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Soldi soldi soldi. E Forconi.
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Per una volta sono scesi in piazza dei cittadini esasperati. Alcuni hanno bloccato strade e stazioni ferroviarie. E subito, indovinate chi li trova scandalosi, chi invoca l’ordine pubblico, chi li vede sporchi e sospetti, chi sospira dai grandi giornali contro questi «che fanno chiudere i negozi e impediscono agli automobilisti di andare a lavorare»? Ma la sinistra, perbacco.

La sinistra intera e totale, come corpo. Una manifestazione corale ed automatica di perbenismo, un riflesso pavloviano di conformismo, una schifiltosità immediata che è molto rivelatrice.

«Queste non sono persone ammodo, contessa: sono camionisti, contadini, maleducati, mafiosi, d’estrema destra...». Gad Lerner, richiamato in servizio, ha seguito una manifestazione e non ha abbastanza parole per esprimere il suo schifo: ci ha trovato «qualcosa di cileno», anzi peggio di berlusconiano e grillesco. Su La Stampa, Massimo Gramellini sparge lacrime su una negoziante a cui i manifestanti hanno fatto abbassare la saracinesca (la stessa Stampa deve parlare di ristoratori torinesi che, invece, offrivano pastasciutta ai protestatari), e moraleggia: «Chissà se esiste, per l’umanità evoluta (?) del ventunesimo secolo, la possibilità di esprimere l’esasperazione senza la prevaricazione e la rabbia senza la violenza vigliacca che si accanisce contro i più deboli». Fassino, il sindaco comunista: «Ora basta, hanno sconvolto la vita della città». Il sindaco di Genova, il conte rosso Marco Doria, deplora i modi: «Le forme di protesta non possono essere fuori dal rispetto della legge e tali da arrecare danno ai cittadini». È lo stesso sindaco Doria che s’è lasciato stuprare per giorni e giorni dai tranvieri genovesi, questi camalli rossi a stipendio pubblico, che hanno scioperato per cinque giorni, disobbedito alla precettazione prefettizia, invaso lo stesso comune e minacciato fisicamente il conte Doria… Ma a quelli, Doria mica ha detto che «Le forme di protesta non possono essere fuori dal rispetto della legge e tali da arrecare danno ai cittadini».

Eh sì. Si sono manifestazioni che la sinistra perbene approva, che trova perfettamente legali e ben educate. Le giornate del gay pride dove i trionfatori, finocchioni e transessuali e travestiti gettano in faccia ai passanti il loro vizio, compiono atti osceni e bestemmiano la religione, queste sono «trasgressioni» simpatiche e progressiste e rivendicazioni legittime. Ma se a scendere in piazza sono i coltivatori e i piccoli padroni di TIR tartassati dal Fisco e dalla crisi, i disoccupati e i familiari dei piccoli imprenditori suicidi, o anche la gente normale che dice «basta» alla «politica» dei farabutti, allora non gli piace più, alla sinistra. Si schiera con la Confindustria nel deplorare «il disordine», perché «la gente deve lavorare».

Anche Avvenire, che su certe cose si schiera sempre coi perbene alla Gad Lerner, ha sottolineato «la natura ambigua della protesta». La protesta è «ambigua» quando non ha parole d’ordine dettate da partiti riconoscibili, e riconoscibili come «progressisti»; peggio, se non è gestita dalla Cgil-Cisl-Uil. Se invece è dettata dalla Triplice, allora la protesta si chiama «fattiva», «da ascoltare». Nel caso, l’Avvenire trova che la protesta non ha programma. Non è un programma, ha commentato, questa piattaforma: «Dimissioni del presidente della repubblica, scioglimento delle Camere di nominati, chiusura di Equitalia, uscita dall’euro, riappropriazione della sovranità monetaria». No, è un pasticcio. Lasciatevi consigliare dalla Camusso, da Bersani, da l Sole 24 Ore. Loro non sono ambigui.

No, decisamente i progressisti di ogni genere non hanno trovato la protesta di «bon ton», degna di persone distinte.

Tanto per cominciare, sentendo il tam-tam che cresceva, da giorni i loro media progressisti e capitalisti han preso a chiamare questo non già «Movimento 9 dicembre», ma «i Forconi». I Forconi, cara contessa: puzzano di letame e siccome sono siciliani, è la mafia che li manda. No, abbiamo notizie certe: il movimento è in mano agli estremisti di Destra, Forza Nuova, Casa Pound... faranno disordini, hanno la violenza nel sangue». È l’Alba Dorata italiana, caro dottore!

Le quadrate legioni di casa Pound. Le immani orde di Forza Nuova. S’è visto poi che «la violenza» l’hanno fatta infiltrati dei centri sociali, i soliti. E i Forconi sono stati stroncati in Sicilia da divieti del prefetto (questi sovversivi obbediscono) e praticamente là non è successo nulla; ma invece è successo tutto a Torino, Genova, Milano, nel nord-Est, nel Nord incazzato e asfissiato dalla persecuzione fiscale, dai controlli, dalla demonizzazione di sinistra (sono «evasori»). In ogni caso, puzzano, da turarsi il naso. Vedete? Beppe Grillo li approva, anzi invita i poliziotti a rovesciare il potere... non sia mai! La Sinistra unita come un sol corpo, difende «Le Istituzioni». Una volta la Sinistra voleva rovesciarle, le Istituzioni. O così diceva. Voleva la rivoluzione. Oggi, è chiaramente per la conservazione. Il perbenismo. Il conformismo e la legalità.

