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Al Papa che va in Terrasanta. Con speranza...
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«Gli ebrei sono il veleno dello sradicamento»: questa frase non l’ha scritta non so quale antisemita; la scrisse Simon Weil nella sua Lettre à un religieux (1942), a cui spiegava che , se lei ebrea esitava sulla soglia della Chiesa, era appunto perché la Chiesa giudaizzava, e con ciò cooperava alla «profanizzazione del mondo», e dunque allo sradicamento dell’umanità da ogni radice sacrale, che per lei era lo scopo del giudaismo. E – profeticamente – aggiungeva: «Se gli ebrei dei loro anni belli risuscitassero, e se gli si dessero delle armi, ci sterminerebbero tutti, uomini, donne e bambini, per delitto di idolatria. Ci accuserebbero di adorare Baal e Astarte, prendendo Cristo per Baal e la Vergine per Astarte».

Conosceva, Simone, il rescritto di Maimonide: nel futuro Regno d’Israele, «un gentile che crea o osserva una legge religiosa al difuori dei sette comandamenti [noachici] deve essere frustato, ed avvertito che sarà messo a morte, se persiste». Ogni altro culto, ogni altro tempio deve essere raso al suolo, ogni angolo del mondo de-sacralizzato quando sarà ricostruito l’unico Tempio, a Gerusalemme.

Trovo la citazione nel libro «Pardes, an etude on Cabbala» (1), opera di un altro ebreo convertito – lui definitivamente alla Chiesa di Mosca – Israel Shamir. Un libro affascinante, travolgente, pieno di citazioni roventi come quella di cui sopra, di conoscenza diretta del Talmud e della polemica che infuria tra gli ebrei nella loro lingua al riparo del loro alfabeto ignoto a noi goy: in breve, Shamir mostra che la globalizzazione, la società aperta propagandata e promossa da Georges Soros in tutto l’Est, il liberismo di Hayek, sono tutti segni dell’avanzata fatale del dominio ebraico sui non-ebrei, e del suo successo: la secolarizzazione totale, l’ateizzazione, l’adagiarsi degli esseri umani nel loro destino zoologico «animali parlanti», di schiavi di Sion. «le popolazioni dell’impero globale siano costantemente mescolate le une alle altre, onde nessuna cultura ereditata possa conservarsi (...); umanoidi senza nazionalità e di conseguenza senza identità che si spostino individualisticamente; la liquidazione della sovranità degli stati è l’obiettivo necessario e logico del programma liberale. Il solo obiettivo collettivo ammissibile per l’attività umana deve essere l’acquisizione di proprietà privata, meglio se mobiliare... il neo-liberalismo è la visione giudaica di un mondo sottomesso ai giudei». E lo dice non un antisemita, ma l’uomo che si chiama Israel Shamir, oggi battezzato col nome di Adam.

Impossibile anche solo riassumere questo libro, da cui sprizzano scintille come dall’incudine di un fabbro-sacerdote che forgia la spada spezzata per un futuro, sperato Sigfrido cristiano. Mi provo a dirne questo: Israel Shamir è il solo – a quanto so – che ha colto la minaccia «metafisica», teologica e apocalittica rappresentata dal giudaismo trionfante e da Israele tornata in Terrasanta, e che (fatto ancor più raro) ha il coraggio di denunciarlo con abbagliante chiarezza, sfidando ogni servile timore, ogni politicamente corretto che lega noi goy. Mi limito perciò a tradurne un ampio passo:

«...Gli schiavi africani, in America, hanno sviluppato nuovi culti da schiavi, mischiando le loro antiche credenze con quelle dei loro padroni. Culti da schiavi, simili, s si sono sviluppati tra gli europei: il culto dell’Olocausto è uno di essi».

«Teologicamente, questo culto è un adattamento del ruolo spirituale giocato dai giudei nelle mentalità cristiane. Sostituisce Cristo con Israele, il Golgota con Auschwitz, e la Resurrezione con la creazione dello Stato ebraico. Le persone che osano mettere in causa il dogma dell’Olocausto sono trattati al modo in cui sempre, in passati, furon trattati gli eretici: scomunicati, sono esclusi dalla società».

