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Renzi ci confischerà i depositi (ce lo chiede l’Europa)
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«I risparmi dei 500 milioni di cittadini dell’Unione Europea saranno usati per finanziare investimenti a lungo termine per stimolare l’economia e contribuire a riempire il vuoto lasciato dalle banche dall’inizio della crisi finanziaria». Così si legge in un documento riservato della Commissione Europea, che però la Reuters ha potuto leggere. Tradotto dalla lingua di legno, significa questo: la confisca dei risparmi depositati in banca. Ossia la «cura» usata per Cipro a danno dei depositanti, estesa all’Europa. Ma non alla Germania, ovviamente: soltanto a quella parte dell’Europa dove i privati hanno tanti soldi da parte, eppure non li investono nelle loro economie reali (perché le banche preferiscono mettere i soldi in titoli di Stato senza rischio); Paesi che, inoltre, nonostante questo tesoro in cassa, sono in stato di indebitamento astronomico.

Indovinate a quali paesi si alluda.


Naturalmente, non è una novità. Da tempo la Merkel ripete che gli italiani, in banca e in case, hanno più patrimonio dei suoi tedeschi. Eugenio Scalfari deve aver avuto più di qualche sentore di quel che si prepara, perché giusto qualche giorno fa – atteggiandosi a profeta o a manovratore – ha proposto «un’imposta patrimoniale sui beni immobili e anche mobili. Ma si dovrebbe applicare non solo ai ricchi ma anche agli agiati; per intendersi, non solo a chi ha redditi al di sopra della soglia di mezzo milione l'anno ma a partire dalla soglia di 70 mila euro e cioè alla ricchezza patrimoniale della quale questi redditi sono il segnale. È possibile socialmente ed anche economicamente e politicamente tassare uno strato di questo genere senza provocare una fuga spettacolare di capitali...». Senza? Sarà, ma nelle zone alte della finanza USA ci si prepara da giorni ad un’inondazione di capitali sul mercato azionario americano, in fuga e in cerca di un porto sicuro di fronte alla «bank deposit confiscation in Europe». Che Renzi farà proprio questo, e su indicazioni di poteri forti vari, ormai lo dicono in molti.

Soprattutto, il prelievo sui patrimoni è la proposta-chiave per il risanamento d’Italia ideata da Davide Serra, il finanziere del fondo Algebris, suggeritore economico – o manovratore – di Matteo Renzi. Ha scritto: «Il primo problema è il debito sbilanciato: troppo debito pubblico, poco privato e poco delle aziende. Questo blocca la crescita».

Serra propone anche l’abolizione del contante e il ricalcolo di tutte le pensioni in essere, oggi calcolate col grasso sistema retributivo, per rimetterle al magrissimo sistema contributivo
(1). Per dare poi tutti i soldi in più ricavati così alle imprese. In qualche modo, una redistribuzione forzosa dai vecchi ai giovani. Dalla numerosa generazione dei baby boomers vissuti in tempi di miracolo economico, che oggi (con le sue pensioni) grava sulla scarsa generazione dei giovani che crescono in tempi di magra epocale.

Sulla base di questo progetto, si capisce meglio la fretta con cui è stato rovesciato Letta, messo al suo posto Renzi il decisionista senza passare per il voto popolare, l’ennesimo colpetto di Stato, condotto con febbrile accelerazione. C’è bisogno di un «giovane» per applicare l’amarissima medicina ideata dai geni eurocratici: il prelievo sui tutti i depositi oltre i 70 mila, magari anche sotto. Ce lo chiede l’Europa, dirà Renzi...Ciò spiega anche la fretta con cui il golpista precedente, Enrico Letta-in-Napolitano, ha regalato alle banche private la Banca d’Italia, privatizzandola totalmente: è la preparazione a quelle misure, che dovranno danneggiare i risparmiatori depositanti, ma facendo profittare le banche.

Il documento della Commissione

Tanto vale vedere meglio il documento segreto europoide, che però Reuters ha letto e in America conoscono benissimo. Cosa precisamente «ci chiede» l’Europa?

