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Global warming e il Progetto globale
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Si introduca qui l’epica figura di Boone T. Pickens, meritevole di passare alla storia fra i giganti del capitalismo terminale. Chi è costui?

Pickens è un «ticoon» del settore energetico, grande promotore delle energie alternative che – come tutti sanno – ridurranno il riscaldamento globale. Ci crede tanto da aver investito, attraverso la sua azienda Media Power, 2 miliardi di dollari per la creazione della più grande impresa di turbine a vento del mondo, la «Texas Panhandle». A questo scopo, Pickens ha ordinato dalla General Electric 687 turbine a vento, quei mulini a pale ultra-moderni che producono (come tutti sanno) energia pulita e naturale.

dirigismo_ambientalista_1.jpgPickens le ha volute giganti, le sue turbine: 400 piedi, come un palazzo di 30 piani. Da mettere in una area del Texas vasta 100 mila ettari, da lui appositamente affittata nella contea di Panhandle per ricavarne entro il 2014, come pubblicizzava, 4 mila megawatt, «abbastanza da illuminare un milione di case». Il business del secolo.

Solo che – come ha spiegato in un’intervista all’AP – «quando ho cominciato a ricevere queste turbine, ho pensato... dico, nel mio garage non ci stanno, devo metterle da qualche altra parte».

Ora Pickens sta cercando Paesi e contee in altri Stati, disposti ad accettare qualcuna delle 687 turbine da 120 metri che ha già ordinato (1).

Il Texas è così grande da poter in teoria ospitare l’intera popolazione mondiale, ciascuna famiglia con la sua villetta. Eppure anche nell’immenso e semideserto Texas, il cosiddetto impatto ambientale delle turbine non passa tanto bene.

Soprattutto, il genio dell’energia rinnovabile si è accorto (a ordinativi fatti) che parte del suo problema è che non esiste una rete di distribuzione che porti la sua elettricità dalla desolata contea di Panhandle al famoso milione di case da illuminare.

Pickens dice di aver pensato di costruire il suo proprio sistema di distribuzione, ma che «ci sono dei problemi tecnici».

Gli si può credere, e si può credere che il più tecnico dei problemi sia la mancanza di capitali per una nuova, gigantesca spesa.

Isomma ha cancellato il grande progetto, ed ora cerca di partecipare a programmi di mulini meno ciclopici, dove piazzare un po’ delle sue turbine a vento. Forse in Canada, forse nel Midwest.

Pickens merita di passare alla storia come la smentita vivente del dogma primario del liberismo: che il privato sa meglio dell’impresa pubblica come investire i suoi capitali, perchè si lascia dirigere dal «mercato» e dalla sua mano invisibile, che è infallibile.

Ma le cose non sono così semplicistiche. Pickens, dopotutto, non è cretino come sembra. Apprendiamo che ha speso 60 milioni di dollari in pubblicità e incontri in tutto il Paese «nello sforzo di indurre lo Stato, e i governi locali, a sussidiare il suo progetto».

Dunque Pickens appare non come ardimentoso campione del «privato», ma come la non inedita figura dell’imprenditore privato con soldi pubblici. Qui infatti non è il «mercato» che gli ha ispirato il progetto, ma il dirigismo che il capitalismo, giunto allo stato terminale, detta agli Stati. Ossia le produzioni inefficienti di energia, sussidiate col denaro pubblico.

Perchè questa è la sola cosa certa che esce dal G-8: non regole certe e severe per gli avventurieri finanziari che hanno provocato il collasso economico planetario, non una risposta all’ondata di disoccupazione globale che ci attende prossimamente, bensì l’obbligo globale di aumentare la quota delle energie cosiddette «rinnovabili», alternative o pulite. Con la scusa della riduzione delle emissioni.

Di fatto, la finanza pretende adesso che gli Stati intervengano nell’economia, ma che intervengano nella direzione voluta dal capitalismo terminale. Ossia «imponendo» le nuove tecnologie del futuro.

I poteri forti si ricordano bene che fu la rivoluzione telecom (computer più internet e comunicazioni satellitari) ad alimentare l’ultimo boom più o meno sano, sul quale hanno creato le loro bolle finanziarie e i loro profitti. Ora puntano sul nuovo business delle energie rinnovabili, per le quali si crea un mercato a forza di terrorismo sul riscaldamento globale e della fine del petrolio.

