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Siria: orribile atto terroristico di Hezbollah...
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Sicché alla fine, i ministri degli Esteri della Unione Europea, riuniti a Bruxelles il 22 luglio scorso, hanno iscritto il braccio militare di Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche (1). Ossia la forza popolare che sette anni orsono bloccò l’ennesima invasione israeliana nel Libano del Sud, infliggendo dure perdite all’aggressore. È ovviamente un nuovo atto di obbedienza allo Stato ebraico, con qualche obiezione (bisogna riconoscerlo) venuta solo da Emma Bonino (2).

Anche il braccio politico di Hezbollah sta commettendo un atto criminale, che è bene segnalare a chi di dovere: compra armi ai ribelli che combattono in Siria per la «democrazia» e il salafismo. Secondo il sito «Syria Truth», lo fa da giugno: fino ad oggi, i ribelli hanno consegnato, dietro pagamento, soprattutto RPG 29 e anticarro Konkurs (AT5). Sembra che in questa transazione sia già stato speso un milione di dollari.

Sottolineiamo la perfidia dell’operazione: Nato, Usa e Arabia Saudita si fanno in quattro per far giungere armi ai «ribelli», e Nasrallah le intercetta e impedisce il loro arrivo nel teatro delle operazioni, semplicemente offrendo di comprarle. Tanto più perfida perché i ribelli, forse, sono in gran parte mercenari che, dopotutto, erano venuti a far soldi e bottino. E che – come segnala il Telegraph – «ribelli delusi in Siria si ritirano per profittare dell’amnistiia di Assad». (Syria: disillusioned rebels drift back to take Assad amnesty)

Come, come? Si può essere più odiosi di Assad? Da’ l’amnistia, questo criminale. Cerca di avviare un processo di pacificazione nazionale.

«Delusi dalla piega islamista che la “rivoluzione” ha preso in Siria, esausti dopo oltre due anni di conflitto e sentendo vicina la sconfitta, un numero crescente di ribelli stanno firmando l’amnistia negoziata offerta dal regime di Assad»: così il Telegraph. E non basta, sentite questa: «Nello stesso tempo, le famiglie dei combattenti che si ritirano hanno cominciato silenziosamente a tornare nel territorio controllato dal governo, che ritengono luoghi più sicuri in cui vivere mentre il regime continua l’intensa pressione militare contro le aree tenute dai ribelli».

Martin Dempsey
  Martin Dempsey
Alla luce di questi crimini, si capisce meglio l’alta moralità dell’azione americana, spiegata al Senato dal generale Martin Dempsey, capo degli Stati Maggiori riuniti della superpotenza Usa: escluso l’intervento diretto, troppo costoso e denso di imprevisti, il generale Dempsey ha elencato quel che il Pentagono può fare per «lo stretto obiettivo militare di aiutare l’opposizione e porre ulteriore pressione sul regime»; con lo scopo finale non più di detronizzare il regime, ma di sottrargli dei territori, di fatto smembrare la Siria. Come ha spiegato il portavoce della Casa Bianca Jay Carney: «Bashar al Assad, nella nostra visione, non governerà mai più su tutta la Siria». Insomma impedire la pace durevole, perseguita dai terroristi del regime siriano ed Hezbollah, mantenere una ferita aperta e spaccare il Paese secondo linee etnico-religiose, a compimento dell’ormai antico progetto israeliano.

Dempsey ha sorvolato sulla consegna di armamenti ai ribelli, perché a questo provvede la Cia in modo clandestino. Si è solo alluso ad armi che vengono «dai Balcani». Il ministro romeno dell’economia, Vosganian, aveva giusto annunciato, il 6 giugno scorso, che l’industria militare ROMARM aveva firmato un bel contratto con gli Usa: la fornitura di 100 mila AK-47. L’America s’è improvvisamente resa conto di aver bisogno di Kalashnikov romeni, probabilmente per la sua Guardia Nazionale.

L’ottobre dell’anno scorso la BBC ha mostrato i munizionamenti presi ai ribelli dall’armata regolare siriana: casse di proiettili 7,65 le cui etichette provavano che erano fabbricate dalla fabbrica LCW di Lugansk, Ucraina, e destinate originariamente all’esercito saudita. Nei passati combattimenti svoltisi a Dara, alla frontiera con la Giordania, il regime siriano ha comprovato, anche con video, che i ribelli erano forniti di armi pesanti di fabbricazione croata: lanciagranate M79 Osa, cannone senza rinculo M 60 da 82 mm., lanciagranate multipli RBG-6 da 40 mm., RPG…

La Croazia è membro della NATO. Sembra che la cooperazione coperta cominci con una visita a Zagabria, il 2 novembre 2012, di Hillary Clinton. Un mese dopo sono atterrati nell’aeroporto locale di Pleso grossi aerei tra trasporto Iliushin 76, con sigla JY (Giordania), che secondo il giornale croato Jutarnilist avrebbero caricato 230 milioni di armamenti del valore di 6,5 milioni di dollari.

E forse questa cooperazione spiega perché l’Europa abbia voluto così fortemente e frettolosamente la Croazia nell’Unione, nonostante la volontà contraria della massima parte della popolazione. Sempre in obbedienza ai nostri padroni.

Va segnalata l’eccezione della Francia di Hollande, la giustiziera di dittatori orientali; Hollande non obbedisce, comanda. Secondo i servizi siriani, «accordi segreti sono stati conclusi tra Parigi e Ryad per l’acquisto e la consegna di armi sofisticate per l’opposizione: missili anti-tank francesi MILAN, mentre la consegna di MANPADS attende il via libera dagli Usa prima di essere dati nelle mani del comandante Salim Idriss...». Gli americani vogliono prima vedere che quelle armi sofisticate non vadano a finire nelle mani sbagliate.

Hamad Al-Thani
  Hamad Al-Thani
Quali siano le mani sbagliate, non è più molto chiaro. Ci sono stati grandi cambiamenti teleguidati nel settore arabo anti-Assad: l’emiro del Katar Hamad Al-Thani, che aveva preso la guida della «democratizzazione» della Siria fornendo ai ribelli milioni e milioni di dollari, è stato «convinto» ad abdicare il 25 giugno a favore del figlio; il 3 luglio, al Cairo, il presidente Morsi è stato rovesciato dall’armata egiziana. Sconfitta simultanea del Katar (riportato bruscamente alle sue dimensioni reali di staterello) e dei Fratelli Musulmani: non solo una coincidenza, secondo Thierry Meyssan. Il cambiamento sarebbe stato prodotto da Washington su indicazione di Ryad, la monarchia saudita essendo storicamente avversa ai Fratelli Musulmani e gelosa delle spropositate ambizioni egemoniche del Katar. Il cui nuovo emiro ha capito la lezione, ed annunciato che d’ora in poi impiegherà i suoi petrodollari non più a finanziare i ribelli siriani né i Fratelli egiziani, bensì per preparare la Coppa del Mondo, che si terrà a Doha... fra nove anni. Per questo bell’evento impiegherà, tenetevi forte, 200 miliardi di dollari. Altro che Expo 2015 di Milano.

Si può capire lo stato d’animo dei caporioni takfiri (ammazzatori di «apostati») o salafisti che combattono in Siria, privati dalla speranza di raccogliere qualcosa di quella pioggia d’oro, e che si rigirano i loro RPG tra le rudi mani, tentati dall’offerta di Hezbollah, che permetterebbe loro di realizzare qualcosina dall’avventura, senza rischio della pelle.

Vero è che i sauditi subentrano nel finanziamento e nelle forniture, ma hanno altri criteri di selezione; per esempio hanno messo un loro uomo alla testa del Consiglio Nazionale Siriano (la pretesa coalizione-costellazione dei ribelli), un tal Ahmad Al-Jarda, un siriano che la stessa polizia saudita, nel 2008, aveva consegnato alla polizia siriana come ricercato per traffico di droga, ed altri delitti comuni (3). Si vede che, dovendo escludere i Fratelli Musulmani (e loro filiazioni salafite e takfirite, non escluse le cellule di Al Qaeda : il cui dichiarato capo, l’inafferrabile dagli americani Al-Zawahiri, era un membro della Fratellanza), bisogna raschiare il fondo del barile. Chissà che altri caporioni integralisti non stiano riflettendo sul triste esito delle alleanze dei Fratelli Musulmani con l’Occidente. Il consigliere spirituale della tv Al-Jazeera, dal Katar, predica che se Maometto fosse tra noi oggi, vivrebbe in pace con gli israeliani e sosterrebbe la NATO... e guardate cosa hanno ottenuto.

E il governo italiano ha bisogno di approvare con la massima urgenza la legge anti-omofobia.




1) La scusa è che sarebbe stato il braccio militare di Hezbollah a compiere , nel luglio 2012, l’attentato l’aeroporto di Burgas, Bulgaria, dove sono rimasti uccisi 5 israeliani. Lo stesso governo bulgaro sostiene che none siste alcuna prova, nè alcun indizio, sui reali autori dell’attentato.
2) Per compenso di servilità anche l’Italia, con la Francia e il Portogallo, il 2 luglio hanno rifiutato il sorvolo sul loro spazio aereo dell’apparecchio del presidente boliviano Evo Morales, che proveniva da Mosca, in base al sospetto che potesse trasportare Edgard Snowden, lo spifferatore dei segreti spionistici di Washington. E’ evidentemente finita la fase – di alta civiltà – aperta dal trattato di Westfalia (1648), il principio giuridico con cui gli stati potenti riconoscevano la sovranità degli stati anche minori. Oggi, non c’è altra sovranità che quella conferita dalla forza; nessuno stato è legittimo per gli Stati Uniti, che si arrogano la prerogativa di invaderlo ad arbitrio,, ed eliminarne i presidenti e governanti; i capi europei si adeguano a questo sistema di valori. E pensare che ancora negli anni ’70, Valéry Giscard d’Estaing diede asilo politico alle Pantere Nere ricercate da Washington.
3) Ovviamente Francois Hollande ha ricevuto Ahmad Al Jarda, il trafficante di droga, all’Eliseo il 24 luglio: è verosimile che consegnerà a lui i missili terra-aria MILAN.



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