Ufficialmente, la Commissione vuole «svezzare» (sic) le economie dei 28 Paesi sudditi «dalla loro pesante dipendenza dai prestiti bancari, e trovare altri mezzi di finanziare le piccole imprese, i progetti infrastrutturali, ed altri investimenti». Le nostre economie si attaccano alla mammella di mamma-banca: basta, bamboccione! A questo proposito: spero non vi sarà sfuggito che Mario Draghi da qualche settimana lamenta che le banche non diano prestiti alle imprese: come fosse una novità assoluta. È sceso dal pero, come se il banchiere centrale non si fosse accorto che – dal 2009 almeno – le nostre banche hanno ristretto il credito all’economia reale per dedicare tutti i depositi, e gli immani capitali avuti in prestito dalla BCE all’1%, a comprare debito pubblico italiano...e sostenere i governi golpisti e il loro apparato di parassiti; nonché, beninteso, salvare a tutti costi l’euro dalla sua esplosione.

Il sostegno è avvenuto ad un prezzo caro: il guasto del motore di creazione di credito in Europa, opera dello stesso Mario Draghi. Ma lui per anni non se ne è accorto, non ha sentito le urla di sofferenza che venivano dalle economie «periferiche» tenute a regime di austerità da fame, mentre si avvitavano nell’abisso della Depressione. Infatti saprete (spero) che la moneta oggi è creata dalle banche che la creano indebitandoci: ebbene, la massa monetaria più ampia (M3) s’è ridotta all’1,5 per cento annuo, ben sotto al target del 4,5% a cui fa riferimento la stessa BCE per mantenere l’inflazione al 2%, come detta il suo mandato. Eppure Draghi non se ne è accorto.

Poi, finalmente, i suoi padroni di Goldman Sachs devono avergli presentato la seguente tabella:


La mancata creazione di prestiti s’è aggravata da novembre, ed ha raggiunto una entità abissale in Italia. Peggio persino della Spagna. Soprattutto, il ritmo dei prestiti cala a quasi nulla anche in Germania: ai tedeschi non piace, e dunque possono accedere all’idea che la BCE debba «fare qualcosa».

Il «qualcosa» che accetterà la Merkel non è stampare a manetta come la FED, inflazionando il carico dei debitori, visto che il creditore è la Germania. La «soluzione» è mettere le mani nelle tasche degli italiani, che hanno «troppi» risparmi dormienti. Naturalmente, l’altra via può essere per l’Italia di ripudiare parte del debito e farlo pagare al creditore, che ci ha guadagnato già abbastanza in interessi. Persino uno studio di Nomisma ( cioè Prodi, il volpone in agguato per il Quirinale) lo riconosce implicitamente.

«Nei rapporti tra creditore e debitore (vi si legge) il primo è tanto responsabile quanto il secondo nell’alimentare situazioni insostenibili» (2). Esatto: le banche tedesche hanno prestato malissimo e troppo, stra-indebitando paesi come Grecia o Irlanda o Portogallo, a fino a poco fa anche l’Italia, che non avrebbero mai potuto onorare i debiti.

Ma per imporre il default in sede europea (pardon, «ristrutturazione») occorrono gli attributi (3). Il Governo italiano preferisce fare default sì, ma verso i propri cittadini: non pagando i suoi debiti verso le imprese italiane, e adesso confiscando le pensioni, ossia mangiandosi l’impegno assunto (del resto, insostenibile) con loro.

Il tragico credit crunch testé aggravatosi può essere colpa delle banche che non vogliono rischi? Ma no, cosa andate a pensare. Nel documento segreto della Commissione, ci dicono che «le banche», poverette, «sono intralciate dal prestare all’economia dalle normative post-crisi che le obbligano tenere un cuscinetto di sicurezza in capitale e liquidità più ampio». Loro vorrebbero, meschine, ma non possono... e sì che Montepaschi prestava largamente agli amici dissipatori con tessera del noto Partito, Mediobanca ha dato miliardi ai Ligresti; ma non riuscivano a prestare alle imprese produttive, perché c’è troppa regolamentazione... E la Commissione gli dà pure ragione (le banche l’hanno sempre): avvertendo che «la appropriatezza (sic) delle regole UE riguardo a capitale e liquidità per i finanziamenti a lungo termine sarà riveduto nei prossimi due anni, ma sarà probabilmente osservato dagli Stati Uniti ed altri perché le banche UE non abbiano un vantaggio sleale»...la lealtà sopra tutto, gli Stati Uniti ce lo chiedono. Siate morali come siamo morali noi, ci intimano a Washington e Wall Street.