Come mai? Cosa è cambiato?

Qualcosa suggerisce l’improvviso interesse dei media sussidiati per Ugo Sposetti, intervistatissimo in questi giorni. E chi è Ugo Sposetti? È lo storico tesoriere del PD, quello che ha fatto passare le leggi con cui i partiti si sono triplicati i cosiddetti «rimborsi elettorali» (senza che «le destre» si siano opposte, riconosciamolo). Ebbene, ha vinto Renzi nel PD, ma Sposetti è chiaro: la cassa del partito ce la teniamo noi. «Noi» sarebbero i seguaci e clientes di D’Alema Massimo, la Finocchiaro, Bersani la Rosy Bindi, tutti i dinosauri che le primarie del PD hanno spazzato via – ma loro resistono. Trincerati alla sede di Italiani Europei (tank senza think di Massimo), preparano la resistenza: contro Renzi.

La Finocchiaro ha già aperto le ostilità. Renzi ha detto che la legge elettorale, la vorrebbe portare in discussione alla camera invece che al Senato dov’è attualmente. E la senatrice Finocchiaro: «Chi l’ha detto che non si fa più qui?». Come dire: qualcuno ha parlato? Non vedo nessuno...Eppure Renzi sarebbe il suo segretario, oggi. Ma quello che conta, è chi ha la cassa.

Ugo Sposetti
  Ugo Sposetti
Ugo Sposetti, che tiene la cassa, non riconosce Renzi come segretario. L’ha detto chiaro: con le primarie , possono votare «anche i pedofili e i mafiosi» (ancora il riflesso perbenista della sinistra-con-cassa). Dunque Renzi eletto da pedofili e mafiosi, non è legittimo. I soldi del Partito, non li vedrà.

Ma quanti sono, i soldi del PD? Leggo che Ugo Sposetti continua a gestire un patrimonio immobiliare valutato sul miliardo di euro. «Terreni, case e oggetti di pregio donati da militanti in settant’anni di vita del Pci. I 2399 immobili e 40 dipinti di «patrimonio comunista». Sposetti ha avuto cura di sottrarli alle mire delle banche creditrici (nonostante i furti ai contribuenti, «rimborsi» volevo dire, il Pd ha forse un miliardino di debiti, solo il DS – partito in teoria defunto – è tuttora esposto con le banche per 156 milioni) «donandoli nel 2007 a 55 microfondazioni, create ad ho e corrispondenti alle varie federazioni locali. Queste fondazioni, slegate in tutto e per tutto dal Pd (l’indebitato), affittano al nuovo partito 1819 immobili, prevalentemente in comodato gratuito».

Quando sovrintese alla fusione tra DS (comunisti) e la Margherita dii Rutelli (e Lusi, Sposetti fece la seguente battuta di spirito, descrivendo la fusione come un matrimonio. D’interesse. Fra aristocratici. «Ughetta aveva patrimonio, ma era piena di debiti, e Luigino non aveva patrimonio, ma era pieno di soldi. Per fortuna non c’è stata comunione di beni»).

Capite subìto da dove viene il perbenismo. Soldi, soldi soldi, come nel famoso film.

Renzi non li avrà. Hai voglia a voler rottamare, i rottami sono ricchi dei fondi rubati («rimborsi», pardon) e ti affamano, ti paralizzano, ti faranno strisciare a chiedere perdono... Sul perbenistico Corriere, Angelo Panebianco gli ha dedicato un commentino che è un necrologio: «L’Italia è un curioso Paese nel quale può accadere che i beni di chi è stato dichiarato ufficialmente defunto non passino agli eredi, come ci si aspetterebbe, ma vengano invece messi “al sicuro” in qualche Fondazione, in attesa di non si sa che cosa». In attesa di cosa, D’Alema lo sa. È una persona perbene, lui. Che rispetta le istituzioni, la proprietà privata e i grandi patrimoni, mica ha paura dei Forconi che sanno di letame. Vede ogni estate Gad a Capalbio, a la passione delle regate.

Soldi soldi soldi.

A tal proposito, non vi sarà sfuggita la notizia: Fininvest, la holding di Berlusconi «per rafforzare la struttura patrimoniale e finanziaria» venderà 41,6 milioni di azioni della banca guidata da Ennio Doris - Lo fa nel momento migliore: nell’ultimo anno ha fatto boom in borsa (+71%) - Dopo la vendita, curata da Unicredit, il Biscione scenderà al 30%, restando il secondo azionista (la famiglia Doris ha il 40,5%)…

Dagospia interpreta così > Il Banana fa cassa, vende il 5,6% di Banca Mediolanum, un pacchetto che vale 265 milioni (i fagiolini costano cari). Sarebbero, in vecchie lire, oltre 500 miliardi. Costa molto rifarsi il partito. Un giorno, temo per lui, il Cavaliere sarà povero. Mediaset non va certo bene, vive di introiti pubblicitari e la crisi taglia quelli. Poveretto. E ad Alfano, quanti ne sono rimasti, non si sa...


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