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Zeloti e sicari verso il sacrilegio
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Il saggista e scrittore Zeev Sternhell, docente all’università ebraica di Gerusalemme, è stato fatto oggetto di un attentato: una bomba piazzata sotto casa sua lo ha leggermente ferito (1). Il «terrorismo islamico» non c’entra. C’entra il terrorismo talmudico messo in atto, sempre più decisamente, dai «coloni» degli insediamenti illegali.

Sternhell ha avuto il torto di opporsi pubblicamente agli insediamenti illegali in Cisgiordania, e i fanatici gliel’hanno giurata. Dopo l’attentato, presso la casa del professore, la polizia ha trovato volantini che offrono una ricompensa di 300 mila dollari a chi ucciderà o lui un membro di Peace Now, un gruppo pacifista israeliano parimenti odiato dai coloni.

Da settimane i coloni sono in rivolta: blocchi stradali, manifestazioni violentissime con lancio di pietre contro la polizia, persino il saccheggio di alcune postazioni fortificate del glorioso Tsahal, fatte a loro difesa; hanno dato fuoco a veicoli dell’esercito e distrutto materiale.

Ciò apparentemente perchè, dopo anni di indulgenza verso questi fanatici pericolosi, il governo ha cercato di frenarne le peggiori manifestazioni, mandando la polizia a smantellare una o due baracche dei coloni. Ma in realtà il movimento oggi dà prova della sua forza e del suo potere, e intende imporre la sua politica.

Durante i disordini, i fanatici non hanno mancato di occuparsi dei palestinesi: nel villaggio arabo di Asira al Qibliya hanno fatto qualcosa che lo stesso Ehud Olmert ha definito «un pogrom»: devastazione di case, incendi degli oliveti e dei raccolti, auto dei palestinesi bruciate, parecchi palestinesi ricoverati con colpi d’arma da fuoco. Tutto per vendicare, dicono loro, il pugnalamento di uno dei loro bambini in kippà, di 9 anni, dell’insediamento di Ytzhar.

Ma il vero motivo lo rivela Ephraim ben Shochat, uno di loro, un ventenne che abita nell’insediamento illegale vicino al villaggio arabo devastato.

«L’esercito ci dice che lo intralciamo nella caccia ai terroristi», ha spiegato Ephraim ai giornalisti accorsi, «ma noi facciamo deterrenza, che è più importante che dare la caccia a un singolo terrorista. Ci si deve rendere conto che noi lottiamo contro una nazione».

Parole rivelatrici: è il genocidio la politica che i coloni vogliono imporre. E’ una strategia della violenza deliberata e consapevole, come scrive l’Herald Tribune.

Uno dei capi del movimento, Akiva HaCohen, 24 anni, lancia proclami di resistenza anche contro l’esercito e il governo, incitando a resistere «dovunque, comunque e contro chiunque» tenti di togliere loro anche una sola baracca dei loro insediamenti, che hanno costruito sulla «terra sacra» che «YHVH ha dato al nostro popolo».

«I più estremisti come Ben Shochat, che si nominano “la gioventù delle colline”, rigettano ogni obbedienza allo Stato ebraico, cui la precedente generazione di coloni e i loro rabbini ancora si inchinavano».

Consapevolmente, questi «giovani delle colline» ricalcano un antico schema delle discordie ebraiche: sono gli zeloti detti anche «pugnalatori» (sicari) che persino nella Gerusalemme assediata dalle legioni di Tito, andavano ad ammazzare altri ebrei da loro ritenuti «tiepidi» o «impuri».

La loro arroganza non trova resistenze (anzi, trova vaste complicità) nel governo sionista, per un motivo di psicologia tipicamente ebraica, incomprensibile per chi non è un Katz.

I più fanatici, per quanto controproducente sia la loro politica, sono visti come coloro che possono dire di sè: «Lo zelo per la Tua Casa mi consuma»; di fronte a questo «zelo», i poliziotti che devono far obbedire alle leggi si sentono deboli, «tiepidi» o «impuri», insomma con la coda di paglia di fronte alla Casa (di David).