La Commissione vorrebbe, ma ha le mani legate. L’America la sorveglia perché non falsi la competitività... Dunque la Commissione suggerirà agli stati membri, con un disegno-bozza di legge, di «mobilitare più risparmi personali per pensioni allo scopo di finanziare a lungo termine» progetti produttivi. È così che ci verrà gabellata la confisca: contribuirete al rilancio! Alla tanto attesa ripresa!

Quando? Nella seconda metà dell’anno, ipotizza Reuters. Personalmente, mi aspetto una sorpresa molto prima. Queste cose avvengono a sorpresa. Un giorno vi sveglierete scoprendo che dai vostri 70 mila euro di risparmi (se ne avete tanti) ve ne hanno presi 10 mila per finanziare il rilancio. Meglio, se ne avete, di spendervene adesso un po’, anche in spese pazze. Sempre meglio che darli al Fisco.

Per indorarci la pillola, la Commissione inventerà un «fondo risparmio UE aperto ad individui i cui fondi possono essere accomunati e investiti nelle piccole imprese». Suona bene, benissimo. Oltre al prelievo involontario (confisca) ci proporranno la partecipazione «volontaria» a questo fondo-risparmio: si tratta di aiutare le piccole imprese, può essere perfino un buon affare...

Il punto che resta oscuro è: «chi» deciderà a quali imprese, a quali progetti e infrastrutture, per quale rilancio, destinare i miliardi confiscati e quelli dati volontariamente dai risparmiatori italiani che ne hanno «troppi». Il punto non è tenuto oscuro per caso: è che questo, non ce lo vogliono dire. Chi sono i progettisti autorizzati: Germania? Goldman Sachs? Commissari? L’Ocse, il think tank mondialista autorevolissimo, affollato di «tecnici» rispettatissimi, che ultimamente ha ammesso di aver sbagliato «tutte», proprio tutte, le previsioni sulla profondità e durata della crisi dal 2008 ad oggi, sistematicamente sottovalutandone l’abissalità, e sopravvalutandone i sintomi di ripresa? (Economic crisis provides lessons for new approaches to forecasting, says OECD)

Io ipotizzo: tutti insieme i marpioni di cui sopra, uniti fraternamente con le banche private (specie le tedesche, che nascondono buchi neri da far sembrare Montepaschi una stella luminosa) da un solo scopo: anzitutto salvare l’euro (scopo supremo), e contemporaneamente salvare se stessi come autori del disastro, a prezzo della nostra pelle.

È questa la magagna, l’immondo trucco. Anzi le magagne sono due:

1) Una tale confisca generale di patrimoni medi equivale ad una epocale redistribuzione di ricchezza dai «vecchi» che l’hanno accumulata ai «giovani» che hanno bisogno di capitali per imprendere, e a cui le banche li fanno mancare. Come medicina eroica in caso di assoluta e tragica emergenza, può essere perfino giustificata.

2) Il problema è che tale redistribuzione è forzata, i «vecchi» sono obbligati per legge a contribuire; ebbene, una redistribuzione dall’alto, in base a un progetto autoritario confezionato da «tecnici» anonimi negli uffici chiusi di una eurocrazia non-eletta, ed eseguito da un capo di governo mai passato al vaglio elettorale come Renzi, configura l’antica «politica di Piano» sovietica, l’industrializzazione forzata dei tempi di Stalin, il Grande Balzo in Avanti di Mao Tse-Tung. Insomma, la UE diventa così definitivamente l’entità preconizzata dall’ex dissidente Vladimir Bukovski: EURSS, l’Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Si poteva fare altrimenti? Ovviamente. Di solito queste epocali redistribuzioni si sono sempre effettuate producendo inflazione, la quale danneggia e impoverisce i rentiers (vecchi ricchi che vivono di rendite, ossia di interessi percepiti sui propri capitali) a favore dei giovani, che possono indebitarsi più facilmente, e i debitori in genere, che vedono diluito il loro debito; allo Stato italiano converrebbe moltissimo, essendo il massimo debitore d’Europa. Ma questa soluzione è vietata dalla Germania: l’inflazione danneggia i creditori, e la Germania (le sue banche) è il creditore massimo. Inoltre, l’inflazione svaluterebbe l’euro, e la Germania – il creditore che vuole mantenere il valore integrale dei suoi crediti – vuole l’euro forte, anche perché la sua forza lo libera del concorrente (l’industria esportatrice italica).

