore brianzolo Gian Luca Brambilla, ospite semifisso di questi talk-show, in collegamento da Milano, ha chiuso («Non sono venuto in una trasmissione in cui si offende la Chiesa cattolica e il Papa») inseguito dagli insulti delle Femen, l’audience (la sacra audience) è a livelli di tracce chimiche, nell’ambito di una televisione come La7, in caduta libera delle sue stanche e ripetitive emissioni. Eppure la protetta di Santoro, messa lì dal truce capo-bastone televisivo Santoro che le ha fatto regalare una “prima serata”, è stata piazzata lì con la promessa all’editore – Urbano Cairo, che non naviga in buone acque – che avrebbe “attratto il pubblico dei giovani” – i famosi “ggiovani”… Invece è un disastro.

Giulia Innocenzi
  Giulia Innocenzi
E la protetta è contenta, tuttavia: «Io sono molto orgogliosa di averle potute ospitare, loro combattono con il proprio corpo: questa è la bellezza della libertà di espressione, ma non pensavo che miei coetanei italiani reagissero così". Cosa che non stupisce poi troppo se si sa che questa trentenne senza alcuna qualità, la più rapidamente fallita nella carriera di ggiovane (è stata bocciata all’esame dei Giornalisti), è una militante dell’Associazione Luca Coscioni (eutanasia) — insomma una pedina della filiale italiota delle centrali totalitarie anticristiane. Il fatto che tali attivisti siano pronti a fare i kamikaze – facendosi saltare sulla sacra audience, la ragione delle loro povere vite – dice che, appunto, loro sono soldatini di una strategia. Soldatini spendibili, come i Marines spediti in Afghanistan a liberare le donne dal chador, e in Iraq a diffondere la demokràzia. O magari anche i «terroristi musulmani» dell’IS. Quelli pagati dagli USA per rovesciare regimi laici e togliere di mezzo gli ultimi cristiani delle antiche Chiese apostoliche del Medio Oriente (1).

L’odio anticattolico è una costante della vita anglo-americana. Già negli anni ’60 lo scrittore conservatore Peter Viereck diceva che in USA, «tormentare i cattolici è l’antisemitismo dei progressisti»; lo storico Arthur Schlesinger ha definito l’anti-cattolicesimo «il più radicato pregiudizio nella storia del popolo americano». È un sentimento in cui si mescolano l’antico, reazionario e nazionalistico odio protestante per la Chiesa «prostituta di Babilonia» e il Papa «anticristo», con i motivi del progressismo morale, che inveisce contro le posizioni della Chiesa in materia sessuale, di aborto, di una (ahimè presunta) posizione ostile agli omosessuali.

Sicché in America intellettuali altolocati possono, senza vergogna, insultare e diffamare nel modo più volgare tutto ciò che è cattolico. Lo scrittore ebreo e militante omosessuale Tony Kushner, sul molto progressivo e colto The Nation, ha scritto che il Papa è un «bugiardo omicida che approva l’assassinio» (a commento di un fatto di cronaca, un gay massacrato da teppisti). David Letterman, l’uomo di spettacolo, nel suo programma ha recentemente potuto fare un battuta a proposito di papa Francesco come «un vergine di 76anni» interessato ai «chierichetti», allusione alla pedofilia del preti, che secondo gli americani è una piaga totalmente e solo cattolica (in realtà è Letterman ad essere stato coinvolto in uno scandalo sessuale, portava a letto le dipendenti).

Hollywood non perde occasione di dipingere preti viziosi e suore insegnanti sadiche. Anche se un interno di chiesa cattolica (per lo più barocca, con candele, lampade, balaustre, statue di santi e di Maria) finisce sempre per essere teatro di qualche irruzione del preternaturale, possessione, evocazione di Satana o avvento dell’Anticristo, o rivelazione di torbidi, innominabili misteri clericali (riconoscimento a denti stretti che la Chiesa ha riti efficaci). La pubblicità non si priva mai di suore procaci che cadono in orgasmo quando leccano un dolcetto («meglio del santo sacramento») o che si pavoneggiano in jeans che fasciano il didietro, mentre una statua della Vergine le guarda. Tutte vestite da suore nella pubblicità, laddove le suore americane hanno buttato l’abito ormai da decenni.

