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Verso il collasso, e scappa da ridere
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Prima le comiche finali del centro-destra.

Renata Polverini si ricandida alla guida della Regione Lazio. Ritiene di aver ben meritato. «Perché non vada disperso il buon lavoro fatto», dice.

Giulio Tremonti scende in campo in alleanza con Maroni al Nord e Raffaele Lombardo al Sud. Insomma, il nordico più nordico, Tremonti dallo Stelvio, col sudicio più sudicio. E in mezzo Maroni, quello della «pulizia». O anche, per la proprietà transitiva, Maroni si allea con Lombardo: ossia il leghismo del «le nostre tasse al Nord» con l’ex governatore della Sicilia che invece che in politica dovrebbe essere in galera, essendo un mafioso di natura, avendo lasciato la Regione in bancarotta come la Grecia, dilapidato migliaia di miliardi del Nord, e riempita di fancazzisti amici con stipendi d’oro; che ha cambiato maggioranza 4 volte, ed eletto nel centro-destra si accosta ai democratici...

Maroni fa appello a Berlusconi: fa cadere il governo Monti, e la Lega fa di nuovo la coalizione con te. La famosa, fortissima, virtuosa eccezionalmente fattiva alleanza Pdl-Lega, che ha tanto meritato dagli italiani. Sicuramente vincente un’altra volta. Con metà dei voti in meno, sia da Lega sia da PDl.

Maroni da un bel po’ implora il ritorno dell’alleanza, che i suoi cornuti di cartapesta l’hanno obbligato a troncare. Ma dall’altra parte? «Non so con chi parlare, parlo con tutti ed ho risposte diverse. Ma non sono in ansia per questo, noi andiamo comunque per la nostra strada». Vada, vada. El desfigado sognante.

Claudio Scajola minaccia i suoi fedelissimi nel suo collegio ligure (che a frotte abbandonano la barca che affonda): «Ho guidato il servizi segreti, so tutto di voi... le vicende delicate che vi riguardano, dalle indagini sul voto di scambio ai fondi all’estero».

Tulliani, alias Gianfranco Fini, preme per fare alleanza con Casini, e portare Casini a fare il governo con Bersani. Altrimenti, ha paura di dover andare a lavorare, non toccando nemmeno lo sbarramento minimo. È pronto a sostenere Bersani: dal Fascio, ha fatto un bel progresso. È Casini che non lo vuole. Anche il suo «grande centro», nei sondaggi, non va benissimo. E con Fini a fianco, sarebbe imbarazzante...

Berlusconi, ora che Bersani ha vinto le primarie del PD, riscende in campo: solo lui può salvare l’Italia dai comunisti (come, s’è visto). Vuol abbandonare il Pdl al suo destino, ossia al naufragio: l’ha riempito di sue puttane, suoi avvocati penalisti e suoi yes men, e – stranamente – non gli piace. Colpa sua? Macché. Colpa loro, come ha spiegato: non hanno il quid. Da domani, solo puttane. Vede già il Grande Rinnovamento: Berlusconi e le sue 52 girls 52! Tutto quanto fa spettacolo! Si tiene stretto il potere di fare le nomine nel vecchio partito (gli ex missini gli chiedono in ginocchio il favore di sostenerlo, purché li mettano in lista; lui li fa penare), ma nello stesso tempo sta preparando un suo partito nuovo, ha già depositato una ventina di nomi. Però è anche tentato di piantare tutto e stabilirsi a Malindi da Briatore, dove può trombare sedicenni nere fuori dagli sguardi della Boccassini. Gli hanno messo alle costole, finalmente, una psicanalista, se è vera (forse no) la notizia che dà in un divertentissimo pezzo Pietrangelo Buttafuoco. Che ne dà persino il nome: Druna Kebler. Purtroppo, lacaniana. (Natale a Malindi)

E questo è ciò che offrono al potenziale elettorato di maggioranza nel Paese: polvere di falliti politici, mozziconi di sfigati bruciati, e vari pregiudicati.

Poi c’è l’altra novità dall’altra parte, ma questa non fa più ridere.