Naturalmente la confisca dei risparmi avrà effetti recessivi durissimi, i «vecchi» consumeranno ancor meno di quanto facciano (per questo la Germania non la applicherà a se stessa); tanto più, se – secondo il programma di Davide Serra – contemporaneamente si vedranno tagliate le pensioni, e vietato l’uso del contante. Privati simultaneamente dei mezzi di sussistenza e dei risparmi, significa ridurli alla fame ed alla più assurda spilorceria.

Ora, si dà il caso che in Italia i «vecchi» siano anche quelli che conferiscono la pensione, ossia danno la loro parte ai giovani, figli o nipoti disoccupati, nella sola rete di sopravvivenza sociale ancora (per poco) funzionante in Italia, la famiglia. Se quindi il Piano Quinquennale e il relativo «rilancio forzato» falliscono, è il precipizio senza rete: per vecchi e per giovani.

I Piani Quinquennali staliniani funzionarono? Così così, diciamo: in mezzo a sprechi enormi, a produzioni fuori mercato (il mercato era abolito), con repressioni spaventose e soprattutto, a totali spese dei contadini. Quando poi i contadini non furono più in grado di contribuire e resistettero a farsi confiscare l’ultimo chilo d’orzo, «furono eliminati come classe»: il genocidio dei kulaki. Risultato: i giovani baldanzosi operai marxisti producevano acciaio e macchinari pesanti, ma non trovavano da mangiare. I vecchi italiani saranno «eliminati come classe»? Se va male, loro moriranno come da progetto, ma i giovani avranno fame.

Quindi è importante sapere chi sono i «tecnici» che cucinano il Piano di Rilancio Forzato dell’EURSS, e in base a quali mentalità, quali «filosofie» e a quali scelte; quali piccole e medie industrie saranno favorite? Quali saranno lasciate senza prestiti? Yoram Gutgel e David Serra: i loro nomi sono già un programma.

Naturalmente, vi rassicureranno: suvvia, mica siamo davvero come l’URSS, l’Unione Europea ha la libertà di mercato come dogma centrale... ecco, questo è il secondo guaio, la seconda magagna. Perché quando nella nov-lingua eurocratica si parla di «mercato», si deve tradurre: «interessi delle banche private». L’abbiamo visto: il costoso meccanismo «di stabilità», che ci hanno gabellato col nome orwelliano di Fondo Salva-Stati, va definito Fondo Salva-Banche: e precisamente Salva-Banche-Tedesche. È infatti un fondo a cui l’Italia contribuisce con decine di miliardi, e che i gestori del Fondo «investono» in bond con tripla A; ossia esclusivamente in titoli germanici. Sicché la povera Italia vi finanzia la Germania... (Fondo Salva Stati)

Ma gli esempi di come «mercato» significa «salvare le banche dai loro errori o crimini», ne abbiamo a iosa. Montepaschi è uno. Ma Deusche Bank, la gigantesca, è peggio: sottocapitalizzata, perdite per miliardi (si dice: 50, e ne ha nascosti 12 con trucchi contabili e speculazioni sui derivati): ma qui tutto tace, nella pesante omertà tedesca per le sue banche. Le loro Landesbanken sono nidi di poltici locali che dirigono i fondi ad interessi locali molto maleodoranti; sono in perdita e forse andrebbero chiuse. Ma la Cancelliera fa fare i controlli alla sua banca centrale, invece che alla BCE; ma, come ha scritto Davide Giacalone, «No, le indagini non deve farle la Bundesbank, la banca centrale tedesca, perché una roba di questo tipo ha rilievo sistemico e continentale, quindi, se si ha a cuore lo spazio della moneta comune, dovrebbero fare capo alla Banca centrale europea . E no, nel far partire la vigilanza europea, indispensabile per avere un sistama bancario europeo, – senza il quale non regge un’area monetaria comune –, non è possibile che le Landesbank restino immuni a quei controlli. Angela Merkel vorrebbe così, ma non si può concederlo. Né ai tedeschi né a nessun altro».