Se c’è una innovazione tecnologica che promette di concorrere con la grande rivoluzione passata dell’elettronica, sono in realtà le nanotecnologie, con tutti i rischi relativi all’uso di materiali in particelle sub-microscopiche, capaci di superare la barriera ematica e cerebrale.

Per qualche ragione che sarà chiara dopo, però, i poteri forti hanno scelto le energie alternative. E precisamente il fotovoltaico e i mulini a vento hi-tech.

Per capire che questi metodi non sono efficienti, non bisogna essere un tecnico. Basta vedere che essi ricevono sussidi pubblici: vuol dire che  l’energia che producono costa molte volte più dell’energia prodotta da petrolio, carbone e nucleare.

Il fatto viene nascosto. Un recente articolo sul Corriere (del 26 giugno) esultava: «Il colonnello Gheddafi ha parlato con l’amministratore delegato dell’ENI Paolo Scaroni per coprire di pannelli solari perte del deserto libico meridionale: energia a basso costo per i Paesi confinanti più poveri!».

Energia a basso costo?! E’ energia ad alto costo, tant’è vero che per convincere a produrla l’Italia (il Paese più generoso in Europa in questo settore) paga un sussidio di 36-49 centesimi al chilowattora. Ciò «incoraggia molti investitori a venire da noi» con le loro macchinette e i loro pannelli, dice il Corriere, ed è facile vedere perchè: c’è un business per i pannelli fotovoltaici tedeschi (estremamente inefficienti) e per i mulini General Electric. Un business pagato dallo Stato.

Il liberismo ideologico è sempre stato contrario ai sussidi che abbassano artificialmente i prezzi di una merce o di un servizio. E’ contrario al pane a prezzi inferiori a quelli di mercato che alcuni Paesi praticano per non far morire di fame i loro poveri; è ostile al biglietto del tram o del treno che non copre i costi, è contrarissimo a sussidiare un’industria europea aeronautica, o qualunque altra industria. E’ il «mercato», proclama, che deve stabilire quali prodotti convengono, con la libera concorrenza, eccetera, eccetera.

Stranamente, il liberismo fa un’eccezione in un solo caso: per le energie alternative, esige sussidi (2). Li pretende.

Perchè?

Perchè c’è il riscaldamento globale, dicono questi filantropi; e siccome il riscaldamento globale che fa morire gli orsi polari è causato dall’uomo (sicuro, sicuro), bisogna obbligare le economie di tutti i Paesi a «tagliare le emissioni». Da qui il protocollo di Kyoto del ’97. Da qui l’obbligo posto dalla Unione europea detto «20-20-20», ossia di «tagliare le emissioni» di carbonio del 20% entro il 2020. Da qui le imposizioni che stanno uscendo fuori dal G-8, fra gli applausi degli ecologisti, e che metteranno una palla al piede forse letale per centinaia di industrie.

Ora, anche se fosse vero che sono le emissioni delle ciminiere a provocare il global warming, bisognerebbe dire che la crisi economica prodotta dalla finanza sta già offrendo la triste soluzione: con una produzione calata del 35% (un calo mai visto dal 1930), le terribili emissioni saranno ridotte del pari, migliaia di ciminiere resteranno spente e perciò amiche dell’ambiente.

Invece, anche questo calo non basta, per i filantropi: esigono delle leggi globali contro «l’inquinamento», lo esigono dai capi di Stato e di governo.

E’ tutto già deciso, come ha scritto il Telegraph: «Saranno annunciati piani dettagliati per espandere l’energia rinnovabile di dieci volte e per tagliare le emissioni di gas serra che riscaldano il pianeta in meno di un decennio» (3).

L’Inghilterra ricava solo l’1,5% della sua energia dalle fonti cosiddette rinnovabili, sole e vento. Ma volontaristicamente, dirigisticamente, obbedendo come sempre ai signori della finanza, la vuol portare al 30% entro il 2020, soprattutto con mulini a vento in Scozia.

Lo Stato più ostile al dirigismo per quanto riguarda i «mercati finanziari», che vuole liberi e selvaggi, in questo settore ha già un piano esattamente simile ai piani quinquennali sovietici.