È quella che il vostro cronista, nel suo piccolo, chiama «la sola religione obbligatoria rimasta», verso cui – al contrario di tutte le altre religioni – l’egemonia globalista e la secolarizzazione compiuta, non permette incredulità. Non solo politici e governanti noachici, ma Papi e un intero Concilio abbiamo visto bruciare il grano d’incenso al dio della religione «da schiavi», andare in pellegrinaggio ad Auschwitz, visitare il museo di Yad Vasem... magari convinti che sia un segno di «apertura» ecumenica, o un atto civico ormai dovuto ai membri della civiltà occidentale. Senza particolari conseguenze teologiche.

Ci vuole un ebreo, e un ebreo laicissimo, intellettuale francese gauchiste, che fu amico di Sartre e da sempre sfegatato sionista come Claude Lanzmann (2) per illuminare la conseguenza metafisica, per il giudaismo . Shamir lo cita: «Se Auschwitz è vero, allora c’è una sofferenza umana a cui quella di Cristo non può, semplicemente, essere comparata. Dunque il Cristo è falso, e la salvezza non verrà da lui. Auschwitz è la confutazione di Cristo».

Ecco che cosa fa chi brucia il grano d’incenso ad Auschwitz. E la Chiesa cattolica è andata oltre, accettando di togliere una croce e una chiesa che i buoni polacchi avevano messo all’interno della cinta di Auschwitz.

«Una capitolazione», non si perita di dire Israel Shamir ortodosso. «E ha trovato conferma quando il Papa è andato a Canossa, a Gerusalemme, il capo della Chiesa cattolica a domandare perdono agli ebrei...Un errore. Non fu affatto per coincidenza che pochissimo tempo dopo, Ariel Sharon abbia deambulato sul Monte del Tempio. Gli ebrei non sono cristiani: nel perdono, non vedono che una sola ed unica cosa, la capitolazione». E cita Paul Eisen (3), intellettuale ebreo britannico che si dichiara «negazionista dell’Olocausto»:

«Ai cristiani, e all’insieme del mondo non giudeo, gli ebrei dicono: “Voi chiederete perdono per la sofferenza ebraica, ancora, ancora e ancora. E quando avrete finito di chiedere perdono, chiederete ancora perdono. E quando avrete abbastanza chiesto perdono (secondo noi), noi vi perdoneremo...a condizione che ci lasciate fare quello che vogliamo, in Palestina».

Al che commenta Shamir: Ottimista, l’amico Eisen. «La Palestina non è il fine ultimo dei giudei; il loro fine ultimo, è il mondo. La Palestina non è che il posto dove va impiantato il quartier generale dello Stato mondializzato (...) Se uno Stato ebraico fosse stato in Uganda o in Madagascar, non avrebbe potuto attivare certi livelli soggiacenti della coscienza della cristianità. Siccome ha l’apparenza di attuare le profezie, esso (lo spirito dei cristiani) è preso prigioniero».

Shamir continua: «In Israele, la proporzione di gente che approvano i progetti per il Terzo Tempio non fanno che crescere: ormai supera il 60%. Occupato l’Iraq, i palestinesi imprigionati dietro il Muro di Sharon, i sauditi malati di paura, la distruzione tramite esplosivo della Moschea d’Oro e la costruzione del Terzo Tempio non è più che questione di tempo. Le conseguenza saranno incalcolabili; sia si limiteranno per miracolo a un Armageddon atomico. Sia (ciò che sarebbe incomparabilmente peggio) la nostra Ecumene partirà alla deriva, per andare ad inabissarsi nell’universo giudeo».

Perché questo inabissarsi sarebbe, per l’umanità, peggio che una guerra atomica, dovrebbe capirlo chi ricorda le parole di Cristo: temete non chi vi priva del corpo, ma di chi può far morire la vostra anima.