Già: ma la Corte di Karllsruhe ha messo sotto schiaffo la BCE, appunto con lo scopo segreto di impedire che qualche attore terzo guardi dentro il porcaio Landesbanken e Deutsche Bank, i suoi (si ritiene) falsi in bilancio e i suoi trucchi contabili: trucchi, fra l’altro, a cui il debito tedesco deve se viene considerato dai «mercati» più sicuro di quello italiano, e dunque la Germania può indebitarsi a tasso minore del nostro. Se si scopre che questa valutazione dei mercati più favorevole deriva da falsi di bilancio, è la Germania che deve pagare? Sono i correntisti di Deutsche Bank a dover subire la «cura Cipro», ossia il prelievo dai loro depositi? Berlino ha imposto la «cura Cipro» per non dover essere chiamata a pagare il conto delle sue banche creditrici (all’Irlanda, hanno prestato tre-quattro volte il Pil irlandese) , e la sta applicando all’Italia imponendo il prelievo forzato. Ma ha la forza per impedire che la cura sia applicata a sé.

Persino Davide Serra, il manovratore economico di Renzi, lo sa bene. Se gli stress test saranno fatti sul serio, ha detto al Telegraph, «mi aspetto cattive notizie dalla Germania. Il più forte panzer tedesco era imbattibile, ma c'è solo un problema — hanno uno dei peggiori sistemi bancari in tutto il mondo. (...). Mi aspetto che almeno tre o quattro Landesbanken regionali siano messe in modalità run-off. Il regolatore tedesco, BaFin, è uno dei più deboli. È sempre stato influenzato dai politici locali». Serra spera che i nuovi revisori assunti dalla BCE ottengano «il pezzo di carta legale per cui possano andare alle locali Landesbanken e dire: scusate, il gioco è finito». E mica basta: Serra dice: «In Germania, ogni Landesbank ha un consiglio di sorveglianza e un consiglio di gestione. Quindici persone ciascuno, 30 Mercedes, 30 autisti, e emolumenti di € 100.000 ciascuno». Insomma, una situazione italiota, bisognosa di ripulitura.

Bene, ma Serra è un banchiere, e un banchiere d’affari, gestore di un aggressivo fondo speculativo britannico. Infatti, nella stessa intervista sostiene: «Il Regno Unito è sostanzialmente pulito», intendendo le sue banche.

Insomma, il Piano Quinquennale dell’EURSS è concepito da «tecnici» burocrati Di BruxellGrad e da banchieri, con la testa da banchieri e gli interessi di banchieri – banchieri d’affari.

E c’è di questo un indizio preciso di questa egemonia dei finanzieri, proprio nel testo segreto della Commissione che Reuters ha letto, quello che impone la confisca a scopo di rilancio. Quale rilancio? «Nel documento si legge – scrive Reuters – che la Commissione “terrà in conto la futura crescita della liquidità di una quantità di prodotti cartolarizzati”... Ciò segnala un possibile allentamento della definizione di asset che possono essere cartolarizzati secondo il regolatore bancario».

Tradiciamo dalla neo-lingua: la Commissione si propone di ridar vita al mercato dei «prodotti finanziari» costituiti da mucchi di debiti, mescolati assieme e poi affettati, e venduti a fette a risparmiatori.

Più chiaro ancora: è il «mercato» dei mutui-coriandolizzati (cartolarizzati, securitizzati) che è culminato nello spaccio dei mutui sub-prime americani, fatti di mutui a gente che non poteva onorarne le rate: la causa della crisi che ci perseguita dal 2008, e il motivo stesso per cui le banche europee sono oggi insolventi: «I titoli che Goldman Sachs e simili spacciarono, per mezzo di venditori persuasivi e di venditrici sexy, a idiotissimi banchieri europei, che in questi investimenti gettarono i risparmi della vedova e dell’orfano, cioè dei clienti ignari, per vederli volatilizzarsi». Così dice Zero Hedge, e così è stato.

Adesso, la Commissione (o i suoi suggeritori banchieri) vogliono lanciare un altro giro di debiti subprime, da spacciare a vagonate a una nuova generazione di «vedove ed orfani» da fregare. Infatti, il documento segreto allude all’allentamento della definizione degli assets: significa, traduce Zero Hedge, che potranno essere venduti «titoli coperti dalla produzione di formaggio Feta» o altri solidi debitori del genere.

Concludendo: i vecchi dovranno forzatamente farsi prelevare i risparmi per aiutare i «giovani» banchieri, i cartolarizzatori di ogni tipo di «certificato» dubbio, subprime o insolvente. Un altro giro di speculazione selvaggia, sotto forma di Piano Quinquennale.

Pensate forse che l’opposizione in Parlamento lo impedirà? Che Berlusconi, il secondo partito, lotterà per attenuare l’esproprio e contro l’abolizione del contante? Quello ha già tradito il ceto medio, i suoi elettori, mille volte. Lo farà ancora. Già abbraccia Renzi.

Non è difficile prevedere un bicolore Berlusconi-Renzi, per il Grande Saccheggio.

I politici sono ormai pronti a tutto, pur di pagarsi gli emolumenti. Lo dimostra l’ultima trappola messa in atto dal governo Letta: su ogni somma che venga pagata dall’estero in Italia, le banche che attuano il bonifico dovranno prelevare il 20% e darlo al Fisco: si presume insomma la somma sia frutto di riciclaggio, di evasione fiscale o di profitto di capitale, fino a prova contraria. Sarete voi a dover provare che la cifra non è frutto di loschi traffici.

È il rovesciamento de principio fondamentale del diritto: colpevoli fino a prova contraria, e intanto lo Stato vi prende ciò che non gli spetta – poi, provate e farveli restituire.

L’astuto provvedimento, intanto, sta producendo il prevedibile: il blocco dei bonifici dall’estero. Segno che la politica non è solo disperata. La politica, ha perso la ragione.





1) L’altro consigliere economico di Renzi, l’israeliano Yoram Gutgeld, ex direttore di McKinsey, propone del pari il ricalcolo (leggi: taglio) delle pensioni sopra i 3 mila euro, da cui si promette di recuperare 4 miliardi. e inoltre: privatizzazioni di Poste, Ferrovie, Rai, municipalizzate e dei campioni nazionali quotati; Eni Finmeccanica eccetera, abolizione del contante nei pagamenti fra imprese,
2) Si legga il rapporto Nomisma qui: ecco il giudizio che ne danno gli amici ed esperti del gruppo di studio Scenari Economici: « Quanto propone Nomisma è un libro dei sogni irreale: la Germania da decenni ha una fobia per l’inflazione e non accetterebbe MAI di fare una politica inflattiva e di espansione salariale interna, né accetterebbe di trasformare la BCE in una «tipografia» di valuta (...). I tedeschi l’hanno detto in tutti i modi possibili, per cui le proposte di Nomisma sono sostanzialmente demagogiche: Ammettono che «il problema è l’euro, la sua gestione, e gli squilibri interni conseguenti», ma non se la sentono di proporre un break up dell’euro stesso. È comunque interessante vedere chele teorie di base dell’euroscetticismo siano state sostanzialmente riconosciute, ed in parte sposate da Prodi e soci».
3) Si può ricordare la misura autoritaria con cui il ministro delle finanze belga Camille Gutt (Guttstein), dopo la liberazione del Belgio dall’occupazione nazista, assorbì l’eccesso di moneta: eccesso finito nelle mani dei borsaneristi, a cui gli abitanti delle città si erano rivolti per mangiare, pagando cifre altissime. «Ecco come fece Gutt: il 9 ottobre 1944, il governo «liberatore» per prima cosa bloccò tutti i conti bancari; poi annunciò che i franchi belgi correnti non avevano più corso legale, e dovevano essere sostituiti da nuove banconote (stampate segretamente già a Londra); bisognava presentarsi coi propri liquidi nelle banche, che avrebbero cambiato le banconote vecchie con le nuove. Però il cambio era permesso per un massimo di 2 mila franchi a testa; le somme eccedenti andavano dichiarate. Chi possedeva titoli al portatore doveva parimenti farli rimpiazzare, o regolarizzare presso l’Institut Belgo-Luxembourgeois du Change. (...) Si ritiene che il 4% della massa monetaria circolante durante l’occupazione non sia mai stato dichiarato, i suoi proprietari preferendo perderli volontariamente piuttosto che dare spiegazioni su come li avevano avuti». Inoltre, fu posta una tassa spogliatrice (dal 75 al 100%) sui profitti conseguiti durante l’occupazione. (Perché serve il default simultaneo della zona euro)




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