«Ed Miliband, il segretario all’Energia e al Cambiamento Climatico (sic) renderà pubblico un Libro Bianco che dettaglierà i modi per cui le emissioni sarannno ridotte almeno del 34%, e una “Strategia per l’Energia Rinnovabile” per accrescere l’uso delle energie rinnovabili al 15% del totale della produzione energetica britannica. Lord Mandelson, il segretario all’Economia, lancerà una “Low Carbon Industrial Strategy” con cui il governo creerà 400 mila nuovi posti di lavoro nelle industrie ambientali entro otto anni, e trasformerà l’intera economia cambiando completamente il nostro panorama industriale, e il modo in cui tutti noi  lavoriamo e consumiamo».

In Inghilterra 400 mila nuovi posti di lavoro, si prega di crederlo, sono pura e semplice propaganda. Bisognerebbe sapere quanti posti di lavoro saranno distrutti dalle pesantissime regole ambientali (che getteranno fuori mercato centinaia di imprese, industriali ma anche agricole), e se i 400 mila ipotetici basteranno a compensare i posti perduti dal dirigismo «sostenibile». In Spagna, prima delle classe nell’economia «verde», per ogni posto creato da questo settore ne sono scomparsi 2,2 negli altri (4).

Dunque Londra pratica il dirigismo – una politica economica scelta dallo Stato e non dal mercato – per l’economia «verde». La rivoluzione economico-energetica sarà imposta per legge.

«La pubblicazione del piano», continua il Telegraph, «sarà seguita da una Legge sull’Energia, che sarà inclusa nel prossimo discorso della regina, per promuovere la tecnologia per rimuovere il biossido di carbonio dalle emissioni delle centrali a carbone; nuove centrali verranno vietate se non li adottano».

Si tratta di «promuovere» una tecnologia, per ora inefficiente e inefficace. La differenza col vecchio dirigismo fascista sta tutta qui: quello, identificava le punte di eccellenza del Paese, e le promuoveva e le proteggeva (coi dazi e i sussidi) per scopi di autosufficienza e di progresso. Questi, lo fanno per un altro scopo. E danno sussidi.

«La strategia comprende piani dettagliati per sussidi, grazie a cui le famiglie e le imprese che installano impianti di energia rinnovabile potranno vendere la energia che producono in eccesso in termini favorevoli, misura che ha stimolato la rapida crescita dell’energia solare in Germania», scrive entusiatsta il Telegraph. Non dice che i sussidi saranno pagati dai contribuenti, i quali subiranno due volte: pagheranno più cara meno energia prodotta, e perderanno molte attività economiche datrici di lavoro.

Il piano imposto è un programma di austerità a livello globale. E’ la decrescita diretta dai miliardari.

E’ evidentemente in atto una volontà superiore, elaborata nei circoli riservati (Bilderberg, Council on Foreign Relations) a cui i governi stanno obbedendo. E il fatto che vi obbedisca lo Stato britannico – primo nel cavalcare le peggiori creatività finanziarie, che ricava l’8% del PIL dalle attività della City – che fra i tanti difetti non hanno quello di usare ciminiere inquinanti – dovrebbe indurre qualche sospetto.

Ciò è in apparenza così contrario ai dogmi del liberismo di mercato di Adam Smith, da rendere urgente una domanda: perchè lo fanno?

Ben 31 mila scienziati hanno firmato un documento (riprodoto qui sotto) in cui sostengono che «non ci sono prove convincenti» che il cambiamento climatico è prodotto dall’industria umana.



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Si sta formando il consenso scientifico secondo cui i cambiamenti del clima dipendono in gran parte dal vapor acqueo (un gas serra molto più efficace del biossido di carbonio, e prodotto dagli oceani) e da fenomeni cosmici come l’attività del Sole (fra parentesi, le macchie solari sono tornate a farsi vive dopo anni).

Dal 2006 ad oggi, la temperatura globale è persino scesa di 0,39 gradi C° (http://www.climatedepot.com/a/1799/Global-temperatures-have-plunged-74degF-since-Gore-released-An-Inconvenient-Truth).

Avanzano scoperte che possono davvero produrre energia in modo efficiente, come questa che simula la capacità della clorofilla di convertire la luce solare in energia (http://refreshingnews9.blogspot.com/2009/06/first-step-towards-converting-solar.html).