E ciò in un Paese dove è vietato pronunciare la parola «negro» (bisogna dire afro-american), dove la coscienza pubblica ed i media sorvegliano e denunciano ogni minimo segno di «anti-semitismo» e di «omofobia», dove la critica all’estremismo ebraico è un tabù inviolabile; contro i cattolici si può dire tutto, irridere ai dogmi e alla Madonna senza alcun riguardo, offendere i loro sentimenti come se sentimenti non avessero.

È «l’ultimo pregiudizio accettabile» (secondo l’espressione del gesuita James Martin), permanente ed onnipresente. Ma adesso diventa virulento e malvagio — e pericoloso appena si scende nel campo della politica.

Nel mese di ottobre è apparso sul web questo attacco ad un candidato senatore, il repubblicano Mark Miloscia che si presenta a Seattle:



È un intero concentrato di pregiudizi che gli autori non si vergognano di esibire: Miloscia «viene dal profondo Sud», è rappresentato con in mano un Rosario e in testa una mitria vescovile; non rappresenta il popolo ma «Il Vaticano»; nel testo sono cosparse, segnate con un crocifisso, sono elencate le sue colpe: «È contro la libertà di scelta delle donne» (aborto), è «contro i diritti eguali alle coppie dello stesso sesso», è «contro l’educazione sessuale avanzata a scuola» e, orrore, «ha fatto lobby per la Chiesa». Insomma siamo molto vicini, in forma tipografica, alle volgari scenate delle Femen.

Il post offensivo è stato rimosso per le proteste di elettori cattolici. Ma solo per essere rimpiazzato da uno ugualmente rozzo e più furbesco. Questo:



Dove vengono attribuite a papa Bergoglio le frasi del sinodo a favore degli omosessuali («hanno doni e qualità da offrire alla comunità cristiana»), delle convivenze, la presunta tolleranza del rivoluzionario pontefice sull’aborto, eccetera; e a destra, tutte le azioni del candidato Miloscia: al contrario del papa benevolo, lui «ha votato contro i matrimoni gay», «ha votato contro il diritto delle donne alla scelta», «ha votato contro la vendita di abortivi in farmacia senza ricette per emergenza», «s’è opposto alla contraccezione pagata dall’assicurazione sanitaria».

Insomma: prima, Miloscia veniva accusato di essere soggetto al papa, troppo obbediente; adesso, Miloscia viene accusato di essere contrario al papa e alle sue aperture. Miloscia è sempre cattivo , perché continua a difendere i valori non-negoziabili che il papa ha abbandonato... Prima, era troppo papista; adesso, troppo anti-papista. Da cui si vede, fra parentesi, come le innovazioni di Bergoglio vengano accolte negli ambienti protestanti americani, e come mettano in ulteriore difficoltà i cattolici fedeli, oggi più violentemente attaccati.

Che le aggressioni, i pregiudizi virulenti, e l’espressione di odio contro i cattolici siano in aumento lo ha affermato monsignor Thomas Paprocki. «Noi dobbiamo mentalmente adeguarci al nuovo clima», dice; «come tutti, anch’io sono cresciuto in questo Paese nel tempo in cui i valori del mondo laico rispecchiavano i valori del mondo religioso. Adesso questa simbiosi tra la cultura (americana) e la Chiesa è stata spezzata». Lui stesso viene aggredito ogni giorno per aver difeso il matrimonio tradizionale, la famiglia fatta di un uomo e una donna, per aver ricordato che l’aborto è un peccato: tutte posizioni che nel dibattito pubblico (e non parliamo sui media) vengono rigettate come «intolleranti» (bigoted), medievali, inquisitorie, insomma da espungere dal mondo post-moderno: non hanno diritto di essere espresse. «Abbiamo ancora il Primo Emendamento della nostra Costituzione» (quello della libertà di opinione), sospira, «ma è messo a dura prova».

Per monsignor Paprocki, la vita dei cattolici in America sta diventando simile a quella della Chiesa nella Polonia comunista, in un ambiente ostile, dove l’insegnamento alla fede era vietato, le organizzazioni sociali cattoliche erano state dissolte, i crocifissi tolti dalle aule, i preti processati e incarcerati. E i fedeli devono «aggiustare la mente» a questa situazione: con la rivoluzione LGBT, non vivono più in una società che, grosso modo, rispecchia i valori cristiani.