Questo stato d‘animo inconfessato fermenta anche ai più alti e cinici livelli della politica. Olmert intasca tangenti come un politico nostrano; ma benchè abbia promesso (ad Annapolis, ricordate?) di smantellare gli oltre cento insediamenti illegali in Cisgiordania, che sorgono su terreni da restituire ai palestinesi, non l’ha fatto. Anzi, di fatto ogni governo anche «di sinistra» e «laico» ha appoggiato l’occupazione e la confisca delle terre arabe.

Gli zeloti hanno ben ragione, dal loro punto di vista, di accusare i politici sionisti di ipocrisia: per esempio, hanno dichiarato «illegale» un insediamento chiamato Rahelim, abitato da 45 famiglie di fanatici, dove il ministero dell’Abitazione ha costruito 14 case - non baracche, ma edifici in muratura, con tutti i permessi e le autorizzazioni. Un insediamento su terra rubata, ma stavolta «legale».

Gli zeloti non fanno che dare forma compiuta alla politica di esproprio che il governo persegue di nascosto: occupano gli spazi arabi fra un «insediamento legale» e l’altro, con lo stesso scopo del governo: creare il fatto compiuto, onde impedire che le terre vengano un giorno restituite ai palestinesi.

Anni di indulgenza hanno fatto di questi fanatici - per di più riccamente finanziati dalla Diaspora americana - una forza reale.

A Binyamin in Cisgiordania («Samaria» per i fanatici che vivono nel passato arcaico), ossia praticamente a Ramallah sotto il teorico governo dell’Autorità Palestinese, i coloni hanno addirittura scacciato i loro rappresentanti che ritenevano troppo accomodanti.

Questi rappresentanti, appartenenti alla Yesha (l’organizzazione-ombrello dei coloni) avevano negoziato col governo la rimozione di alcuni avamposti illegali in cambio della legalizzazione di altri più grossi insediamenti. Ora la Yesha «moderata» (si fa per dire) non esiste più, il potere è tutto in mano ai sicarii o zeloti.

«I veri ebrei decidano se stare con lo Stato o con la Torah», dice il 24enne HaCohen.

La giornalista dell’Herald Tribune ha scoperto con sgomento la psicologia di questi neo-zeloti. Essi sono convinti di rivivere le gesta degli antichi ebrei usciti dall’Egitto, e - come loro - di stare strappando la terra ai «Cananei». Per loro i palestinesi sono gli «Amaleciti», uno dei popoli di cui il loro YHWH ordinò lo sterminio totale. E’ questo che leggono nella Torah.

Akiva HaCohen, però, la Torah si è stufato presto di studiarla. S’era iscritto ad una yeshiva (scuola talmudica) ma l’ha abbandonata a 16 anni; ha scelto l’ebraismo pratico, ossia lo sterminio degli «Amaleciti», e per questo si è insediato «sulle colline» presso Ramallah, dopo essersi sposato a 18 anni. Non è stato accettato nell’esercito (lui dice «a causa del mio zelo religioso»), ma ha ricevuto addestramento militare da Tsahal in qualità di «difensore di prima istanza» del suo insediamento illegale Yitzhar. Come tutti i coloni - sono 250 mila in terra altrui - dispone di un fucile mitragliatore; e l’insediamento dispone anche di armamento d’assalto più pesante. Devono pur difendersi dai «terroristi», questi eroi consumati dallo zelo per la Casa.

La visione del gruppo, dice l’Herald Tribune, «è messianica e quasi apocalittica; il giovanotto HaCohen - ora agli arresti domiciliari - condisce i suoi discorsi con i temi delle redenzione imminente.

Il che non è poi tanto strano, una volta venuti a sapere che Akiva HaCohen è un neyorkese (nato nel sobborgo di Monsey), ed è venuto in Israele coi genitori. La sua teologia «ebraica» deve chiaramente parecchio a quella dei «cristiani rinati» (born-again christians) e dei loro tele-predicatori protestanti evangelici, che in USA predicano l’imminente Armageddon e la «rapture», ossia il rapimento al cielo dei buoni americani che aiutano Israele ad «accelerare i tempi della redenzione» (gli altri staranno sulla terra a soffrire la Grande Tribolazione).

