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Putin alla Trasfigurazione
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Fra le cose che i nostri media ci nascondono, ci sono le risposte di Vladimir Putin alle domande che gli pongono, provocatorii, i giornalisti esteri durante le conferenze-stampa. Così ci siamo persi la risposta che ha dato ad un giornalista francese che lo assillava sul pugno d’acciaio usato contro i separatisti ceceni (un settore della «atrocity propaganda»):

«Gli estremisti musulmani sono nemici dei cristiani, degli atei e dei musulmani stessi perché ritengono l’Islam tradizionale ostile ai fini che essi perseguono. Se lei vuol divenire un islamista radicale, ed è disposto a farsi circoncidere, la invito a Mosca. Siamo un Paese multi-confessionale, ed abbiamo degli esperti per questo. E dirò loro di operarla in modo che niente rischi di rispuntare!».

Umorismo da orso russo, se volete. Ma in stridente contrasto con la lingua di legno, omogeneizzata e anodina, dei governanti occidentali (e delle nostre nomenklature). Ecco un’altra risposta, questa data a Bruce Kendall della BBC, che qualche tempo fa gli ha domandato: «Ritiene che la minaccia di attacco militare USA abbia avuto una parte nel fatto che la Siria abbia accettato di consegnare le sue armi chimiche?».

Putin: «La Siria ha sviluppato il suo armamento chimico come alternativa all’arsenale nucleare d’Israele. Dovreste fare appello anche al disarmo israeliano...», citando esplicitamente l’esempio di Mordechai Vanunu, lo scienziato atomico israeliano che lo Stato sionista ha catturato illegalmente a Roma nel 1986 e rinchiuso in galera per 18 anni, per aver rivelato a suo tempo ai media inglesi che lo Stato d’Israele disponeva di 200 testate nucleari.

Risposte che sfidano il politicamente corretto, l’ipocrisia, cui tanto servilmente si adeguano i nostri politici. Queste due risposte le devo ad Israel Shamir, l’israeliano convertito all’Ortodossia , oggi tornato ad abitare in Russia. Il quale rievoca anche l’espressione con cui Putin rimbeccò Obama, quando costui s rivolse al mondo intero vantando l’eccezione americana: la nostra politica mondiale per l’espansione della democrazia, «fa la differenza dell’America. È ciò che ci rende eccezionali».

«È pericoloso incoraggiare i popoli a vedersi come eccezioni», ritorse Putin: «Noi siamo tutti diversi, ma quando imploriamo la benedizione divina, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha fatti eguali».

Una frase di cui Shamir, da convertito, coglie la profondità.. E commenta: «Gli USA si sono costruiti sulla teologia giudaica dell’eccezionalismo, del popolo eletto. Sono il Paese dell’Antico Testamento. È qui la ragione profonda dell’alleanza fra Israele e gli USA. L’Europa attraversa una fase di apostasia e di rigetto del Cristo, mentre la Russia è profondamente cristiana. Le chiese sono piene, ci si augura a vicenda buon Natale e buona Pasqua... la Russia è il Paese del Nuovo Testamento. E il rifiuto dell’eccezionalismo, della nozione di popolo eletto, è la base della cristianità».

Vi chiederete perché racconto storielle, mentre in Ucraina divampa la tragedia, e le provocazioni omicide e le stragi del governo-fantoccio sostenuto dall’Occidente puntano a trascinare la Russia in qualche reazione inconsulta, cercano il casus belli. Ma ne ho un’altra di storiella, e vedrete se è significativa. Radar e satelliti-spia americani spiano le rotte di un certo Tupolev Tu-214SR che loro chiamano «doomsday plane», l’aereo del giorno del giudizio, perché – carico di apparecchiature di comando e controllo, è sicuramente la centrale di trasmissione e collegamento che segue il presidente russo per ogni emergenza. Il 25 aprile scorso, l’aereo è stato notato avvicinarsi ai confini della Finlandia, e poi compiere ampi circoli, a lungo, sul lago Ladoga. Il 27 aprile il doomsday plane è di nuovo decollato, di notte, dall’aeroporto Vnukovo di Mosca e raggiungere la verticale del Ladoga, compiendo poi gli usuali ampi loops.

Si è scoperto così che





Vladimir Putin si reca spesso, a volte con altre personalità russe, nel celebre monastero di Valaam, centro spirituale dell’Ortodossia, da mille anni impiantato nella gelida Karelia. Meglio detto monastero della Trasfigurazione, questo centro della contemplazione giunse nel XVI secolo a contare seicento monaci; molti furono quelli martirizzati nei ripetuti attacchi che l’isola-santuario subì dai soldati svedesi, che – luterani – sterminarono i contemplativi ed incendiarono le chiese in odio alla fede, in modo atroce nel 1578 e poi di nuovo nel 1715, dove i monaci furono ridotti ad 11. Ripetutamente desertificato dalla violenza evangelica (sic), ripetutamente restaurato dagli Zar, ed ampliato dal patriarcato di Mosca, nel 1917 il centro di preghiera giunse a contare un migliaio di monaci. Ovviamente il regime staliniano spazzò via questa rinascita religiosa continua; i contemplativi sparirono nel Gulag senza lasciare traccia. Tuttavia nel 1989, il regime morente non impedì che sei monaci si insediassero di uovo nell’isola di Valaam. Nel 2007 il patriarca Alessio II vi ha consacrato una nuova chiesa, dedicata alla Theotokos di Smolensk, celebrata come Odigitria («la Madre di Dio che indica la via»); i monaci oggi sono 217, visitati da pellegrini e giovani volontari che li aiutano nei lavori, e dai quali nascono vocazioni. Risulta adesso che Putin è un visitatore abituale e frequente della Trasfigurazione (l’Athos del Nord), dove probabilmente s’intrattiene col suo consigliere spirituale, sia l’archimandrita sia un vecchio saggio staretz, e forse compie dei ritiri spirituali.

Insomma, pare ci sia ancora un capo di Stato cristiano. Senza farsi illusioni, sia consentito aprirsi alla speranza.

Frattanto in Occidente


Avrà bisogno di tutta la serenità e la fortezza d’animo, e dell’aiuto della Theotokos, per restare calmo davanti alle provocazioni occidentali.

Zbigniew Brzezinski, l’antico consigliere di sicurezza nazionale, suggerisce alla Casa Bianca di rendere il conflitto «costoso e prolungato» per i russi, fornendo agli ucraini filo-occidentalisti «le armi che saranno necessarie per condurre una resistenza di successo (in una) resistenza urbana prolungata». (Zbigniew Brzezinski: Obama Has Failed to Communicate Ukraine Crisis to Americans)

L’inevitabile senatore Jonh McCain («Bomb, bomb, bomb Iran») rincara: «Gli ucraini storicamente sono bravi nella guerriglia; perché non gli mandiamo le armi? Armi anticarro... un programma di aiuto militare a lungo termine». (Поразка українців з американською зброєю у руках зашкодила би іміджу США - сенатор)

Il vicesegretario della NATO (l’americano Alex Vershbow): «La Russia ci obbliga a considerarla come nemica». Ed ha reso noto il progetto di modernizzare le forze armate di Polonia, Stati baltici, Romania, Moldavia, Georgia, Armenia ed Azerbaijian quasi che Mosca intendesse invadere tutti questi Stati – ma poi ha ammesso: si tratta di «cogliere l’opportunità di creare sul terreno la realtà accettando l’adesione dei paesi che vi aspirano alla NATO».

Già fatto, si direbbe: le truppe di Kiev inviate a riprendersi le città dell’Est viaggiano su americanissimi Humwee…



Quanto alla NATO, ha ammassato a ridosso delle frontiere russe ben 73 aerei in più: da combattimento, bombardieri, Awacs.



A che gioco gioca Hollande?


La Francia ha mandato dei caccia Rafale in Polonia, Caso strano, gli aerei sono comparsi con l’insegna cancellata da una mano di grigio. L’identificativo della squadriglia viene così dissimulata: a che scopo? È un atto poco meno grave che mandare in battaglia dei soldati vestiti da civili, senza mostrine di riconoscimento: violazione delle leggi di guerra, che vogliono che i civili si astengano dalle armi. In ogni caso, tre dei Rafale sono della squadra Normandie-Niemen, un gruppo che nel ’42-’44 combatté inserito nell’armata dell’aria sovietica...





Kiev: cosa significa la leva obbligatoria


Il Governo di Kiev, la cui legittimità sarebbe da confermare con suffragio popolare, ha introdotto la coscrizione obbligatoria per i 18-25enni. Non è solo un allarmismo demente: è un modo per perseguire penalmente, domani, per diserzione coloro che militano sulle barricate pro-russe; e tenere sotto schiaffo i molti giovani che non vogliono farsi arruolare per la guerra civile (ci sono stati numerosi rifiuti di obbedienza, e intere schiere di donne che hanno fermato i cingolati di Kiev, fatti non documentati dai nostri media con l’elmetto). Rivela il trucco il fatto che un deputato di Svobda ha chiesto l’applicazione della legge marziale nell’Est, che darebbe poteri di fucilazione alle forze di Kiev, che lì sono i neonazi che hanno dato le note prove di sé e della propria concezione della legalità nell’eccidio di Odessa.

E soprattutto, è un metodo per intimidire la parte della popolazione – notevole, come si è visto nelle manifestazioni del Primo Maggio – che senza essere filo-russa, è contro il Governo insediato da un putsch americano, ed ha invocato a gran voce il referendum sull’ipotesi federale.

No, non sono osservatori OSCE...


I ribelli di Slaviansk hanno finalmente liberato gli osservatori OSCE, hanno detto i nostri media. Eppure a questo punto dovrebbero essere informati che quelli non erano in missione OSCE: erano tre ufficiali tedeschi della Bundeswehr più un militare svedese (che è stato rilasciato sùbito non essendo di un Paese NATO), in missione per conto del Governo illegale di Kiev a curiosare tra le barricate dei filo-russi; non hanno potuto esibire nessun mandato internazionale; hanno detto di agire in base al «Documento di Vienna».

Mettiamo i puntini sulle i: si tratta di un trattato adottato da 57 Paesi nel 1990, che obbliga gli Stati firmatari a un reciproco scambio di informazioni sulle loro forze armata e principali sistemi d’arma, e prevede anche possibili verifiche sul campo. Per la Germania, le attività relative al Documento di Vienna sono trattate da un Centro Verifiche della Bundeswehr (ZVB) con sede ad Aachen: questo centro, per bocca del tenente colonnello Hayko von Rosenzweig, ha dichiarato che il tipo di missione era «insolita» (unusual) e «nella storia del Documento di Vienna non è mai avvenuta in questa forma». Le missioni usuali condotte in base al Documento di Vienna sono di routine, nel quadro dei trattati sulla bilancia degli armamenti, e non avvengono né in periodi di torbidi armati, né su richiesta di un Governo senza legittimità democratica come quello di Kiev, né hanno mai avuto mandato per sindacare sulle formazioni irregolari, come sarebbero i barricati di Slaviansk. Per di più, è una missione militare tedesca che ha avuto luogo in un territorio ex sovietico: grave violazione di accordi del 1989-91, quando le potenze occidentali promisero a Mosca, che stava smantellando il Patto di Varsavia, di non stazionare mai truppe NATO in un Paese dell’ex Patto: impegno comunque violato apertamente dagli americani che dal 2010 hanno operatori di Patriot in Polonia, e dal 2012 vi tengono truppe permanenti.

Merkel, ambigua furbetta


La faccenda è così sporca che un vecchio e rispettato giornalista tedesco della Tagesschau, Volker Brautigam, ha rivolto una lettera aperta ai colleghi: «Quando cesserete infine questa indegna mascherata, per cui ad esempio create fantasmi tanto da dire che gli ufficiali tedeschi detenuti nell’Est Ucraina sono “osservatori dell’Osce”? Non potete non sapere che l’OSCE non conduce mai operazioni militari segrete... Si tratta di ufficiali in abiti civili incaricati di una missione segreta d’acquisizione d’informazioni che abusano della sigla OSE come copertura. in una parola: delle spie!».

E già che c’era, il giornalista ha aggiunto: «Perché a proposito del regime di Kiev, sicuramente illegittimo, usale la formula falsificante di “governo di transizione”, e adottate formule contraffatte come “presidente ad interim”? Con questo modo ripugnante di disinformare il pubblico , oltretutto accettato volontariamente, la stampa come servizio pubblico si sega il ramo su cui è seduta». (Ein Brief an die Redaktion der Tagesschau)

Il capo della falsa delegazione OSCE, il colonnello Schneider, ha chiarito in una conferenza stampa che la loro missione «era coordinata molto da vicino col nostro Ministero degli Esteri». Ciò mette allo scoperto la doppiezza e vile ambiguità della politica della Merkel, che tiene i piedi in tutte le staffe: da una parte ha collaborato nascostamente per il «regime change» a Kiev (i tedeschi hanno preparato e finanziato il loro candidato, l’ex pugile Klitscko) , tiene bordone ai provocatori globali, partecipa alla vasta alleanza anti-russa ma a metà, cercando di non rovinarsi i rapporti commerciali con Mosca. Del resto non stupisce: la Cancelliera è stata essa stessa una figura «selezionata» dai servizi occidentali quando era una giovane «comunista» in carriera della Germania Est, ovviamente preoccupata per la sua carriera e pronta a cambiare cavallo, abbracciando la democrazia e l’Occidente.

Kiev: alla guerra per miliardi del FMI


Cristine Lagarde, l’altra donna ai vertici delle nomenklature globali, passerà probabilmente alla storia come quella che ha innescato l’offensiva bellica del Governo di Kiev verso i suoi cittadini dell’Est in rivolta. Il 30 aprile, il Fondo Monetario ha annunciato di concedere un prestito di 17 miliardi di dollari al Governo di Kiev, disperato per mancanza di liquidità. È un prestito immane per un Paese in bancarotta, che non potrà mai pagare se non con inimmaginabili sofferenze dei suoi sudditi. Sùbito dopo, la Lagarde ha peggiorato la situazione. Forse volendo colpire i ribelli che vogliono la federalizzazione del Paese, ha emanato un comunicato-stampa che recita: «Se il Governo ucraino perde il controllo effettivo sull’Est del Paese, il salvataggio da 17 miliardi dovrà essere rivalutato». Il che equivale a dire: «Kiev, riprenditi l’Est a qualunque costo, o non vedi i soldi»: Il disperato governicchio ha avventato i suoi corazzati ed elicotteri d’assalto contro le barricate. (IMF Warns Ukraine: Fight For The East Or No Money)

L’istigazione della Lagarde si spiega osservando questa tabella:



L’Ovest ucraino filo-occidentale, agricolo, esporta ed importa poco ed è in deficit commerciale. Il centro con la capitale Kiev esporta di più, ma è in profondo rosso commerciale. È invece l’Est (filorusso) che esporta bene ed è in attivo commerciale. «Senza quelli, il debito da 17 miliardi non me lo onorano», si sarà detta la Lagarde. Ecco a chi farlo pagare: ai filorussi. Sono i grandi ideali sottesi alla democrazia: a chi far pagare il conto imperiale.

Distruggere la Russia


Ogni tentativo di Putin di far scendere la tensione viene contrastato da qualche aumento della tensione, da una escalation tesa all’irreparabile; con in più la faccia di renderlo colpevole dell’aggravarsi continuo. La speranza moscovita che l’Occidente acceda ad una qualche mediazione e de-escalation rischia di essere ingenua, ha scritto Paul Craig Roberts, che fu vicesegretario di stato sotto Ronald Reagan, perché ad essere vigente a Washington è ancora la Wolfowitz Doctrine. Wolfowitz, il neocon israeliano, quello che nel 2000 stilò il «Progetto per il Nuovo Secolo Ameriano», Project for a New American Century – il documento che auspicava una nuova Pearl Harbor per spingere il popolo americano ad accettare il più costoso piano di riarmo della storia: il vero scopo, scriveva Wolfowitz è «prevenire il riemergere di un nuovo rivale, sia nel territorio dell’ex-URSS sia altrove, che (...) domini una regione dove le risorse, sotto adeguata gestione, possano generare una potenza globale». Traduce Craig Roberts: questa dottrina «considera qualunque Stato abbastanza forte da rimanere indipendente da Washington come ostile. È coerente con l’ideologia neocon che vede gli USA come la nazione indispensabile, la nazione “eccezionale” che ha diritto all’egemonia mondiale. Cina e Russia ingombrano il passo all’egemonia mondiale USA...». È la stessa diagnosi di Israel Shamir.

La Theoòtokos vegli su Vladimir.



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