Esagera? Basta ricordare che il Governo statunitense si è reso complice del più orribile eccidio anti-cattolico avvenuto alle porte di casa sua, non in tempi antichi ma solo ieri, nel 1926-29. Wall Street e Washington, giunsero a favorire una giunta con venature bolsceviche – quella dei Carranza e dei Calles – nel Messico, in quanto questi stavano facendo piazza pulita della fede cattolica. Fucilazioni di massa, esecuzioni sommarie, atrocità spaventose, torture fino alla morte per far abiurare, cadaveri abbandonati a monito nelle strade, assassini di sacerdoti mentre celebravano sull’altare — un massacro ed una soppressione violenta e sistematica della fede che nulla ebbe da invidiare alle azioni del NKVD nell’impero sovietico in quegli stessi anni. Ciò piaceva al business, che si era premurato di strappare alla giunta la concessione dei giacimenti petroliferi in Mesico per 99 anni.

Il presidente Theodore Roosevelt, promotore dell’imperialismo nordamericano, strappando Cuba alla Spagna per imporvi la demokràzia (ha dunque ricevuto il Nobel per la pace) aveva già sancito negli anni ‘10: «L’assorbimento dell’America latina sarà molto difficile finché resterà cattolica». La giunta messicana massonica e semi-bolscevica faceva il lavoro sporco per loro. E quando gli oppressi e perseguitati messicani insorsero contro l’intollerabile sradicamento della fede che distruggeva la stessa società, Washington partecipò al massacro per stroncare la ribellione. Lo fece, come lo fanno gli anglo, senza sporcarsi le mani: dichiarando la non-ingerenza (una volta tanto) nel Paese vicino, ed applicando rigidissime sanzioni contro l’importazione di armi in Messico.

Le sanzioni, beninteso, furono applicate solo contro gli eroici Cristeros. «Gli Stati Uniti inviarono all’esercito comandato da Calles quantità ingenti di armi [artiglierie e carri armati compresi], munizioni, gas asfissianti, aerei, giungendo a permettere la libertà di transito alle truppe federali messicane nel territorio americano, per consentire manovre tattiche di aggiramento delle formazioni dei Cristeros», scrive lo storico Paolo Gulisano (2). «I Cristeros erano assoggettati ad un embargo così stretto, che nemmeno la croce Rossa Internazionale dava loro assistenza». Gli attivissimi e liberissimi media americani tacevano di questa lotta impari alle porte degli USA; non mi risulta che mandassero le torme di inviati speciali militanti che spediranno in Spagna nel ’36, per sostenere la Repubblica rivoluzionaria e documentare i presunti eccidi di Franco. La civilissima Europa mantenne il silenzio per discrezione. Pardon, ci furono eccezioni: la Massoneria internazionale, che riunita a Berlino, il 31 agosto 1926 inviò a Calles – il massacratore impegnato nello sradicamento – un telegramma di felicitazioni ed incoraggiamento. Le logge di rito scozzese gli tributarono una medaglia d’oro di benemerenza nell’agosto 1927. Allora, corpi di donne colpevoli di aver fatto da porta-ordini ai guerriglieri venivano appese ai pali della ferrovia, per ammaestrare i viaggiatori che l’Illuminismo era arrivato in Messico. Il Generale Gonzales, comandante delle truppe della regione di Michoacán, faceva affiggere manifestini che intimavano: «Chiunque farà battezzare i propri figli, o farà matrimonio religioso, o si confesserà, sarà trattato da ribelle e fucilato».

I Cristeros non avevano voce. Soli col loro Crocifisso Salvatore: disciplinatissimi, quando potevano, nelle montagne di 3 mila metri, fare un accampamento, si esponeva il Santissimo e i guerriglieri si succedevano nell’adorazione perpetua, un quarto d’ora per uno. Avevano poche armi pagate a peso d’oro ai contrabbandieri, o strappate al nemico; la mancanza di munizioni fu cronica. Nonostante ciò, nel maggio del ’29 lanciarono un’offensiva generale; misero in rotta l’esercito nemico; entrarono in Guadalajara liberata, tra il tripudio del popolo.

Stavano per vincere. Instaurare un Governo cattolico alle porte degli Stati Uniti? Di gente che andava in battaglia, o davanti ai plotoni d’esecuzione, gridando «Viva Cristo Re?». Washington si mosse: per scongiurare questo pericolo estremo, offrì finalmente di fare da mediatore. Honest Broker. Come oggi fra palestinesi e israeliani, si direbbe. A mettere al tavolo le parti fu l’Ambasciatore Marrow, che era un finanziere della banca d’affari Morgan, Wall Street...

