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Ecco come vota la democrazia americana
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L’attorney general del Texas, Greg Abbott, ha avvisato l’OSCE per lettera ufficiale: se un suo osservatore straniero si avvicinerà a meno di 30 metri (100 piedi) da un seggio elettorale durante le elezioni presidenziali, sarà immediatamente arrestato e portato in tribunale. È una mossa voluta dal governatore del Texas in persona. «No a controllori e ispettori dell’ONU in nessuna votazione in Texas» ha sancito in un «tweet» diffuso fra i suoi elettori. Anche il governatore dell’Ohio ha annunciato che «non permetterà ad osservatori dell’ONU» di controllare la regolarità delle operazioni di voto nel suo Stato. (Texas A.G. Threatens to Arrest European Election Observers)

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Dal che si deduce che i due governatori sono convinti che l’OSCE sia un organo dell’ONU, mentre OSCE (Organizzazione di Sicurezza e Cooperazione in Europa) è un organo che riunisce i 27 Paesi ad economia di mercato, fra cui gli Stati Uniti: e che per consuetudine manda osservatori a controllare il regolare svolgimento di elezioni dovunque, spesso su indicazione americana.

Così, per esempio, le recenti elezioni presidenziali in Russia sono state osservate da controllori OSCE. Sicché il parlamentare di maggioranza del parlamento russo (Duma) Sergei Zelezhniak, ha suggerito che «l’Europa abbia il coraggio di mettere nella lista delle persone a cui è interdetto l’accesso nel territorio dell’Unione Europea» anche i due governatori americani e l’attorney general del Texas.

Questa è infatti la sanzione per i politici di regimi la cui «democrazia» è poco solida. «In Russia tutti gli osservatori internazionali accreditati hanno potuto essere presenti ai seggi e controllare le operazioni di voto», ha detto il parlamentare russo, e nonostante ciò i media europei e americani hanno gettato dubbi offensivi sulla regolarità delle elezioni che hanno riportato Vladimir Putin al Cremlino. «Vediamo se l’Europa ha due pesi e due misure».

L’episodio è rivelatore. Non solo dell’ignoranza di due governatori statunitensi che non distinguono fra ONU ed OSCE, ma anche della cieca aria di superiorità dell’americanismo terminale: si vive come la Virtù incarnata, la democrazia suprema, a cui nessun’altra è superiore, e che nessun altro «inferiore» deve permettersi di verificare.

Ammesso che il brutale rifiuto a farsi controllare non venga da altri motivi inconfessabili. Le macchinette elettroniche per il voto introdotte in America, gestite da una società privata filo-repubblicana, sono state più volte sospettate di manipolazione. Un’inchiesta condotta da Harper’s Magazine nel numero di ottobre ha segnalato che «con l’adozione massiccia di tecnologia di votazione elettronica è emerso un ‘brave new world’ di manipolazione elettorale. Lo ‘outsourcing’ dei conteggi a poche ditte private che operano fuori dai riflettori, senza controllo e responsabilità – questa privatizzazione delle nostre elezioni – è una delle crisi più pericolose e meno comprese della democrazia americana in tutta la sua storia».

E il bello è che i media anche italiani fingono di appassionarsi alla contesa elettorale fra Obama e Romney; mandano fior di inviati, che tutte le sere si chiedono: chi vincerà? Cosa dicono i sondaggi? Ma quali sondaggi, per favore!

In USA, persino giornali mainstream, politicamente corretti e ufficiosi come USA Today segnalano la facilità delle frodi con lo «electronic voting». Basterebbe che i pagatissimi inviati dei TG italiani li leggessero: (Editorial: Electronic voting is the real threat to elections)





O basterebbe chiedere a ditte dal nome Hart Intercivic o Diebold, le cui macchinette elettroniche sono usate in tutti i 50 Stati. E nel 2004, il capo di Diebold, Walden O’Dell, promise di «consegnare voti a george W. Bush». In Ohio, nel 2004, i sondaggi all’uscita dei seggi davano il candidato democratico John Kerry in testa col 67% dei voti, e a Bush jr. il 38%. Vinse Bush, come sapete. Giustamente Vladimir Churo, presidente della Commissione Centrale delle elezioni in Russia – in Russia! – definisce il sistema di voto americano «tra i peggiori del mondo». (Hack the vote: Russian election chief rips US elections, voting machines)

Ecco perché questo giornale non si occupa di elezioni americane. Il tema non ci appassiona.



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