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				Campagna anticattolica: da 4 anni le stesse bugie			 
					Avvenire
					28 Agosto 2011
				Freezer  e microonde sono il toccasana in tante cucine. E pure in certe  redazioni. Proprio ieri un settimanale di politica cultura economia lanciava una roboante inchiesta dal titolo «La santa evasione», così  riassunta: «I vescovi lanciano l’anatema contro chi non paga le tasse, ma i patrimoni della Chiesa vivono di agevolazioni ed esenzioni. Ecco la  mappa di un tesoro che conta un quinto degli immobili italiani. E per  legge sfugge alla manovra». 
 Nulla di nuovo. La fonte principale,  se non unica, è una vecchia inchiesta di Curzio Maltese apparsa sulla Repubblica dal 28 settembre al 17 dicembre 2007, poi raccolta nel  volume La Questua. A ogni puntata dell’inchiesta seguiva una pagina di  Avvenire che confutava, dati alla mano, errori, verità dimezzate e  omissioni, lavoro poi confluito nel libro La vera questua (scaricabile  qui). Repubblica non rispose mai né mai corresse i suoi sbagli; ma Maltese  ripulì il libro dagli errori più madornali, pur senza mai citare Avvenire, esempio perfetto di mobbing mediatico: ci sei ma non esisti.
 
 Nient’altro  di nuovo, se non un misterioso altro libro di Piergiorgio Odifreddi,  che accuserebbe la Chiesa di un’evasione doppia, rispetto a quella  denunciata da Maltese.
 
 
 A sconcertare è l’assenza totale di fonti  che i lettori possano controllare. Si citano vaghe «stime» e «calcoli»,  magari dei «Comuni». Tutto così generico da risultare inattendibile. Si  dice, si ripete, si ridice che «la Chiesa non paga l’ICI», ma da quattro  anni non facciamo che ripetere la verità: la Chiesa paga l’ICI per  tutti gli immobili di sua proprietà che danno reddito, a cominciare  dagli appartamenti (vedi la lettera del parroco romano) e dai cinema con  caratteristiche commerciali. E se qualcuno non paga ma dovrebbe pagare,  sbaglia e va fatto pagare. Ma chi?
 L’inchiesta, se così la si  può definire, non lo dice. Sbrina e riscalda. E insinua. Afferma che a  Roma gli immobili del Vaticano sono grandi evasori. Ma non si prende la  briga di chiedere all’Agenzia delle Entrate della capitale l’elenco  degli enti non commerciali contribuenti. Comprensibile: se fosse una  vera inchiesta, dovrebbe spiegare che APSA (Amministrazione del  patrimonio della Sede apostolica) e Propaganda Fide sono al secondo e al  terzo posto tra i contribuenti, dietro un importante istituto di  previdenza. Quindi paga, eccome se paga. Ma poiché il teorema esige che  evada, le cifre dell’Agenzia vanno oscurate, altrimenti farebbero  saltare il teorema.
 
 Son fatte così queste inchieste. Perfino la  Caritas romana viene messa nel mirino come «proprietaria» di ben 70  immobili. La Caritas non «possiede» nulla ma gestisce, in effetti, mense  e comunità di recupero per ex tossicodipendenti, case per malati  terminali di Aids o per giovani madri in difficoltà... che per il gruppo  guidato da Carlo De Benedetti, così in sintonia con le parole d’ordine e  le campagne di Radicali italiani e Massoneria italiana, devono fruttare  ampi redditi, e quindi vanno ben spremuti.
 
 Nulla di nuovo,  dunque. Anche se con ineffabile faccia tosta qualcuno afferma che la  Chiesa manterrebbe un imbarazzato silenzio e non avrebbe mai smentito  nulla, tutto è già stato ampiamente confutato dal 2007 in poi; ma la  campagna militare esige l’applicazione del mobbing mediatico: so  perfettamente che ci sei, mi rispondi e cerchi il dialogo, ma ti ignoro e  faccio come se tu non esistessi. Via allora con le cifre sparate a  casaccio senza citare fonti controllabili. Così gli immobili di  proprietà della Chiesa cattolica, in Italia, ieri erano il 30%,  oggi calano al 22% e domani chissà... palesi enormità, avvalorate da  numeri che si riferiscono a Roma, dove però tutte le congregazioni  religiose del mondo hanno una casa madre o una rappresentanza, e molte  Conferenze episcopali nazionali hanno i loro collegi dove ospitano i  propri studenti che frequentano le Pontificie università. Che un  collegio di seminaristi o giovani preti, che studiano e pregano,  collegio che non produce reddito alcuno ma ha soltanto dei costi, debba  pagare l’ICI è una palese sciocchezza. Nessun istituto d’istruzione la  paga.
 
 Ma la campagna contro la Chiesa non teme le sciocchezze.  Leggiamo infatti l’elogio dell’emendamento dei Radicali «che farebbe  cadere l’esenzione dall’ICI (...) per tutti gli immobili della Chiesa  non utilizzati per finalità di culto», con questo elenco: «Quelli in cui  si svolgono attività turistiche, assistenziali, didattiche, sportive e  sanitarie, spesso in concorrenza con privati che al fisco non possono  opporre scudi di sorta». La scure decapiterebbe anche innumerevoli ONG,  enti di promozione sportiva laicissimi, scuole non cattoliche, realtà  culturali, politiche e sindacali. Un massacro. E costerebbe una cifra  inaudita (la sola scuola paritaria, pubblica esattamente come la  statale, fa risparmiare 6 miliardi all’anno) a uno Stato costretto a  intervenire là dove la Chiesa, e altri, sarebbe costretti a mollare. Ma  che importa? La furia demagogica ha bisogno di un facile bersaglio da  additare all’odio popolare. E intanto gli evasori, quelli veri,  gongolano.
 
 
 SE QUESTA VI PARE UNA STANZA DA 300 EURO A NOTTE
 
 «La  splendida abbazia di Chiaravalle alle porte di Milano costa 300 euro,  ma è un cinque stelle a tutti gli effetti», tuonava il 10 novembre 2007  la Repubblica. Splendida lo è senza dubbio, Chiaravalle. Ma un albergo  a cinque stelle proprio no. Come tanti monasteri, ha una foresteria,  nel suo caso di 7 stanze singole (una doppia è in via di realizzazione),  dove ospita chi voglia condividere qualche giornata di preghiera con i  monaci cistercensi (e in qualche caso familiari di persone ricoverate in  ospedali milanesi). Le stanzette, tutte con bagno e in regola con le  normative edilizie vigenti, sono come quella che vedete nella foto.  Agli ospiti viene chiesto un contributo di 40 euro per la pensione  completa, ma se una persona è in difficoltà, viene ospitata  gratuitamente per una notte. La cantonata madornale non è mai stata  corretta dal quotidiano di De Benedetti, i cui lettori sono ancora  convinti che Chiaravalle sia un albergone. Se è con questi metodi che  gli anticattolici calcolano la presunta ICI evasa dalla Chiesa, stiamo  freschi.
 
 
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