La gerarchia messicana, ben introdotta negli ambienti del cattolicesimo americanista (la specifica versione del modernismo USA), trattò a nome dei ribelli, sulle loro teste, senza consultarli; trattò una resa e non una onorevole pace, e poi ordinò loro di deporre le armi, sulla base di garanzie personali che ovviamente furono tradite. Per anni dopo, i Cristeros che tornavano inermi al loro villaggio furono fucilati senza rumore, il regime massonico aveva imparato a proseguire la repressione e lo sradicamento della fede in modo meno plateali.

Se oggi il Messico è una piaga inguaribile di sanguinosa violenza e corruzione criminale, lo deve anche a questo tradimento della Gerarchia, oltreché all’eliminazione sistematica di persone oneste, cristiane, e socialmente attive per il bene comune. Per questo la stessa Chiesa ha messo la sordina a questa strage, è la persecuzione omicida di cattolici meno conosciuta della storia contemporanea.

Adesso ci venite a parlare dei cristiani minacciati dall’ISI? Quell’ISI che la potentissima aviazione USA bombarda continuamente, senza esito? (mentre ad essere colpiti sono i silos granari di Assad, che affamano la popolazione anti-ISI)?

Ma svegliatevi: il Califfo Baghdadi è il Plutarco Calle del Medio Oriente, quell’islamico armato e finanziato per ammazzare credenti, per sradicare ogni fede reale. Washington, come sempre, non si sporca le mani. E c’è un presidente che è Nobel per la Pace, come Theodor Roosevelt.





1) Questi decapitatori svolgono alla perfezione la parte loro assegnata, che è sovrapponibile agli scopi di Israele: ammazzare musulmani (sciiti, kurdi, eccetera), espellere cristiani, contrastare i nemici di Israele irriducibili e seriamente pericolosi (Hezbollah, Iran) e nel frattempo di rendere demoniaco l’Islam agli occhi degli spaventati europei e giustificare lo «scontro di civiltà» contro tanta barbarie. Ci sarebbe da porre qualche domanda sulla fede di «kamikaze» che si procurano la morte col suicidio allo scopo di massacrare decine di correligionari; come è accaduto il 23 novembre in una cittadina afghana, dove il kamikaze ha sterminato 50 spettatori afghani in uno stadio, fra i quali 17 bambini afghani, ossia musulmani innocenti. Eccidi del genere avvengono ogni giorno sia in Iraq, sia in Afghanistan. Che tipo di religione è, la loro? Non cadono facendo strage di «infedeli», ma di fedeli. È difficile pensare che siano davvero convinti di guadagnare il Paradiso delle Urì, martiri del jihad, massacrando decine di altri musulmani. È un tipo di condizionamento, o plagio, che ricorda quello dei membri della setta aberrante degli Assassini dell’undicesimo secolo, soggetti totalmente al loro capo, il Pir di Alamut. Qualcosa che è nelle possibilità di servizi esperti, anche se lavorano s una tendenza alla soggezione cieca e fanatica insita nelle mentalità islamiche. Del resto è stabilito che gli eroici jihadisti e decapitatori son strafatti di captagon. Thierry Meyssan parla di «ragazzi» contattati sul web da servizi occidentali, su siti pseudo-jihadisti. «Quando questi giovani uomini e le ragazze sono stati convinti di appartenere a una comunità e di doverla difendere con la forza delle armi, partono per la Turchia. Lì, vengono immediatamente presi in carico da Daesh che si muove sul territorio turco sotto la protezione del MIT, i servizi segreti turchi. Trasferiti in Siria o in Iraq, vengono inizialmente messi in attesa. Durante questo periodo, fanno consumo di droghe e ricevono un insegnamento fino a essere totalmente condizionati a uccidere». Le tecniche di manipolazione mentale «volte a trasformare persone normali in assassini sono state effettuate dalla CIA e dalla US Army sotto il nome in codice di Project Chatter (1947-1953), Project Bluebird (1951-1953), Project Artichoke (1951-1953) e Project MKultra (1953-1973)».
2) Paolo Gulisano, «Viva Cristo Re!Cristeros, il martirio del Messico 1926-29 – Il Cerchio Rimini, 1999.



L'associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE, diffida dal copiare su altri siti, blog, forum e mailing list i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright.


 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità