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Da Teheran, con ottimismo. Metafisico.
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Cari lettori, se da parecchi giorni non mi son fatto vivo – ammesso che vi siate accorti della mia assenza – è perché me la sono presa calma. Uno dei motivi, è che sono stato a Teheran. Uno degli invitati dalle autorità iraniane a presenziare alla annuale conferenza «New Horizon», in cui le suddette autorità intendono offrire un punto d’incontro a «pensatori indipendenti che possano conoscersi ed impegnarsi in discussioni libere» sul noto tema-tabù in tutto l’Occidente: tanto tabù che non lo nomino nemmeno io, l’ADL ha già bollato la conferenza, prima che cominciasse, come «il festival dell’odio che promuove l’antisemitismo».

Vi dico subito che non farò un resoconto giornalistico. Me la prendo calma. Non ho preso appunti, mi sono goduto la presenza e il parlare di personalità indipendenti, giornalisti, coraggiosi militanti, che frequento sul web e che sono tanta parte delle mie fonti d’informazione che poi vi riverso: da Thierry Meyssan a Pepe Escobar, dall’arabista Kevin Barret a Gareth Porter, fino al piccolo grande Wayne Madsen, a cui dobbiamo, fra le ultime rivelazioni, la prova documentata che la famiglia reale dei Saud, nonché quel Wahab fondatore del wahabismo che è la pseudo-religione di Stato dei Saud, sono entrambi donmeh, cripto-giudei.

Gareth Porter ha spiegato come la nota lobby e il noto Stato con 200 testate atomiche stiano ostacolando i negoziati tra Iran ed Occidente sul nucleare iraniano («a manufactured crisis», una crisi fabbricata di sana pianta), per impedire che Teheran sia sollevata dalle severe sanzioni, e anzi per provocare la guerra contro l’Iran. Kevin Barret, l’arabista, giornalista e docente universitario (fatto licenziare dalla nota lobby, uno dei maggiori «perseguitati per la verità», in una compagine che ne vedeva molti), è stato il primo a denunciare, subito dopo l’11 settembre, che quello non solo era un attentato false flag, un «inside job» criminale, ma soprattutto un colpo di Stato di tipo nuovo, con il quale i noti neocon con doppio passaporto hanno preso il potere in USA – e continuano a mantenerlo con presa di ferro, da nessuno votati (come a Bruxelles del resto: la democrazia non si porta più, è una moda superata). Meyssan ci ha informati con molti dettagli d’intelligence, della vera faccia di Daesh, Isi o Califfato che dir si voglia, e di come i bombardamenti contro l’Isi strombazzati da Obama non colpiscano l’ISI, ma dei suoi avversari terroristi che gli hanno rifiutato obbedienza (il misteriosamente apparso «Khorasan»), nonché le infrastrutture civili del Governo Assad, raffinerie e silos granari.

Ma come vi ho detto, non ho alcuna voglia di farvi un resoconto puntuale, me la prendo calma. Solo qualche pennellata impressionistica. Una, che tutti i convenuti dai più vari Paesi hanno confermato in quanto testimoni oculari dai loro posti d’osservazione, è questa: che ormai, i ben noti signori del tempo presente non si sforzano più tornire le loro menzogne, farle apparire almeno verosimili. No, adesso le raffazzonano a casaccio e con vistose falle lasciate apposta: per esempio, come vi ho già documentato qualche giorno fa, sui video dove un presunto tagliatore di gole del Califfo tronca la testa di poveri americani giornalisti lasciano il logo del SITE, la casa di produzione di falsi della sionista Rita Katz. Ciò ha una perfetta logica. Lorsignori non hanno di mira d’ingannare me e voi, men che meno Kevin Barret, che siamo quattro gatti e non contiamo niente; mirano a sedurre le masse votanti e televedenti, spaventare l’immensa maggioranza degli ignoranti e dei cretini, suscitarne le paure viscerali; e sanno che per costoro, «animali parlanti», più la menzogna è rudimentale e di cartapesta, e meglio funziona. La manipolazione delle maggioranze stolte e rozze (il metodo che ci hanno detto di chiamare «democrazia») è diventata una scienza esatta ed infallibile. Soprattutto, quando i media cooperano, i politici europei si prodigano in «obbedienza preventiva» (come l’ha definita il conferenziere tedesco Manuel Ochsenreiter applicandola alla Merkel), ed Hollywood fa il suo mestiere d’illusionista, il successo è immancabile. Già milioni di occidentali vedono in ogni immigrati musulmano un tagliagole del Califfo. E già milioni di cretini giovani musulmani, che hanno motivi di detestare gli infedeli occidentali, cercano di arruolarsi nel’ISIS, ancora non riuscendo a capire che stanno chiedendo l’arruolamento nella CIA come carne da cannone.