Ma questo tipo di conclusioni e ricerche non interessano a lorsignori. Essi pretendono che l’economia del mondo venga interamente cambiata per renderla adatta – a forza di sussidi – a produrre energia rinnovabile. E in questo sforzo, pretendono che alcune industrie siano «aiutate» ed altre (magari più promettenti o semplici) no.

Sì al fotovoltaico e ai LED, no a tutte le soluzioni a tecnologia matura già esistenti o facilmente adottabili.

Nel pieno di una crisi apocalittica, prendono provvedimenti che sono di per sè depressivi, in quanto aggravano i costi della produzione. Come mai?

Forse la risposta è contenuta nelle opere di Robert Heilbroner (1919-2005): un miliardario filosofo di cui probabilmente non avete mai sentito parlare.

dirigismo_ambientalista.jpgUn vero insider, un ispiratore di quei circoli altissimi dove si prendono le decisioni. Di ricca famiglia ebreo-tedesca, Heilbroner diresse per gli Stati Uniti in guerra l’Ufficio di Controllo dei prezzi, una delle più potenti centrali riservate del dirigismo bellico; divenne poi banchiere, ma trovò il suo approdo nella New School for Social Research: una università privata molto appartata, che dal 1933 sorge nel lussuoso Greenwich Village, riccamente finanziata dai Rockefeller e da Hiram Halle (un altro miliardario ebreo del petrolio), e il cui presidente è il senatore e candidato presidenziale Bob Kerry.

Che cosa fa la New School of Social Reserach?

Essenzialmente, è la roccaforte segreta del vecchio «marxismo critico» della Scuola di Francoforte (Adorno, Horkheimer, Marcuse), che coniuga col pragmatismo americano (Dewey), e si sforza di adattarlo alle mutate condizioni economiche (5). E’ per così dire l’ala «sinistra» del mondialismo ebraico-americano, quello che negli anni 50-70 predicava e imponeva la «pianificazione» delle economie occidentali, posizione in Italia tenuta dai repubblicani di Giorgio La Malfa.

In questa «scuola», Heilbroner rappresenta da sinistra quel che, a destra,  Leo Strauss rappresentò nella scuola di Chicago, frequentata da neocon: il maestro segreto, l’ispiratore dietro le quinte.

Heilbroner è stato un materialista storico sui generis. Il suo massimo libro, che ha venduto 4 milioni di copie da quando è apparso nel ‘53, si chiama «Worldly Philosophers»: sono biografie dei filosofi che si occupano «del mondo di qua», in polemica opposizione ad ogni pensiero metafisico o spiritualista. Ovviamente, Marx, Freud, Marcuse, Adorno, eccetera.

Heilbroner si considerava il più essenziale «filosofo dell’aldiquà», e sosteneve l’economia di piano centralizzata alla sovietica. Il centralismo era per lui la strada più diretta al governo globale; il capitalismo invece, disperdendo i centri decisionali e abbandonandoli alla spontaneità di milioni di privati, era meno efficace allo scopo.

Si capisce che questo «pensiero» abbia conosciuto una eclisse nel folle ventennio del liberismo selvaggio, dominato dalla Scuola di Chicago in economia con Milton Friedman, e in politica da Strauss. Heilbroner stesso lo ammise in un importante articolo che pubblicò sul New Yorker il 10 settembre 1990, dal titolo «Reflections after Communism».

Bisogna ammettere, scriveva, che «il capitalismo organizza gli affari materiali dell’umanità meglio che il socialismo». Ma ci sono ancora speranze: il capitalismo (come dice Marx) sbocca sempre in grandi monopoli, e dunque in nuovo socialismo. Basta resistere e operare nell’ombra per accelerare questo esito.

Come?

Noi global-socialisti superstiti, diceva Heilbroner, dobbiamo nasconderci dietro il movimento ecologista, promuoverlo e rafforzarlo.

L’ambientalismo resta la maschera con cui i socialisti possono ancora farsi ascoltare dai politici e dall’opinione pubblica. Ed è il mezzo migliore per imporre una pianificazione centrale dell’economia a livello planetario.

