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Goldman: truffa con destrezza
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A proposito del software o «scatola nera» informatica che un dipendente di Goldman Sachs (1) ha cercato di rubare, e che secondo Goldman, se usato da malintenzionati (certo non Goldman), poteva manipolare i mercati, qualche lettore del mestiere mi ha chiesto chiarimenti più approfonditi.

Adesso, finalmente, ne parla anche il Corriere di domenica 26 luglio. Il trucco è il trading ad altissima frequenza, High Frequency Trading.

Rimando ad un illuminante articolo di Arnuk e Saluzzi di Themis Trading, un’agenzia di brokeraggio per investitori istituzionali, il primo articolo che ha chiarito il problema. Si intitola «Toxic Equity Trading Order Flow on Wall Street», e potete trovarlo non più al sito di Themis Trading (è, guarda caso, «in manutenzione») ma in altri siti e blog che l’hanno ripreso, digitando il titolo. Provate qui: http://zerohedge.blogspot.com/2009/07/toxic-equity-trading-order-flow-on-wall.html

Rimando a quello, perchè il testo richiede doppie competenze specalizzate (finanziario-operative e computeristiche) che non possiedo. Ma almeno ho capito all’ingrosso come «lavorano» questi algoritmi predatorii, e perchè hanno bisogno di operare in microsecondi. E si intuisce anche come Goldman riesca a fare i profitti enormi in tempo di crisi, e a danno di chi.
Essenzialmente, questi  «programmi automatici ad altissima frequenza» (HF Program Trading) in mano ai grandissimi gruppi speculativi possono comprare e vendere azioni allo stesso prezzo, e tuttavia fare un guadagno di 0,5 centesimi. Ciò perchè, per attrarre volumi, le Borse offrono uno sconticino di un quarto di centesimo ad azione agli operatori che postano l’ordine presso di loro, sia vendita o acquisto non importa (2).

E’ poco o nulla, direte voi. Ma se ripetete il gioco con macchine superveloci dieci o cento milioni di volte al giorno, accumulate milioni di dollari. Grandi potenze di calcolo e potentissimi software proprietari («algo» nel gergo finanziario) eseguono milioni di ordini al secondo e scannerizzano decine di «mercati» simultaneamente;  riescono così a identificare dei trend molto prima dei normali investitori, cambiando ordini e strategie in microsecondi. Di fatto, «vedono» come i normali e più lenti investitori stanno conducendo i loro trading.

Le macchine consentono anche un gioco predatorio contro gli investitori istituzionali - o meglio contro i loro computer, perchè anche il loro trading è automatico - inducendoli a comprare azioni a prezzi lievemente maggiorati, o confondendoli emettendo ordini per esempio d’acquisto, e poi subito cancellandoli in un millisecondo (non chiedetemi come, leggete in inglese).

Per questo gioco nefando, non basta avere dei computer ultrapotenti, nè basta un programma potentissimo e proprietario. Occorre che il supercomputer sia fisicamente alla Borsa di New York («co-located»), e dunque con il beneplacito o la complicità della società di gestione della Borsa, il New York Stock Exchange (NYSE). Già se avete il computer in un ufficio a Manhattan, perdete sulla linea il vantaggio di un business che si fa in microsecondi; e non parliamo degli operatori che mandano ordini, magari, da Milano o da Tokyo.

E’ un gioco truccato fatto proprio per fregare i piccoli operatori, che non hanno i mezzi per queste velocità. Un motivo in più per evitare la Borsa come la peste. Sono i risparmiatori infatti a pagare; e anche se loro personalmente si astengono (saggiamente), sono i loro fondi-pensione, i fondi d’investimento e infine le banche estere meno rapide ad essere le vittime designate, gli istituzionali, appunto. Sono loro che pagano il quarto di penny ad azione ad ogni transazione.

Scrivono infatti i due autori: «Le strategia di trading ad altissima frequenza sono una tassa occulta sugli investitori al dettaglio e istituzionali (...). Essa porta via denaro agli investitori reali e lo consegna al trader ad alta frequenza che dispone del computer migliore. Le Borse  e questi trader stanno lentamente dissanguando gli investitori, provocando il rincaro del costo delle loro transazioni, e senza che nemmeno lo sappiano».

Un risucchio di miliardi di dollari, probabilmente i miliardi di profitti esibiti da Goldman Sachs nonostante il collasso del sistema finanziario.

Ma i danni che fanno quest HF traders possono essere anche più gravi, di tipo catastrofico. Dal 2007 i volumi di titoli scambiati sono aumentati in modo esplosivo; almeno il 70% è dovuto a questi traders ad alta frequenza (benchè siano solo circa il 2% delle 20 mila agenzie di trading), che fanno finta di scambiare azioni milioni di volte al giorno. Si tratta di volumi fittizi (i traders simulano anche un milione di ordini su cento scambi che effettuano davvero); ciò manda al mercato segnali pericolosamente falsi.