L’ex procuratore Di Pietro forse confluirà nel nuovo movimento dell’ex procuratore De Magistris (prima non era il contrario?), Movimento Arancione: vi aderisce anche il sindaco di Milano Pisapia. Ma soprattutto, ha dato il suo regale assenso, salutato da una ovazione, il procuratore Antonio Ingroia (ma non era in Guatemala?). Il grande intercettatore del Quirinale, il teorico della trattativa Stato-mafia che imbastisce le sue tremende accuse basandosi su rivelazioni di «pentiti» già screditati come comprovati mentitori che però danno ragione ai suoi teoremi, più che nelle aule dei tribunali, ha successo nei talk show e imbastisce di preferenza i processi su Il Fatto e al Congresso dei Comunisti (esistono ancora?), gli piace scatenare applausi definendosi «un partigiano» («Un partigiano della costituzione»,) e da tempo vuole «entrare in politica». Anche come leader del nuovo movimento? «Ci ragioneremo sopra», insomma non ha detto no. In fondo, è l’esponente ideale della magistratura inadempiente e inefficace però potentissima nell’abusare dei suoi poteri, incarcerazioni preventive, intercettazioni a strascico ed ascolti occulti, tanto da minacciare e implicitamente ricattare. Tipo Scajola, a ben pensarci: «So tutto di voi», e se voglio vi sbatto in galera. L’Occhio del Grande Fratello: è l’ideale di giornalisti come quelli de Il Fatto (che vive delle intercettazioni spifferate dalle procure, e ricambia) e dei suoi numerosi lettori. Insomma si sta consolidando il Partito degli Inquisitori insindacabili (sennò ti sbatto dentro).

Oggi la causa del collettivismo non ha più bisogno delle Brigate Rosse, o delle FARC (Fuercas Armadas Revolucionarias de Colombia): oggi sono i nostri procuratori a fare la rivoluzione con le sentenze, a continuare la lotta partigiana con comodi stipendi pubblici e senza rischi né contrasti. Possono sequestrare un’azienda da 18 mila dipendenti, riducendoli tutti alla fame: «Assaggiate la sferza della legge, capitalisti nemici del proletariato». Possono arrestarli: «Colpiscine uno per educarne cento». Possono vietarle di vendere la merce già prodotta, con ciò azzerando le speranze di profitto e riducendo a zero il valore dell’azienda – e dando un bell’avvertimento ai famosi, attesissimi «capitali esteri che dobbiamo indurre a investire in Italia». I magistrati possono insultare un giornalista che non gli piace, definendolo «un malvivente abituale» nel dispositivo di arresto. Insomma stanno eliminando la proprietà privata dei mezzi di produzione, sradicando il capitalismo come un delitto, controllando chi vogliono con intercettazioni occulte, imbastendo cause penali all’insaputa dell’accusato, sopprimendo con la persecuzione e le calunnie la libertà di stampa e d’opinione, togliendo il lavoro e diffondendo la miseria: tutto ciò non ha una inquietante somiglianza col sistema sovietico?

Ora questa «Inquisitors Inc.» con alla testa «El Guatemalo» può avere i voti per andare al governo: quelli radunati da Beppe Grillo nella sua setta. Se fosse per lui, Di Pietro sarebbe al Quirinale... L’ex comico sta delineando sempre più la sua ideologia come giustizialismo esoterico ad emissioni zero, tra Damanhur e De Sade. Ma anche con un po’ Berlusconi: Grillo continua a ripetere «Il marchio è mio, l’ho depositato», dal partito-azienda alla setta-azienda. Fortuna che ha cominciato a fare il dittatorello folle con un po’ troppo anticipo (almeno, bisogna prima avere il potere), e i sondaggi stanno flettendo.

Ma a che preoccuparsi di chi votare? Chi ci governa davvero si sta occupando di noi. Ora che ha messo i suoi dipendenti praticamente in ogni Banca Centrale e governo europeo, Goldman Sachs vede finalmente rosa. (Goldman Sachs ha completato la conquista economica dell’Europa | Goldman Sachs: «È l’Italia la sorpresa per il 2013. Ma riforme e pacchetto lavoro restano decisivi»).

Jim O’Neill, il suo presidente per gli asset management, si lancia nella seguente dichiarazione:

«In termini di crescita, anche se la recessione nel Paese continua, gli indicatori che utilizziamo suggeriscono che l’economia abbia toccato il fondo del ciclo, e che sia pronta a ripartire».

Insomma un tuffo carpiato doppio con torsione e contraddizione in termini: la recessione continua, ma ha toccato il fondo.

«Merito soprattutto delle iniziative prese dalla Banca Centrale guidata da Mario Draghi, oltre che del successo dell’implementazione di riforme di austerity nei Paesi a rischio, Italia inclusa».

Come si intuisce, Goldman Sachs sta incoraggiando i suoi dipendenti, e ci dice di stare tranquilli, perché sono molto bravi; e conferma la luce in fondo al tunnel vista dal dipendente Mario Monti. «L’Italia è citata tra i mercati più interessanti insieme a Cina, Russia e Brasile». Esagera perfino un po’, il Principale, come vedete. Da Pigs, ci sta facendo diventare quasi Brics. Quasi.