Il potere di questi fanta-zeloti del 21° secolo è pericoloso in quanto aspirano - chiaramente - a ricostruire il Tempio, abbattendo le sante moschee della Spianata: «l’abominazione della desolazione» predetta da Gesù.

Un passo avanti in questo senso è documentato dal coraggioso giornalista Jonathan Cook, che vive tra i palestinesi per informare il mondo delle loro sventure (2). Le migliaia di famiglie arabe che abitano nel popoloso agglomerato di Silwan - presso l’Orto degli Ulivi, in vista della moschea di Al Aqsa - subiscono da un decennio le angherie di 50 famiglie di zeloti che si sono piazzate lì sostenendo che quella è terra biblica ultra-sacra, e occupando case e strade palestinesi coi mitragliatori spianati. Ma ora, i poveretti soffrono di peggio: gli «archeologi» degli zeloti.

Una oscura organizzazione chiamata Elad, finanziata da «oligarchi» russi e miliardari ebrei americani, sta operando enormi scavi tra le case dei palestinesi, ovviamente per favorirne il crollo; un tentativo di scavare un tunnel di 600 metri sotto le antiche mura di Gerusalemme è stato temporaneamente bloccato da un tribunale. Il pretesto per questo sconvolgimento è  secondo Elad che proprio lì sorgeva, 3 mila anni fa, la vera e autentica Città di David, con la reggia di re David in persona. Ovviamente, il sito è stato ampiamente scavato da archeologi veri, che escludono che i resti di muraglie di pietra possano essere trovati.

Sono 60 anni che l’archeologia israeliana scava intensamente alla ricerca di prove dell’esistenza di un Regno di David magnifico come quello descritto dalla Bibbia, senza trovarne un solo indizio. Israel Finkelstein, il massimo archeologo, con i colleghi cattedratici è giunto alla conclusione che il regno di David fu una creazione propagandista sacerdotale, elaborata verso il 600 avanti Cristo, per giustificare alcune pretese del regno di Giuda sui territori a Nord (Davide sarebbe stato l’unificatore di «Giuda» con «Israele»).

I resti archeologici sotto l’abitato di Silwan sono, senza alcun dubbio, ciò che resta di un insediamento «cananeo» del 1000 avanti Cristo, ossia due secoli dopo il presunto Regno di Davide: dove per «cananeo» va inteso un gruppo umano che non era ancora ebraico, perchè non condivideva gli usi alimentari dell’ebraismo.

Il professor Rafi Greenberg, docente all’università di Tel Aviv, che su quel luogo ha condotto campagne di scavo dagli anni ’70, chiama le iniziative di Elad «pseudo-scienza». Anche la Autorità per le Antichità, (la sovrintendenza delle Belle Arti di Katz) si è opposta al sequestro della zona da parte del  gruppo Elad, nel 1997; e la facoltà di archeologia s’è rivolta addirittura ai tribunale contro le escavazioni a-scientifiche dei fanatici.

Ma poi, con gli anni,le proteste si sono acquietate. Elad ha cominciato infatti a finanziare la Autorità per le Antichità sempre a corto di denaro, e a sub-appaltarle lavori di scavo; gli archeologi, che dipendono dalla autorità per le loro campagne, ritengono apportuno non criticare un donatore così generoso.

Risultato: gli «archeologi» di Elad hanno organizzato un parco archeologico a Silwan, cacciando centinaia di famiglie palestinesi, e portano addirittura turisti ebrei (americani, ovvio) a visitare la «vera città di Davide». Il municipio ha approvato l’ampliamento della colonia ebraica prima illegale con sinagoga, asili, scuole e un parcheggio sotterraneo per 100 posti auto.

Ancora pochi anni, e un passato inesistente sarà accettato come «storia sacra» e lo pseudo parco archeologico sarà una sorta di Disneyland religiosa, in cui ebrei con il senso di colpa perchè preferiscono stare in USA anzichè venire a lottare in Israele, avranno la conferma che «la Bibbia aveva ragione».