Un Fondo-Pensione  (o meglio, il suo programma automatico) che vede scambiare 10 milioni di azioni al giorno, può credere di poter prendere un milione di quelle azioni con la ragionevole convinzione di poter uscire facilmente, rivendendole. Invece, il 70% di quegli scambi è apparente,   i volumi implodono e le azioni che parevano altamente liquide diventano invece difficili da scambiare, con cadute convulsive  delle quotazioni.

Infatti anche la volatilità (i mutamenti di quotazione in brevi periodi) è fortemente aumentata; i programmi computerizzati, ovviamente, la amplificano. Dagli anni ‘80, alla Borsa di New York (NYSE), vigeva una regola che chiudeva i trading automatici quando il mercato si muoveva oltre il 2% in su o in giù. Dall’ottobre 2007, guarda caso, la regola è stata cancellata. Ciò perchè ufficialmente  il NYSE, società privata, non voleva subire la concorrenza di altri centri di scambio, in cui la limitazione non esisteva e perciò si accaparravano questo tipo di scambi. Ma il sospetto di una complicità con Goldman è evidente. Essa e gli altri predators ad alta velocità commettono, letteralmente, «insider trading»: da dentro il NYSE.

I due autori di cui sopra propongono di reistituire la limitazione. Propongono anche che gli ordini restino validi «per almeno un secondo», ciò che esporrebbe i geni del microsecondo. Dopotutto, il gioco del trading ad alta frequenza è un’attività completamente parassitaria, che non dà alcun vantagio all’economia reale.

E’ però improbabile che le proposte siano accolte. Goldman Sachs ci guadagna troppo, e il New York Stock Exchange non solo lucra, ma dà l’impressione che a Wall Street si negozino ancora volumi travolgenti. Se le limitazioni fossero applicate, si vedrebbe che i volumi non ci sono, che le azioni non sono così liquide come appaiono, ossia che pochi sono disposti a comprarle.
 Il casinò globale è diventato un puro spettacolo dell’illusione, per i gonzi.

Ma  lo spettacolo di suoni e luci rende ancora molto ai soliti noti. La giornalista Barbara Garson, che voleva fare un articolo sui maghi della finanza lasciati disoccupati dai guai di Lehman Brothers, Bear Stearns e Merrill Lynch, ha scoperto che non sono più disoccupati: li hanno assunti subito le altre banche d’affari (3). Perchè di quei cervelloni la speculazione ha bisogno per operare nel mercato dei Credit Default Swaps (CDS), che è rigogliosamente in ripresa.

I CDS sono quei contratti strutturati che sono stati definiti un’arma di distruzione di massa. Sono i CDS che hanno gettato in bancarotta il gigante assicurativo AIG, salvato con 182 miliardi di dollari dei contribuenti USA. I CDS sono intimamente collegati con i titoli «garantiti» da mutui, ossia quelli che hanno innescato il collasso finanziario più grosso della storia.
Come si sa, migliaia o centinaia di migliaia di mutui sono stati mescolati insieme come in un insaccato misto, e poi, tagliati a fettine, venduti come titoli portatori di interessi. Gli interessi che pagavano i debitori con i ratei del mutuo.

Questi titoli hanno (avevano) diversi margini di rischio. Quelli fatti insaccando debitori sicuri rendevano, diciamo, il 5%; quelli fatti da debitori poco sicuri (i subprime) anche l’8%. Un buon frutto. E quando il credito era tanto facile, non sembrava rischioso ad un fondo speculativo  accaparrarsi questi titoli ad alto rendimento presunto.

Solo che, colti dal dubbio, i grossi giocatori d’azzardo si assicuravano contro questi titoli, nel caso che le insolvenze diventassero troppe. La AIG era ben lieta di partecipare. Diceva al detentore del titolo X fatto di subprime: «Tu mi paghi 7 mila dollari al mese, e, se non ricevi per due mesi gli interessi dovuti sul titolo X, io te lo ritiro dandoti in cambio i 200 milioni di dollari che l’hai pagato».

Da notare, non era una vera assicurazione. Le assicurazioni sono soggette a certe regolamentazioni, soprattutto gli assicuratori devono mettere da parte una riserva per risarcire il danno, se avviene il disastro. I CDS erano (sono) contratti da privato a privato, spesso non standardizzati ma fatti su misure del cliente (custom), e non soggetti ad alcuna regolazione.

Ovviamente AIG non aveva messo da parte nulla. Quando il disastro è esploso, non aveva soldi per far fronte alle richieste di risarcimento. Il governo USA è intervenuto, e non si capisce perchè: perchè lo stato deve onorare contratti demenziali fra due privati, fatti in modo da sfuggire alle regolamentazioni? Invece è intervenuto, pagando a AIG 182 miliardi, e AIG ha potuto rifondere i clienti, fra cui giganteggia Goldman Sachs (ora si capisce il perchè).

