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Hollande, una «quénelle» ti seppellirà
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La Francia cova una esasperata insofferenza contro Hollande e il suo governo, il più «israeliano» della storia: giusto questa settimana Hollande è in visita nella sua Israele, dove è accolto come trionfatore dopo che il suo ministro degli esteri, Fabius (J) ha silurato gli accordi sul nucleare iraniano che la Casa Bianca stava ben avviando (1), accordi che Netanyahu aborre; mentre l’economia francese è alla deriva e la disoccupazione monta.

Per capire, bisogna raccontare gli antefatti. Chi non è al corrente di cose francesi può non conoscere Dieudonné M’bala M’bala. Chi è costui? Un noto comico e umorista: mezzosangue di origini camerunesi, per anni autore applaudito di scenette di tinta anti-razzista , a favore dei sans papier (immigrati clandestini), militante di sinistra (nel 1997 si è candidato contro un rivale del Front National prendendo 8% dei voti) – insomma un uomo di successo secondo i canoni politicamente corretti.

Ciò fino al 2003, quando «Dieudo» ha cominciato, da antirazzista, a satireggiare i razzisti israeliani. In un famoso sketch è apparso nelle vesti di un colono israeliano, col cappellone nero da haredi ma in mimetica militare, che finiva per alzare il braccio nel saluto nazista gridando «Heil Israel». Da quel momento, è stato fatto segno ad una sistematica campagna di odio, diffamazione e censura da parte del CRIF (Conseil Répresentatif des Institution Juives de France), che è l’analogo dell’Anti Defamation League (of B’nai B’rith) e dell’AIPAC americani, messi insieme. È divenuto una non-persona per i media. È scomparso dalle televisioni, il suo nome non va fatto in alcuna occasione pubblica. Nonostante ciò, Diedunné resta il più popolare attor comico di Francia.

Alain Soral
  Alain Soral
Un trattamento simile i poteri forti hanno riservato ad Alain Soral. Chi è costui? È il filosofo e saggista, già dirigente del Partito Comunista francese, entrato in rotta con le sinistre per il loro a abbandono della classe operaia, e il loro appoggio a nozze gay e agli altri ingredienti del «totalitarismo della dissoluzione» promosso dall’alto. La sua posizione politica si esprime nel concetto: «Sinistra del lavoro, destra dei valori». Idee sociali ed economiche socialiste (contro l’eurocrazia e l’Europa della banche) ma rispetto per i valori religiosi e morali della destra. Soral si distingue dal Front National (in cui ha militato per qualche tempo) perché, lui, è a favore dell’accettazione e integrazione totale dei musulmani tra i cittadini Français de Souche (francesi di ceppo) come Français de branche, francesi d’innesto. Non a caso, il movimento che ha fondato si chiama «Egalité et Réconciliation»: per Soral, Islam e cattolicesimo sono due fonti di tradizione, di etica e civiltà, la fonte di quei principii di cui il totalitarismo della dissoluzione vuol privare la comunità nazionale. Data questa necessità di ricostruzione civile, Soral sta tentando di integrare i musulmani-cittadini per guadagnarli al progetto di risanamento morale nazionale. Cristiani e musulmani dice, si oppongono all’immoralità sessuale come all’imperialismo, al potere dell’usura come alla distruzione della famiglia; c’è una battaglia da fare insieme.

Si può capire che questa visione non sia maggioritaria nella Francia bianca, terrorizzata dalla rivolta permanente delle banlieues, zone di delinquenza e teppismo senza controllo abitati da nordafricani- Soral sottolinea che i delinquenti sono giovani di terza generazione che hanno perduto le loro radici ed identità, non i musulmani fedeli: «Nessun musulmano esce dalla moschea per bruciare le auto» (2). Nè Soral né il suo movimento sono personalmente religiosi; ciò lo apparenta alle posizioni di Charles Maurras e all’Action Française, il movimento che nel primo ‘900 tanto seguito si guadagnò opponendo la nazione a «massoni, ebrei, ugonotti» (protestanti) e banchieri.

Proprio per questo, i poteri forti massonici e israeliani francesi temono ed odiano Soral. Anche lui è una «non-persona» che non si può citare sui media ufficiosi; viene continuamente trascinato in giudizio e condannato per i suoi scritti; qualche giorno fa, su denuncia della LICRA (Ligue internationale contre le racisme et l'antisémitisme, ovviamente J) la casa editrice del suo movimento, Kontre Kulture, è stata condannata a ritirare dalla vendita un libro di contenuto pretesamente antisemita, e a censurarne altri quattro purgandone interi capitoli. Questi quattro sono, va notato, opere già pubblicata da un secolo: L’Ebreo Internazionale di Henry Ford, Le Salut par les juifs di Léon Bloy, La France juive d’Edouard Drumont, e La Controverse de Sion di Douglas Reed.

Questo è il clima nella Francia di Hollande e del suo governo «israeliano»: repressione penale e censura di libri, psicopolizia orwelliana. Dieudonné e Soral, quasi dimenticavo, sono anche fatti segno di continue indagini fiscali e di altri abusi dalle autorità hollandiane. Ciò ha avvicinato le due personalità, che conducono ora insieme la loro lotta: invece di chinare il capo, chiedere perdono al giudaismo e rientrare nel sistema, essi rimbeccano e contrattaccano; e hanno riunito attorno a sé frange rispettabili dell’Islam. Basti pensare che sono vicini a Nasrallah (il capo di Hezbollah libanese) e Dieudonné è stato invitato in Iran...

Questo è l’antefatto, necessario per capire quello che sta diventando «la rivoluzione della quénelle».

La quénelle è una pietanza della cucina francese. Per i nostri scopi, basterà dire che per lo più ha l’aspetto di un salamino o wurstel... ci siamo capiti. «Te mettre une quénelle» ha un preciso significato: «metterla in quel posto». Ebbene: tempo fa in una delle sue scenette, Dieudonné ha fatto il gesto della quénelle rivolto alle «autorità». Una variazione del gesto italiano dell’ombrello, diciamo, con l’indicazione della misura della quénelle che è pronto a «mettere» nel didietro ai governanti.

Una cosa da nulla, se vogliamo. Ma su Internet, il gesto è diventato immediatamente virale. Soprattutto i giovanissimi si postano su YouTube mentre fanno la quénelle. Anzi, peggio: è diventato uno sport nazionale giovanile avvicinare politici famosi, chiedere loro l’onore di farsi fotografare con loro, e far a loro insaputa la quénelle.

Qui sopra, ecco il ministro dell’Interno Manuel Valls, sionista sfegatato, mentre posa sorridente e ignaro fra giovani che gli fanno il gesto dell’ombrello

 


La nazionale di basket si fa fotografare attorno ad Hollande con un gesto che può voler dire «siamo i numero 1», ma anche altro...

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Giovani sposi, neolaureati, equipes chirurgiche postano sul web la loro quénelle al governo Hollande

Si vendono magliette con la manica centimetrata onde «mettere» una quénelle di lunghezza adeguata

Turisti postano quénelles sotto il Muro del Pianto

È un ciclone di «vaffa» che si alza dalla Francia. La suddetta LICRA (l’organizzazione ebraica contro l’antisemitismo) spara comunicati frementi di rabbia, deliranti: sostiene che la quénelle è «un saluto nazista invertito che vuol significare la sodomizzazione della Shoah». Da quel momento, il gesto del vaffa dilaga.



Il peggio è stato quando due soldati, messi di guardia alla sinagoga Beth David di Parigi nel XVI Arrondissement, si son fatti riprendere a fare la quenelle. Immediatamente sollevati dall’incarico sono stati messi sotto punizione «esemplare», come ha fatto sapere il capo di Stato Maggiore. Risultato: una marea di foto di soldati che fanno la quenelle:

Manuel Vall, che è ministro dell’Interno, ha minacciato misure penali contro Dieudonné e Soral; la risposta sarcastica di Dieudonnè, in video, ha superato un milione di contatti.

Soral e Dieudo hanno fatto una ironica petizione per messa fuori legge dell’ebraica LICRA, per «nocumento all’ordine pubblico»: ha raccolto 100 mila firme.

Insomma, un gesto con cui la gente vuol esprimere il suo disprezzo e scherno per il regime israelo-hollandiano e la mancanza di rispetto dei «valori» che il Sistema vuol imporre, sta maturando in un movimento politico. Essi vedono che il loro Paese è eterodiretto da interessi stranieri, in mano ad enti «morali» che impongono i loro totem (gli immigrati clandestini, i rom, gli omo, il culto pubblico della shoah ) e i loro tabù limitando la libertà di pensiero e di opinione. Sono trent’anni che vedono sulla scena gente come questa:



Bernard Kouchner (business umanitario), Harlem Désir (gran promotore dei diritti dei gay e zingari, fondatore di SOS Racisme), e Bernard-Henry Lévy (maitre à penser, attualmente imperialista per Sion). Qui sono durante una manifestazione «antirazzista» del 1989. Adesso sono ancora lì, anzi hanno fatto carriera nel partito socialista e onnipresenti a pontificare in tv, hanno imposto le leggi che rendono reato penale l’indagine storica sull’olocausto... La gente non ne può più, e il fatto che due dei tre siano J ed uno un finocchio militante e virulento, non li rende più sopportabili.

E un manifesto di Egalité & Réconciliation intercetta questa esasperazione:



E sempre più, questa esasperazione trova espressione di massa. Si ricordi la marcia di centinaia di migliaia contro le nozze gay. La rivolta anti-tasse dei Bonnets Rouges non si placa in Bretagna, e una loro delegazione è arrivata fino a Parigi per fischiare Hollande. Poi, recentemente, un evento incredibile s’è prodotto al palazzo di giustizia.

Anche qui, l’antefatto: in una delle sue scenette, Dieudonné ha cantato una canzoncina intitolata Shoananas, una parola che unisce «Shoah» con «ananas». Immediatamente la CRI, SOS Racisme e tutte le organizzazioni ebraiche possibili e immaginabili hanno trascinato il comico davanti ai giudici, che l’hanno condannato a 20 mila euro di ammenda. Dieudo ha interposto appello.



Un folto gruppo di elementi della Lega Difesa Ebraica (3) sono venuti in tribunale per insultare e intimidire il comico. Ma hanno trovato un altrettanto folto gruppo di sostenitori di Dieudonné che hanno risposto agli insulti, brandendo anche ananas e cantando Shoananas... Nel video, si sente che gli ebrei urlano «Am Ysrael Hai!» (Israele vive!), in ebraico, poi l’inno nazionale di Israele. Dal canto loro, gli oppositori hanno intonato La Marseillaise – l’inno nazionale francese – con tanta forza, da sovrastare i clamori degli LDJ; e molti di loro sono neri africani o «abbronzati», mica francesi biondi.

Per di più gli agenti di polizia messi a fare da cordone fra i due gruppi, quando sentono alle loro spalle cantare, anzi urlare «La Marsigliese», hanno preso a spintonare e a cacciar fuori gli ebrei della LDJ: fatto significativo, è nota ed ovvia la propensione degli agenti di polizia per il Front National; Dieudonné e Soral sono non meno popolari tra le forze dell’ordine in divisa.

Questo video, ovviamente, non è stato mandato in onda dalle tv ufficiali. Ma gira sul web e diventa virale: la Marsigliese è un canto rivoluzionario, e quando viene cantata, anzi gridata coi pugni alzati, colpisce con la forza di un simbolo la memoria storica francese. Sicuramente Hollande, fabius, Valls l’hanno guardata tremando e stanno preparando contromisure.

Detto en passant, in appello, il tribunale ha condannato Diedonné a 20 giorni di prigione. Non credo che basterà a scoraggiare lui e i suoi seguaci.





1) È accaduto l’8-9 novembre. A Ginevra erano incorso gli incontri «5+1» (occidentali con l’Iran): a porte chiuse, come aveva chiesto il presidente iraniano Hassan Rouhani – era disposto a concedere molto sul nucleare iraniano in cambio della fine dell’embargo, ma ha ovviamente forti avversari interni – quando il ministro francese Laurent Fabius ha rivelato ad una radio francese che Parigi non avrebbe accettato le offerte iraniane (che John Kerry, a Ginevra, stava accettando) perché «sono un trucco»: usando persino la fraseologia di Netanyahu. Ciò ha mandato a monte l’accordo, anche se Teheran ha accettato più ampie ispezioni. E’ stato così palese che Fabius agiva su ordini della sua vera patria, che persino Strobe Talbott, ex segretario di stato sotto Clinton, ha twittato: «L’atteggiamento della Francia è del tutto condizionato dalla formidabile lobby israeliana a Parigi e dal denaro delle petro-monarchie del Golfo». La realtà è che Netanyahu non vuole che l’Iran acceda definitivamente al disarmo nucleare, perché – dopo – si porrebbe la questione del disarmo d’Israele, potenza atomica primaria. Ma l’interesse della Francia è appunto l’opposto, aprire le vie commerciali con l’Iran oggi bloccate dall’embargo. Molti francesi si sono domandati se, all’Eliseo, si sia insediato il governo di Sion. Tanto più che il giornale ebraico Times of Israel ha rivelato la parte che ha avuto nel voltafaccia di Fabius un tal deputato Meyer Habib, che è una Fiamma Nirenstein francofona: individuo di doppia cittadinanza, è insieme deputato sarkozista in Francia e politico in Israele dove abita stabilmente. In Israele, Habib è stato membro del Betar, la formazione estremista che fa capo al nazismo razziale di Jabotinski. A Parigi, è il vicepresidente del CRIF (Conseil Rèpresentatif des Institutions Juives), inoltre scrive i discorsi di Hollande (anche lui membro del CRIF).
2) Come si sa invece il Front National, sotto la guida di Marine LePen, ha assunto uno spiccato filo-israelismo, un po’ perché il suo elettorato popolare odia e teme gli immigrati delle banlieues e un po’ per la speranza di una bella affermazione elle elezioni presidenziali future; per la quale bruciare il grano d’incenso a Sion, in Francia, è imprescindibile. Anzi non solo in Francia ( Il padre di Marine, invece, s’è fatto ritrarre mentre fa la quénelle).
3) La Ligue Défense Juive (LDJ) è l’emanazione in Francia della Jewish Defense League americana, fondata dal defunto rabbino Meir Kahane, considerata organizzazione terroristica persino dall’FBI. I suoi giovani, addestrati nel krav-marga, l’arte marziale dei commandos israeliani, si dedicano a feroci pestaggi di avversari politici, anche ebrei pacifisti.



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