Qualche ora di radiosa esultanza s’è avuta per presunte dichiarazioni lenitive della Merkel sulla Grecia (le sue parole sono state intese come: non escludo la cancellazione del debito di Atene), e per presunti progressi nella ricompra (buy back) di suoi titoli di debito da parte della Grecia: il devastato Paese si ricomprerà 40 miliardi di euro dei suoi titoli, per placare i «mercati». È un modo per estinguere parte del suo debito pubblico. Piccolo particolare: per estingue il debito, dovrà accendere nuovo debito, presso l’EFSF (ossia dai Paesi europei del «no», ma non ditelo ai loro contribuenti). Per il momento, la Grecia farà una ricompra più limitata, di 10 miliardi.

Altro piccolo particolare: tutti questi soldi, faticosamente raccolti dagli Stati europei, andranno nelle tasche dei padroni di hedge funds speculativi, fra cui un tale Daniel Loeb, che 4 mesi fa ha comprato da banche creditrici spaventate una quantità enorme, ancorché imprecisata, di bond governativi greci a prezzo di liquidazione – diciamo – 14 su valore facciale 100. Se la Grecia ricompra a 25 o 40, Daniel Loeb può fare profitti da 100% al 400%: in quattro mesi, non è male. I greci che non hanno più sistema sanitario, né lavoro ma solo debiti, possono rallegrarsi. Il loro sacrificio non è vano.

Questo è geniale. I miliardi estratti dai contribuenti europei messi alla frusta, da popoli europei dissanguati, vanno ad arricchire i miliardari degli hedge funds. Ci credo che Goldman Sachs vede roseo. (The Latest Greek "Bailout" In A Nutshell: AAA-Rated Euro Countries To Fund Massive Hedge Fund Profits)

Poche ore dopo, contrordine: la Merkel si rimangia tutto, le Borse cadono, gli spread risalgono... e l’euro si apprezza. Chissà perché. Dovrebbe svalutarsi, dando respiro alle nostre esportazioni. Invece più è nei guai, più sale. Più i popoli sono sacrificati alla moneta unica, e più rincara. Muoriamo di fame con in tasca una moneta sempre più forte (è la quantità delle monete in tasca che cala). Che bello. Ha ragione Goldman Sachs: la vita diventa ogni giorno più prospera e felice. Come diceva la Pravda ai tempi di Stalin.

Infatti, il Rapporto Finale stilato dai ministri degli Esteri di Germania, Francia, Italia, Spagna, Olanda, Polonia, Belgio, Austria, Danimarca, Portogallo, e Lussemburgo riuniti nell’augusto consesso denominato «Future of Europe Group» assicura quanto segue:

«L’euro presenta profondi vantaggi economici ed è il simbolo più potente dell’integrazione europea».

Che cosa hanno fumato?, s’è chiesto qualche giornalista sardonico. I ministri in consesso sono usciti fuori con una lista della spesa di raccomandazioni per tenere insieme l’euro con scotch e coccoina, il loro capolavoro, fra cui la consueta ricetta per tutti i mali: spogliare gli Stati della sovranità sui loro bilanci, e darla all’eurocrazia.

Per compensare il piccolo deficit democratico, hanno proposto l’elezione diretta del presidente della Commissione UE. «No, prima date tutti i poteri alla Commissione, e solo dopo un presidente eletto diverrà funzionale», ha replicato Herman Van Rompuy a nome dell’eurocrazia.

Frattanto, il presidente della Commissione non-eletto, il noto Barroso, ha messo insieme un suo progetto di 52 pagine per creare il governo federale da tutti lorsignori auspicato. Il prossimo governo eurocratico, la Commissione sognata da Barroso, potrà «coordinare» le politiche tributarie degli Stati membri. Avrà il potere di porre il veto sui bilanci di previsione degli Stati. Avrà il potere di tassare direttamente i cittadini d’Europa, aggiungendo la sua torchia a quella degli Stati-membri; e tutta «taxation without repersentation», senza controllo democratico, senza una costituzione. È il sogno del golpe permanente. Il tutto, naturalmente, dato come il metodo finale per «superare la crisi di fiducia» dei mercati e «salvare l’euro».

È comunque ammirevole la costanza con cui costoro proseguono nell’arraffamento del potere sovrano e sottratto alla volontà popolare; metodici, vanno avanti, qualunque cosa succeda. Per fortuna il premier olandese, Mark Rutte, ha rigettato ripetutamente il progetto eurocratico: come i tedeschi, gli olandesi non vogliono pagare per i debiti di noi Pigs. Gli Stati «rispettino gli impegni che hanno accettato quando hanno introdotto la moneta unica», ha detto. Ossia: deficit sotto il 3%, debito al 60%, e austerità. La solita solfa tedesca contro la solita solfa eurocratica.

Che sono perfettamente convergenti: nel senso di raggiungere lo scopo oligarchico senza farlo sapere alle cittadinanze.