Nessuno che abbia puntato sulla stupidità ha mai perso il capitale investito. Anzi.

Anche per questo, adesso, me la prendo calma: additare le rozzezze e la patenti falsità delle «versioni ufficiali» è ripetitivo, e nemmeno serve a nulla. Mentre noi puntiamo il dito su una invenzione, su un false flag e un video-Katz, quelli ne hanno inventato cento altri, e i media li diffondono, i politici li cavalcano, eccetera. Come nel 2002 disse uno di questi neocon vicini a Bush (che poteva ben essere Paul Wolfowitz, Richard Perle, Karl Rove, il rabbino Zakheim o qualunque altro di questi ebreuzzi) allo scrittore Ron Suskind: «Adesso noi siamo un impero, e quando agiamo, creiamo noi la nostra realtà. E mentre voi studiate questa realtà – giudiziosi, come è vostro costume – noi agiamo di nuovo, creando altre nuove realtà, che voi vi metterete a storiare... Noi siamo gli agenti della storia; e voi, tutti voi, sarete lasciati a studiare quel che noi facciamo».

C’è tutto in questa sentenza: il trotzkismo («rivoluzione permanente») dei neocon, l’hegelismo fino al delirio, l’ebbra arrogante convinzione di essere ormai padroni del mondo – e nel profondo, l’angoscia giudaica di non esser capaci di fondare l’impero.

Connaturata all’idea d’impero è «stabilità»; loro possono solo creare un vortice: un gorgo di sangue e di menzogna dove ogni ordine favorevole alla vita umana è inghiottito. È quel che Pepe Escobar, il grande inviato presente a Teheran, ha per primo chiamato l’impero del caos; una contraffazione di impero, la cui instabilità disperata dev’essere compensata dall’accelerazione parossistica a «creare nuove realtà», nuovi saccheggi e inganni. È il «Satana che sa di avere poco tempo» dell’Apocalisse, è il prestigiatore di terza classe che crea realtà-spettacolo «with smoke and mirrors», con fumo e specchi, di Shakeaspeare... e alla fine non gli resterà che cenere. E beninteso, cumuli di cadaveri, come vuole colui essendo «Omicida fin dal principio».

L’America ha bisogno di un Putsch

L’incontro di Teheran è stato dominato dagli americani – com’è giusto, perché oggi è negli Stati Uniti che l’oppressione ebraica si esercita più totalmente. Il Congresso trema nelle loro mani, i media non fanno che servirli, la Casa Bianca è eterodiretta ed esautorata. Precisamente nelle stanze del potere USA regnano la menzogna e la paura, e la sottomissione. Kevin Barret ha parlato di «uomini in uniforme», alti ufficiali delle forze armate, che schiumano di rabbia, esasperati, perché «hanno visto ammazzare 3 mila dei loro concittadini» (l’11 aettembre) e da 13 anni non fanno che guerre per Israele, consumando uomini, materiali e autorità morale» in questa creazione dell’impero del caos trotzkista. Sembra che la sola speranza sia un colpo di stato militare che restituisca agli americani le libertà sequestrate dal potere neocon, un paradossale golpe «democratico» – non tanto strano, se si considera che se c’è oggi nel mondo un «failed state», un «rogue state», uno Stato-canaglia bisognoso che vi venga esportata la democrazia, questa è l’unica superpotenza rimasta. Tuttavia, è una speranza vana: i Generali USA non faranno nulla. E a Teheran, i conferenzieri americani non cessavano di stupirsi del fatto che , per poter dire la verità sull’11 settembre e il caos di oggi, hanno dovuto venire in Iran, essendo quel tema del tutto vietato nella grande democrazia della «libertà di opinione»...