Questa è per Shamir la finalità, l’esito compiuto della vittoria ebraica. Una vittoria del tutto illusoria, naturalmente, perché «mentre le nazioni cristiane moriranno spiritualmente, nessun Tempio permetterà mai di stabilire la linea telefonica – inesistente – tra i giudei e Dio. Nessuna grazia divina verrà mai a versarsi dal cielo, per tramite di questo “tempio”, sull’umanità. Il Derisore satanico riderà in faccia ai giudei, che hanno creduto che dei tanks e dei bulldozer gli avrebbero permesso di mettersi in tasca Dio. ... (...) Ma le conseguenze – disastrose – di questa impresa saranno assolutamente reali, perché l’accettazione del potere satanico influenzerà la coscienza collettiva dell’umanità, la quale è estremamente potente (...) Giocare con le sfere divine rischia di provocare danni della stessa ampiezza (di una strage atomica totale), trasformando il mondo in deserto spirituale».

Ecco di che verità è capace uno che si chiama Israel Shamir, illuminato dalla sapienza apostolica ortodossa. Ho tradotto quest’ampio passo nella (flebile) speranza che qualcuno osi farlo leggere al nostro irascibile Santo Padre.

Papa Francesco andrà in Terrasanta il 25 maggio. Prevedibilmente, ripeterà i gesti di Giovanni Paolo II, la richiesta di perdono, la preghiera al Muro del Pianto, la visita al museo satanico del Vad Yasem... Ho letto si farà accompagnare da un rabbino argentino amico suo, e da un imam parimenti argentino, suo conoscente, trovatina mediatica di sconfinata mediocrità, ma che sarà applaudita dai media noachici come una grande «apertura». Saranno dunque tre argentini in visita: difatti, il Santo Padre ha da poco voluto rinnovare il passaporto del suo Paese, rifiutando quello diplomatico vaticano: «Voglio viaggiare da argentino», avrebbe detto all’Ambasciatore presso la Santa Sede; dunque non da Padre universale di quella Chiesa in cui «non c’è più né giudeo nè greco».

Non lo dico per criticare. Condivido le parole di don Ariel Levi di Gualdo (altro ebreo convertito): «casomai non fosse a lui chiara la dignità del mandato che gli è stato conferito e la paternità universale che dovrebbe esercitare, a noi è invece tutta chiara: una dignità intimamente legata al mistero della Rivelazione e della Redenzione [Mt 16, 13-20]». Ma il fatto che presenterà quel passaporto argentino insieme coi due amici suoi alle guardie di frontiera di Sion, mi fa temere che non sia esattamente all’altezza della sfida che l’ebraismo lancia a Cristo nei nostri tempi.

Magari queste pagine roventi di Shamir potessero ricordarglielo.




1) «Pardes», che a livello essoterico significa «paradiso o giardino», nell’esegesi ebraica è l’acronimo delle letture esoteriche dei versetti biblici: p (peshat) è la letterale, r (raz) è il livello analogico, d (derash) quello mistico, «sod» è quello gnostico, di «coloro che sanno», i kabbalisti e maghi. Leo Strauss, il filosofo dei neocon, ai suoi adepti ebrei insegnava l’ultimo livello. (Two Paths)
2) Les Temps Modernes, dicembre 1993, p.132, 13, Les Temps Modernes è la rivisata fondata da ean Paul Sartre con Simone de Beauvoir, Raymond Aron, Maurice Merleau-Pnty (Camus rifiutò di parteciparvi, e fu demonizzato). Claude Lanzmann ne è tuttora direttore ed editore. Ha promosso tutte le cause della profanazione, secolarizzazione e dissoluzione della civiltà goy: femminismo, de-costruzionismo di Derrida, strutturalismo di Lèvy-Strauss, niccianesimo «acefalo» di Louis Bataille, antipsichiatria di Basaglia, eccetera.
3) Vedi il suo blog http://pauleisen.blogspot.it/




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