Il lato allarmante è che l’organizzazione Elad agisce in coordinamento con la Ateret Cohanim Yeshiv, la «scuola rabbinica» che ha raccolto i fondi per la ricostruzione del Tempio, e ha fabbricato il vasellame e gli oggetti rituali (secondo la decsrizione della Bibbia) per i sacerdoti che ripeteranno il rito.

Il rito - lo sgozzamento dell’agnello - che deve avvenire sulla «Roccia di Abramo», ossia dentro la moschea di Omar.

Anche la Ateret Cohanim, con fondi illimitati, compra case antiche nella zona araba di Gerusalemme per «redimerle» (il concetto di «redenzione» ebraico, tikkun, ha questo significato. diciamo, patrimoniale); anch’essa si dedica a scavi «archeologici» che - chissà perchè - consistono nel praticare dei tunnell in direzione della Spianata delle Moschee.

In passato, elementi della Ateret Cohanim furono fermati appena in tempo mentre progettavano di far esplodere le moschee, onde «redimere» la sacra roccia di Abramo. David Beeri, il fondatore di Elad, è stato membro della Ateret Cohanim.

Infine, dal cosmo un evento forse solo apparentemente estraneo alle pretese messianiche dei moderni zeloti: la pressione del vento solare è diminuita del 20% rispetto a un ventennio fa, secondo i dati raccolti dal satellite astrofisico Ulysses, lanciato nel 1990. Il fatto curioso è che la radiazione di protoni che nasce dal sole (vento solare) non è calata di velocità  se non del 3%; la riduzione di pressione viene dal cambiamento di temperatura e densità. Il vento solare è del 13% più freddo che negli anni ’90, e del 20% meno denso (3).

Il fenomeno ha probabilmente ridotto anche l’eliosfera, l’immensa «bolla» che ha come centro il Sole e che è «gonfiata» appunto dal vento solare; tutti i pianeti del sistema solare, anche Plutone, sono contenuti dentro l’eliosfera. Si ritiene che essa sia la prima difesa contro il bombardamento di raggi cosmici ed altre particelle ad alta energia emesse da corpi come supernove e buchi neri, ma che sono deflesse dal campo magnetico dell’eliosfera. Ulisse ha scoperto che il campo magnetico del sole si è anch’esso indebolito  del 30%.

Anche il campo magnetico terrestre si indebolisce, secondo il Danish National Space Center di Copenhagen.

«Ciò che sorprende è la velocità, quasi istantaneità dei cambiamenti che hanno luogo nel campo magnetico terrestre», dice Nils Olsen, un geofisico dell’istituto danese (4). Quasi certamente sono movimenti altrettanto veloci e imponenti che avvengono nella sfera di metallo liquido che comincia un migliaio di chilometri sotto la superficie.

Secondo gli scienziati, è possibile che i fenomeni preludano ad un rovesciamento dell’asse magnetico, fatto avvenuto molte volte nelle ere precedenti, anche se il processo durava secoli. L’indebolimento del campo magnetico terrestre apre l’alta atmosfera all’azione di particelle ad alta energia provenienti dallo spazio esterno.

La nave di ricerca russa «Jacob Smirnitskyi» ha confermato che, dalle profondità del mare Artico, si liberano sempre maggiori quantità di metano, che raggiungono l’atmosfera. Il metano delle profondità era di solito trattenuto dal gelo in forma di cristalli, sotto l’equivalente marino del permafrost terrestre.

Migliaia di tonnellate di metano si stanno liberando dal mare di Leptov, quasi inaccessibile braccio artico perennemente ghiacciato; lì, gli scienziati hanno visto ribollimenti di metano ad occhio nudo; il fenomeno era già stato constatato anche in Siberia, e attribuito allo scioglimento del permafrost.

«Segni dei tempi»?




1) Isabel Kershner, «Radical settlers take on Israel», International Herald Tribune, 26 settembre 2008.
2) Jonathan Cook, «King David recruited to expel Palestinians», Counterpunch, 26 settembre.
3) «Solar wind loses power, hits 50-year low», NASA, 23 settembre 2008.
4) «Earth’s core, magnetic field changing fast, study says», National Georgraphic, 27 settembre 2008.
5) Steve O’Connor, «The methane time-bomb», Independent, 23 settembre 2008.


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