Dalle loro parole e resoconti si è capito che ormai non si tratta nemmeno del potere della Lobby Ebraica. Ormai, il sistema di potere vigente in USA, e dunque in Occidente, può essere descritto solo con le parole della Apocalisse di San Giovanni; quel capitolo 13 dove si parla del Falso Agnello, simile all’agnello ma che «parlava come un dragone... ed esercitava tutta la potestà della prima bestia, alla sua presenza; e faceva sì che la terra e quelli che abitano in essa adorassero la prima bestia la cui piaga mortale era stata sanata. 13. E operava grandi segni, fino a far scendere del fuoco dal cielo sulla terra in presenza degli uomini. 14. E seduceva quelli che abitavano sulla terra coi segni che le era dato di fare in presenza della bestia».

Questa bestia è una superpotenza a cui il dragone ha «dato la propria potenza e il proprio trono e la propria potestà». «Le fu data potestà sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione. E le fu dato di far guerra ai santi e di vincerli».

Eppure, ad un certo punto, nel racconto profetico, questa bestia spaventosa e potente non è più che un simulacro. Il Falso Agnello ordina agli «abitanti della terra di fare un’immagine della Bestia... e gli fu concesso di dare uno spirito all’immagine della bestia, onde l’immagine della bestia parlasse e facesse sì che tutti quelli che non adorassero l’immagine della bestia fossero uccisi. 16. E faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla mano destra o sulla fronte, e che nessuno potesse vendere né comprare se non avesse il marchio della Bestia».

Ormai è il Falso Agnello che parla e agisce dietro l’immagine della Bestia, ventriloquo del suo simulacro di potere globale, armato e finanziario, è lui che commina sanzioni ai popoli che non adorano il simulacro, che affama i «santi».

C’era tanta bella gente

Per questo non vi faccio un resoconto puntuale, non ho preso appunti, non mi sono affannato. Quel potere di sangue del ventriloquo durerà «quarantadue mesi». Mi sono goduto quella bella gente onesta, seria e veritiera; ho visto tanta bella gente a Teheran, a cui ci si sente onorati di esserne chiamati a fare parte. E la definizione di «bella gente» vale, s’intende, per gli ospiti. Gli iraniani che ho visto sono probabilmente membri della classe dirigente, loro figli o nipoti: mai ho visto tanta gente desiderosa di far parte della buona modernità – da cui le sanzioni del Falso Agnello la escludono da decenni – e così pronta a giocare la propria parte nella civiltà comune ideale con piena adeguatezza. Quanti laureati, anzi quanti detentori non solo di master, ma di dottorati di ricerca, siano in questa gioventù che compete negli studi, non vi posso dire. Ho trovato molta cultura, una ingenua volontà di far parte dell’Occidente – quell’Occidente che credono debba esistere ancora, visto che con tanta ingenua buona fede Teheran negozia con gli americani e gli europei una diminuzione delle sue attività nucleari in cambio del sollievo delle sanzioni – quasi mettendo tra parentesi che il Falso Agnello mai lascerà la sua presa genocida sull’Iran. Nel loro delirio, esso è ormai Amalek: il popolo che il Dio biblico ordinò loro di eliminare totalmente.