Ecco un sunto dell’articolo:

«... Il socialismo rischia di non essere più una forza importante di cambiamento, adesso che il comunismo è finito. Ma un altro modo di guardare al socialismo è (guardare) alla società che deve emergere se l’umanità ha da affrontare il peso ecologico che la crescita economica pone all’ambiente. Da questa prospettiva, uno sguardo lungo post-comunista mira oltre il capitalismo, ad un mondo ancora inesplorato che prenderà forma e si solidificherà prima di ricevere un nome»
(6).

Non è avvenuto questo, negli ultimi anni?

I protocolli di Kyoto sono il risultato di questa nuova ideologia che, prima ancora di avere un nome, è stata imposta a livello globale. Il G-8, con la sua proposta di riduzione delle emissioni di un assurdo 50-80% entro il 2050, non fa che obbedire alle indicazioni di Heilbroner e al suo «sguardo lungo».

C’era Bush che si opponeva; adesso c’è Obama che accetta i tagli al carbonio secondo il verbo di Kyoto: la compra-vendita di «diritti d’inquinamento», grande «mercato» per la finanza speculativa, purchè venga imposto dall’alto...

Dopo la «destra» di Strauss, comincia un nuovo esperimento di ingegneria sociale, austerità e decrescita guidato dal sistema finanziario: la «sinistra» di Heilbroner. La mira è sempre la solita: il governo mondiale sotto l'economia pianificata dai banchieri.

Il signor Pickens che non sa dove mettere i suoi 687 mulini a vento, dopotutto, non è un fesso. Ha solo agito in modo precipitoso. Dovrà aspettare un po’ prima che su di lui comincino a piovere i sussidi. Ma arriveranno.

Vedete già come i media applaudono al G-8; vedete già gli ecologisti a strillare che non basta, che bisogna tagliare di più, chiudere più fabbriche, spegnere più ciminiere. Etero-diretti di sguardo corto, o pagati?




1) «T. Boone Pickens call-off massive Texas wind farm», CNBC, 7 luglio 2009.
2) Si noti che questi poteri hanno sempre fatto mancare i finanziamenti alla tecnologia di fusione nucleare controllata, che punta ad ottenere energie pulite, ma alte e concentrate e dunque utili allo sviluppo industriale. In generale, ogni soluzione di risparmio energetico sensata e a basso costo è stata contrastata. Anni fa la Fiat propose un co-generatore domestico di modesta tecnologia: un apparecchio grande come una caldaia a gas, che produceva non solo acqua calda ma elettricità sufficiente per un appartamento, grazie a un piccolo motore d’auto diesel. Era economico ed ecologico, perchè un simile apparecchio in ogni casa risparmiava la notevole dispersione di energia lungo le vaste reti elettriche. Il progetto fu liquidato dai grandi produttori di elettricità.
3) Geoffrey Lean, ««Green revolution' could create 400,000 jobs, claim ministers «, Telegraph, 4 luglio 2009.
4) «The high cost of green jobs», Worldnet Daily, 2 luglio 2009. L’economista Gabriel Calzaza, docente all’Università Juan Carlos di Madrid, ha condotto una ricerca dal titolo «Study of the effects on employment of public aid to renewable energy sources». Dopo aver spiegato che «nessun altro Paese del mondo più della Spagna ha dato più ampio sostegno (pubblico) alla produzione di elettricità per mezzo di risorse rinnovabili», il professor Calzaza dimostra che nove posti di lavoro sono stati persi per ogni quattro creati dai sussidi pubblici al rinnovabile.
5) La New School ha ospitato durante la guerra e dato una cattedra a Jacques Maritain e a Claude Lévi-Strauss, che hanno introdotto in USA il pensiero «alternativo» francese di Foucault, Derrida e Deleuze. Fatto significativo, per influenzare gli stati d’animo delle masse con apposite suggestioni collettive indotte dal cinema, questa strana università ha creato un «laboratorio di drammaturgia» (Dramatic Workshop), diretto dall’ebreo tedesco Erwin Piscator, che ha formato attori famosi come Marlon Brando, Ben Gazzara, Tony Curtis, e scrittori come Tennessee Williams.
6) Qui un abstract del saggio di Heilbroner: http://www.newyorker.com/archive/1990/09/10/1990_09_10_091_TNY_CARDS_000357236



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