Ma c’è di peggio. Il peggio è che i CDS possono essere comprati anche da entità che non possiedono il titolo dubbio da assicurare. Si poteva (si può) andare da AIG e dire: so che Merrill Lynch ha un titolo X. Io ti dò 7 mila dollari il mese, e se quel titolo cessa di dare interessi al Merrill, tu mi dai 200 milioni, quanto Merrill ha pagato il titolo».

Insomma è come se uno comprasse un’assicurazione sulla vita di una terza persona. Effettivamente tanti, non si sa quanti, hanno comprato queste sedicenti assicurazioni, scommettendo contro titoli che nemmeno possedevano. Quanti? Dieci per titolo, cento per titolo sub-prime? In ogni caso, le perdite potenziali raggiungono l’infinito.

Ebbene: il governo Obama si fa carico anche di queste scommesse. Cioè è pronto a rifondere quelli che hanno  assicurato un rischio che non possiedono, che non perdono niente se il titolo (altrui)  perde valore. E che ovviamente non hanno finanziato l’immobile su cui quel titolo si basa, nè hanno finanziato niente di reale. Hanno solo fatto una scommessa che un certo numero di debitori non sarebbe riuscito a pagare. Ed oggi, a spese del governo ossia del contribuente, questi prendono fiumi di denaro.

Come mai? Perchè? La mente si perde a voler trovare una logica. La sola logica è il potere di Wall Street sul governo americano, Obama o Bush fa lo stesso.

Ecco perchè i genietti della speculazione non sono rimasti sul lastrico, e subito riassunti, tornano a manipolare i Credit Default Swaps (che andrebbero semplicemente vietati per legge); ecco perchè il mercato dei CDS è tornato rombante a funzionare. Ecco perchè Goldman Sachs guadagna ancora tantissimo, sì che può distribuire ad ogni suo impiegato un bonus medio di 770 mila dollari, il doppio di quanto prende il presidente USA.

Oltretutto, come ha spiegato il Financial Times, la finanza non può investire nell’economia reale, perchè non c’è domanda di prestiti da parte delle imprese, visto che i consumatori non comprano le merci; e nemmeno i consumatori domandano più credito per comprare le merci, visto che sono disoccupati. Sicchè, a Goldman e ai suoi pari non resta che speculare sui derivati, e sui derivati dei derivati, ossia sulla pura irrealtà. Come vampiri, succhiano le ultime gocce di sangue a un’economia reale moribonda. Dove tutti stanno diventando disoccupati, tranne i giovanotti che fanno i vampiri.

Robert Scheer, noto giornalista di Huffington Post, ha scritto: «Il governo lavora per Goldman, non per il popolo americano».

Dopo la caduta o il ridimensionamento dei suoi concorenti, Goldman Sach, si dice, controlli il 40% degli scambi a Wall Street. E’ il monopolio del nulla.




1) Il 3 luglio scorso Sergey Aleynikov, 39 anni, vicepresidente per la «equity strategy» a Goldman Sachs, russo naturalizzato americano, era all’aeroporto internazionale di Newark sul punto di salire su un volo per l’Europa. Non ce l’ha fatta. E’ stato arrestato dall’FBI su richiesta della banca d’affari che lo accusa di aver rubato un software di proprietà esclusiva, segretissimo «black box» che la Goldman usa, come ha scritto il New York Times, «per fare fulminei scambi sui mercati finanziari molto lucrativi». Il valore del programma è definito «incalcolabile». Nella denuncia presentata al magistrato del Southern District di New York, Goldman Sachs ha dovuto spiegare qualcosa di quel programma segreto di sua esclusiva proprietà. Ha scritto che esso «genera molti milioni di dollari di profitti all’anno», e che il programma consente a Goldman di «compiere scambi sofisticati ad altissima velocità e a grandi volumi su vari mercati azionari e merci. Fra l’altro, la piattaforma è in grado di ottenere rapidamente e di elaborare informazioni riguardanti veloci sviluppi in questi mercati».
2) Naturalmente le cose sono molto più complicate. «Proprietary trading takes in a number of unique strategies, including market making, arbitrage (ETFs, futures, options), pairs trading and others based on the linked trading of more than one asset class, e.g., futures index and cash equities. In fact, TABB Group estimates that annual aggregate profits of low latency arbitrage strategies exceed $21 billion, spread out among the few hundred firms that deploy them» (…). Strategies that optimize the value of high frequency algorithmic trading are highly dependent on ultra-low latency. The right decisions are based on flowing information into your algorithm microseconds sooner than your competitors. To realize any real benefit from implementing these strategies, a trading firm must have a real-time, colocated, high-frequency trading platform - one where data is collected, and orders are created and routed to execution venues in sub-millisecond times.
3) Barbara Garson, «Toxic skills keep their appeal», Asia Times, 16 luglio 2009.


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