Bella gente limpida e pulita, quelli che lorsignori vogliono distruggere, come «Amalek». Non nego che nella mia simpatia per loro c’entra qualcosa nel loro aspetto, il tralucere della razza indo-europea. Certi loro educati anziani barbuti possono essere immaginati nella Scuola di Atene come filosofi, parecchi giovani hanno lo sguardo diretto e la cortese nobiltà di una classicità ideale. Anche la curiosità intellettuale e il bel piacere di parlare e discutere di cose alte, è qualcosa di greco. Sono del resto i soli musulmani di razza ariana (Iran significa questo), per di più i soli che mai siano stati aggressori, ma sempre aggrediti – ultimamente, su ordine americano, da Saddam Hussein. Il loro integralismo non ha molto da spartire con la chiusura mentale dei beduini, o il settarismo dei wahabiti-donmeh.

E tuttavia esiste. Un giovane a cui magnificavo troppo la civiltà dell’impero persiano, mi ha ricordato gentile: «La nostra cultura è l’Ashura». È il giorno della memoria del martirio di Alì, il nipote del Profeta ingiustamente privato della successione. È il giorno in cui gli sciiti versano il proprio sangue. Sono pronti al martirio, e questo li rende irriducibili. Gli americani hanno visto alla prova la loro forza nella guerra di otto anni che hanno fatto scatenare contro di loro dall’iracheno Saddam. Hanno fornito Saddam di tutte le armi più potenti e moderne, di gas e di mine; hanno sperato di esaurirli in una guerra di durata enorme, senza aiuti esterni, senza alcun alleato, sotto sanzioni.

Ebbene: gli iraniani non si sono piegati. Dai vecchi ai bambini, soldati pazienti, hanno combattuto, sono saltati sulle mine e soffocati dai gas, senza deflettere, con una tenacia che ad americani ed ebrei fa paura. Perché quella tenacia non è basata su guadagni e profitti del mondo di qua, su territori conquistati, pozzi petroliferi rubati, e capitali arraffati, ma sul «guadagno» che si ottiene sulla via di Dio.

È esattamente quel che ricordava Giovanni apostolo ai cristiani travolti nella persecuzione di Nerone, davanti alle spade degli assassini, alle crocifissioni, e ai leoni nel circo:

Chi ha orecchi, ascolti:
Colui che deve andare in prigionia,
andrà in prigionia; colui che deve essere ucciso di spada
di spada sia ucciso. In questo sta la costanza e la fede dei santi
”.

Di questo ha paura il Falso Agnello, la tranquilla accettazione della lotta fino all’estremo sacrificio, «la costanza e la fede dei santi», davanti alla quale non ci sono armi stramoderne che tengano, né contractors che non scappino. Per questo il Falso Agnello – la cui pseudo-religione si limita alla promessa del potere terreno – vuole gli iraniani «Amalek». Amalek come gli armeni che ha massacrato, Amalek come i coltivatori diretti di cui ha ripulito l’Ucraina.

Vogliono adesso farlo agli iraniani. I quali, nel loro Corano, leggono la sconfitta della Stato sionista, seguace del Ciarlatano o Dajjal: «Abbiamo dato un chiaro avvertimento ai Figli di Israele nel Libro, che due volte avrebbero commesso Fasad sulla terra e sarebbero stati esaltati da potente arroganza». Fasad significherebbe seminare corruzione distruttiva, e qui specie nella Terra (Santa).

Non siete tenuti a credere, voi cristiani (quanta è la vostra fede? E la mia?). Vi lascio con un passo del Corano che non esige la fede, ma solo il buon senso:

«Ed essi (i Giudei) complottano e tessono piani, ed anche Allah complotta e tesse piani. Ed Allah è il migliore dei complottatori e dei tessitori di piani!». Sura Ale Imram, 3, 54. E chi oserà smentirlo?





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