Dopotutto, anche i tedeschi hanno firmato il fondo ESM, Meccanismo Europeo di Stabilità. Ossia hanno accettato che tutto il personale di questo organo oligarchico-bancario goda di assoluta immunità giuridica. Lo stesso personale è esente da ogni imposta. E gestisce 700 miliardi di euro (soldi nostri), a suo insindacabile giudizio.

È semplicemente impossibile presentare querela contro uno dei dipendenti del ESM, o contro lo ESM stesso. Per contro, lo ESM può querelare qualunque persona fisica, giuridica o statale in Europa. Può ordinare agli Stati firmatari di versargli tutti i fondi che a suo giudizio gli servono, senza obbligo di darne le ragioni; ed entro 7 giorni al massimo.

E se uno Stato non può obbedire perché non ha un centesimo (Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna già oggi, Italia domani, anche se Monti è lì a strizzarci per farci cacciare i soldi per questa Europa), allora sono gli altri Stati-membri che devono rispondere automaticamente per loro: povera Francia che ha già perso la tripla A, e poveri cittadini tedeschi che si credono al sicuro... Lo ESM prevede che i popoli della zona siano tenuti a rispondere coi propri beni ai debiti degli Stati.

Non sanno, i cittadini crucchi, che per salvare l’euro, ai casi estremi della Grecia dichiaratamente insolvente, dovranno sborsare 771 miliardi, oltre il doppio del bilancio dello Stato germanico (306 miliardi). Se si dovrà salvare la Spagna e l’Italia (o meglio i loro creditori), la cifra salirà a 2.800 miliardi. Da stroncare anche la potenza tedesca. Non a caso Tony Blair ha fatto un severo appello alla Germania: salvate l’euro! Ad ogni costo!

Chissà perché proprio Tony Blair. Che potere ha per dare ordini ai tedeschi? Nessuno lo spiega,
men che meno i giornali.

Qualcosa si chiarisce quando si apprende dove e da chi è stato stilato il regolamento dello ESM: nello studio di avvocati americani Fresh¬fields Bruckhaus Deringer. Uno studio che ha grandi clienti: Goldman Sachs fra i primi, più i grandi creditori bancari europei.

Per coincidenza, Goldman Sachs adesso vede rosa sui nostri destini. Sì, l’Europa sta entrando dalla recessione alla depressione vera e propria. Sì, la disoccupazione è quasi al 12% sul continente, al 17% in Portogallo (era al 14% l’anno scorso), al 25,4% in Grecia, al 26,2% in Spagna – più della disoccupazione americana nella Grande Crisi del 1929. La disoccupazione giovanile tocca il 60%. Il debito greco ha già raggiunto il 189% del PIL. Il mercato dell’auto è crollato del -20%. La produzione industriale collassa dappertutto: -7% in Spagna e Grecia, meno 5% in Italia, meno 2% in Francia. Ed anche in Germania declina.

Ma Goldman Sachs ci rassicura. L’euro è salvo, cari europei. E pagherete voi, perché starete subito meglio. Non ve lo dice anche Mario Monti? Così autorevole? Così Trilateral-Bilderberg-Sachs? Così incapace ma furbastro?

Ecco cosa dice Monti:

«Penso che se il governo avesse voluto far sì che le cifre sulla disoccupazione fossero un po meno negative avrebbe dovuto fare un surfing protratto sulla cresta di unonda illusoria, ma poi si sarebbero ripresentate nuovamente».

«Solo con le riforme potremmo ridare fiducia al resto del mondo sul fatto che il nostro Paese è un luogo dove fare investimenti».

«Non ritengo che lattuale governo potesse fare diversamente da ciò che ha fatto e non credo che la sua azione sia causa di fenomeni negativi che vogliamo rimuovere».

Si è vantato perché lo spread cala, il furbastro, e tutti e media hanno applaudito: Monti ha fatto calare lo spread! Che bravo! Che loden! Ma scusate, se lo spread cala vuol dire che qualcuno compra i Bot e BTP italiani a man bassa; e chi compra il nostro debito, visto che la nostra situazione economica è sempre peggiore? I mercati? Ma no. Ebbene sì, è solo la Baca Centrale europea. Il dipendente Mario Draghi. Giusto per far vedere rosa, come ha decretato Goldman Sachs. Da qui alle elezioni. E forse anche dopo, visto che ormai, col ESM, è la finanza americana (via Goldman Sachs) ad aver preso il potere assoluto su tutti gli Stati e su tutti i nostri portafogli, di noi europei. Con l’accordo dei nostri «rappresentanti», cosiddetti.

Presto, Monti sarà il vostro presidente della repubblica. Bersani, il vostro futuro capo del governo, che voi stessi avete votato, lo metterà a quel posto: da cui si fanno tutti i putsch possibili e immaginabili. Dormite, italiani.

 

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